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IL SOFFIO DELLA VITA

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Messaggio Da INFERNO Lun 21 Lug 2008, 01:09

Lo SHODO è l'arte della calligrafia.
http://digilander.libero.it/mafyweb/giappone_shodo.htm
http://www.versoriente.net/default.asp?riferimento=dettaglioArticolo&idArticolo=215&idPaese=2
http://www.shodo.it/introduzione.html
http://www.waithai.it/files/pizzichi/pizzico_shodo.htm
http://www.japancalligraphy.eu/it/index.htm
Molti bambini imparano la "calligrafia" alle scuole elementari, ma è un hobby molto diffuso anche tra gli adulti.
L'arte della calligrafia è di origine cinese, infatti in Giappone la scrittura è stata introdotta solo nel 400 D.C., e ha ripreso quasi totalmente gli ideogrammi (Kanji) cinesi.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio130gn6
Lo shodo è una disciplina attraverso la quale si coltiva se stessi.
Esso crea una figura per mezzo della scrittura, e proprio attraverso l'astrattezza di questo mezzo permette di esprimere quasi inconsciamente il proprio pensiero, le proprie emozioni, il proprio spirito e, in definitiva, se stessi. Lo shodo è un'immagine di noi stessi. Dunque, per produrre un'opera di shodo bisogna coltivare se stessi.
Lo shodo è utile per coltivare l'intuizione perfino del più piccolo movimento, per questo i grandi maestri di arti marziali praticavano costantemente lo shodo.
La parola Shodo che viene comunemente tradotta con Arte della Calligrafia è composta da due ideogrammi:
Sho = Scrittura
Do = Ricerca e comprensione della vita
il suo significato è dunque: «Ricerca e comprensione della vita tramite la pratica della calligrafia».
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Messaggio Da INFERNO Lun 21 Lug 2008, 01:18

http://it.wikipedia.org/wiki/N%C5%8D
http://guide.dada.net/studi_orientali/interventi/2004/06/161782.shtml
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 250px-Noh3
Il è una forma di teatro sorta in Giappone nel XIV secolo che presuppone una cultura elevata per essere compreso, a differenza del kabuki che ne rappresenta la sua volgarizzazione. I testi del nō sono costruiti in modo da poter essere interpretati liberamente dallo spettatore, ciò è dovuto in parte alla peculiarità della lingua che presenta numerosi omofoni. È caratterizzato dalla lentezza, da una grazia spartana e dall'uso di maschere caratteristiche.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 180px-%E8%BB%8A%E7%BF%81%E8%88%9E
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Messaggio Da INFERNO Lun 21 Lug 2008, 01:36

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Messaggio Da INFERNO Lun 21 Lug 2008, 01:45



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Messaggio Da INFERNO Lun 21 Lug 2008, 02:09

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Messaggio Da INFERNO Lun 21 Lug 2008, 02:37

DESTINO ZEN
http://huinalu.blogspot.com/2007/04/101-storie-zen-62-nelle-mani-del.html
101 Storie Zen | 62 Nelle mani del destino

Un grande guerriero giapponese che si chiamava Nobunaga decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente soltanto un decimo di quello avversario. Lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi.

Durante la marcia si fermò a un tempio shintoista e disse ai suoi uomini: «Dopo aver visitato il tempio butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino».

Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà.

«Nessuno può cambiare il destino» disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia.

«No davvero» disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutt'e due le facce.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio131wu8
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Messaggio Da INFERNO Lun 21 Lug 2008, 03:08

IL Dōjō ALIAS IL LUOGO DOVE SI SEGUE LA VIA
http://www.solonewage.it/buddismo-zen.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/D%C5%8Dj%C5%8D
http://www.kidojo.it/
Dōjō, comunemente traslitterato come dojo, è un termine giapponese che significa etimologicamente luogo (jō) dove si segue la via (dō). In origine il termine, ereditato dalla tradizione buddhista cinese, indicava il luogo in cui il Buddha ottenne il risveglio e per estensione i luoghi deputati alla pratica religiosa nei templi buddhisti. Il termine venne poi adottato nel mondo militare e nella pratica del Bujutsu, che durante il periodo Tokugawa fu influenzata dalla tradizione Zen, perciò è a tutt'oggi diffuso nell'ambiente delle arti marziali.

Nel budō è lo spazio in cui si svolge l'allenamento ma è anche simbolo della profondità del rapporto che il praticante instaura con l'arte marziale; tale ultimo aspetto è proprio della cultura buddhista cinese e giapponese, che individua il dojo quale luogo dell'isolamento e della meditazione.

I dojo erano spesso piccoli locali situati nelle vicinanza di un tempio o di un castello, ai margini delle foreste, perché i segreti delle tecniche venissero più facilmente preservati. Con la diffusione delle arti marziali sorsero numerosi dojo che venivano in molti casi considerati da maestri e praticanti una seconda casa; abbelliti con lavori di calligrafia e oggetti artistici preparati dagli stessi allievi, essi esprimevano appieno l'atmosfera di dignità che vi regnava; talvolta su di una parete veniva posto uno scrigno, simbolo che il dojo era dedicato ai più alti valori e alle virtù del Do, non soltanto all'esercizio fisico. In altri dojo si trovavano gli altari detti kamiza (sede degli Dei), riferiti non a divinità ma al ricordo di un grande maestro defunto. Il dojo rappresenta un luogo di meditazione, concentrazione, apprendimento, amicizia e rispetto, è il simbolo della Via dell'arte marziale.

In Occidente questo termine viene impropriamente tradotto in palestra ed inteso unicamente come spazio per l'allenamento, mentre nella cultura orientale il dojo è il luogo nel quale si può raggiungere, seguendo la Via, la perfetta unità tra zen (mente) e ken (corpo) e, quindi, il perfetto equilibrio psicofisico, massima realizzazione della propria individualità. Il dojo è la scuola del sensei (maestro): egli ne rappresenta il vertice e sue sono le direttive e le norme di buon andamento della stessa; oltre al maestro ci sono altri insegnanti, suoi allievi, ed i senpai (allievi anziani di grado) che svolgono un importante ruolo: il loro comportamento quotidiano rappresenta l'esempio che deve guidare gli altri praticanti; quando un sempai non si cura del proprio comportamento diventa un danno per tutta la scuola.

Nessun allievo avanzato prende dal dojo più di quanto esso non dia a sua volta: il dojo non è semplice spazio ma anche immagine di un atteggiamento, i dojo della Via si differenziano in questo aspetto dai normali spazi sportivi: l'esercizio fisico può anche essere il medesimo ma è la riceca del giusto atteggiamento che consente di progredire. L'allievo entra nel dojo e deve lasciare alle spalle tutti i problemi della quotidianità, purificarsi la mente e concentrarsi sull'allenamento per superare i propri limiti e le proprie insicurezze, in un costante confronto con sé stesso.

Il dojo è come una piccola società, con regole ben precise che devono essere rispettate. Quando gli allievi indossano il kimono diventano tutti uguali; la loro condizione sociale o professionale viene lasciata negli spogliatoi, per il maestro essi sono tutti sullo stesso piano. Si apprende con le tecniche una serie di norme, che vanno dalla cura della persona e del kimono (che mostra solo l'emblema della scuola), al fatto di non urlare, non sporcare, non fumare, non portare orecchini od altri abbellimenti (per evitare di ferirsi o di ferire), al fatto di comportarsi educatamente sino all'acquisizione dell'etica dell'arte marziale che discende da quella arcaico-feudale dei samurai: il Bushido o Via del guerriero.

Il coraggio, la gentilezza, il reciproco aiuto, il rispetto di se stessi e degli altri sono dettami che entrano a far parte del bagaglio culturale dell'allievo. Nel dojo non si usa la violenza: non per nulla le arti marziali enfatizzano la forza mentale e non quella fisica, condannata prima o poi ad affievolirsi.

Si entra e si esce dal dojo inchinandosi: un segno di rispetto verso l'arte del ringraziamento per tutto cio che di valido essa ha offerto. Anticamente nel dojo veniva eseguito il rito del soji (pulizia): gli allievi, usando scope e strofinacci, pulivano l'ambiente, lasciandolo in ordine per i successivi allenamenti. Tale gesto è il simbolo della purificazione del corpo e della mente: i praticanti si preparano ad affrontare il mondo esterno con umiltà, dote necessaria per apprendere e per insegnare l'arte marziale.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio133sj2
IL SEGRETO DELLO ZEN:
http://www.zenhome.it/zen1.htm


Ultima modifica di INFERNO il Gio 24 Lug 2008, 01:17 - modificato 2 volte.
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Messaggio Da locandiera Lun 21 Lug 2008, 09:44

abbiamo molto da imparare ....o da recuperare...perchè anche nella tradizione occidentale albergavano questi valori-bisogni.....
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Messaggio Da INFERNO Mar 22 Lug 2008, 00:09

PANTA REI = TUTTO SCORRE
http://it.wikipedia.org/wiki/Panta_rei
"Il discepolo di Eraclito, Cratilo, estremizzerà poi il pensiero del suo maestro, sostenendo che non solo non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume (VISTO CHE TUTTO SCORRE), ma neppure una volta sola" > PERTANTO, IL GRECO CRATILO, ERA GIA' DI CONCETTUALITA' ZEN, IN QUANTO HA SAPUTO COGLIERE LA MASSIMA ESSENZA DELLO SCORRERE DI QUELL'ACQUA SEMPRE DIVERSA.
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POI, POTREMMO RITORNARE NELLO STESSO PUNTO DEL FIUME ANCHE 100 VOLTE, MA L'ACQUA CHE INCONTREREMO, PER NOI, SARA' SEMPRE NUOVA
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Messaggio Da INFERNO Mar 22 Lug 2008, 00:33

I SUTRA = GLI INSEGNAMENTI SACRI
http://www.bodhidharma.info/insegnamenti/sutra.htm

TRA I PRINCIPALI INSEGNAMENTI, ABBIAMO IL KALAMA SUTTA che è un testo nel quale viene elucidato, in modo chiaro e diretto, il carattere non dogmatico dell’insegnamento buddhista.

Il Sutra può essere suddiviso in tre sezioni.

Nella prima, il Buddha svaluta i metodi tradizionali con i quali si fa affidamento a un dato insegnamento religioso o filosofico in favore dell’approccio diretto dell’esperienza soggettiva basata sulla comprensione e valutazione personale.

Nella seconda, passando all’aspetto etico, il Buddha indica le quattro virtù mentali, compassione, gentilezza amorevole, gioia simpatetica ed equanimità, da coltivare per condurre una vita pura, felice e serena.

Nella terza, lasciando opportuno spazio allo scetticismo e al dubbio riguardo alla rinascita e al karma, credenze anche queste derivate dalla tradizione religiosa indù, indica le quattro assicurazioni o certezze morali conquistate dal saggio.

In questo sutra ci viene dunque detto che, qualunque siano le credenze a cui aderiamo, alla fine queste non hanno valore assoluto e fondamentale. Ciò che conta è avere un comportamento etico salutare, perché si può essere sicuri che il bene può solo giovare, mentre, il male solo nuocere.

E’ questo un grande insegnamento intellettuale e morale che, allineandosi con la corrente filosofica umanistica, libera l’uomo da ogni dogma, assolutismo o dittatura ideologica per restituirgli ogni responsabilità etica


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Messaggio Da INFERNO Mar 22 Lug 2008, 00:48

IL KARMA
http://it.wikipedia.org/wiki/Karma
http://www.anael.org/italiano/karma/
http://www.sgi-italia.org/buddismo/karma.html
Karma è un termine sanscrito (कर्म, traducibile grossolanamente come agire, azione) che indica presso le filosofie orientali il principio di azione-reazione che regola la vita di tutto ciò che è manifesto nell'universo, vincolando le anime al Saṃsāra (il ciclo di morti e rinascite). Il concetto di Karma è centrale nell'Induismo, nel Buddhismo, nel Sikhismo e nel Jainismo. In Occidente si diffuse nel corso del XIX secolo, divulgato dalla Società Teosofica, ed è al centro di molte discipline New Age. Nel Neopaganesimo, e nella Wicca in particolare, il Karma è legato alla genesi della Rede (Finché non fai del male a nessuno, fa' ciò che vuoi) e della Legge del tre. La cosiddetta "Regola d'oro" nel cristianesimo.

