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IL SOFFIO DELLA VITA

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Messaggio Da INFERNO Mar 07 Ott 2008, 04:12

DALLA BIOLOGIA CHE STUDIA TUTTO CIO' CHE RIGUARDA LA VITA, AL TANTRISMO > 5° parte
http://it.wikipedia.org/wiki/Shiva
http://it.wikipedia.org/wiki/Tantra
Una riprova di questa complementarità consiste nel paragonare il modo in cui Shiva e Parvati sono raffigurati: il primo è un eremita, trasandato, con i capelli arruffati ed il corpo cosparso di cenere, vestito con pelli di animali; la consorte invece indossa abiti raffinati, è delicata e adornata con gioielli di ogni tipo. Essi si fanno simboli rispettivamente della rinuncia e dell'abbondanza, dell'abbandono del mondo e della prosperità, della povertà e della ricchezza: gli opposti rappresentano l'onnipervadenza divina, che proprio in virtù della sua immanenza può manifestarsi in qualunque forma, maschile, femminile o androgina. Shiva rappresenta l'immanifesto, Shakti il manifesto; Shiva la staticità, Shakti il dinamismo; Shiva il senza forma, Shakti la forma; Shiva la coscienza, Shakti l'energia. La radice si Shakti è in Shiva: l'uno è il principio dell'immutabilità, l'altra del cambiamento; Shakti è cambiamento interno all'immutabilità, mentre Shiva è il substrato immutabile che costituisce la base del cambiamento, la sua radice. L'esperienza di unità integrale tra l'immutabile e il mutevole rappresenta la dissoluzione della dualità. In questo senso si può affermare che Shiva e Shakti concorrano alla medesima realtà, che siano la medesima realtà, e che quindi la forma ultima di Shiva (nonostante egli sia usualmente ritratto con sembianze maschili) sia di tipo femminile e maschile al tempo stesso, ovvero li comprenda trascendendoli entrambi.

Il più grande tra gli asceti
Shiva è il Signore di tutti gli yogi (i praticanti dello Yoga), l'asceta perfetto, simbolo del dominio sui sensi e sulla mente, eternamente immerso nella beatitudine (Ananda) e nel Samadhi. È il signore dell'elevazione che dona ai devoti penitenti la forza necessaria per perseverare nella propria disciplina spirituale (sadhana), e/o nel proprio percorso ascetico; è il protettore degli eremiti, degli asceti, degli yogi solitari, dei Sadhu, di tutti quegli aspiranti spirituali che – con lo scopo di indagare sulla Verità e conseguire così la liberazione, o Moksha – hanno scelto come stile di vita la rinuncia all'individualità, al mondo, alla sua ricchezza e ai suoi piaceri.
In questa forma prende i nomi di Yogiṡvara ("Signore degli Yogi"), Sadaṡiva ("Shiva l'eterno") e Paraṡiva ("Shiva supremo"), poiché essa è da molti considerata la sua forma ultima. Numerose raffigurazioni lo ritraggono in questo particolare aspetto: perfettamente calmo e concentrato, raccolto in sé stesso e immerso nella meditazione (Dhyana), gli occhi chiusi per metà[2], con la schiena eretta, seduto nella posizione del loto, in eterna estasi e contemplazione della Realtà ultima. Shiva Yogiṡvara è dunque per eccellenza il Deva della meditazione e dell'ascesi mistica, perfetto, eternamente immobile, eternamente beato, eternamente cosciente di sé, il simbolo stesso della trascendenza e dell'Assoluto. Questo è sicuramente uno degli aspetti che hanno reso Shiva una delle icone più popolari, diffuse e adorate all'interno dell'Induismo.

Visione occidentale del Tantra
Il primo studioso occidentale ad affrontare seriamente lo studio del Tantra fu Sir John Woodroffe (1865–1936), che scrisse sul tema sotto il nome d'arte "Arthur Avalon"; http://it.wikipedia.org/wiki/John_Woodroffe
è comunemente considerato il "padre fondatore degli studi tantrici". A differenza dei suoi predecessori, Woodroffe era apologetico nei confronti del Tantra, difendendolo contro le innumerevoli critiche e presentandolo come un sistema etico-filosofico compatibile con i Veda e i Vedānta.

Sviluppi successivi
Dopo Sir John Woodroffe, diversi studiosi cominciarono ad analizzare attivamente gli insegnamenti tantrici; tra questi esperti di religione comparativa e indologia, come Agehananda Bharati, Mircea Eliade, Julius Evola, Carl Jung, Giuseppe Tucci, e Heinrich Zimmer.

Secondo Hugh Urban, Zimmer, Evola, e Eliade vedevano il Tantra come «la culminazione di tutto il pensiero indiano: la forma più radicale di spiritualità e il cuore arcaico dell'India aborigena», e lo consideravano come la religione ideale dell'era moderna. Tutti e tre vedevano il Tantra come «il cammino più "trasgressivo" e "violento" verso il sacro». Zimmer elogiò il Tantra per il suo atteggiamento affermativo nei confronti del mondo:
« Nel Tantra, l'approccio non è quello del Nay (arcaismo per "No") ma dello Yea (arcaismo per "Sì") [...] l'atteggiamento verso il mondo è affermativo [...] L'uomo vi si deve avvicinare attraverso e per mezzo della natura, non con il rifiuto della natura" »
(citazione in Urban (2003), p. 168)

Tantra nell'Occidente contemporaneo
Dopo queste prime presentazioni positive del Tantra, altri autori molto popolari come Joseph Campbell contribuirono a importare il Tantra nell'immaginario collettivo contemporaneo; il Tantra comincia a essere visto come un "culto dell'estasi", che combina spiritualità e sessualità in modo da agire come una forza correttiva dell'atteggiamento repressivo della cultura occidentale nei confronti del sesso.
Nel momento in cui il Tantra è diventato popolare in Occidente, però, ha subito una significativa trasformazione, fino ad essere inglobato nella occidentalissima New Age, che ne ha prodotto una versione nota come Neotantra, http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FTantric_sex molto differente dalla tradizione tantrica originale dell'India. Per molti lettori occidentali moderni, "Tantra" è diventato un sinonimo di "sesso spirituale" o "sessualità sacra", il concetto che il sesso stesso debba essere santificato in quanto capace di elevare la coppia ad un piano di spiritualità superiore. Sebbene il Neotantra adotti molti dei termini e dei concetti del Tantra indiano, in esso le tradizionali fondamenta di guruparampara http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.sanskritclassics.com%2FKriyaNetwork.htm e delle regole di condotta rituale sono state epurate. Secondo Hugh Urban, http://www.blackwell-compass.com/subject/religion/profile?person=UrbanHugh la maggior parte degli studiosi occidentali critica il Neotantra: «Almeno dal tempo di Agehananda Bharati, http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FAgehananda_Bharati
la maggior parte degli studiosi occidentali è stata fortemente critica di queste nuove forme di pop-Tantra o neo-Tantra. Questo "California Tantra" come Georg Feuerstein http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FGeorg_Feuerstein lo chiama, è "basato su un profondo fraintendimento del cammino tantrico. Il loro errore principale è di confondere la beatitudine tantrica [...] con l'ordinario piacere orgasmico"». Urban, poi chiarisce che personalmente non considera il neo-Tantra "sbagliato" o "falso" ma piuttosto «semplicemente una diversa interpretazione di una specifica situazione storica». Shambhavi Saraswati http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.religioustolerance.org%2Ftantricsex.htm dà una descrizione sintetica ma efficace della differenza tra Tantra e Neotantra: «Il neo-Tantra ritualizza il sesso. Il vero Tantra sessualizza il rituale».
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Messaggio Da INFERNO Mar 07 Ott 2008, 13:31

[interlocutore e narratore, ignoti, ma non è da escludere che siano gli stessi della 2° parte]
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/Buddismo/tantrico.html
TORNIAMO SUL BUDDHISMO TANTRICO o VAJARAYANA > 1° parte:
Meno diffuso degli altri rami del buddismo — 4 milioni di seguaci — e vagamente caratterizzato, nei libri e nelle enciclopedie, da pratiche che mescolano erotismo, magia e stregoneria, questa forma di buddismo ci sembra la più lontana da noi. Eppure si è fatta molto vicina da quando i tibetani, a causa dei problemi determinati dal nuovo regime cinese, si sono disseminati non soltanto nel nord dell’India, ma un po’ in tutto il mondo. Alcuni sono arrivati anche in Europa, ed hanno fondato diversi monasteri, dove qualche lama tibetano propone agli occidentali e vie del buddismo tantrico. In uno dei monasteri che sono stati fondati in Francia mi hanno spiegato che si preparano a ricevere la visita di sua santità Karmapa (il responsabile dei bKa’-rGiud-pa, una delle quattro scuole tibetane), sedicesima incarnazione del Budda della compassione, che è aperto all’ecumenismo delle religioni ed ha incontrato a Roma papa Paolo VI. In un altro monastero mi hanno fatto vedere, ai due lati della proprietà, il muro delle due zone chiuse, una per gli uomini e l’altra per le donne, dove alcuni occidentali sono stati ammessi, dopo un lungo periodo di prova, a compiere il grande ritiro di "tre anni, tre mesi e tre giorni" nella meditazione silenziosa, senza nessun contatto col mondo esterno. Il mio interlocutore cerca di inquadrare il tantrismo: non è una via tra le altre, ma al di là delle altre, che le comprende e le prolunga tutte. Secondo il suo schema, agli inizi del buddismo c’è stato il theravada, che cerca la realizzazione personale; poi è venuto il mahayana, che si occupa dei rapporti con gli altri e conduce all’amore universale; infine, con il tantrismo, si è arrivati all’essenza stessa del buddismo: il vuoto totale. Che cos’è questo vuoto? E’ una cosa che i cristiani fanno fatica a capire, mi dice, perché per loro, concretamente, c’è sempre l’uomo e Dio, e non Dio solo! Io vorrei aggiungere soltanto che i buddisti theravada capovolgerebbero l’analisi e presenterebbero le altre forme del buddismo come alterazioni dell’autentica fondazione primitiva, a cui essi sono rimasti integralmente fedeli. Il tantrismo (dalla parola sanscrita tantra, che indica la trama di un tessuto e, in senso lato, una dottrina, una regola) è chiamato anche la via del vajrayana o il "veicolo di diamante". E il punto di arrivo di una corrente filosofica e religiosa che sorge all’interno dell’induismo del nord dell’India verso il VI secolo, e si sviluppa nel buddismo mahayana per fiorire poi in Tibet a partire dall’VIII secolo. Si presenta come "la via della forza che conduce al dominio del bene e del male", come "la via della trasformazione in cui il potere dello spirito tramuta in armi le circostanze interiori ed esteriori". Il suo scopo, come quello di tutti i rami del buddismo, è l’illuminazione; la sua originalità sta nei mezzi. In confronto allo zen, di cui parleremo più avanti, che invita a un cammino austero, quasi verticale, il vajrayana proponi un’abbondanza di mezzi, di riti e di simboli: mantra (sillabe magiche) e mandala (diagrammi mistici), esercizi di hatha-yoga, o addirittura esercizi "allucinatori" o pratiche diverse, dirette a trasformare le energie del corpo e dello spirito. Il principio è che tutto può essere un mezzo, purché si sappia servirsene nel modo giusto. Abitualmente però queste pratiche sono tenute segrete nei confronti dei non iniziati, per timore che ne facciano cattivo uso. Questa regola è ora meno rigida in occidente, come osserva un lama. Si presenta allora la tradizione del tantrismo innanzitutto come propria di un periodo— che è quello che stiamo vivendo—in cui un ciclo sta per finire, "un’età oscura" in cui i Veda e il brahmanesimo non bastano più. Il tantrismo è una nuova rivelazione che permette di risalire alle sorgenti stesse della vita. Da questa visione dell’"età oscura" derivano alcune caratteristiche. L’uomo di questa età è strettamente legato al suo corpo: bisogna dunque rompere con la tradizione del distacco ed esercitarsi nella conoscenza e nel dominio delle energie segrete del corpo. In questa età ultima, le forze elementari vengono liberate e gli insegnamenti che le riguardano possono essere rivelati, di qui gli insegnamenti iniziatici del tantrismo "di sinistra", in particolare sull’uso delle energie sessuali. A questa era corrisponde il superamento delle antitesi e delle opposizioni, in particolare tra l’ascesi e il godimento dei beni terreni. Nello stesso tempo, in contrasto con la tradizione, il mondo non è più considerato come maya, ma come potenza. Infine il principio supremo dell’universo si presenta sotto le spoglie di una dea, Sakti, o piuttosto di diverse dee, come le forme femminili "oscure" di Siva per il tantrismo di sinistra, o come le forme femminili "luminose" di Visnù per il tantrismo di destra. Questo simbolismo della destra e della sinistra è significativo; nel tantrismo di sinistra si trovano in effetti le pratiche più sconcertanti. L’idea di base è questa: chi si identifica completamente con la sakti è al di là del bene e del male e non è soggetto a nessuna proibizione. Se qualcuno si sforza di tendere a questa identificazione, i libri segreti e i rituali iniziatici lo sciolgono dai divieti riguardanti l’alcool, il sesso, I ecc..., affermando che, quando le passioni diventano assolute, perdono I il loro carattere abituale di impurità, "purificano bruciando". Di qui le descrizioni di riti orgiastici a cui possono partecipare coloro che hanno il cuore puro. I tibetani tantrici di oggi, quando vengono interrogati su questo argomento, danno la seguente risposta: tutto ciò riguarda soltanto quelli che sono progrediti nella via, non certo i principianti, e se qualcuno venisse da noi in cerca di erotismo rimarrebbe molto deluso! Ma, concludono, bisogna che comprendiate che per coloro che hanno raggiunto l’illuminazione non ci sono più prescrizioni etiche! Anche qui dobbiamo comunque guardarci da un giudizio troppo affrettato. Il teologo cattolico che abbiamo citato all’inizio di questo capitolo, adotta un atteggiamento di estrema apertura, non approvando, certo, ma cercando di capire qualche cosa anche del cammino che gli sembra il più aberrante. "La verità che salva la "gnosi" del buddismo tibetano, scrive, non è una rivelazione che viene "dal di fuori"; è la verità stessa delle cose di questo mondo. Le stesse realtà terrene che caricano di catene quelli che non sanno, sono sacramenti di liberazione per coloro che sanno. Non ci si servirà, ad esempio, dei piaceri della carne, se non per neutralizzare l’azione della fantasia che conferisce loro tanto fascino". E osserva anche che c’è un punto comune tra il buddismo e il cristianesimo: l’intuizione che la liberazione deve scaturire dal cuore stesso della situazione "inferma" dell’uomo incatenato. Naturalmente, aggiunge, non si consiglierà mai al cristiano il peccato come propedeutica della salvezza, ma, come è dimostrato dall’esperienza di quei santi che hanno alle spalle una vita burrascosa, il senso di vuoto che lascia l’abuso delle cose di questo mondo, quando si combina con la fede, può avere un buon posto nella farmacopea della salvezza! Forse si insiste in maniera troppo esclusiva sui lati inaccettabili per un cristiano, presenti nella ricerca tantrica "di sinistra". Si può essere buddisti tantrici e fare a meno di tutto ciò. C’è un libro scritto da uno dei "maestri" del tantrismo che non dice nemmeno una parola su questi aspetti, presentando il buddismo tantrico come una ricerca spirituale fondata sui maestri della tradizione, che per lui sono Marpa e il suo famoso discepolo Milarepa, considerato uno dei santi del buddismo. Leggendo le avventure della vita ascetica e mistica di quest’ultimo, e le terribili prove che gli sono state imposte dal maestro nel periodo della sua formazione, sembra di leggere la vita degli asceti cristiani del deserto. E tutto questo è presentato come riparazione del materialismo spirituale di tanti occidentali che si creano numerose illusioni, servendo si in maniera inadeguata delle tecniche del buddismo per rinforzare il proprio io. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Image005


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Messaggio Da INFERNO Mar 07 Ott 2008, 13:47

http://www.centronirvana.it/due_testi_del_buddhismo_tantrico.htm
TORNIAMO SUL BUDDHISMO TANTRICO o VAJARAYANA > 2° parte:
Fin dall'inizio dei tempi, vi sono stati rari uomini e donne che, seguendo il gran desiderio ardente dei loro cuori, risposero alla domanda esistenziale della nascita e morte con la realizzazione di chi loro fossero veramente - chi fossimo noi tutti. Pranama è uno di essi. Egli ci invita, ci alletta, ci sfida ad unirci alla sua danza. Leggete le sue parole, permettete ad esse di entrare nel vostro cuore e rompere il tabù irrazionale che è contro la felicità. Il fuoco dell’essere passerà dal maestro al discepolo nel grande silenzio del cuore. - Queste parole sono un incisivo invito. - Questo incontro avvenne nell'estate del 1994. L'intervistatore, Ralph Abrams, è stato un ricercatore spirituale negli ultimi 25 anni. Egli ha lavorato con Swami Muktananda, Nisargadatta Maharaj, Chagdud Tulku, Nagkpa Chogyum, alcuni insegnanti Nativi Americani, ed attualmente vive nell’ Eremo della Nube Pazza, in cui sta studiando il Sentiero Tantrico con Pranama.
DOMANDE E RISPOSTE:
http://www.centronirvana.it/due_testi_del_buddhismo_tantrico.htm
"Cos’è il Tantra?" –
(Cavalcare la Tigre della Saggezza)
Un'incontro con il Maestro Tantrico Prem Pranama.
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Messaggio Da Socio Mer 08 Ott 2008, 01:22