Il Karma (sanscrito: कर्म , pāli kamma, cinese: pinyin: yè, giapponese: gō, tibetano: las) è un "principio universale" secondo il quale un' "azione virtuosa" (che non produce sofferenza) genera benefici nelle vite successive, mentre un'azione "non virtuosa" (che produce sofferenza) genera fastidi e disagi nelle vite successive. Il Karma, dunque, vincola tutti gli esseri senzienti al ciclo del Samsāra poiché tutto ciò che l'essere farà, si ripercuoterà nella vita futura. Quando viene compiuta un'azione non virtuosa, viene depositato nella vita stessa dei "semi" o "residui" (sans. vāsanā) ) in seguito alla produzione di karma negativo. Quando viene compiuta un'azione virtuosa invece, viene prodotto karma positivo. Questi residui allungheranno la permanenza dell'esistenza nel Samsāra. Esiste però un tipo di Karma - che, effettivamente, "non è" Karma - che non è né positivo né negativo, quello che porta alla "liberazione" (Vimukti). Ogni manifestazione degli esseri senzienti possiede una certa quantità di "semi del Karma", che finché non verranno esauriti, li costringeranno a permanere nel ciclo del Samsāra. Questi "semi" sono frutto di azioni compiute da innumerevoli vite precedenti. Essi non possono diminuire ma possono essere distrutti con il raggiungimento dell'"illuminazione" (Bodhi). Con l'estinzione del debito karmico, l'essere non sarà più vincolato al Karma e quindi al Samsāra e potrà raggiungere il Nirvana. Il significato e il ruolo attribuito alla dottrina del Karma varia a seconda degli insegnamenti delle differenti scuole buddhiste.
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Messaggio Da INFERNO Mar 22 Lug 2008, 01:02

LA REINCARNAZIONE:
http://it.wikipedia.org/wiki/Reincarnazione
http://www.paginainizio.com/service/zodiaco/vitaprecedente.html
Per reincarnazione si intende la rinascita dell'anima o spirito di un individuo in un altro corpo, trascorso un certo intervallo di tempo dopo la sua morte fisica. Va distinta dalla metempsicosi, letteralmente "passaggio da una mente all'altra", espressione spesso usata, per errore, al posto di metemsomatosi, letteralmente "passaggio da un corpo all'altro".

È una delle credenze più diffuse in ambienti legati all'Induismo, ad alcune scuole del Buddhismo, al Giainismo, al Sikhismo e di alcune religioni africane, così come di altre filosofie o movimenti religiosi. La maggior parte dei pagani contemporanei crede nella reincarnazione.

Nell'antichità occidentale questa credenza era molto diffusa nelle scuole filosofiche, si ricorda lo stesso Platone. Divenne poi fondamentale nel misticismo neoplatonico pagano con Plotino, Giamblico e Proclo.

Talvolta, erroneamente, si ritiene che il concetto di reincarnazione sia accostabile al concetto religioso di rinascita, tuttavia i due concetti sono ben distinti tra loro. In particolare il Buddhismo afferma che non ci sia alcun sé, anima, spirito individuale o atman che si possa reincarnare.

Una curiosità: la reincarnazione è riconosciuta principalmente nelle società che praticano o praticavano la cremazione dei defunti poiché era ovvio come lo spirito del defunto dopo la morte si distaccasse dal corpo (e quindi il corpo non aveva alcun valore e poteva per questo essere tranquillamente cremato).

Ipotesi e spiegazione del fenomeno

Ci sono momenti in cui memoria ed emozioni sopravvivono, e ciò porta ad ipotizzare che la coscienza non sia un prodotto del cervello bensì dell'Anima, e quindi immortale. L'autore della ricerca, anche se preferisce non usare il termine "reincarnazione" afferma che tale possibilità non possa essere esclusa del tutto. Comunque Tucker preferisce parlare di prove concrete sulla sopravvivenza delle emozioni umane in presenza di specifiche circostanze.

Una credenza assai diffusa tra i buddisti indiani e tibetani -e dopo la diaspora tibetana anche tra i buddisti occidentali- è che prima di raggiungere il 'nirvana' (inteso popolarmente come una sorta di paradiso) bisogna passare molte vite, in cui ogni volta, anche non ricordandoci della vita passata, dovremmo migliorarci. La maggior frequenza di casi in cui persone ricordano una vita passata si riscontra in India, ma occorre tenere presente che è il luogo geografico in cui tale credenza è più diffusa e più antica.

Approfondimenti scientifici

Recentemente sono stati condotti degli studi sui bambini che dicono di ricordare vite precedenti, da parte dal direttore della clinica di psichiatria infantile della Virginia University, Jim B.Tucker, psichiatra. Nel suo saggio : "Life before Life" descrive 40 anni di ricerche, condotte su bambini che affermano di ricordare vite vissute nel recente passato. I bambini analizzati provengono da ogni angolo del pianeta e da ogni tipo di famiglie. L'età di questi bambini varia dai 2 ai 6 anni, dopo tale periodo i ricordi vengono quasi sempre dimenticati. I ricercatori una volta raccolte le testimonianze, sono andati personalmente nei posti indicati dai bambini, riscontrando che avevano detto la verità.
I bambini non si riferiscono alla vita precedente ma parlano con chiarezza di ciò che è avvenuto in passato. Un bambino turco, per esempio, diede molti dettagli alla sua famiglia sulla città di Istanbul, che si trovava molto lontano dal luogo dove abitava, aggiungendo particolari di parenti avuti in passato con nomi armeni assieme ai relativi indirizzi di casa. Ricordava anche i nomi della moglie e dei figli.
Ci sono momenti in cui memoria ed emozioni sembra sopravvivano, qusto porta ad ipotizzare che la coscienza non è un prodotto del cervello, ma piuttosto un'entità distinta, capace di sopravvivere anche dopo la morte del corpo. L'autore della ricerca, anche se preferisce non usare il termine "reincarnazione", sostiene che tale possibilità non possa essere esclusa del tutto.
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IL BIMBO CHE VISSE DUE VOLTE:
http://magazine.excite.it/news/4117/Il-Bambino-che-visse-due-volte
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio140in5
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p.s.: la damissima splendorissima dal nick "Ricominciodame", qualche giorno fa ha chiesto se qualcuno ne sapesse di karma e di reincarnazione, visto che proprio non pensa affatto d'assomigliare ad esseri diversi quale (ad esempio per estremizzare) ad un cavallo > ...a riguardo un monaco zen disse: "...mah, se è per questo, nemmeno ancora so se assomiglio a me stesso, perchè lo specchio non mi rassicura affatto..." flower


Ultima modifica di INFERNO il Mar 22 Lug 2008, 10:34 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da INFERNO Mar 22 Lug 2008, 01:39

IL MANTRA:
http://www.marcostefanelli.com/subliminale/mantra.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Mantra
La parola mantra deriva dalla combinazione delle due parole sanscrite manas (mente) e trayati (liberare). Il mantra si può quindi considerare come un suono in grado di liberare la mente dai pensieri.

Sostanzialmente consiste in una formula (una o più sillabe, o lettere o frasi), generalmente in Sanscrito, che vengono ripetute per un certo numero di volte (Namasmarana) al fine di ottenere un determinato effetto, principalmente a livello mentale, ma anche, seppur in maniera ridotta, a livello fisico ed energetico.

Esistono moltissimi mantra per gli scopi più diversi; la maggior parte sono in sanscrito, ma ne esistono anche in altre lingue. Il mantra più conosciuto è il mantra Om (AUM).
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Messaggio Da INFERNO Mer 23 Lug 2008, 00:04

http://it.wikipedia.org/wiki/Bodhi
http://www.magnanelli.it/Estratti/LOT_BhikkhuBodhiNobileOttupliceSentiero.htm
BODHI = L'ILLUMINAZIONE
Con Bodhi (बोधि), in Pāli e Sanscrito, si indica il "risveglio" inteso in senso spirituale. Il termine è derivato dalla radice verbale budh (svegliarsi, accorgersi, sapere o capire), corrispondente ai verbi bujjhati (Pāli) e bodhati o budhyate (Sanscrito). Stessa etimologia ha la parola Buddha (il "risvegliato").

Nel XIX secolo, in particolare in ambienti intellettuali legati alla Società Teosofica è invalso l'uso di tradurre impropriamente bodhi (e quindi anche l'ideogramma corrispondente, letto wu in cinese e satori in giapponese) con "illuminazione", e così viene tradotto tuttora nelle principali lingue europee. Tuttavia, non c'è alcun riferimento alla luce nel termine bodhi.

Il raggiungimento di tale stato, secondo il buddhismo, è caratterizzato dalla profonda comprensione (o intuizione) della natura della realtà.

Chi ottiene la Bodhi può diventare Buddha o Arhat. Un Arhat entrerà, come un Buddha, nel Nirvāṇa alla propria morte ma è considerato comunque inferiore a un Buddha perché i suoi ottenimenti sono inferiori.

Secondo gli insegnamenti della scuola theravada la comprensione delle cose e dei fatti nella loro interezza, la Bodhi, è anch'essa una retribuzione e si raggiunge per i meriti conseguiti dalle vite precedenti e da quella attuale per aver praticato una retta visione, una retta risoluzione, una retta parola, una retta azione, una retta vita, un retto sforzo, una retta consapevolezza, una retta concentrazione (o meditazione, o contemplazione, che dir si voglia), cioè per aver intrapreso l'ottuplice sentiero. Essa consente, all'essere umano che la ottiene, l'accesso al Nirvāna e, nel momento stesso del suo ottenimento, cancella tutti i residui dei semi del Karma, annullando tutte le future rinascite e liberando l'essere dal ciclo del Saṃsāra. Liberazione che si compirà solo al momento della sua morte.

http://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Mahabodhi
Il Tempio di Mahabodhi (foto sotto)

Bene protetto dall'UNESCO
Patrimoni dell'umanità in India

Il Tempio di Mahabodhi è un tempio buddhista a Bodh Gaya, dove Siddhartha Gautama, il Buddha, ottenne l'illuminazione. Bodh Gaya si trova a circa 96 km da Patna, Bihar, India. Accanto al tempio sorge il sacro Sri Maha Bodhi, nato dall'albero di Bodhi, l'esemplare di Ficus religiosa sotto il quale stava meditando il Buddha quando fu colto dall'illuminazione.

Storia del tempio e legame con quella del buddhismo

Legame con la nascita del buddhismo

Secondo la tradizione, intorno al 530 a.C., Siddhartha Gautama, viaggiando come monaco, giunse sulle verdi sponde del fiume Falgu, vicino Gaya, in India; lì sedette in meditazione sotto una Ficus religiosa che in seguito avrebbe preso il nome di albero di Bodhi. Secondo le scritture buddhiste, dopo tre giorni e tre notti Siddhartha ottenne l'illuminazione (bodhi) e le risposte che aveva a lungo cercato; il Tempio di Mahabodhi fu costruito esattamente in quel punto per celebrare l'evento.

Il Buddha poi trascorse le successive sette settimane in sette differenti luoghi nelle vicinanze meditando e ponderando la sua esperienza: questi sette particolari punti sono ora tutti luoghi di culto nel Tempio di Mahabodhi.

* La prima settimana la trascorse sotto l'albero di Bodhi.
* Durante la seconda, Buddha rimase in piedi a fissare senza sosta l'albero di Bodhi: in questo punto sorge ora l'Animeshlocha Stupa, cioè lo stupa "senza battito di ciglia", e si trova nel nord-est del Tempio di Mahabodhi. Lì c'è anche una statua di Buddha con gli occhi fissi verso l'albero di Bodhi.
* Si dice che il Buddha abbia camminato spesso tra il luogo in cui sorge l'Animeshlocha Stupa e l'albero di Bodhi: secondo la leggenda, sul suo cammino spuntarono fiori di loto, ed è ora chiamato Ratnachakarma, o "sentiero dei gioielli".

Costruzione
Intorno al 250 a.C., circa 250 anni dopo l'illuminazione del Buddha, l'imperatore buddhista Ashoka visitò Bodh Gaya con l'intenzione di edificarvi un monastero e un altare; come parte del tempio, fece costruire un trono di diamanti (chiamato Vajrasana), nel punto supposto dell'illuminazione. Ashoka è considerato il fondatore del Tempio di Mahabodhi.