Stai postando molti argomenti interessanti e un po' per volta li sto leggendo sunny

Ciao!
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Messaggio Da INFERNO Ven 10 Ott 2008, 15:41

YOGA TANTRICO TIBETANO E KUNDALINI YOGA > 1° parte
http://www.accademiadiculturaorientale.org/yoga.htm
Yoga Tantrico
Il lavoro si sviluppa attraverso la concentrazione del potere dell’energia fisica e mentale. Esistono diversi tipi di insegnamenti tantrici, sia di tradizione induista che buddhista. In entrambe le culture vengono utilizzati in meditazione potenti simboli atti a collegare le polarità maschile e femminile dell’energia nel praticante per determinarne la trasformazione spirituale. Sono vie esoteriche cui si accede tramite un complesso rituale di iniziazione. Vi è come in tutte le altre forme di yoga una preliminare preparazione etico-morale, successivamente la spiritualizzazione avviene tramite il passaggio della “Madre divina”. Lo yoga tantrico è infatti strettamente connesso con la percezione della divinità nel duplice aspetto maschile e femminile: la perfezione atemporale,la saggezza eterna da una parte, la potenza del divenire, l’energia creativa universale dall’altra. Shiva e Shakti nella tradizione induista sono forme simboliche di tali polarità che si ritrova analoga nella tradizione del Buddhismo tantrico quando vuole realizzare la chiara luce della mente convogliando i “venti sottili” nel canale centrale. Stiamo quindi parlando di un processo analogo a quello innescato dal Kundalini Yoga qui perseguito con forme e tecniche che utilizzano ampiamente il simbolo, il rituale e la visualizzazione come tecniche di veicolazione delle energie durante la pratica meditativa.Lo Yoga Tantrico è, al contrario del Jnana Yoga, arditamente affermativo: non esistendo antagonismo tra natura e spirito, la mortificazione del corpo è sentita come offesa all’integrità dell’essere. Metodologicamente, quindi, non abbiamo qui la negazione e la repressione degli istinti umani, bensì una loro intelligente organizzazione affinchè si possa approdare attraverso la natura alla trascendenza.Per ogni età esiste un tipo particolare di pulsione, così dal gioco, al sesso, alla socialità l’essere umano potrebbe sistematicamente giungere all’anelito alla trascendenza. Questa consequenzialità , bloccata da ego ed attaccamento, non sempre si realizza, o, quanto meno, avviene in ritardo, o sporadicamente, per cui il godimento della dimensione spirituale rimane un evento inaccessibile per la maggior parte degli individui. Utilizzando scientemente le basi naturali dell’essere come una scala, lo yoga tantrico produce per contro una rapida ascesa verso la realizzazione interiore. L’effetto è quello di trasformare, non di reprimere, le pulsioni fondamentali legate all’ego , incanalandole verso mete esistenziali. Il rischio, anche per questo stile metodologicamente così affermativo, rimane quello di dimenticare l’aspetto immanente. La natura allora, dopo essere stata “usata”, verrebbe dimenticata, una volta giunti alla meta della realizzazione spirituale.Allora, non preoccupandosi di far discendere il divino nel mondo e nella storia tramite la “giusta” azione della Gita, il viaggio dello Spirito si concluderebbe di nuovo nel personale, isolato nirvana.
http://www.newyuthok.it/it/yogatantrico.html
Lo Yoga Tantrico Tibetano è una lunga pratica secolare degli yogi indiani e tibetani; non è simile allo yoga conosciuto in Occidente. É una pratica del rLung detta TERAPIA TSA-rLUNG http://www.newyuthok.it/it/tsarlung.html (vento psichico) e un allenamento della mente e del vento psichico, essenzialmente basata sullo sviluppo spirituale; fu stabilita dal Maestro Esperto Naropa e dal Lama Marpa Lotsawa. La pratica rimuove le energie negative dei canali e dei chakra tramite posizioni fisiche e movimenti che armonizzano il vento e la mente, liberando dallo stress e dalla tensione interna. È dedicato ai praticanti che vogliono addomesticare il vento, sviluppare l’esperienza spirituale e controllare la mente e le emozioni. La pratica effettuata durante la vita con giusta motivazione e scopo preciso può condurre al puro stato di illuminazione del Budda. La tecnica yoga aiuta a stimolare i canali e i chakra e dà la possibilità di percepire la mente e le sue funzioni. La tecnica della pratica Tsa-rLung Tibetana deriva dallo “khrul’khor-gyi-bcos-thabs”, una tradizione yogica tantrica di antichi maestri buddisti indiani e tibetani. Più di 2.500 anni fa, le mani guaritrici di Budda curarono molte persone in questo mondo, e questa tradizione è ancora praticata da Lama tibetani e da maestri spirituali. Essi curano la mente e il cuore delle persone dando amore, compassione, energia spirituale, usando il potere del tantra e della recitazione dei mantra. Essi toccano la persona trasferendo energia positiva attraverso le mani, ristabilendo l’equilibrio del corpo/mente del paziente. Questa pratica appartiene totalmente all’insegnamento ed alla pratica buddista. La tecnica Tsa rLung usa il potere della mente e del vento per ristabilire il flusso energetico nei canali (tsa) corporei, che è responsabile della salute e della lunga vita. Questa pratica aiuta ad eliminare l’accumulo nei canali di tossine ed energia negativa, che provocano blocchi all'energia del vento nei canali del corpo-mente, in particolare del cuore. I praticanti della terapia Tsa-rLung studiano l’arte del purificare dei canali muovendo l'energia psichica del vento, guarendo le energie negative e rigenerando l'energia del corpo-mente. La mente e l'energia sottile del vento sono essi stessi ad operare guarigione e purificazione. Pulire i percorsi dell'enenrgia 'rLung' rigenera la salute del corpo-mente ed armonizza le emozioni. Alcuni argomenti vanno oltre la comprensione umana e possono essere sperimentati soltanto attraverso l’esperienza della meditazione e della pratica.
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Messaggio Da INFERNO Ven 10 Ott 2008, 22:37