Declino
Il buddhismo declinò insieme alle dinastie che lo supportavano, dopo l'invasione degli unni bianchi e le invasioni islamiche dell'India come quella di Muhammad bin Qasim. Un forte revival ebbe luogo durante l'impero Pala nel nord-est del subcontinente (dove il tempio è collocato). Il buddhismo Mahayana fiorì sotto i Pala tra l'ottavo e il dodicesimo secolo ma, dopo la sconfitta dei Pala da parte della dinastia Sena, induista e anti-buddhista, il buddhismo ricominciò a perdere terreno e giunse in prossimità dell'estinzione. Durante il XII secolo, Bodh Gaya e le regioni circostanti furono invase dai musulmani; in questo periodo, il Tempio di Mahabodhi cadde in rovina e fu pressoché abbandonato. Durante il XVI secolo, un monastero induista sorse vicino Bodh Gaya: nei secoli successivi, il capo del monastero o mahant divenne il principale proprietario terriero della zona, e avanzò pretese sul terreno su cui sorge il Tempio di Mahabodhi.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Gautama_Buddha
Gautama Buddha, al secolo Siddhārtha Gautama (sanscrito सिद्धार्थ गौतम; pali, Siddhattha Gotama), fondatore del Buddhismo, è considerato da secoli una delle più importanti figure spirituali e religiose dell'Asia. Gautama Buddha visse approssimativamente tra il 558 a.C. e il 478 a.C. (o 487 a.C.).
"...Animato da profonda pietà per gli uomini e dal desiderio di salvarli, Siddartha si diresse verso Benares seguito da cinque discepoli affascinati dalla bellezza della sua dottrina e percorse per oltre quarant'anni il Nord dell'India insegnando e predicando il suo messaggio di speranza e di felicità, che si raggiunge non come dono dalla grazia di Dio, ma come conquista del proprio intelletto e della propria volontà. Anche perché su Dio, Buddha preferì tacere. Ciò non toglie che la dottrina buddista non conosca figure paragonabili ai nostri santi, angeli, demoni, anime; così come ammette una sorta di paradiso e d'inferno..."
"....Secondo la tradizione, Siddharta Gautama morì a Kusinagara, in Nepal, a ottant'anni, nel 486 a.C. circondato dai suoi seguaci, tra i quali il discepolo prediletto Ananda, al quale lasciò le sue ultime disposizioni. Prima di spirare, rivolgendosi ai discepoli disse: "Ricordate, o fratelli, queste mie parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Attuate con diligenza la vostra propria salvezza!" A quanto attestato, pare che predisse la sua morte e ne avvisò i discepoli, ma rifiutò di fornire indicazioni precise riguardo all'organizzazione futura e alla diffusione della sua dottrina, sostenendo di aver già insegnato loro quanto fosse necessario per la salvezza..."
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Messaggio Da INFERNO Mer 23 Lug 2008, 03:37

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IL SORRISO ZEN (ALIAS L'ESSENZA DEL SORRISO PRIMAVERILE), E' SEMPLICEMENTE CONTAGIOSO E PERTANTO:
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Messaggio Da INFERNO Gio 24 Lug 2008, 01:29

LA COMPRENSIONE E LA COMPASSIONE:
http://it.wikipedia.org/wiki/Comprensione_buddhista
http://mondobuddhista.blogspot.com/2006/11/la-compassione.html

Un mezzo efficace per destare la compassione è considerare gli altri perfettamente identici a sé. "In fin dei conti" insegna il Dalai Lama, "gli esseri umani sono tutti uguali, fatti di carne, ossa e sangue.
Tutti desideriamo la felicità e vogliamo evitare la sofferenza. Inoltre, abbiamo tutti uguale diritto a essere felici. In altre parole, è essenziale riconoscere l'uguaglianza degli esseri umani".
XIV Dalai Lama
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Messaggio Da INFERNO Gio 24 Lug 2008, 13:44

DESTINAZIONE PARADISO:
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Messaggio Da INFERNO Gio 24 Lug 2008, 15:54

IO RITENGO INVECE, CHE SIA ASSOLUTAMENTE ININFLUENTE SE IL VIAGGIO ABBIA UN RITORNO OPPURE NO > L'ESSENZA DEL VIAGGIO E' IL VIAGGIO STESSO, BELLO O BRUTTO CHE SIA > UN ONORATO SALUTO ZEN DA INFERNO CITTA'
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Messaggio Da INFERNO Gio 24 Lug 2008, 15:59

"...POI, CONCORDO IN TOTO SUL FATTO CHE IL MONDO VADA AVANTI LO STESSO, ANCHE SE NON CI SEI PIU'..." > UN ONORATO SALUTO IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio167da3
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Messaggio Da Marco Gio 24 Lug 2008, 16:44

SI MIO CARO AMICO IL MONDO SE NE FREGA SE TU CI SEI O MENO. A CHI INTERESSA OGGI COME OGGI LA TUA ANIMA? QUELLO CHE PROVI O CHE SENTI SE RIFLETTO MI RICORDO QUASIMODO:
"OGNUNO STA SOLO SUL CUOR DELLA TERRA TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE ......ED è SUBITO SERA"

SHOW MUST GO ON............
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Messaggio Da Marco Ven 25 Lug 2008, 11:38

Un Professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm di diametro. Una volta fatto, chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente.
Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì.

Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto. Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.

Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.

Allora il Professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia.
Gli studenti risero . "Ora," disse il Professore non appena svanirono le risate, "voglio che voi capiate che questo vasetto rappresenta la vostra
vita. I sassi sono le cose importanti - la vostra famiglia,i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli - le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena.

I piselli sono le altre cose per voi importanti:come il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto.
La sabbia è tutto il resto......le piccole cose. Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia," continuò il Professore "non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita.

Se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.

Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici.

Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto.
Prendetevi cura dei sassi per prima - le cose che veramente contano.
Fissate le vostre priorità...il resto è solo sabbia."

Una studentessa allora alzò la mano e chiese al Professore cosa rappresentasse la birra. Il Professore sorrise. "Sono contento che me l'abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere la vostra vita, perché c'è sempre spazio per un paio di birre."

(ignoto maestro zen)
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 00:05

LA SABBIA
RIPORTO: "Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto.
Prendetevi cura dei sassi per prima - le cose che veramente contano.
Fissate le vostre priorità...il resto è solo sabbia."
-----------------------------------------------------------------------------------------------
http://lapraticaquotidiana.blogspot.com/2007/02/granello-di-sabbia.html
"Serrate i pugni... solo qualche granello di sabbia rimarrà nelle vostre mani. > Apritele e non ci sarà cosa che non potrete ricevere"
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 00:35

RIPORTO: "A CHI INTERESSA OGGI COME OGGI LA TUA ANIMA?"
RISPOSTA ZEN: "AL MONDO INTERO SIA IN POSITIVO CHE IN NEGATIVO, QUALORA TU NON TI OPPONGA"
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 00:52

RIPORTO: "IL MONDO SE NE FREGA SE TU CI SEI O MENO"
RISPOSTA ZEN: "SPESSO, ABBIAMO UNA PERCEZIONE DI DOLOROSO DISINTERESSE NEI NOSTRI CONFRONTI, MA SE FOSSE VERAMENTE COSI', SICCOME IL MONDO E' IL RISULTATO DI UN NUMERO TOTALE DI INDIVIDUI SINGOLI, IL MONDO INTERO NON POTREBBE NEMMENO FREGARSENE PER FONDAMENTALE ASSENZA DI COLUI CHE POSSA FARLO SENZA ESSERE A SUA VOLTA DIMENTICATO DA ALTRI ANCORA"
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 01:05

PERTANTO, NON E' IL MONDO INTERO A FREGARSENE, MA EVENTUALMENTE SOLO IL NOSTRO ATTUALE MICRO-COSMO CHE PENSAVAMO FOSSE IL MONDO INTERO > NELLA SOSTANZA, ABBIAMO SOLO OTTICHE RIDOTTE CHE CI FANNO SEMPRE CREDERE DI VIVERE AL CENTRO DEL MONDO
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 01:46

OCCORRE TENERAMENTE CURARE QUANTO PROTEGGERE, L'ARCOBALENO DI VITA CHE C'E' IN NOI:
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 13:08

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Messaggio Da Marco Sab 26 Lug 2008, 14:54

L'ARCOBALENO MI HA SEMPRE DATO UNA IDEA DI PACE E TRANQUILLITA'......NOI ABBIAMO IN NOI L'ARCOBALENO E CHI AMIAMO E' IL NOSTRO ARCOBALENO MOTORE DEL NOSTRO STESSO ESSERE DEL NOSTRO ESISTERE........
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 15:02

AGITAZIONE/NERVOSISMO/ANSIA
LA TOSSICA SIGARETTA & LA DOLCE ESORTAZIONE ZEN:
"METTETE UN FIORELLINO NEL VOSTRO PORTACENERE"
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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 19:55

I Won't Let You Down
NON DOBBIAMO PERMETTERE CHE NESSUNO SI POSSA MAI ABBATTERE
TUTTI I COLORI DELLA MIA VITA

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Messaggio Da INFERNO Sab 26 Lug 2008, 20:22

WONDERFUL LIFE

WONDERFUL WORLD

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Messaggio Da INFERNO Lun 28 Lug 2008, 21:42

NATURALEZZA = ONESTA'
http://blog.thaisoriente.com/2008/06/introduzione-allo-zen/
Nell’arte zen la naturalezza non è sinonimo di ingenuità o innocenza, ma rappresenta l’immediatezza ottenuta solo dopo aver acquisito un’esperienza tale che l’atto creativo nasce da sé, senza che si debba “pensare”. I tratti del pennello in un dipinto zen sembrano tracciati con sapiente velocità, quasi come se a guidare la mano fosse il vuoto creato dall’estrema sapienza. Questo ideale è illustrato nella storia di un vecchio pittore: quando gli chiesero quanto tempo avesse impiegato per realizzare la sua opera, egli rispose: “Cinquant’anni e cinque minuti. Cinquant’anni per studiarlo, cinque minuti per dipingerlo”. In questo contesto naturalezza significa anche onestà: un vaso posizionato in maniera asimmetrica su un mobile acquisisce una bellezza che non potrebbe mai avere se fosse posizionato dopo attento studio degli spazi, così come la patina di un mobile antico è molto diversa da quella ottenuta artificialmente con mordenti e trucchi. La naturalezza è soprattutto sinonimo di onestà. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio189pm0IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio191fs4IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio192mn5IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio193zr9IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio196cf8
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Messaggio Da INFERNO Lun 28 Lug 2008, 23:52

LA NATURALEZZA DELLA MENTE E LA PROIEZIONE SU SE STESSI
Solo un esempio: tu hai un solo cervello, non due e allora come fai a realizzare: "devo essere buono, non devo essere violento, non devo essere avido ecc."?
Chi è che deve essere buono, se chi pensa sei tu?
Hai una sola possibilità: dividere la mente in due parti di cui una dice all'altra che deve essere così e così. Ma la cosa è impossibile, può solo essere immaginata, non realizzata.
Vedi i pacifisti come si picchiano e sfasciano negozi?
Il maestro zen dice che è assurdo che il violento dica a se stesso di non essere violento. Se immagini la mente come un cerchio con una piccola protuberanza, quest'appendice la chiami "Ego" e il resto della mente la chiami tu, voi, mondo ecc.
Ma questo è frutto di fantasia, di immaginazione, non è reale.
E perchè è tanto difficile capire questo? Perchè tutta la morale tradizionale si fonda su questo presupposto che sembra vero ma non lo è.
Le più semplici frasi dello zen sono:

"Io possiedo un corpo, ergo io non sono un corpo, MA SONO ESSO + ME STESSO"
"Io possiedo una mente, ergo io non sono una mente, MA SONO ESSA + ME STESSO""
"Io possiedo un'anima, ergo io non sono un'anima, MA SONO ESSA + ME STESSO""

PERTANTO, APPURATO CHE CI SONO ANCHE IL CORPO, LA MENTE E L'ANIMA, IL RESTO CHE COMPONE IL CITATO ME STESSO, COS'E'??

Se non hai capito, allora i maestri zen te la buttano in ridere:
"Hai una lavastoviglie? Sì? Allora d'ora in poi ti chiamerò: Sign. Lavastoviglie.
Sembra strano ma, se ci pensi bene.....

Saluti.
Kantaishi.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio197eq5
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Messaggio Da INFERNO Mar 29 Lug 2008, 00:19

QUINDI COS'E' IL "ME STESSO"?:
E' SOLO IL RIMANENTE DI TUTTO CIO' CHE NON SIAMO REALMENTE IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio190vo6 CIOE' QUANTO RIMANGA INALTERATO DEL NOSTRO CUORE PULSANTE
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Messaggio Da INFERNO Mar 29 Lug 2008, 10:45

COME TROVARE LA NATURALEZZA DELLA MENTE
PER COMPRENDERE IL TEMA, SI RICORRE SEMPRE A QUESTO EPISODIO ZEN MOLTO ESEMPLIFICATIVO E PURE AUTO-CELEBRATIVO SULL'APERTURA DELLA MENTE:
Na-in, un maestro giapponese dell’era meiji, ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo zen.
Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, poi continuò a versare il tè. Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì a contenersi. "E’ ricolma. Non ce ne entra più!!".
"Come questa tazza" - disse Nan-in - tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo zen, se prima non vuoti la tua tazza?"
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio198wo9IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio199vd9IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio200gj9IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio202tx8
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Messaggio Da INFERNO Mar 29 Lug 2008, 12:13

TROVARE SIGNIFICA AVER RIPORTATO ALLA LUCE UN QUALCOSA DI SEMPRE ESISTENTE CON QUELLA SPECIFICA ESSENZA DI BASE, ALTRIMENTI NON PARLEREMMO PIU' DI TROVARE, MA BENSI' DI COSTRUIRE CIOE' MESCOLARE PIU' ESSENZE ALLA RICERCA DI UN'ESSENZA NUOVA
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio203qk2
IL CONCETTO PERO' SI DISTANZIA DAL PATRIMONIO CULTURALE OCCIDENTALE CORRENTE:
Euristica
"Euristica, dal verbo greco heuriskein (“trovare”).
In generale, euristico è ogni procedimento che permette di condurre a nuove conoscenze e a nuove scoperte (la filosofia è dunque un procedimento euristico, in questo senso). Nell'ambito della scienza contemporanea, l'euristica è il metodo che favorisce la scoperta di nuovi risultati scientifici".
--------------------------
E' CHIARO PERO', CHE SE UNA COSA VIENE TROVATA COME PURE RITROVATA, SIGNIFICA CHE ESISTESSE GIA' > ERA SOLO PERSA DA QUALCHE PARTE > MICA SI MATERIALIZZA DAL NULLA DA UN'ALTRA DIMENSIONE SCONOSCIUTA > E' UN PO' LA FAVOLETTA DI CRISTOFORO COLOMBO CHE SCOPRE L'AMERICA > ESSA C'ERA ANCHE PRIMA DEL SUO VIAGGIO > PERTANTO L'HA SOLO TROVATA DOPO TANTI ALTRI, DOVE ESSA FOSSE GIA', CIOE' AL SUO POSTO CONTINENTALE DI SEMPRE > A SOSTEGNO DEL RAGIONAMENTO, C'E' DA DIRE, CHE SE UNA COSA NON ESISTE, E' ALQUANTO ARDUO TROVARLA....> ...POI LO SORPRENDENTE STRUMENTO ZEN, TI PERMETTE UGUALMENTE D'UTILIZZARE L'IMMAGINAZIONE/LA MEDITAZIONE E L'ILLUMINAZIONE E DI TROVARLA COMUNQUE OLTRE LA SOGLIA DEL LIMITATO QUANTO PRESUNTO CONFINE DEL POSSIBILE/IMPOSSIBILE, OLTREPASSANDO QUINDI LE CONGETTURE MENTALI > ANCHE IN QUESTO CASO, E' SOLO UN TROVARE OD UN RITROVARE COSE APPARENTEMENTE NON PIU' RAGGIUNGIBILI, MA CHE CI SONO SEMPRE STATE > IN PRATICA, SI ERA PERSA O NON SI ERA MAI RAGGIUNTA LA CONOSCENZA DI ESSE > ORA SIAMO PRONTI A QUESTO CONCETTO : TROVARE IL POSSIBILE NELL'APPARENTE IMPOSSIBILE, ALZA LA SOGLIA DELLA CONOSCENZA DELLA REALTA'


Ultima modifica di INFERNO il Mer 30 Lug 2008, 01:10 - modificato 15 volte.
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Messaggio Da INFERNO Mar 29 Lug 2008, 14:42

LA VELOCITA' NEL TROVARE, PUO' FARE SPESSO LA DIFFERENZA, MA LA MASSIMA DI CONFUCIO SU QUANTO POSSA ESSERE IL MINIMO ESSENZIALE VERSO IL SUCCESSO, E' LA SEGUENTE:
"NON IMPORTA QUANTO VAI PIANO, L'IMPORTANTE E' CHE NON TI FERMI"IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio205br9
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio206vl9
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Messaggio Da INFERNO Mar 29 Lug 2008, 15:15

http://www.riflessioni.it/enciclopedia/confucia.htm
http://www.riflessioni.it/enciclopedia/taoismo.htm
Cristianesimo, Induismo, Buddhismo, Confucianesimo e Taoismo
"Oggi ho scoperto che il concetto di un dio onnipotente che salva della tradizione cristiana si stempera, di diluisce si può dire, man mano che si procede verso est.

Nell'India induista c'è il Dio e ci sono gli dei, si procede ancora ad est e nel buddhismo c'è solo un uomo, un uomo straordinario chiamato Buddha, che nelle sue vite precedenti e future fa anche le funzioni di un dio, ma non salva -- la salvezza sta dentro di noi, è insita in noi, solo noi ci possiamo salvare dalla sofferenza e dalle reincarnazioni che portano alla sofferenza.

Il Buddhismo si è diffuso fino alla Cina e al Giappone, dove è diventato Zen. Ma in Cina convive pacificamente col Confucianesimo e il Taoismo.

Cosa c'è di più terreno di queste due religioni?
Il principio che governa è lo Yin e lo Yang o, meglio, l'equilibrio di questi due princìpi. L'armonia e l'equilibrio sono bene, la disarmonia è male.

Nel Confucianesimo gli dei sono delle specie di funzionari che governano e che, se fanno il loro dovere, garantiscono l'equilibrio e i tre beni più preziosi per un cinese: la longevità, il benessere materiale e la prole.
L'uomo compie il proprio dovere e gli dei anche, e il mondo è retto da un governo forte che, se ben amministrato, garantisce l'equilibrio del mondo degli dei che danno all'uomo e gli uomini che danno agli dei, in un equilibrio di dare e avere.

Con-fu-tse (Confucio) insegnò la via dello Yang che è la via della buona amministrazione e del governo saldo
Questa è la via dello Yang.

Lao-tsu (taoista, il cui nome significa Uomo-vecchio o Vecchio-bambino), che scrisse il Tao-te-ching, insegnò la via dello Yin, dell’azione senza-azione, come l'acqua che scorre e si adatta senza sforzo.

Ovviamente i due insegnamenti sono complementari, adattarsi senza sforzo ad un governo saldo e retto e ben amministrato.

Ma dov'è Dio qui?
Il Dio dei cinesi è stare bene, fare soldi, avere figli. L'amore è occuparsi del benessere materiale delle persone alle quali si tiene di più.
Dal Dio che premia, salva o punisce degli Ebrei, a quello che perdona dei cristiani, agli dei antropomorfizzati degli induisti, ad un uomo straordinario dei buddhisti, al trionfo dell'uomo comune e dell'equilibrio fra le forze del mondo.

E in una casa cinese? Sono buddhisti, credono nel taoismo e vige il sistema confuciano: l'uomo prende le grandi decisioni, la donna le piccole.
Ma come diceva un mio amico cinese, in casa sua tutte le decisioni erano piccole"..Smile

pubblicato in: orientalia

Confucianesimo
È questo il termine usato dagli occidentali per indicare una scuola di pensiero cinese, «scuola dei letterati», che si costituì intorno all'opera di Kong fuzi, latinizzato in Confucius: se questi non può essere considerato il fondatore come Buddha o il Cristo, tuttavia fu l'organizzatore e riordinato re di un vasto materiale, patrimonio dell'antica religione cinese, che in un particolare momento della travagliata vita cinese assunse il valore di diga al disfacimento morale e spirituale. Per questa religione si può dire, come per il taoismo e in genere per la cultura cinese, che molto stretto è il legame e il rapporto con la vita politico-sociale e quindi con il sostrato morale e intellettuale della antica civiltà.
Se pertanto inizialmente si può definire (e cosi è stato definito) il confucianesimo come un umanesimo etico, dal momento che l'interesse per l'umano è uno dei suoi punti di forza, dobbiamo poi concentrarci sulla sua indiscutibile dimensione religiosa.

Neoconfucianesimo
All'epoca della dinastia Song (960-1280 d.C.) si sviluppò il neoconfucianesimo iniziato da Zhou Dunyi. Il termine neoconfucianesimo comunque è improprio, o meglio è un termine occidentale: «I cinesi designano la posteriore evoluzione del confucianesimo come modo di pensare metafisico (Li-hsueh) ... è una nuova espressione del pensiero confuciano, fondata su un ristretto corpus di testi classici, reinterpretati come risposta alla sfida buddhista» (J. Ching, 1989).
Una caratteristica del neoconfucianesimo è la trasmissione orale: mentre in precedenza si era dato grande impulso al commento dei classici e alla pubblicazione di trattati, adesso si trascrivevano le conversazioni (yu-lu) con i maestri, considerati come saggi che davano insegnamenti ineffabili.
Il maggior pensatore del neoconfucianesimo è Zhu Xi (1130-1200), filosofo sistematico e padre dell'ortodossia confuciana, esemplare coordinatore di elementi taoisti, buddhisti, oltre che rinnovatore del confucianesimo.
Significativa è la sua dottrina del Grande Ultimo, che esprime non solo la visione cosmologica ma anche la sua ontologia: interrelazione di uomo e mondo, microcosmo e macrocosmo. Il Grande ultimo rappresenta una sorta di archetipo primordiale e totalità ultima, a cui l'essere umano come vertice dell'universo partecipa.
La natura umana originariamente buona si è venuta corrompendo, da qui la necessità dell'autoeducazione intesa come duplice sforzo: «Riverenza verso la propria natura intima e la sua capacità di bene, da una parte, e investigare la conoscenza ed estensione delle cose dall'altra». E in questo contesto Zhu Xi attribuisce importanza alla pratica della meditazione o dello starsene seduti tranquillamente, tendendo all'incremento della propria natura morale.
Altri pensatori più recenti sono Kang Yowei (1858-1927), vero e proprio interprete del confucianesimo religioso, e Liang Qichao (1873-1929), che invece ne evidenzia le caratteristiche di religione civile.
Il confucianesimo si è diffuso in Corea, dove divenne materia di esame per gli impiegati statali, e in Giappone, dove ha connotato il rapporto di sottomissione tra sovrano e suddito. I confuciani giapponesi sono quasi sempre dei samurai, guerrieri pronti a trovare una morte onorevole secondo il codice etico detto Bushido o Via dei guerrieri.
Tratto da: Dizionario delle Religioni di Francesca Brezzi – Editori Riuniti (1997)

Taoismo
Secondo il pensiero taoista (che in questo non si discosta da quello confuciano) esiste un'armonia universale che lega tutti i livelli del cosmo: terra, uomo e cielo.
Il principio su cui si fonda il Taoismo è il tao, termine di difficile interpretazione, tanto che un verso del Taodeing recita: "Il tao che può essere definito col nome non è il tao costante". Il tao, che è presente in ogni cosa e la condiziona, è un flusso vitale che ha dato origine a tutto, e che scorre incessantemente, mutando sempre e rimanendo sempre lo stesso. Associata al tao è la concezione dello yinyang
Yin e yang
Yin e yang sono opposti e complementari tra di loro, relativi (si può essere yin sotto un certo aspetto e yang sotto un altro) e non antitetici, tanto che nella pienezza dell'uno è implicita l'origine dell'altro. Il loro alternarsi determina tutte le cose.
Yin e yang sono i due princìpi che mantengono l'ordine naturale del tao:
yin è il principio femminile, passivo ed oscuro, identificato con la luna;
yang il principio maschile, attivo e luminoso, identificato con il sole.
Aspetto religioso
Come religione popolare, il Taoismo mise in atto diverse pratiche per potenziare e per rendere immortale il corpo: diete alimentari di vario tipo (inclusa l'ingestione di prodotti ottenuti tramite ricerche alchemiche), tecniche respiratorie (come lo yoga cinese), ginniche, sessuali e contemplative.
Nelle numerose leggende taoiste, un posto di rilievo è assegnato ai cosiddetti "Otto Immortali" (Baxian), un gruppo di personaggi (uomini e donne) che, avendo ottenuto in vita poteri soprannaturali, sono stati santificati dopo morti.
Oltre agli Immortali, e accanto a Laozi - identificato spesso con Huanlao (Il Vecchio Giallo), uno dei cinque creatori del cosmo -, c'è un numero elevatissimo di divinità eterogenee, organizzate gerarchicamente, come i protettori di mestieri e dei fenomeni atmosferici; gli spiriti degli elementi della natura; le anime di diverse località (cimiteri, luoghi, guadi, strade); i demoni; le anime degli impiccati, degli annegati e degli antenati; i santi taoisti, confuciani e buddhisti.
Aspetto filosofico
L'obiettivo del Taoismo filosofico è quello di raggiungere la santità, lo stato di perfetta armonia con il mondo naturale, uno stato che si acquista uniformandosi ad esso tramite meditazione ed estasi, che permettono l'identificazione con il tao.
La natura non deve essere alterata dall'azione umana, e per questo il taoista pratica e predica il "non agire" (wu wei) in tutti i campi (anche in quello politico), non lasciandosi turbare né dai mutamenti, né dalla morte. Nel Zhuangzi è messa in risalto anche la necessità di non fare distinzioni, di raggiungere lo stadio di una "non conoscenza", la quale si ottiene solo dopo aver conosciuto.
fonte: http://open-site.org/International/Italiano/IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio207we4


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Messaggio Da INFERNO Mar 29 Lug 2008, 15:43

http://www.riflessioni.it/enciclopedia/cristian.htm
Cristianesimo
Il Cristianesimo nasce duemila anni fa nella terra di Israele in seguito alla predicazione di un ebreo, Gesù di Nazareth. Gesù era un predicatore itinerante che raccolse attorno a sé un movimento composto dai più diversi strati della popolazione ebraica con un nucleo di discepoli più ristretto. Gesù auspicava l'avvento del regno di Dio e cioè di un mondo in cui si doveva realizzare la volontà di Dio, l'amore tra tutti gli uomini e il rispetto della giustizia. In attesa di instaurare il suo regno, Dio concedeva il perdono a tutti i peccatori che si convertivano e che a loro volta perdonavano a coloro che avevano fatto loro del male. Nel giudizio universale finale Dio avrebbe punito tutti i malvagi, ma soprattutto quelli che avevano oppresso i poveri, commesso ingiustizie e perseguitato i giusti. Gesù ottenne successo tra la popolazione ebraica del Terra di Isarele, ma fu fortemente osteggiato da alcuni gruppi di potenti autorità religiose che lo denunciarono ingiustamente presso i Romani che in quel tempo dominavano nella Terra di Israele. I Romani arrestarono Gesù e lo misero a morte secondo il supplizio tipicamente romano della crocifissione.
Immediatamente dopo la morte di Gesù il gruppo dei più fedeli discepoli di Gesù ebbe una serie di sconvolgenti apparizioni e credette alla risurrezione di Gesù dando vita ad una attivissima predicazione che in pochi decenni si irradiò in molte parti del mondo antico. Nonostante momenti di persecuzione da parte della autorità politiche, il Cristianesimo si diffuse nei secoli successivi fino ad ottenere un appoggio da parte dell'impero romano sotto l'imperatore Costantino. Dalla metà del IV secolo alla metà del VI secolo si attuò la progressiva cristianizzazione dell'impero romano.
Nel VII secolo una nuova religione, l'Islam, nata nella penisola arabica, si diffuse rapidamente in territori che per secoli erano stati cristiani, come ad esempio tutta l'Africa del Nord. Ma il Cristianesimo continuò la sua diffusione soprattutto in Europa, ma anche in altre parti dell'Africa e dell'Asia.
Attualmente non esiste una sola forma di Cristianesimo. Pur essendo una religione unitaria, perché unita dalla fede in Gesù Cristo, il Cristianesimo si presenta, infatti, suddiviso in quattro grandi gruppi di chiese principali:
le chiese ortodosse (tra le quali si distinguono quelle storicamente riconducibili al patriarcato di Costantinopoli e quelle riconducibili al Patriarcato di Mosca);
la chiesa cattolica (che nella sua origine dipende dalla chiesa di Roma e rappresenta il Cristianesimo latino),
le chiese orientali (come, ad esempio, la chiesa apostolica armena che risale al III secolo e quella copta);
le chiese protestanti nate da una scissione all'interno della chiesa latina all'inizio del XVI secolo.
A partire dall'inizio del XVI secolo, grazie all'espansione delle potenze europee in seguito allo sviluppo della moderna civiltà tecnico-scientifica e industriale, le diverse forme di Cristianesimo si diffusero in tutte parti del mondo. Nei primi decenni del secolo XX si è diffuso, grazie al movimento ecumenico, nelle diverse chiese cristiane separate, l'aspirazione alla riunificazione, che tuttavia incontra difficoltà gravissime, poste le grandi differenze non solo dottrinali ed istituzionali, ma anche culturali, tra le diverse chiese.