YOGA TANTRICO TIBETANO E KUNDALINI YOGA > 2° parte
http://www.yogadharma.it/pages/PranaApana.html
Kundalini Yoga
Indica un lavoro diretto alla concentrazione e direzionamento di tutte le energie praniche verso il canale spirituale di Sushumna. http://www.namaste.it/kundalini/kundalini_it/sushumna_it.html http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.tantra-kundalini.com%2Fnadis.htm http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.swamij.com%2Fkundalini-awakening-3.htm
http://www.swamij.com/kundalini-awakening-3.htm http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.rickrichards.com%2Fchakras%2FChakras1b.html
Si è visto dallo studio dei testi classici che non esiste in realtà un Kundalini yoga davvero scisso da altri stili di yoga, soprattutto rispetto ad Hatha Yoga, Raja Yoga, Yoga Tantrico e Laya Yoga ( Laya, lett. “dissolvenza”, come trascolorare degli elementi l’uno nell’altro, dal più grossolano al più sottile, lungo il cammino della Shakti verso il settimo chakra, luogo della sua unione con il mistico sposo Shiva. Spesso usato proprio come sinonimo di Kundalini Yoga). Tutti perseguono l’intento di dinamizzare la Shakti statica – Kundalini, assopita alla base della colonna vertebrale, affinchè possa elevare ed espandere la coscienza di chakra in chakra, fino all’unione con il Brahman. I cinque elementi, espressione dei cinque diversi e progressivamente più vasti livelli di consapevolezza, vengono così trascesi nella realizzazione del samadhi. Valgono quindi per il Kundalini Yoga i limiti degli stili di cui, di volta in volta, assume le forme.
http://www.maithuna.it/elemento.php?ID=195
http://www.tibetanmedicine-edu.org/it/yoga_tantrico.html
http://www.robertolapaglia.com/web/tantra.htm
http://www.newyuthok.it/it/yogatantrico.html
Prana – Apana e le tre Contrazioni
Una Tecnica per il Risveglio della Kundalini
di Yogi Bhajan http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.3ho.org%2FYogiBhajan.html%3FOpen
Prana è la forza vitale intrinseca d’ogni atomo che compone noi, e anche tutto l'universo. Apana è la forza vitale d’eliminazione operante a tutti i livelli, sia grossolani sia sottili, in cui si eliminano energia negativa e scorie. Allo scopo di parlare del risveglio dell'energia Kundalini, definiamo il prana come "l'aria vitale" al di sopra dell'ombelico, e l’apana come "l'aria vitale" al di sotto di esso. Ci sono 72.000 correnti nervose principali che s’irradiano dall'ombelico e terminano nelle mani e nei piedi. Nello yoga sono chiamate Nadi. Attraverso queste “strade” il prana è portato in tutte le parti del corpo. Tre di questi 72.000 nervi sono particolarmente importanti: Ida, Pingala e Sushumna. Ida e Pingala partono rispettivamente dalla narice sinistra e destra e scorrono lungo tutta la spina dorsale verso il basso attraversando i vari chakra (centri di trasformazione della coscienza). Sushumna ha origine alla base della spina dorsale dove le tre nadi s’incontrano, e percorre verso l'alto il centro della colonna vertebrale fino alla cima della testa. Questo centro che sta alla base della spina dorsale, è chiamato il trono della Kundalini ed é il luogo dove l'energia vitale - la Kundalini - giace addormentata. Ida (l’apana) rappresenta il prana con carica negativa o l'energia lunare che elimina le scorie del corpo ed ha un effetto calmante, rinfrescante e ristoratore sulla mente e sul corpo. Pingala (il prana) porta l'energia con carica positiva solare che è energizzante, purificatore e produce calore. La parola Hatha, si compone di "Ha" che significa sole e di "Tha" che significa luna. La Kundalini non si risveglierà finché le due energie, prana (positiva) e apana (negativa), non saranno integrate ed equilibrate nel chakra radice. E’ necessaria la forza contrapposta delle due energie che stimolano la Kundalini per risvegliarla e provocarne l'ascesa lungo Sushumna che viene anche chiamata la Corda d'Argento. Cosi inspirando e trattenendo il respiro, il prana è convogliato in basso verso il chakra dell'ombelico, mentre l'apana, espirando e trattenendo fuori il fiato, è portato dal primo chakra su verso l'ombelico. L'incontro e l'unione delle due forze crea un enorme calore nel chakra dell'ombelico, non è un calore "caldo", ma un calore "bianco". La combinazione delle energie è spesso descritta come il filamento di Sushumna, perché é come se Sushumna si accendesse come il filamento in una lampadina che è attaccata all'improvviso alla presa di corrente. Rispondendo al controllo del respiro e alla direzione della mente, le energie integrate lasciano il chakra dell'ombelico e scendono al primo chakra dove stimolano la Kundalini. Ulteriori respirazioni e l'azione della volontà, con il potere della Kundalini, provocano l'elevazione della forza che giunge a caricare i centri di coscienza più alti (chakra). In questo modo gli aspetti più grossolani dell'energia possono essere trasformati in forme più elevate. L'energia non si crea né si distrugge, quel che realmente fa è cambiare di forma (prima legge della termodinamica). Affinché questa energia possa scorrere, alcuni blocchi e impurità che impediscono il libero fluire dell'energia nervosa devono essere rimossi e i canali devono essere puliti. Il potere del respiro e del mantra congiunti con diverse posizioni e contrazioni sono molto efficaci a questo scopo. Il Kundalini Yoga insegna che per elevare l'energia attraverso Sushumna, il praticante può applicare delle contrazioni idrauliche, il che implica una cosciente applicazione della pressione. Tale pressione è necessaria per elevare la Kundalini e il prana-apana dai centri inferiori e incanalarli attraverso Sushumna verso l'alto. La pressione nel primo chakra manda la forza di apana-Ida verso l'alto fino al chakra dell'ombelico. Per mezzo della contrazione idraulica del diaframma la stessa forza è mandata ancora più in alto fino al chakra del collo. Di lì la contrazione del collo la porta fino al cervello completandone il tragitto. Per stimolare la ghiandola pineale (seggio dell'anima), il decimo cancello (o chakra della corona) sulla cima della testa deve essere "dissigillato". In circostanze normali il cancello rimane chiuso. Ma quando il calore della Kundalini cresce, la ghiandola pineale comincia a trasmettere delle radiazioni e a proiettarle verso la pituitaria. La pituitaria a sua volta proietta impulsi di visioni a colori cosmiche. Quando sia la pituitaria che la pineale sono stimolate e si uniscono nel matrimonio mistico nel terzo ventricolo, il terzo occhio, il cancello del chakra della Corona, si apre. In questo modo il processo della kriya sembra molto semplice, attraverso il pranayama si libera il prana nel chakra dell'ombelico dove si mescola con l'apana ascendente dal chakra radice, le due energie s’integrano e la loro essenza è proiettata nuovamente verso il basso fino al chakra radice. Da li sia la Kundalini che la forza pranica si elevano attraverso Sushumna. Bisogna avere due precauzioni: 1) La spina dorsale deve essere tenuta assolutamente diritta. 2) Le tre contrazioni devono essere praticate inizialmente sotto la guida del maestro perfetto o di un insegnante di Kundalini Yoga.

La Contrazione della Radice
La contrazione applicata più frequentemente è la contrazione della radice, chiamata Mulabandha (pronuncia mulband). Coordina, stimola ed equilibra l'energia del retto, degli organi sessuali e dell'ombelico. E’ praticata in tre movimenti separati. Il primo consiste nel contrarre il muscolo sfintere dell'ano, tirandolo in dentro e verso l'alto, come se si cercasse di impedire un’evacuazione. Poi c'è la contrazione degli organi sessuali che sono tirati verso l'alto, come per impedire il flusso dell'urina nel tratto uretrale. Infine, si contrae l'ombelico o i muscoli addominali spingendoli in dentro verso la spina dorsale. Contraendo quasi simultaneamente il muscolo rettale, gli organi sessuali e l'ombelico, le due principali energie, prana e apana, sono liberate. La contrazione mescola queste sostanze in un'unica energia che è stimolata ad ascendere attraverso la spina dorsale. La contrazione della radice svolge due funzioni: porta simultaneamente la forza di apana-Ida verso l'alto fino al centro dell'ombelico e la forza pranica positiva di Pingala verso il basso fino all'ombelico. Qui le due energie, positiva e negativa, si uniscono. La loro combinazione genera calore psichico che scendendo al chakra della radice libera l'energia Kundalini. Per questo la contrazione della radice è molto importante. Nelle scritture Indù è detto: "Premete i talloni contro il perineo e contraetelo con forza. Portate l'apana verso l'alto. Questo è conosciuto come Mulabandha". E, cosi continua la scrittura: "L'azione verso il basso dell'apana dovrebbe essere diretta verso l'alto dalla contrazione del perineo. II mulabandha porta l'unione di prana e apana e nahd e hindu. Questo porterà la perfezione nello yoga. Su questo non c’é dubbio". Questa scrittura si riferisce al livello di prana utilizzato per fornire l'energia per il mantenimento del corpo. Il prana è fornito dal cibo e dall'aria. Il prana permea tutta la nostra atmosfera. Quando si parla di equilibrare prana e apana, si fa riferimento all'equilibrio tra le energie del corpo che entrano ed escono. Nel caso del pranayama, l'equilibrio tra l’inspirazione e l’espirazione permette la ritenzione del respiro. "L'apana si muove verso l'alto e quando raggiunge il cerchio di fuoco (Manipura, chakra dell'ombelico), la fiamma si allunga e raggiunge Anahata, il chakra del cuore". "Quando l'apana e il fuoco s'incontrano al chakra dell'ombelico, il prana si riscalda. Questo aumenta il fuoco della digestione. Il materiale di combustione di questo fuoco, prana e apana, provoca il risveglio della Kundalini dormiente che si erge diritta come un serpente colpito da un bastone. La Kundalini entra nella Brama-nadi nello stesso modo in cui un serpente entra in un buco. Uno yogi dovrebbe quindi praticare Mulabandha (la contrazione della radice) ogni giorno. Coloro che desiderano attraversare l'oceano del Samshara (mondo dell'illusione) dovrebbero praticare questo Mulabandha in un luogo solitario. La pratica porta il controllo del prana che si trova nel corpo. Fatelo in silenzio. Con la cura e la determinazione, ogni pigrizia svanirà". Nella pratica del Mulabandha, la contrazione della radice, le contrazioni dovrebbero essere fatte in quel punto fisico esatto del chakra della radice che è leggermente diverso, per posizione, nell'uomo e nella donna. Nell'uomo il chakra della radice si trova nel perineo, fra l'ano e gli organi sessuali. Nella donna, la contrazione dovrebbe essere applicata nella cervice, dove s’incontrano la vagina e l'utero. La contrazione dell'ano è generalmente effettuata per errore. E' solo parte della contrazione del Mulabandha, anche se nella pratica del Mulabandha l'ano e gli organi sessuali sono cosi vicini che si contraggono insieme automaticamente. Cercate comunque di localizzare il centro esatto e di applicare la contrazione. Se siete in dubbio, la contrazione dell'ano e degli organi di riproduzione sarà in generale sufficiente. Gli asana più indicati per il Mulabandha, o contrazione del chakra della radice, sono il Siddhasana per gli uomini e il Siddhayoni asana per le donne. In ciascuno di questi asana il tallone destro si trova di fronte ai genitali come per chiudere l'orifizio. Il tallone sinistro è infilato sotto la piega del ginocchio destro. Questa pressione migliora la contrazione fisica del Mulabandha. Ancora una volta se siete in dubbio, tenete il tallone premuto fermamente contro l'ano o gli organi genitali, o anche in mezzo. Se non potete sedervi in nessuna di queste due posizioni, sedete sul pavimento sui talloni e cercate di fare pressione con un tallone contro gli organi genitali. Cercare di indirizzare la Kundalini verso l'alto per mezzo della contrazione della radice aiuta a trasformare l'energia sessuale. Il flusso naturale dell'apana é verso il basso. Mulabandha rovescia il flusso e lo porta a salire e ad incontrare le correnti del prana che scendono fino al chakra dell'ombelico. La loro collisione nel chakra crea una frizione che accende un fuoco. In varie parti del corpo si può sentire del calore. L'aria vitale riscaldata fluisce verso il basso sotto la pressione del pranayama e provoca il risveglio e il dispiegamento della Kundalini che sale attraverso Sushumna come un serpente.

La Contrazione del Diaframma
La seconda contrazione, chiamata Uddiyanabandha, è la contrazione del diaframma. Si compie tirando il diaframma in alto verso il torace, la zona tra il collo e l'addome racchiusa dalla cassa toracica. Gli organi addominali superiori sono tirati in dentro verso la spina dorsale e si viene a creare una cavità. La pressione applicata crea un massaggio gentile ai muscoli del cuore. La contrazione del diaframma permette alla forza pranica di elevarsi facilmente attraverso Sushumna. La contrazione del diaframma dovrebbe essere applicata aritmicamente mentre si cantano i mantra durante le meditazioni.

La Contrazione del Collo
La terza contrazione fondamentale chiamata Jalandharabandha o contrazione del collo. Si pratica abbassando il mento e sollevando tendendo la parte posteriore del collo fino ad allinearla completamente con la spina dorsale. Il mento e la gola sono contratti insieme. In questo modo la testa resta orizzontale e non oscilla né avanti né indietro. Con il mento contratto in questo modo, la spina dorsale e il collo, completamente allineati, permettono il flusso di energia pranaapana tra il chakra della radice e i centri ghiandolari del cervello. Quando si praticano i kriya dello yoga, si genera un’enorme energia che produce il calore psichico che apre Sushumna, il canale o nadi della corda spinale, come anche le nadi Ida e Pingala. Quando questi canali si aprono improvvisamente, può manifestarsi un improvviso cambiamento della pressione sanguigna e lo studente può provare un senso di vertigine. Se si applica la contrazione del collo, questa sensazione passerà. Se non si applica la contrazione, le forze praniche ascendenti possono entrare nel cervello con forza e sparpagliarsi come in seguito ad una leggera esplosione che crea una pressione e un disagio notevoli, non solo nei centri del cervello, ma anche nelle orecchie e dietro gli occhi. E’ importante applicare la contrazione del collo durante ogni pratica meditativa. Se è applicata correttamente, la tiroide, la paratiroide e la ghiandola pituitaria cominciano a produrre una secrezione. L'applicazione della contrazione del collo permette alla Kundalini in ascesa di permeare le cellule del cervello e i centri chakrici del cervello. Se non siete certi di potere mantenere la schiena diritta e la contrazione del collo, meditate stando seduti contro un muro, usando quest’accorgimento solo come misura per mantenere la schiena eretta e la testa allineata con la spina. Si tende, infatti, a lasciare cadere la testa in avanti, impedendo in questo modo che il flusso della kundalini acceda alle cellule del cervello e al Terzo Occhio.

La Triplice Contrazione
Mahabandha (pronuncia mahaband) consiste nell’applicazione simultanea delle tre contrazioni –radice, diaframma, collo- applicando le tre contrazioni, i nervi, le ghiandole ed i centri di forza chakrica sono sottoposti ad un processo di ringiovanimento.

Yogi Bhajan
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Messaggio Da INFERNO Ven 10 Ott 2008, 22:39

YOGA TANTRICO TIBETANO E KUNDALINI YOGA > 3° parte
http://www.robertolapaglia.com/web/posizioni.htm
http://www.robertolapaglia.com/web/tantra.htm
Le posizioni tantriche IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Yoga6ky7

Posizione dello Sbadiglio: è uno dei Mudra che permettono più agevolmente il controllo del respiro e, quindi, dell'orgasmo. La donna si mette a schiena a terra, le gambe sulle spalle dell'uomo. E' soprattutto il ritmo della penetrazione e del respiro a essere al centro di questa tecnica: dapprima con nove penetrazioni profonde e una più superficiale e lenta, poi passando a otto del primo tipo e due del secondo, quindi a sette e tre, e così via. L'intera fisiologia del rapporto erotico condotto in questa maniera verrà esaltata, sotto ogni aspetto.

Posizione della Farfalla: l'uomo si mette disteso con la schiena a terra, le gambe non piegate né flesse; la donna si mette sopra l'uomo, circondando, con le sue gambe, le gambe del partner; è lei che si muove e controlla il ritmo della penetrazione, aiutandosi con le mani e piegandosi, con il suo volto, verso il volto dell'uomo.

Posizione Yab Yum: uno dei Mudra tantrici fondamentali, (il nome tibetano Yab-Yum, significa "madre-padre"), consistente in una sorta di posizione Fiore di Loto incrociata: l'uomo incrocia le sue gambe sostenendo la donna, che a sua volta incrocia le gambe intorno all'uomo; i due amanti sono faccia a faccia, mani nelle mani, e il circolo della potenza shaktica è al suo massimo. Questa posizione è la più praticata, prevede in sintesi i due partner seduti uno di fronte all’altro; l’uomo nella posizione del loto (Padmasana), la donna seduta sul suo grembo con le gambe che circondano il bacino dell’amato e le braccia intorno al collo in uno stato di abbandono estatico. La coppia deve rimanere immobile e prolungare l’abbraccio così che lo scambio d’energia sia passivo e ricettivo piuttosto che attivo e d’attesa. Nulla viene fatto per far sorgere l’energia sessuale: si deve seguire solo il suo flusso naturale, senza forzature. La sensazione che si ha di solito è quella di una completa fusione di corpi, come se i due partner trascendessero le loro limitazioni fisiche e psichiche per raggiungere una felicità senza confini.

La Respirazione: Grande rilievo nel Tantra viene dato al controllo della respirazione: questa viene rallentata fino a un livello tale che i movimenti respiratori sono quasi impercettibili, "immobili". L’immobilità della inspirazione e della espirazione aiuta a liberarsi da tutte le inibizioni e le tensioni, presenti nei modelli mentali umani, e conduce all’arresto dell’orgasmo. Così mentre la respirazione raggiunge la quasi fissità, l’atto d’amore viene sospeso in un orgasmo senza fine. Nella preparazione all’estasi tantrica ha un ruolo predominante il massaggio che deve scorrere dalla parte interna del corpo (l’interno delle gambe, delle braccia, il busto, il viso), salire e poi ridiscendere sulle parti esterne (la nuca, il dorso, i glutei, l’esterno delle gambe e delle braccia). Un massaggio che segue questo percorso, partendo dai piedi per risalire lungo le gambe e il busto, girare dietro la nuca e ridiscendere, serve a eliminare le tensioni. Nel senso inverso, partendo dalla nuca, scendendo fino ai piedi per raggiungere la parte anteriore del corpo, aiuta a raccogliere e a concentrare l’energia. Il massaggio può essere costituito anche da carezze e sfioramenti eseguiti dal partner lungo tutto il corpo con tocco leggero, ricorrendo magari anche a un olio, meglio se d’oliva. Alla manipolazione muscolare non deve per forza seguire l’atto sessuale: è semplicemente un momento in cui ci si dona piacere, in cui chi fa il massaggio muove le mani in senso orario e "lavora" come se volesse allentare i muscoli del partner allargandoli, così come si allenta l’intreccio di una corda. Chi lo riceve invece dovrebbe sentire i propri muscoli che si espandono, come se aumentasse lo spazio occupato. Anche in questo esercizio comunque non c’è nessun risultato da ottenere, ma solo espansione della percezione, rilassamento, equilibrio.
http://newmeta.freeservers.com/tantra2.htm
Pertanto la Kundhalini Yoga è l'energia shaktica (riflesso della Potenza che dà esistenza all'universo) che risiede, secondo la tradizione Tantra, in ognuno di noi. E' detta Kundhalini, ed è simbolizzata da un serpente, annodato su di sé e in stato di riposo, in corrispondenza del primo chakra. La Kundhalini Yoga permette, attraverso una autentica tecnologia sacrale, di risvegliare quest'energia, mettendola in grado di toccare tutti i chakra: un'operazione che ha conseguenze sul piano fisiologico (aumentando a dismisura il piacere durante il rito erotico) e spirituale (preparando alla Liberazione). A seconda delle tradizioni (come quella chiamata Bhakti), il risveglio di Kundhalini si esplica tramite estasi o attività inconsce o meno. Esso viene stimolato tramite esercizi di controllo del respiro, mirati a un'armonica circolazione della forza vitale (prana), identificata con la corrente energetica associata al respiro. Posture (mudra) erotiche e sequenze di posture sono elementi decisivi alla riuscita dei riti tantrici, così come l'emissione di suoni (mantra) che possiedono vibrazioni tali da agire sulla struttura profonda dell'essere.
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Messaggio Da INFERNO Dom 12 Ott 2008, 11:30