Testi sacri
Il testo sacro del Cristianesimo è la Bibbia cristiana composta di due parti: l'Antico e il Nuovo Testamento. L'Antico Testamento è essenzialmente costituito dalle sacre Scritture dell' Ebraismo , che tuttavia il Cristianesimo interpreta in modo molto divergente rispetto all'interpretazione ebraica. Alcune chiese, come quella cattolica e quelle ortodosse, ma non quelle protestanti, inseriscono nell'Antico Testamento anche un certo numero di scritti religiosi ebraici che tuttavia gli Ebrei non considerano rivelati da Dio. Il Nuovo Testamento è, invece, composto da 27 opere tutte composte dai cristiani prevalentemente nel I secolo e.v.. Fra esse sono fondamentali i quattro Vangeli: quello di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni.

Principi fondamentali
Il Cristianesimo è una religione monoteista, come l'Ebraismo da cui è sorto. I cristiani infatti credono che esista un solo Dio. Egli è il creatore dell'universo (che perciò è considerato una cosa buona) e tutto gli è sottomesso. Dio non solo domina il creato, ma anche interviene nella storia e la guida orientandola verso un fine futuro positivo. Dio fa conoscere la sua volontà mediante rivelazioni trasmesse dai profeti i quali provvedono anche a scriverla in libri che costituiscono appunto la Bibbia. Secondo il Cristianesimo, Dio, pur essendo uno solo, possiede tuttavia una dinamica interna che si manifesta in tre persone divine che non sono altro che l'unico Dio. È la dottrina della Trinità che ritiene che l'unico Dio si manifesti nella persona del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.
Di questa dottrina fa parte anche la credenza forse più caratteristica del Cristianesimo, quella della doppia natura, umana e divina, di Cristo: Gesù, pur essendo un uomo vero, nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, era anche veramente Dio. Per secoli i cristiani hanno discusso questa dottrina e molte delle loro divergenze dottrinali possono essere ricondotte alle difficoltà nel mettere d'accordo l'umanità di Gesù Cristo con la sua divinità.
La rivelazione di Dio ha un contenuto essenzialmente morale che si riassume nei Dieci Comandamenti contenuti nell'Antico Testamento. L'adorazione di un solo Dio e l'amore del prossimo sono spesso presentati come la sintesi cristiana di questi precetti. Il Cristianesimo, tuttavia, non incita solo gli uomini ad obbedire alla volontà di Dio spingendoli ad amare il prossimo con tutte le proprie forze. Insiste anche sul principio secondo il quale bisogna invocare da Dio la forza di compiere il bene. Solo la grazia di Dio rende l'uomo capace di compiere veramente il bene. Ma, qual è il ruolo della volontà dell'uomo e quale il ruolo della grazia di Dio? Su questo punto si sono accese spesso divergenze profonde e anche aspre divisioni, come ad esempio nel XVI secolo tra cattolici e protestanti. In genere tutte le forme di Cristianesimo affermano la libertà dell'uomo e la capacità della sua volontà di compiere il bene, ma non sono mancate concezioni pessimistiche sulla effettiva possibilità degli uomini di dominare le inclinazioni malvagie della natura umana.
Il principio dell'unicità di Dio, della bontà della creazione e dell'amore verso tutti gli uomini porta il Cristianesimo all'idea dell'uguaglianza tra tutti gli uomini e tra i sessi, anche se le diverse forme di Cristianesimo nelle diverse epoche hanno spesso accettato (come del resto le altre religioni monoteiste) le disuguaglianze sociali, la stratificazione sociale e la subordinazione della donna.
Cristianesimo > il senso della vita
Lo scopo della vita dell'uomo, secondo il Cristianesimo, è di partecipare alla vita stessa di Dio. L'uomo non termina il suo destino con la sua morte naturale; egli è destinato ad unirsi con Dio dopo la morte in una condizione di felicità eterna. La possibilità di partecipare alla futura vita divina è subordinata ad un giudizio di Dio che riassume tutta l'intera vita di ogni uomo. Il Cristianesimo ha sempre sostenuto che accanto al premio della felicità eterna sussiste anche la possibilità di una condanna eterna da parte di Dio.
fonte: www.tolerance.kataweb.it/ita/IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio207we4


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Messaggio Da INFERNO Mar 29 Lug 2008, 15:48

Induismo
Il termine Induismo è stato creato dagli studiosi europei per classificare la distinzione fra vedismo e brahmanesimo, ma per alcuni la differenziazione fra queste due discipline religiose e l'induismo è praticamente impossibile; nel linguaggio comune con questa parola si indica l'ultima fase del lungo percorso di questa religione. Con questa parola gli europei intendevano racchiudere il «risultato non dello sviluppo spirituale di un popolo, ma di una poderosa mescolanza di razze; sistema religios-sociale indiano, autoctono, costituitosi dal brahamanesimo con progressive accettazioni di elementi originali non brahamanici e già sin dalla controriforma buddhista, vi aderisce la maggioranza della popolazione dell'India moderna. Esso abbraccia tutti i riti, gli usi religiosi, le concezioni, tradizioni e mitologie che hanno ricevuto la loro sanzione direttamente o indirettamente attraverso le sacre scritture e le prescrizioni dei Brahmani.»; ancora, H. von Stietecon afferma che «con induismo si intende non una religione, ma un collettivo di religioni, collegate fra loro da un comune spazio geografico con la sua storia e dalle condizioni socio-economiche e relazioni culturali sviluppatesi in esso». Lo sfondo comune che consente questa unità nelle differenze è la religione vedica e il sanscrito un patrimonio di credenze e liturgie proprie degli Arii, quella popolazione che si stanziò in India nel II millennio a.C.
La parola «hindu», con la quale si definscono gli adepti di tale religione, deriva dal persiano, e fu usata inizialmente dai musulmani penetrati nel subcontinente per indicarne gli abitanti, riferendosi in particolare a coloro che abitavano nella regione dell'Indo, e solo successivamente si rivelò una connotazione religiosa per indicare coloro che non si erano convertiti all'islamismo, mentre per quel che riguarda gli Europei, è dal XVI sec. che usano questo termine, dal quale è derivato presto "induismo".
La più antica forma religiosa indiana è senza dubbio un politeismo di tipo naturalistico, che col tempo viene a modificarsi in enoteismo, ed acquisiscono molto valore i sacrifici; è anche per questa caratteristica che questo culto si potrebbe dire "ricettivo", perché facilmente ingloba nuovi elementi senza scomporsi: si passa dall'animismo alle speculazioni filosofiche più profonde, e in questa stessa ottica va letto il passaggio dal Vedismo al Brahmanesimo. Fra le figure di rilievo, si distingue il brahmino, il sacerdote, e massimo eminente della classe castale, che ha fra i suoi compiti quello di istruire gli uomini e dare loro la via per la salute suprema.
Nel Rig-Veda viene a formarsi quello che si definisce panteismo: dal grande quesito su come è stato creato l'universo, chi sia stato a farlo ecc. si arriva all'abbraccio di tutto il creato atto a specchiare nel microcosmo il macrocosmo. Questo politeismo nacque al di fuori della casta sacerdotale, ma ben presto venne da essa assimilato. Il fine dell'uomo è quindi quello di raggiungere il Brahaman-Atman (anima universale), e il mondo gli si prostra pieno di dolori: è proprio da qui che nascono 6 scuole ortodosse e 10 eterodosse (queste ultime per opera del filosofo Madhavacarya nel suo compendio di tutti is sistemi filosofici).
Il Brahmanesimo, che è incluso insieme al Visnuismo e al Shivaismo nell'Induismo (anche se il Brahmanesimo è nato prima dell'Induismo), si può dire l'unica religione dell'India, che risorse col tempo, e tuttora impera in quella forma che gli Europei chiamano «Induismo». In questa dottrina si ha la concezione di una divinità tre volte creatrice (Trimurti, «di tre corpi»): Brahama, Visnu, Siva . Le tre divinità ebbero però come maggior ponente Brahma, che era il divino in senso più pieno e puro; successivamente Brahma finì per identificarsi in uno o nell'altro dei due membri della triade, diventando così una diade, tanto che poi si ebbe una visione unitaria con l'unificazione ulteriore di Visnu con le due divinità che si erano fuse in precedenza: si arrivo quindi a chiamarli Hari-Hara: come è facile notare, alla fine si ebbe una tendenza monoteistica.
Questi i caratteri salienti dell'induismo: si ha una radicale modifica del pantheon mitologico del brahmanesimo, c'è un nuovo indirizzo dell'esperienza mitologica e una grande varietà di sette. Oltre alle sette si crearono poi culti locali: in India c'è sempre stata, e c'è finora, una grande libertà di culto. Lo spirito e la materia sono distinti perché il primo è eterno, mentre la seconda è mutevole: così l'anima è costretta a trasmigrare in continuo finché si sia purificata, e ciò può avvenire in due modi: con una vita ascetica e contemplativa o uniformandosi a un rigido ideale etico: solo così personificata può darsi al dio Visnu per l'eternità. Dalla Bhgavadgita conosciamo la divinità Visnu-Krsna, ovvero la personificazione umana in Krsna di Visnu che si presenta, e poi si rivela, alla fine del canto incluso nel Mahabharata: già il suo duplice nome, Visnu-Krsna, mostra che questa divinità ha prima una derivazione popolare più che brahmanico. Ma sempre questa divinità ci dà l'esempio di quante suddivisioni esistano nell'induismo: tantissime sette di ognuno dei tre dei della triade. Poiché si era giunti ad un numero vastissimo, si provvedette nel XI sec. con un riordino, e la creazione quindi di 4 scuole. Così Visnu si occupa del governo delle anime e della materia e predispone quali si salveranno, quali dovranno trasmigrare, quali saranno dannate. Ve n'è un'altra delle numerose del visnuismo che è rappresentata da coloro i quali adorano Rama, grande personaggio indiano di cui si parla nel Ramayana. Rama era l'incarnazione del dio Visnu.
La preghiera, i digiuni, i riti trasformano decisamente l'esistenza individuale; la preghiera mentale e vocale è basata sulla ripetizione di formule dette mantra ripetute su "rosari" o cantate in forma litanica. Il culto provato, che si svolge principalmente al tramonto (samdhyà, congiunzione fra giorno e notte), comprende oltre all'abluione del corpo una serie di preghiere, tra le quali la più famosa è la gàyàtrì, invocazione al dio savitar.

Il Sivaismo è un'altra delle suddivisioni induistiche: si definisce come culto più arisotcratico, in quanto maggiormente praticato dai brahmini, tanto che si definisce quasi «religione professionale dei brahmani e degli uomini di lettere». In questa dottrina l'anima e la materia sono separate da Dio, come un animale legato da lacci (la materia) che gli impedisce di raggiungere il suo padrone (il Dio). Secondo alcuni l'uomo è destinato alla sua fortuna spirituale , per altri ne è l'autore. Anche nello sivaismo hanno molto peso le pratiche ascetiche. Come ben noto, nell'induismo hanno particolare rilievo anche le figure divine femminili: nel sivaismo si adora la sakti (forza) di Shiva, che però era venerato anche come figura femminile, concependola cioè come moglie della divinità, e in seguito si arrivò ad adorare Siva solo come figura femminile: proprio per questo nacquero i Tantra, testi canonici che celebravano la sakti creandola, mantenendola e distruggendola. Presto ne derivò anche un significato erotico-sessuale: in teoria deve accompagnarsi alla purezza di spirito, alla soppressione del desiderio, a un distacco assoluto da ogni cosa materiale, ma nelle pratica le deviazioni orgiastiche furono inevitabili.