NADA YOGA
http://digilander.libero.it/azyogaemusica/Musicoterapia%20Nada%20Brahma.htm
http://www.amadeux.it/subliminale/nadayoga.htm
Chi sei? te lo dice la tua voce
http://www.nadayoga.it/index.php?name=News&file=article&sid=4
"Nada-Yoga", lo Yoga del suono. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Nadayoga6pg2
Descritto nelle Upanisad, questo percorso vuole portare il praticante a sentire il suono interiore, l'eco della manifestazione dell'Assoluto, suono che diviene percepibile quando tutti i canali energetici (nadi) sono stati purificati e le energie latenti sono state risvegliate. Nada, in sanscrito, significa vibrazione, cioè suono: il Nada Yoga è una disciplina musicoterapeutica di origine indiana e tibetana che utilizza il suono, la musica e la coscienza (consapevolezza fisica), per ristabilire equilibrio e armonia tra corpo, mente e spirito, risolvendo o alleviando molti problemi psicologici, fisici e fisiologici in modo naturale.
I fondamenti teorici del Nada Yoga si trovano in antichissimi trattati (Gandharva Veda, Upanishad, Naradiya Shiksha, Sangita Ratnakara ecc.), in cui è stata formulata una teoria generale del suono su basi matematiche, fisiche e metafisiche. Un grande sviluppo a questa antichissima disciplina è stato dato dagli studi e dalle ricerche del musicista e musicoterapeuta indiano, Sri Vemu Mukunda http://digilander.libero.it/azyogaemusica/Vemu%20Mukunda.html di Bangalore. Il principio fondamentale del Nada Yoga è quello della Tonica,
http://lnx.nadayoga.it/index.php?name=News&file=article&sid=56 la frequenza-base diversa per ciascuna persona, su cui vengono impostate tutte le tecniche, che prevedono l'uso della voce e del canto elementare: il risultato più immediato consiste nel raggiungere la mente rendendola calma e libera da emozioni e inibizioni intellettuali (mente incondizionata). L'uso poi di appropriati Mantra (vibrazioni sonore che attuano il corretto e funzionale movimento del prana con conseguente ridistribuzione di energia) e di specifiche scale musicali ricavate dallo schema Melakarta del Sud India (impostate ed eseguite sulla nota tonica individuale), consente di toccare particolari punti del corpo fisico e psico-eterico (nadi) e della sfera emotiva (shrutis), rimuovendo dal subconscio i blocchi energetici negativi convertendoli in positività per fini autoterapeutici e per favorire e sviluppare la creatività. L'individuazione e l'uso di del Ritmo Naturale, anch'esso diverso per ogni individuo, permette di adeguare ogni attività ad un dato ritmo di riposo, a tutto vantaggio della resistenza fisica e della lucidità mentale. Particolari tecniche ritmofonetiche Takadimi http://lnx.nadayoga.it/index.php?name=News&file=article&sid=57
inducono una attivazione neurosensoriale che incrementa le sinapsi cerebrali, migliorando l'attenzione, la concentrazione, la memoria e l'intelligenza. Le tecniche strettamente musicoterapeutiche sono inoltre affiancate da una serie di esercizi che consentono il progressivo sviluppo della forza mentale per l'attivazione e la distribuzione di energia ionica per l'allineamento e il rafforzamento dei campi elettromagnetici del corpo umano: ciò favorisce la circolazione sanguigna, agisce sulla struttura ossea e muscolare, rallenta il processo di invecchiamento delle cellule e assicura una valida protezione fisica e mentale. L'addestramento ad esercizi di Meditazione, attraverso la pratica del Canto Armonico (Overtones), permette infine di ottenere il particolare stadio di riposo della mente (niroda) equivalente a quello raggiungibile solo ad un particolare livello del sonno (onde cerebrali delta).

COS'E' LA TONICA PERSONALE
E' la nota fondamentale della voce,la frequenza-base,espressa in Hz (Hertz), che caratterizza il tono della voce di ogni persona: corrisponde ad una delle 12 note in cui viene suddivisa l'ottava musicale. Ad ogni tonica si associano determinate caratteristiche generali della personalità e del carattere. Quando siamo calmi e tranquilli siamo nella nostra tonica, che viene collocata fisicamente nella zona dell'ombelico. Ogni emozione viene a spostare il punto in cui si trova la nostra coscienza (consapevolezza), alterando lo stato naturale di quiete. Dal momento in cui la tonica si fissa (nel periodo della pubertà), rimarrà la stessa fino alla menopausa e all'andropausa. Nei rapporti interpersonali la tonica gioca un ruolo molto importante, venendo ad influire sulla qualità delle relazioni: molti problemi psicologici possono essere individuati e superati proprio agendo sulla tonica. E' possibile, con particolari tecniche del Nada-Yoga, stabilizzare la propria tonica, rinforzando gli aspetti positivi del carattere, migliorando l'efficienza psicofisica generale e contribuendo al progresso sul cammino spirituale.

IL RILEVAMENTO DELLA NOTA TONICA PERSONALE
Durante i corsi di perfezionamento e per il rilevamento della nota tonica personale è prevista una seduta individuale di 45 minuti circa. Alla fine dell'incontro verrà consegnato uno schema scritto e una guida pratica (CD) per eseguire le tecniche basandosi sulla frequenza stabilita: in questo modo è possibile lavorare con maggior precisione, aumentando sensibilmente l'efficacia degli esercizi proposti.
Per agevolare lo svolgimento della seduta è utile predisporsi al rilevamento dopo essere rimasti per una decina di minuti in silenzio e in tranquillità. Vi verrà chiesto di:
1. Sedere comodamente su una sedia, con il busto dritto ma rilassato.
2. Chiudere gli occhi e tenerli chiusi per tutta la durata del rilevamento.
3. Concentrarsi in particolari punti del corpo secondo le istruzioni
4. Parlare, a richiesta, dicendo brevi frasi spontanee nella lingua abitualmente usata, senza intellettualizzare o fare domande.
A conclusione della seduta verrà assegnata e analizzata la nota tonica personale, con la spiegazione dei tratti generali della personalità, delle potenzialità individuali e delle altre note influenti. Un CD servirà poi come guida per mettere correttamente in pratica le principali tecniche del Nada-Yoga, servendosi della nota tonica personale. Verà insegnato come intonare il Mantra OM http://lnx.nadayoga.it/index.php?name=News&file=article&sid=124 nel modo corretto, al fine di rimuovere i blocchi emotivi che compromettono il completo fluire dell'energia vitale (Prana). Se necessario, verranno consigliate particolari scale musicali e tecniche specifiche per ciascun caso. Il CD fornito contiene anche le tracce delle principali scale musicali del Sud India (Melakarta): in questo modo è più facile cantarle autonomamente e correttamente.
info@nadayoga.it
La scala armonica: http://www.krishnadas.it/Nada%20Yoga.htm
Nella pratica del Nada Yoga, vengono contemplate tre divinità Brahma, Maha Vishnu e Shiva. Il Cristianesimo dice: “Al principio era il Verbo ed il Verbo era Dio”. I Mussulmani recitano il corano a voce alta. Tutte le religioni fanno uso di musica sacra cantando inni devozionali. Gli dei, la Trinità cioè, sono tre aspetti di Brahma: creazione, conservazione e distruzione; tutti e tre essendo parte di un singolo movimento chiamato Shakti o energia di Brahma creatore. Questa energia è chiamata Nada o Śabda. Quando desidera esprimersi o parlare, la mente stimola la sorgente di energia che dimora nel corpo, attiva la forza vitale chiamata Prana; Prana dimora alla radice dell’ombelico, Manipura Cakra, e si innalza e si manifesta come Nada nell’ombelico, nel cuore, nella gola, nel cervello e nella cavità orale mentre passa attraverso di loro. Nada ha cinque caratteristiche: estremamente sottile, sottile, forte, meno forte e artificiale. La sillaba NA significa “prana” e DA “fuoco”. Attraverso l’interazione del prana e del fuoco, si crea NADA. Nella musica ci sono tre aspetti di NADA: Mandra nel cuore, Madya nella gola e Tara nella testa, ciascuno di queste avente un’intensità doppia del precedente. Nada si differenzia in 22 gradi, la cui udibilità è conosciuta come “Śruti”. Essi trovano la loro origine in sette punti e per questo sono chiamati “sphota svara”. I sette “svara” in musica sono chiamati Sadja, Risabha, Gandhara, Madhyana, Panchama, Dhaivata e Nishadha; i relativi punti sono: la gola, la radice del palato, le labbra, il centro del cervello-palato-labbra, gola-palato e gola-labbra. Le sette note corrispondono a sette “dhatu” del copro umano e cioè: seme, midollo spinale, ossa, grasso, carne, sangue e pelle. Le fondamenta di questa teoria si trovano nella conoscenza profonda della Kundalini Yoga e del Tantra. Lo “ahata nada” (il suono manifesto) è una modificazione del Nada che si trova nella “Nadi” più centrale e cioè “Suśumna” (spina dorsale). Śruti è il nome del suono udibile ed è libero da risonanze: Svara è risonante, dolce e cremoso.

Le sette note corrispondono ai sette suoni riprodotti da uccelli e animali:
Pavone (SA), Chataka (RE - che si pronuncia anche RI ), Capra (GA), Airone (MA), Cuculo (PA), Rana (DHA), Elefante (NI).

Le note nella musica occidentale sono: DO RE MI F A SOL LA SI . Queste note corrispondono ai sette Cakra e questi Cakra sono molto sensibili alle vibrazioni musicali (ahata nada) e vibrazioni del Mantra (anahata nada). Ne deriva l’importanza della pratica di musiche devozionali armoniose e della meditazione sugli Yoga Cakra (chiamata Laya Yoga) e della recitazione mentale dei Mantra (sotto la guida di un Maestro) nella pratica del Kundalini Yoga. Le vibrazioni del “pranava OM”, sia attraverso la meditazione che attraverso il canto, stimolano il movimento del prana nelle nadi psichiche. Per rinforzare la mente un Maestro esperto nella conoscenza dei Mantra darà il Mantra all’allievo. La ripetizione del Mantra rinforza la mente. Shri Krishna dice nella Bhaghavad Ghita, che di tutti i Mantra il Gayatri Mantra è il più alto e che Egli è il Gayatri Mantra. Il Gayatri Matra è un Mantra illuminante. Quando contempliamo o meditiamo sull’energia del sole, ci rivolgiamo al Signore della Luce e lo preghiamo di rimuovere l’oscurità della nostra ignoranza. La Shakti del Sole è chiamata Gayatri di mattina, Savitri a mezzogiorno e Sarasvati la sera. La recitazione del Gayatri Mantra all’alba, a mezzogiorno a al tramonto, risveglia il sentimento divino dentro di noi, da salute al corpo, pace alla mente e felicità all’Anima. Tutti i Mantra vengono dopo il Gayatri Mantra, quindi producono i loro effetti benefici solo quando la loro recitazione viene preceduta da sostanziali Japa o Gayatri Mantra. Ai nostri giorni, molti praticanti, preferiscono essere iniziati in Mantra diversi. Non praticano il Gayatri Mantra per ignoranza o per pigrizia o anche perché non ne conoscono la potenza. E’ un peccato che coloro che iniziano gli allievi ai Mantra non insistano particolarmente sul Gayatri Japa e sulla sua grande potenzialità, sia come sorgente di potenza (risveglio e Luce) che di conoscenza, e non definiscano il suo vero posto nella gerarchia dei Mantra.

SCALA ARMONICA:
note occidentali > Do Re Mi Fa Sol La Si Do
scala ascendente (AROHA) > SA RE GA MA PA DHA NI SA
note piene: SHUDDHA

note occidentali > Do Si La Sol Fa Mi Re Do
scala discendente (AVAROHA) > SA NI DHA PA MA GA RE SA
note piene: SHUDDHA

note intermedie
RE - GA - MA - DHA - NI
(komal - komal - tivre - komal - komal) + altre armoniche e/o varianti
n.b.: pertanto la particolarità sono anche le note intermedie che noi non abbiamo così abbondantemente nello spartito
http://www.sahajayoga.it/arte/musicaindia.html
Melodia (raga): La melodìa e’ la linea che la voce tratteggia in una canzone imitando il suono degli uccelli. E’ legata al Vishuddi Chakra. L’Occidente conosce 12 note melodiche: 7 principali (conosciute dal 1100 dC) e 5 minori, intermedie (standardizzate da Bach nel 1700 dC). Anche l’India ha 7 note principali (conosciute dal 900 dC) uguali alle occidentali e ognuna corrispondente ad un chakra; ma ha altre 15 note intermedie, che definiscono con maggiore ricchezza la sfumatura fra una nota principale e quella successiva. L’amore per la ricerca delle sfumature ha infine spinto i musicisti indiani a passare con continuita’ da una nota all’altra, rendendo virtualmente infinita la possibilita’ di espressione melodica. Per questo motivo le melodie indiane sono fra le piu’ belle del mondo e sicuramente fra le piu’ complesse!
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Spartito1hu2


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Messaggio Da INFERNO Dom 12 Ott 2008, 21:22

MUSICOTERAPIA > 1° parte
http://www.mtonline.it/index.php
http://it.wikipedia.org/wiki/Musicoterapia
http://www.musicotherapy.it/corpo.asp?S=0&M=0&R=0&L=0
http://musicoterap.blogspot.com/
http://www.benessere.com/psicologia/arg00/musicoterapia/index.html
http://blog.mtonline.it/
La musica come sostanza psicoattiva e abilità cognitiva:.
http://www.psichesoma.com/la-musica-come-sostanza-psicoattiva-e-abilita-cognitiva/ “Il ritmo e la musica, grazie al loro carattere sentimentale, sono particolarmente atti a penetrare nell’anima e a commuoverla; allo stesso tempo, mitigano l’elemento irascibile presente nell’anima.Platone http://it.wikipedia.org/wiki/Platone > Le più recenti sperimentazioni in campo medico hanno dimostrato che il nostro organismo reagisce alla musica come ad una sostanza psicoattiva.
Musiche armoniose regolano favorevolmente l’uomo, musiche disarmoniche producono fenomeni di stress. L’ascolto di buona musica ha effetti comprovati, sugli animali e sull’uomo. La musica aiuta a strutturare il pensiero ed il lavoro delle persone nell’apprendimento delle abilità linguistiche, matematiche e spaziali; soprattutto l’intelligenza musicale influisce sullo sviluppo emotivo, spirituale e culturale più di altre intelligenze. Meno risaputo è che la musica possa influenzare l’organismo modificando lo stato emotivo, fisico e mentale: tale fenomeno viene denominato “effetto Mozart“.Uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, Alfred Tomatis, http://www.edscuola.it/archivio/stranieri/metodo_tomatis.htm dichiara che “Mozart è un’ottima madre, provoca il maggior effetto curativo sul corpo umano”. L’ “effetto Mozart” riesce ad agire essenzialmente come tecnica psicologica nella modificazione di problemi emotivi e può modificare le varie patologie di cui è affetto l’essere umano: è un’eccellente tecnica di comunicazione ma anche un aiuto ad altre tecniche terapeutiche. Ad illustrare gli effetti terapeutici della musica del grande compositore è John Jenkins http://www.innovazione-tecnologica.it/articolo.php?id_pubblicazione=37796 del Royal College of Physicians. http://www.rcplondon.ac.uk/Pages/index.aspx In un articolo apparso sul Journal of the Royal Society of Medicine, il ricercatore afferma che i primi risultati della musicoterapia nella cura dell’epilessia sono talmente incoraggianti da giustificare ulteriori studi. I pazienti epilettici che hanno ascoltato Mozart per 10 minuti al giorno hanno infatti migliorato considerevolmente le loro capacità di compiere azioni legate allo spazio come tagliare un foglio di carta o ripiegarlo. Inoltre i bimbi a cui sono state impartite lezioni di piano o strumento a tastiera per 6 mesi e che hanno imparato a suonare semplici melodie tra cui Mozart ottenevano punteggi più elevati ai «test di movimento nello spazio» rispetto ai coetanei epilettici a cui è stato insegnato a utilizzare il computer. Mozart potrebbe non essere l’unico musicista le cui opere riducono le crisi epilettiche. «Le sonate di Bach - afferma Jenkins - presentano la stessa struttura metrica e dunque potrebbero sortire lo stesso “Effetto Mozart”». Inoltre ci sono diverse ricerche che suggeriscono brani specifici per alleviare i sintomi di alcuni disturbi. Nei prossimi articoli vedremo insieme quali sono le musiche adatte a lenire i sintomi di alcune patologie!

Quella che segue è una definizione “ufficiale”: La musicoterapia è una tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo, mente, e spirito. Oggi vi sono diversi approcci alla musicoterapia, diverse metodologie, che hanno prodotto diverse musicoterapie, con un ampio spettro che va dall’approccio pedagogico, a quello psicoterapeutico a quello psicoacustico. La musicoterapia viene impiegata in diverse campi, che spaziano da quello della SALUTE, come prevenzione, riabilitazione e sostegno, a quello del BENESSERE al fine di ottenere un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.
La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.