Attualmente gli Induisti sono la terza comunità religiosa mondiale, dopo i cristiani e gli islamici, rappresentando il 13% circa della popolazione; la quasi totalità degli Induisti (99%) vive nell'Asia meridionale, particolarmente in India. A seguito di emigrazioni, si è diffuso anche in Asia, ha dato luogo a forme significative di sincretismo a , con presenze anche in Cina, mentre in Europa è conosciuto più per la diffusione di movimenti, come Hare-Krishna, meditazione trascendentale ecc.

- fonte: www.geocites.com/indjan/IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio207we4
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Messaggio Da INFERNO Mer 30 Lug 2008, 00:42

http://www.riflessioni.it/enciclopedia/scintois.htm
Scintoismo
Lo scintoismo è strettamente legato alla storia del Giappone e si basa sul culto degli antenati e della natura. Si afferma che chi professa lo scintoismo è comunemente anche buddhista. Nel 1946 l’imperatore Hirohito rinunciò alla pretesa di essere una divinità scintoista e nel 1947 si annunciò la libertà di religione.
Lo scintoismo è la religione nazionale del Giappone. Culto politeista, lo scintoismo (dal giapponese shito, “la via degli dei”) venera un cosiddetto pantheon di kami (“dei” o “spiriti”) che comprende varie classi di divinità, tra le quali gli dei locali, i fenomeni naturali, gli esseri viventi (considerati depositari di una forza vitale e spirituale) e gli antenati nobili deificati, l’imperatore. Vengono fatte offerte di riso e sakè, pesce, frutta, verdura, che caratterizzano la cerimonie più importanti connesse a cicli stagionali. Lo scintoismo sottolinea l’importanza della purezza rituale e non possiede una gerarchia.
fonte: www.alphabeto.itIL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio207we4
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Messaggio Da INFERNO Mer 30 Lug 2008, 01:29

IL TRUCCO SPETTACOLARE DI CRISS ANGEL

MA NELLA VITA, NON OCCORRE STUPIRE GLI ALTRI CON ARTEFICI, BASTA SOLO ESSERE SE STESSI (NEL LIMITE ELASTICO DEL POSSIBILE) E QUINDI NEMMENO C'E' BISOGNO DI PERSEGUIRE UNA NUOVA ETA' DELL'ANIMA PER ESSERE SEMPRE GREEN > IL ME STESSO, E' CIO' CHE RIMANE NATURALMENTE INALTERATO DEL NOSTRO CUORE PULSANTE


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Messaggio Da INFERNO Mer 30 Lug 2008, 01:36

Pagani New Age
Il movimento newage ha prodotto come effetto collaterale tutta una serie di paganesimi moderni, in genere ispirati ad un mix di credenze esotiche provenienti da Africa, America latina, estremo oriente, Australia. V'è la pretesa di un ritorno al primitivismo culturale che dovrebbe, a dir loro, segnare il ritorno di un'età dell'oro attraverso la riscoperta della spiritualità delle popolazioni primitive. Si tratta di gruppi cangianti e spesso legati a trend momentanei, per cui non è semplice uno studio sistematico.
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http://it.wikipedia.org/wiki/New_Age
New Age come educazione = nuova era
Secondo alcuni new ager, i cristalli di quarzo (e i cristalli in generale) hanno proprietà mistiche
Il New Age si può definire come una rete vagamente connessa di ricercatori e gruppi spirituali (o scuole), di maestri e terapeuti (a volte chiamati guru, guaritori o semplicemente "facilitatori" o "counselor") e altre figure analoghe (talvolta detti new agers). Caratteristica distintiva dell'odierna New Age è che ogni individuo, essendo di origine divina, è chiamato a costruirsi un proprio cammino spirituale di risveglio (o di "ritorno a Casa"), riferendosi eventualmente al patrimonio universale proveniente da ogni tradizione mistica e religiosa, inclusi lo sciamanesimo, il neopaganesimo, la cabala e l'occultismo, ma soprattutto basandosi sulla propria esperienza interiore e sul proprio discernimento e sentire intuitivo. Anche l'aiuto che può essere fornito al proposito da guide, angeli, guru o maestri è soggetto a questa restrizione, che quindi è diventata nel tempo una vera e propria regola d'oro per vagliare messaggi e messaggeri di qualsivoglia provenienza. Il termine New Age è anche ampiamente e ufficialmente utilizzato per riferirsi al segmento di mercato in cui si vendono beni e servizi "alternativi" connessi alla nuova visione del mondo.
Storia
Il nome "New Age" iniziò a essere diffuso dai mass media statunitensi nei tardi anni ottanta, per descrive le forme di controcultura spirituale interessate a pratiche disparate come la meditazione, il channeling, la reincarnazione, la cristalloterapia, la medicina olistica, l'ambientalismo, e numerosi "misteri" di difficile interpretazione come gli UFO o i cerchi nel grano.
Questa corrente di pensiero esisteva certamente già dagli anni settanta, e probabilmente deriva almeno in parte dalla controcultura degli anni sessanta. Le generazioni precedenti erano già arrivate a interessarsi ad alcuni (ma non a tutti) gli elementi principali del "sistema di sistemi di credenze" (o paradigma) della New Age, per esempio a pratiche come lo spiritualismo, la teosofia, l'antroposofia o la medicina alternativa. A loro volta, queste dottrine hanno radici nel trascendentalismo, nel mesmerismo, nello swedenborgianismo, nella tradizione rosacrociana e in altre tradizioni esoteriche occidentali (per esempio astrologia, magia, alchimia e cabala).
Ricordiamo che, proprio la generazione dei tardi anni sessanta volse lo sguardo verso l'oriente e abbracciò tecniche, riti, usi religiosi e pensieri filosofici orientali, sospinta anche dal desiderio di rompere gli schemi politico-sociali-culturali-religiosi contemporanei.
Nel mondo di lingua inglese, una delle origini della New Age si può certamente trovare nel lavoro del medium Edgar Cayce, da cui trae origine il termine stesso di channeling (o channelling, considerato comunemente nella New Age come uno dei mezzi più significativi per mettersi in contatto con esseri di altre dimensioni). L'espressione New Age (o l'analoga locuzione New Era) potrebbe derivare dagli scritti della neo teosofista britannica Alice Bailey. La Findhorn Foundation, fondata nella Scozia del Nord nel 1962, fu una delle prime comunità esplicitamente New Age. Alcuni studiosi, tra i quali Cecilia Gatto Trocchi hanno individuato nel santuario di Esalen, situato a metà strada fra San Francisco e Los Angeles, il primo centro New Age fondato negli anni settanta. In Russia il movimento è stato molto influenzato dall'eredità dei teosofi Nicholas Roerich e Helena Roerich. Un altro ex teosofo, Rudolf Steiner (poi fondatore del movimento antroposofico), è un punto di riferimento della New Age. In Brasile fonti analoghe si possono rintracciare nel pedagogista francese Allan Kardec che codificò lo spiritismo, o nelle tradizioni folcloristiche africane di Candomblé e Umbanda.
Fra gli eventi che maggiormente hanno contribuito a fornire visibilità al fenomeno della New Age, si devono certamente citare la manifestazione Harmonic Convergence ("convergenza armonica", a volte indicata brevemente col riferimento alle sincronicità delle ricorrenze numeriche dell' "11:11"), organizzata da Jose Arguelles a Sedona (Arizona) nel 1987 e la miniserie televisiva Out on a Limb di Shirley MacLaine (ancora 1987) che, tratta dall'omonimo bestseller che la MacLaine aveva scritto, è un racconto autobiografico delle esplorazioni spirituali dell'autrice. Curiosamente, in quell'anno si dice che si sia avverata una profezia dei nativi americani Hopi, la nascita di un bisonte bianco che avrebbe dovuto portare, secondo la leggenda, un aumento del livello di consapevolezza dell'umanità. Come alcuni hanno fatto notare, quello stesso anno fu firmato un trattato fra USA e URSS per l'eliminazione di missili nucleari a media gittata, e iniziò il processo che avrebbe portato, due anni più tardi, al crollo del Muro di Berlino.
Altri eventi che ebbero vasta eco furono le dichiarazioni sorprendenti dei primi channeler, come Jane Roberts (che parlava in nome di una entità chiamata Seth) e J.Z. Knight (per Ramtha). Fra i libri che più hanno influenzato la nascita e lo sviluppo del movimento New Age vanno infine ricordati Un corso in miracoli (A Course in Miracles, Helen Schucman), La profezia di Celestino (The Celestine Prophecy, James Redfield), E venne chiamata Due Cuori (Mutant Down Under, Marlo Morgan), la serie di scritti Conversazioni con Dio (Conversations with God, Neale Donald Walsch) e i messaggi di Kryon. Correlata alla New Age è anche l'opera di Carlos Castaneda, da A scuola dallo stregone (The teachings of don Juan) in poi.
Il problema di quali elementi culturali contemporanei debbano essere inclusi nella New Age è controverso. Il channeling ha evidentemente molti punti in comune con le pratiche medianiche spiritualiste. Movimenti spirituali come il neopaganesimo e la psicologia transpersonale sono parzialmente sovrapposti con la New Age. Alcuni gruppi preferiscono prendere le distanze dalle possibili connotazioni negative dell'etichetta "New Age", come a esempio la commercializzazione di prodotti e servizi.
Personaggi chiave del movimento del Nuovo Pensiero, come Ernest Holmes, condividono alcune linee generali della filosofia New Age pur insistendo per un approccio più scientifico, e disdegnano di prendere in considerazione i temi della reincarnazione, della magia, il channeling eccetera. Anche scienziati e pensatori come Fritjof Capra hanno cercato di creare i presupposti culturali per un cambiamento di paradigma della scienza con l'assimilazione di concetti come la medicina olistica, l'ecologia della mente di Gregory Bateson, o i rapporti fra taoismo e meccanica quantistica, evitando però accuratamente di essere in qualche modo assimilati alla New Age vera e propria (tra costoro si può includere anche il fisico italiano Fabrizio Coppola).
Vi sono stati anche tentativi di presentare la New Age come movimento sociopolitico; si può citare, per esempio, la "New Age Politics" di Mark Satin (seconda metà degli anni settanta), il pensiero di Theodore Roszak e la "Cospirazione dell'Acquario" di Marilyn Ferguson.
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Messaggio Da INFERNO Gio 28 Ago 2008, 22:34

UN BUON ANGOLO PER TUTTI
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Messaggio Da INFERNO Gio 28 Ago 2008, 22:57

IL SUTRA DEL LOTO:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sutra_del_Loto
http://ilsemedelfiorediloto.spaces.live.com/default.aspx?wa=wsignin1.0
http://www.diogenemagazine.com/index.php?option=com_content&task=view&id=133&Itemid=29
un grande sito: http://buddhismo.netsons.org/index.php?lng=it&mes=17

Per alcune tradizioni Mahāyāna il Sutra del Loto riporterebbe alcuni insegnamenti profondi del Buddha Sakyamuni trasmessi solo ad alcuni discepoli, e tale affermazione è presente nello stesso sutra. Secondo una leggenda, sempre Mahayana, i suoi contenuti, di un livello superiore rispetto agli Agama-Nikaya delle scuole del Buddhismo dei Nikaya, non potevano essere compresi al tempo del Buddha Sakyamuni, perciò esso fu custodito per cinquecento anni nel regno dei Naga, e quindi reintrodotto nel mondo di Saha, il nostro mondo, nei primi secoli della nostra era.

Dottrina
Immagine del Buddha Shakyamuni.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Buddhann5


Esporre la dottrina veicolata dal Sutra del Loto è compito arduo. Fin dalla sua prima apparizione esso ha svolto più funzioni. Nel corso dei secoli ha veicolato delle credenze importanti per le comunità buddhiste dell'Asia centrale e, soprattutto, dell'Asia estremo orientale. In Cina, è il sutra fondamentale della scuola Tiantai, dove lo stesso fondatore, Zhiyi, ha prodotto al riguardo di questo sutra più opere esegetiche. In Giappone, riveste questo ruolo nelle scuole del Buddhismo Tendai e del Buddhismo Nichiren. Lo stesso Dogen Zenji, fondatore giapponese della scuola Zen Soto ebbe a dichiarare nella sua opera fondamentale, lo Shobogenzo: «Il Sutra del Loto è il re dei sutra: riconoscetelo come il vostro grande maestro. Comparato a questo sutra tutti gli altri si pongono soltanto come suoi contenuti, perché esso soltanto esprime la Verità ultima. Gli altri presentano soltanto insegnamenti provvisori, non le vere intenzioni del Buddha». [6] Lo stesso monaco Zen italiano e fondatore del monastero Fudenji, Fausto Taiten Guareschi affermò, alcuni anni fa, che lo stesso: «Shobogenzo sembra un commento al Sutra del Loto». [7] Gli studiosi contemporanei si sono prodigati in molteplici analisi testuali per spiegare il grande successo rivestito in Oriente da questo sutra. Gene Reeves rileva come, a differenza dei trattati dottrinali, le 'storie' rappresentate nel Sutra del Loto «incarnano gli insegnamenti e, per così dire, danno umanità ad essi in un modo in cui i principi astratti non possono fare. Se si intende comprendere questo Sutra completamente, occorre studiare attentamente le sue storie. Così diverrà possibile vedere che l’uso esteso delle storie è una sorta di affermazione del concreto. Le storie – sembra voler dire il Sutra – sono importanti incarnazioni del Dharma tanto quanto ogni affermazione astratta. Esse raccontano di azioni che danno corpo al Dharma. È in tali azioni, che in questo Sutra sono considerate pratiche bodhisattviche, che il Dharma è più concretamente incarnato e pertanto più prezioso e più reale». [8] E, ancora più avanti, sempre Reeves: «L’intera ambientazione del Sutra del Loto è sovrannaturale; in esso, dal primo capitolo all’ultimo, non c’è nulla che pretenda di essere storico. Ma, mentre in altri contesti le storie miracolose possono essere state usate per affermare in questo mondo qualche potere extramondano, la loro funzione nel Sutra del Loto è piuttosto diversa. Ciò è in parte dovuto, io ritengo, al fatto che l’intera ambientazione del Sutra è sovrannaturale. Nella Bibbia, per esempio, i miracoli hanno luogo nella Storia, essi compaiono all’interno di un resoconto storico. Ma nel Sutra del Loto, sebbene ci siano brevi riferimenti agli eventi storici, il lettore comprende fin dall’inizio che i miracoli hanno luogo all’interno di un racconto. E tali racconti sono degli espedienti, degli abili mezzi, per impartire insegnamenti. Non hanno la pretesa di essere dei resoconti storici». Quindi il Sutra del Loto sarebbe un compendio di insegnamenti espresso per mezzo di storie fantastiche tese non solo a comunicare una serie di dottrine, quanto piuttosto a 'rivelare' al lettore una diversa interpretazione del mondo. È evidente che nel Sutra del Loto ci siano dei continui richiami polemici contro le scuole dello Śrāvakayāna (o Hinayana) ma è altrettanto evidente che, a differenza di altri sutra Mahayana successivi, secondo questo sutra anche gli sravaka e i pratyekabuddha, ovvero i seguaci del Buddhismo dei Nikaya, raggiungeranno il pieno "risveglio" (anuttara-samyak-sambodhi), la piena "buddhità" (buddhata o tathagatagarbha), in quanto stanno già operando come dei Buddha. Ciò avviene per una concezione radicalmente olistica (olismo) e omnicentrica della realtà richiamata costantemente in tutto il Sutra. Tradizionalmente sono due i capitoli considerati centrali in questo sutra: il capitolo II, l' Upayakausalaya, e il capitolo XVI (XV nella traduzione di Kumarajiva) il Tathagathasupramana, che peraltro risultano tra le parti più antiche dello stesso sutra. Nel capitolo II, il Buddha Shakyamuni dichiara a Shariputra che la profonda dottrina dei Buddha può essere compresa solo dai Buddha. Che per insegnare tale dottrina i Buddha si avvalgono quindi di mezzi abili (upaya) e che tali mezzi si esplicitano in più vie di salvezza (che comprendono quelle degli sravaka, dei pratyekabuddha e dei bodhisattva), ma che la via rimane sempre una ed è il Buddhaekayana (il veicolo unico del Buddha). Dietro l'insistenza di Shariputra il Buddha espone il Dharma descrivendo semplicemente la realtà per come essa è (attraverso le sue dieci 'talità', sans. tathata, cin. rushi giapp. nyoze). La via da percorrere, la via dei Buddha, per il II capitolo del Sutra del Loto non offre quindi verità segrete ma la realtà semplicemente come essa è e che va accettata e compresa durante la propria vita, senza ricorrere ad opinioni (ditthi) peraltro già criticate dal Buddha Shakyamuni negli agama-nikaya. Secondo le scuole sino-giapponesi che fanno riferimento a questo Sutra, ciò significa imparare ad incrociare la propria esistenza (Realtà convenzionale di essere sofferente) con la Realtà assoluta (che di per sé contiene ogni cosa, compresa la sofferenza, ed è per questo inesprimibile), solo per mezzo di questo incontro, che si realizza con le pratiche meditative (lo zhiguan/shikan delle scuole Tiantai e Tendai) o la recitazione del daimoku (per il Buddhismo Nichiren), che si può raggiungere la "Verità ultima" la quale, essendo "ultima", deve necessariamente comprendere sia la "Verità assoluta" che quella "convenzionale" (individuale e mondana). Nel XVI capitolo il Buddha Sakyamuni dichiara che egli non è morto ma, come Tathagata (manifestazione del Buddha), è sempre esistito e sempre esisterà. Questo insegnamento è un richiamo all'olismo radicale proprio del Buddhismo Mahayana, dove la soggettività (propria della "Verità convenzionale") acquisisce un diverso singificato quando incontra l'insegnamento della vacuità (sunyata, proprio della "Verità assoluta"). Tutti gli esseri hanno la natura di Buddha (buddhata o tathagatagarbha) e operano per "realizzare" questa natura, e tutti la "realizzeranno" (cap. XX del Sutra del Loto). Il Buddha è quindi sempre esistito e sempre esisterà.

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Fiordiloto2qk4
I TESTI DEL SUTRA DEL LOTO IN ITALIANO:
http://www.nichirenshueuropa.com/pratica.html
ALCUNI SIGNIFICATI:
http://www.sgi-italia.org/buddismo/sdl.html
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Messaggio Da INFERNO Gio 28 Ago 2008, 23:54

Buddhismo Mahayana ALIAS IL GRANDE VEICOLO:
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Mahayana
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Buddhisthn7
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Messaggio Da INFERNO Ven 29 Ago 2008, 00:04

IL GRANDE VEICOLO CHE CI PORTA A CONOSCERE NOI STESSI, E' LA CONSAPEVOLEZZA RAGGIUNTA CHE TUTTO E' GIA' DENTRO DI NOI DA SEMPRE > LA MEDITAZIONE, VEICOLA E FLUIDIFICA QUESTO NOBILE OBIETTIVO
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Grandeveicolohm8IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio333ii7IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio334ya2
IL GRANDE VEICOLO INTERIORE DEVE SPIANARE TUTTI I NOSTRI DUBBI > UNA GRANDE ILLUMINAZIONE NASCE DA UN GRANDE DUBBIO:
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio335at7IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio336bk4IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Soffio337nm1IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Schiacciasassilp2
http://appuntinovalis.blogspot.com/2006/12/la-storia-del-budda.html
Le differenze tra le tradizioni Hinayana e Mahayana
Mahayana significa "grande veicolo" mentre Hinayana significa "piccolo veicolo", termine che in origine aveva un senso dispregiativo. «Nell'India del I secolo d.C., periodo in cui probabilmente il Sutra del Loto fu scritto, le differenti scuole del Buddismo hinayana ritenevano di essere depositarie dell'ortodossia buddista e questo, oltre a caratterizzarle per una certa chiusura, le aveva rese autoritarie e distaccate dalla gente comune. In controtendenza a un tale senso di cose si verificò l'emergere di un movimento di laici che manifestavano la propria fede nel Budda innalzando e venerando stupa a lui dedicati. La fede spingeva questi credenti laici a cercare di stabilire un contatto diretto con il Budda senza l'intermediazione dei monaci. Fu così che ebbe origine il movimento mahayana, riflesso nelle scritture compilate a quel tempo, come i sutra della Saggezza, il Sutra della Ghirlanda di fiori e il Sutra del Loto. Le scuole hinayana criticavano il nuovo movimento mahayana sostenendo che i suoi testi erano creazioni arbitrarie che non corrispondevano all'insegnamento del Budda» (tratto da Daisaku Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, Mondadori, vol. I, pag. 40
Per chiarire ulteriormente le posizioni delle due tradizioni è opportuno sottolineare la differente concezione del Budda: per le scuole hinayana il Budda è quello storico, ma allo stesso tempo una figura unica e irraggiungibile, mentre nel movimento mahayana la figura del Budda è sfrondata dai suoi elementi umani ed è cristallizzata nella condizione vitale di Buddità, un potenziale presente nella vita universale e in quella degli esseri umani. Attualmente la sola tradizione hinayana sopravvissuta è la Theravada (la dottrina degli anziani) presente in Sri Lanka, Laos, Cambogia e Thailandia.
http://www.geocities.com/m_pignata/dharma/hinayanamahayana.html
HlNAYANA E MAHAYANA
Il Buddhismo dei primordi o Hinayana (Piccolo Veicolo) generalmente seguì gli insegnamenti del Buddha e dei suoi primi discepoli, e pertanto diede maggior importanza ad una vita morale piuttosto che allo studio, alla speculazione intellettuale o ai riti; ma il sorgere del Mahayana (Grande Veicolo) diede al Buddhismo un pantheon ed una mitologia vari e fantastici quanto quelli dell'Induismo, e lo tramutò in una sorta di religione. La nascita del Mahayana è connessa con la conversione al Buddhismo dei Kushana e di altre tribù che invasero l'India e vi si stabilirono. Molte delle loro credenze e pratiche furono assorbite dal Buddhismo ed arricchirono la sua mitologia.
I BUDDHA
Siddharta Gautama, il Buddha, aveva dichiarato che egli non era il solo Buddha, ma che diversi Buddha o esseri illuminati avevano fatto conoscere la Legge al mondo prima di lui e che altri lo avrebbero fatto dopo il suo Parinirvana (Suprema Estinzione). Egli non menzionò l'esatto numero dei Buddha, ma dal tempo del Terzo Concilio buddhista tenuto nel 243 a.C. a Pataliputra sotto gli auspici dell'imperatore Ashoka, la Chiesa Buddhista ha dichiarato che i Buddha che precedettero Gautama furono ventiquattro. Un buon numero di dettagli riguardo al loro luogo di nascita, statura, alberi sotto i quali essi ottennero l'illuminazione ecc., si trovano nelle scritture in lingua pali. I loro nomi sono: Dipankara, Kaundinya, Mangala, Sumanas, Raivata, Sobhita, Anavamadarsin, Padma, Narada, Padmottara, Sumedha, Sujata, Priyadarsin, Arthadarsin, Dharmadarsin, Siddhartha, Tishya, Pushya, Vipasyin, Sikhin, Visvabhu, Krakucchanda, Kanakamuni o Konagamana, e Kasyapa.

Gli ultimi cinque si crede siano apparsi nel presente kalpa o eone. Essi, insieme a Gautama il Buddha ed a Maitreya, costituiscono i Sette Buddha del corrente kalpa. L'idea ha una stretta analogia con i Sette Manu della tradizione hindù.

Mentre la concezione Hinayana si ferma qui, il Mahayana porta l'idea più oltre. Secondo la concezione del Mahayana i Buddha non sono 24 o 28, ma innumerevoli. Cinque tra di essi, noti come Dhyani Buddha, sono i piu' importanti. Essi sono in effetti le forme meditative (dhyani) degli ultimi Buddha umani del corrente kalpa, e sono conosciuti come Vairocana (Dhyani Buddha di Krakucchanda), Akshobhya (D.B. di Kanakamuni), Ratna Sambhava (di Kasyapa), Amitabha (di Gautama.) e Amogha Siddhi (di Maitreya). Al di sopra di tutti questi Dhyani Buddha vi è l'Adi Buddha o Buddha Primordiale che è più o meno identico al Supremo Essere dei brahmani.

Influenze tantriche investirono i Dhyani Buddha affiancando loro la personificazione della loro forza (shakti) a mo' di sposa. Lo stesso Adi Buddha ha la sua shakti nella figura della Prajnaparamita (Conoscenza Trascendentale) e tutto ciò che esiste si crede sia emanato dall'unione dei due.
I BODHISATTVA
Un aspetto distintivo del Buddhismo Mahayana rispetto a quello Hinayana è il culto dei Bodhisattva. Essi sono una specie di dei della pietà e della compassione con loro paradisi nei quali ammettono i loro devoti prima che essi si dissolvano nel Nirvana. La vecchia scuola, rivolgendosi ad una élite "spirituale", per il conseguimento del Nirvana confidava più sullo sforzo individuale, che su di un aiuto esterno. Il buddhismo popolare trovò l'ideale troppo elevato per le deboli forze della generalità degli uomini ed il Mahayana corse al soccorso dell'umanità fornendo un pantheon di Bodhisattva sempre pronti a soccorrere creature sofferenti, vogliosi di dare ascolto alle loro suppliche e pronti a esaudire le preghiere. Gautama, prima di nascere nel ventre di Mahamaya, fu un Bodhisattva, un Essere di Illuminazione, un futuro Buddha. Egli conseguì tale posizione in virtù d'un voto fatto per ottenere l'illuminazione e divenire un Illuminato. Da allora egli ebbe numerose rinascite in ciascuna delle quali egli fece di tutto per soccorrere le creature sofferenti. Per i meriti accumulati in queste virtuose imprese egli fu infine trasferito nel cieloTusita dove fu il Bodhisattva regnante fino a che giunse il tempo di apparire sulla terra per l'ultima nascita come Gautama. E quando scese sulla terra egli designò Maitreya quale suo successore nel cielo Tusita. Maitreya scenderà, a sua volta, sulla terra allorchè la dottrina insegnata da Gautama cadrà nell'oblio, il che accadrà esattamente 5000 anni dopo la morte fisica di Gautama Buddha.

Maitreya (in pali, Metteya) è l'unico Bodhisattva che lo Hinayana riconosca. Ma nel Mahayana i Bodhisattva, come i Buddha, sono innumerevoli. In effetti ogni creatura è un Bodhisattva potenziale se egli od ella, consapevolmente o inconsapevolmente, tende al Nirvana. Il Bodhisattva propriamente detto è tuttavia uno che ha dedicato la propria vita ad alleviare le sofferenze del mondo. I più importanti fra di loro sono comunque quelli che hanno rifiutato l'Illuminazione e l'inazione o l'annichilazione che essa implica, per aiutare e salvare le creature sofferenti, anche quelle destinate agli inferni (che tuttavia non sono eterni). A questo proposito la David-Neel, che non è l'ultima venuta, osserva che "considerata alla luce degli insegnamenti fondamentali del Buddhismo, la credenza nella possibilità di rinunciare al Nirvana è una assurdità. ... Colui che è giunto a conoscere, a sapere, non può cessare di conoscere, di sapere. ... Il Bodhisattva in marcia verso la liberazione suprema (mahaparinirvana), pratica la carità fino allo stadio estremo, ma è entrato, in spirito, nell'al di là della carità, poiché la carità ordinaria comporta l'idea che ci sia uno che dona ed un altro che riceve, e ciò contraddice la dottrina dell'illusoria esistenza di un ego. ... Per un Bodhisattva non esiste più né "io" né "mio", né altri esseri completamente distinti da lui." E questi "ragionamenti" dell 'intelletto discorsivo dimostrano ancora una volta come sia impossibile percepire la Verità coll'ingannevole mediazione di quelli dei nostri sensi che consideriamo più elevati e "nobili".

Sebbene i Bodhisattva siano innumerevoli, i più importanti sono cinque. Questi sono emanazioni dei 5 Dhyani Buddha e la principale loro funzione è quella di sovraintendere la religione durante gli intervalli tra un Buddha umano e l'altro. I nomi di questi Bodhisattva sono: (1) Samanta Bhadra, (2) Vajrapani, (3) Ratnapani, (4) Avalokiteshvara o Padmapani e (5) Vishvapani, emanazioni di Vairocana, Akshobhya, Ratna Sambhava, Amitabha ed Amogha Siddhi rispettivamente.

Il Buddhismo Mahayana ha così 5 triadi, ognuna consistente in un Dhyani Buddha, un Dhyani Bodhisattva ed un Buddha umano. Delle cinque la più importante è la triade Amitabha, Avalokiteshvara e Gautama che è quella della nostra epoca. Avalokiteshvara occupa un posto unico nel Buddhismo teistico di tutti i Paesi Mahayanici ed in Cina egli ha subito una completa trasformazione ed è onorato come Kwan Yin (Guanyin), in Giappone come Kwannon, entrambe dee della misericordia .


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Messaggio Da INFERNO Ven 29 Ago 2008, 00:30

ANCHE L'ENERGIA PROVENIENTE DA UNA NOSTRA RISPOSTA RITROVATA, PUO' FARCI PERFINO BALLARE CON UN DISCO INFERNALE:

TUTTO PUO' PIACERE, BASTA CONOSCERE A FONDO QUEL TUTTO > IL FATTO CHE CI PIACCIANO UNA MOLTITUDINE DI COSE ANCHE TOTALMENTE DIVERSE, E' PURE POSSIBILE CHE SIA UN RISULTATO MIXATO E PROVENIENTE DA ESPERIENZE DI VITE PASSATE, CON LA RICERCA ATTUALE DI NUOVE CURIOSITA' E DIMENSIONI ESISTENZIALI DA SPERIMENTARE A FONDO PER ALIMENTARE LA NOSTRA CONSAPEVOLEZZA GENERALE IN RELAZIONE ALLA CONOSCENZA EMPIRICA QUANTO INDUTTIVA OTTENUTA OD OTTENIBILE > OCCORRE ALIMENTARE LA CRESCITA CON STIMOLI SEMPRE NUOVI, QUANTO APRIORISTICAMENTE E VELLEITARIAMENTE DAL SAPORE PROVOCATORIAMENTE RIVOLUZIONARIO > RINNOVARSI PER RINNOVARE E MIGLIORARE IL PREESISTENTE > LA SORPRESA DEVE SORPRENDERCI, ANCOR PRIMA CHE ARRIVI AGLI ALTRI > SECONDO ALCUNI, QUESTE PAROLE SONO SOLO CHIACCHIERE SENZA CONSTRUTTO CHE NULLA HANNO A CHE VEDERE CON GLI INSEGNAMENTI SCOLASTICI, SENZA PERO' CAPIRE CHE GLI INSEGNAMENTI SONO SOLO IL FRUTTO DI ESPERIENZE E DI PERCORSI DI ALTRI CHE NON POSSIAMO CALZARE ALLA CIECA SENZA SAPERE IL NUMERO DI TAGLIA DI QUELLE SCARPE GENTILMENTE OFFERTE A NOI > I PIEDI SONO I NOSTRI ED ESIGONO SCARPE COMODE SU MISURA, SE VOGLIAMO FARE UN PERCORSO (CORTO O LUNGO CHE SIA) > MIO PADRE (EX OPERAIO IN PENSIONE), ESTREMIZZANDO SCHERZOSAMENTE MI DICE ANCORA: "il giro lungo non è mai corto", CON L'OFFERTA DELLA CONSAPEVOLEZZA CHE BISOGNI METTERSI NELL'ORDINE DELLE IDEE CHE OCCORRA CALMA E PAZIENZA IN TUTTE LE COSE PER RAGGIUNGERLE CON SICUREZZA ED AUSPICATA COMODITA', CIOE' PRIVE DI TENSIONI, DI ANSIE, DI PAURE ED ANGOSCE > LA RICERCA DI NUOVE STRADE SU MISURA PER NOI, DEVE PERO' RIMANERE INCESSANTE > I PERICOLI, SI POSSONO INCONTRARE SU OGNI STRADA, MA TUTTO DIPENDE DA COME LI AFFRONTIAMO > Dopo 2500 anni risuonano oggi, vive più che mai, le ultime parole del Buddha morente: "Ricordate sempre queste parole, fratelli: periscono tutte le cose, lottate senza tregua"
C'E' ANCHE CHI SOSTIENE QUESTO:
"…Gli uomini al giorno d’oggi asseriscono che è necessario una pratica facile a praticarsi: tali parole sono false, non si convengono alla vera Via…Una Via difficile, una Via di sofferenza è necessaria alla creatività. Senza difficoltà, senza sofferenza, l’uomo non può creare nulla".
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Buddha1ia6
LO STESSA BUDDHA, PERO', DOPO ESTENUANTI DIGIUNI E TOTALE DISINTERESSE PER IL PROPRIO CORPO CHE LO AVVICINARONO ALLA MORTE, COMPRESE CHE NON FOSSE AFFATTO SALUTARE SOTTOPORSI A SOFFERENZE INDICIBILI PER RAGGIUNGERE RISPOSTE OTTENIBILI UGUALMENTE CON LA MODERAZIONE DEL FARE, ALIAS CON MODI EQUILIBRATI > PERTANTO, OCCORRE MEDIARE OGNI SOLUZIONE > SE IL BUDDHA AVESSE CONTINUATO A DISCRIMINARE IL CORPO, SAREBBE MORTO SENZA PRIMA DIVENTARE SE STESSO ED ORA NON AVREMO IL BUDDHISMO PER MANCANZA DI ILLUMINAZIONI GUIDA DI RIFERIMENTO > PERTANTO TUTTO SERVE, CON ECCEZIONE PER LA DISCRIMINAZIONE > QUEST'ULTIMA E' SOLO NOCIVA
http://zenmontpellier.site.voila.fr/it/wafu/buddazion.html


Ultima modifica di INFERNO il Sab 06 Set 2008, 10:26 - modificato 18 volte.
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Messaggio Da INFERNO Ven 29 Ago 2008, 16:48

DIPENDE TUTTO DA NOI:
http://it.groups.yahoo.com/group/gruppo_leonardo/?v=1&t=directory&ch=web&pub=groups&sec=dir&slk=11
LO SHANGA:
E' il termine sanscrito che indica la comunità dei monaci buddhisti
Va precisato che tale termine per alcune scuole del Buddhismo Mahayana implica anche i laici (sanscrito upasaka) che hanno preso rifugio nei Tre gioielli (sanscrito: Triratna) e hanno formulato i "voti" del bodhisattva (sanscrito: pranidhana).
Per costituire formalmente un sangha monastico, la comunità dei monaci deve essere composta da almeno quattro monaci pienamente ordinati (ovvero non "sramanera", vedi anche monaco buddhista).

Il primo sangha buddhista si è "formato" attorno alla figura del Buddha Śakyamuni come risultato dei suoi insegnamenti.

Il sangha è il terzo dei Tre gioielli del Buddhismo, costituiti dal Dharma del Buddha; dal Buddha stesso e dalla comunità dei praticanti che ai primi due gioielli fa riferimento: il sangha.

La vita del sangha è regolata dai precetti il cui tipo e numero varia dal Canone buddhista di riferimento, dall'eventuale vinaya seguito e dalla scuola di appartenenza.

Monaco buddhista
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Il monaco buddhista (sanscrito bhiksu, pali bhikkhu, cinese biqiu, giappone biku o hisshu) è colui che, compiuti venti anni di età, conferma l'ordinazione dopo un periodo da novizio buddhista (sans. sramanera). L'ordinazione a monaco avviene di fronte ad almeno altri dieci monaci (cinque monaci per le regioni considerate di periferia). Il candidato viene interrogato sulle sue motivazioni e su eventuali ostacoli. Poi ne viene annunciata la candidatura per tre volte, se nessuno ha da obiettare egli è ammesso ed invitato a rispettare i precetti del vinaya che sono 227 secondo la scuola theravada che segue il Canone pali, 250 per le scuole che seguono il Canone cinese e 253 per le scuole che seguono il Canone tibetano. Le scuole giapponesi Tendai e Zen non seguono le regole del vinaya ma solo quelle mahayana elencate nel Brahmajalasutra (giapp. Bonmokyo) contenenti 58 precetti, di cui 10 considerati maggiori e 48 minori.
CANONE BUDDHISTA:
http://it.wikipedia.org/wiki/Canone_buddhista
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 2 Canonepalite5
CANONI & CANESTRI:
http://www.chiamareiki.it/buddhismo.htm


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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 01:14

LA DISCIPLINA O DOTTRINA:
http://santacittarama.altervista.org/prat_vinaya.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Vinaya
Vinaya è un termine sanscrito che significa disciplina e nel Buddhismo indica la raccolta scritturale delle norme di condotte seguite dai monaci (bhiksu) e dalle monache (bhiksuni).

Il vinaya è una delle due categorie degli antichi insegnamenti del Buddha Shakyamuni (o Buddhadharma) insieme al 'Dharma' (ovvero dottrina). Un altro termine per indicare il Buddhismo è infatti Dharmavinaya.

Attualmente disponiamo di sette vinaya delle antiche scuole (Buddhismo dei Nikaya).

Il vinaya Theravada, di probabile origine Sthaviravada Vibhajyavada, è conservato nel Canone pali ed è suddiviso in tre parti: Suttavibhanga, Khandiaha e Parivara. Esso si compone di 227 precetti per i monaci e 311 precetti per le monache.

Il vinaya Mulasarvastivada è conservato nel Canone tibetano dove prende il nome di Dul-ba. Fu tradotto nell'VIII sec. dai monaci Kashmiri Jinamitra, Vidyakaraprabha, Sarvajnadeva, Dharmakara e dal dotto tibetano Chokro Lui Gyalsen. È suddiviso in sette parti contenute in tredici volumi e contiene 253 precetti per i monaci e 364 per le monache.

Il Canone cinese, nella sezione (Lǜbù) [vol. 22-24] 199 rotoli, T.D. dal n. 1421 al n. 1506, contiene 5 vinaya delle scuole del Buddhismo dei Nikaya.

La scuola Theravada nei vari paesi del Sud-est asiatico in cui è presente, segue il vinaya contenuto nel Canone pali. Tutte le scuole tibetane e mongole seguono il vinaya Mulasarvastivada contenuto nel Canone tibetano. Tutte le altre scuole buddhiste mahayana (cinesi, giapponesi, coreane, vietnamite, etc.) seguono il vinaya Dharmaguptaka contenuto nel Canone cinese, con l'aggiunta delle regole Mahayana contenute nel Brahmajalasutra (pinyin: Fànwǎng jīng, giapp. Bonmō kyō, Il Sutra della rete di Brahma) testo fondamentale per l'ordinazione monastica mahayana. Fanno eccezione le scuole giapponesi Tendai e Zen le quali seguono esclusivamente le regole Mahayana contenute nel Brahmajalasutra. Ciò è dovuto alla scelta del fondatore del Buddhismo Tendai, Saicho, il quale nel IX secolo. di rientro da un pellegrinaggio in Cina, decise che erano sufficienti i precetti Mahayana. Essendo tutti i fondatori delle scuole Zen stati ordinati su piattaforme monastiche Tendai, anche queste scuole del Buddhismo giapponese adottarono la scelta di Saicho.
BUDDHISMO THERAVADA
http://santacittarama.altervista.org/intro_theravada.htm
http://santacittarama.altervista.org/buddhismo.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Theravada
BUDDHISMO TENDAI
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Tendai
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