Definizioni di musicoterapia
La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) ha dato nel 1996 la seguente definizione:
"La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico."
Un'altra interessante definizione è quella data dal musicista, medico e psichiatra Rolando Omar Benenzon, http://it.wikipedia.org/wiki/Rolando_Omar_Benenzon autore e docente argentino di musicoterapia, nel 1983, che comprende, oltre agli aspetti terapeutici, anche elementi legati alla ricerca scientifica:
"Da un punto di vista scientifico, la musicoterapia è un ramo della scienza che tratta lo studio e la ricerca del complesso suono-uomo, sia il suono musicale o no, per scoprire gli elementi diagnostici e i metodi terapeutici ad esso inerenti. Da un punto di vista terapeutico, la musicoterapia è una disciplina paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per produrre effetti regressivi e per aprire canali di comunicazione che ci mettano in grado di iniziare il processo di preparazione e di recupero del paziente per la società."
Rolando Omar Benenzon (Argentina) ha studiato musica presso il Collegium Musicum di Buenos Aires, successivamente assieme ad altri professionisti che collaborano con il Collugium, si interessa all'uso della musicoterapia sia ricettiva che espressiva, intendendo dimostrare il valore della formazione musicale nell'istruzione iniziando assieme agli altri ad introdurre le idee di Dalcroze, http://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89mile_Jaques-Dalcroze
Martentot, http://it.wikipedia.org/wiki/Onde_Martenot Orff, http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Orff Kodaly http://it.wikipedia.org/wiki/Zolt%C3%A1n_Kod%C3%A1ly etc. Il suo contributo personale si ravvisa nel cercare di unire i suoi due grandi interessi la musica e la psichiatria. Ne individuò, infatti, i risultati positivi nel trattamento di gravi malattie psichiatriche ed iniziò a ricercarne l'applicazione per bambini autistici e psicotici. Ha fondato nel 1966 la Scuola di Musicoterapia nella Facoltà di medicina dell'Università del Salvador in Buenos Aires. Nel 1976 organizza e presiede il secondo congresso mondiale di musicoterapia tenutosi a Buenos Aires. Per definire scopi e obbiettivi di un progetto orientato alla creazione di una federazione mondiale per la Musicoterapia viene individuato in R. Benenzon, musicoterapista, la figura internazionalmente riconosciuta a guidare e coordinare il gruppo di lavoro. Nel 1985 a Genova durante il quinto congresso mondiale di MT questo gruppo si trasforma in una Commissione che elegge a proprio presidente il Dott. Benezon, durante i lavori della quale viene fondata la World Federetion of Music Therapy. Da quel momento ne diventa, inoltre, membro onorario. Oggi la WFMT è l'unica organizzazione dedicata allo sviluppo e alla promozione della MT a livello mondiale. Nel congresso di Washington del 1999 vengono individuati dalla World Federetion of Music Therapy modelli teorici di riferimento per la pratica e l'applicazione della MT tra i quali la "Musicoterapia Benenzoniana" figura tra i cinque modelli eletti. Il dottor Benenzon ha influenzato e continua ad influenzare lo sviluppo della musicoterapia in Argentina e nel mondo rivoluzionando i concetti che erano esistiti fino agli anni '70 del secolo scorso riguardanti il senso, l'importanza ed il posto che il materiale sonoro non verbale ricopre e trova sede nella struttura della psiche. Il suo Concetto di ISO (Identità Sonora) (Benezon 1985) è considerato il punto di partenza per la comprensione della complessità dei processi coinvolti nella percezione e nell'espressione sonoro-musicale, vocale e strumentale come pure della relazione degli esseri umani con gli strumenti musicali. È oggi una delle massime autorità della musicoterapia nel mondo.

Principi
I principi base della pratica musicoterapeutica sono:
* il paziente è parte attiva della terapia;
* la centralità del rapporto di fiducia e l'accettazione incondizionata
rispetto al paziente;
* l'adattamento e la personalizzazione della tecnica volta per volta;
* scambio reciproco di proposte tra paziente e musicoterapeuta.
La musica dà alla persona malata la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni, di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d'animo attraverso il linguaggio non-verbale. Tipico è il caso degli individui affetti da autismo, cioè individui che sono in una condizione patologica, per cui tendono a rinchiudersi in se stessi rifiutando ogni comunicazione con l'esterno. La musica dunque permette al mondo esterno di entrare in comunicazione con il malato, favorendo l'inizio di un processo di apertura.

Storia
L'uso della musica a scopi terapeutici è documentato in numerose civiltà dal mondo antico ad oggi, prevalentemente all'interno di un modello di pensiero magico-religioso o sciamanico. Il concetto di musicoterapia come disciplina scientifica si sviluppa solo all'inizio del secolo XVIII: il primo trattato di musicoterapia risale alla prima metà del 1700 a cura di un medico musicista londinese, Richard Brockiesby > curarsi con la musica: http://www.fogliogiallo.com/02/dettaglio.asp?idArticolo=238&idEdCat=24 http://www.benessere.com/psicologia/arg00/musicoterapia/origini.htm (Ezzu, Messaglia, 2006).

La formazione del musicoterapeuta in Italia
Al momento attuale le leggi dello Stato italiano non regolamentano la professione di musicoterapeuta, ma la CONFIAM Confederazione Italiana Associazioni e Scuole di Musicoterapia organizza un esame nazionale al fine di equiparare la formazione seguita e il titolo ottenuto presso tutte le Scuole diffuse sul territorio nazionale. Questa enorme disparità permette a chiunque di improvvisarsi musicoterapeuta, ipotecando la credibilità professionale e ostacolando i tentativi della CONFIAM di uniformare le varie Scuole italiane tra loro e con altri Paesi dove tale pratica ha già ricevuto un'istituzionalizzazione. Gli obiettivi della CONFIAM, che tra l'altro è entrata a far parte nella Consulta delle Associazioni per la regolamentazione delle nuove professioni, sono:
1. stilare un codice deontologico
2. istituire un Albo professionale
3. individuare i criteri di base della formazione
4. individuare la forza della Scuola italiana
5. uniformare i diversi modelli formativi italiani.

Terapeuta o terapista?
In lingua italiana si è cercato più volte di dare valenze diverse ai termini musicoterapeuta e musicoterapista, differenza che in altre lingue non esiste. La tesi più accreditata considera "terapeuta" chi ha già una laurea (psicologia, medicina, conservatorio, scienze della formazione), mentre è detto "terapista" chi accede alla formazione musicoterapica senza precedenti professionalizzazioni.

Principali modelli di musicoterapia
Poiché sostanzialmente la musicoterapia è una modalità di approccio alla persona, si configureranno ambiti diversi di applicazione della metodica a seconda che l'utente sia singolo o gruppo, paziente o discente. Un'ulteriore moltiplicazione dei modelli musicoterapici si avrà poi in relazione alle finalità che si vogliono perseguire. Storicamente possiamo distinguere la musicoterapia attiva (suonare) da quella passiva (ascoltare), ma è una discrezione limitata, poiché lo stesso metodo può cambiare a seconda dell'applicativo. Si può invece evidenziare un più precisa differenza tra le Scuole in base al cuore d'intervento che può essere psicanalitico, psicosomatico, somatico.

1. Scuole a impianto somatico
In questi casi l'utente è un singolo e si tratta di un paziente.
Il fine è terapeutico.

2. Scuole d'impianto psicosomatico
L'utenza è costituita da singoli o gruppi. Spesso, ma non solo, bambini, anziani e disabili mentali.
Il fine è sviluppare o mantenere le capacità cognitive, espressive e di apprendimento, orientamento e coordinamento motorio.

3. Scuole a impronta psicanalitica
L'utenza è costituita da singoli o gruppi.
Il fine è sviluppare gli aspetti sociali della persona.

4. Musicoterapia umanistica http://www.musicoterapia.it/Musicoterapia-umanistica.html
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Messaggio Da INFERNO Dom 12 Ott 2008, 21:29

MUSICOTERAPIA > 2° parte
http://it.wikipedia.org/wiki/Musicoterapia
Campi di applicazione
La musicoterapia può essere utilizzata a vari livelli:
1. insegnamento
2. riabilitazione
3. terapia
Alle volte la musicoterapia è chiamata erroneamente in causa per interventi in ambito comunitario per la ricerca di un maggior benessere. In questo campo rientrano anche gli interventi sulle gestanti o sui neonati, o nelle fattorie per migliorare la produzione di latte.
Per quanto riguarda la terapia e la riabilitazione, gli ambiti di intervento riguardano preminentemente la neurologia e la psichiatria:
* autismo infantile
* ritardo mentale
* disabilità motorie
* morbo di Alzheimer ed altre demenze
* psicosi
* disturbi dell'umore
* disturbi somatoformi (in particolare sindromi da dolore cronico)
* disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa)
Altre applicazioni sono state studiate in campo anestesiologico e chirurgico, come l'uso pre-operatorio
http://www.psicologiapsicoterapia.com/somatoformi/index.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_somatoforme
I disturbi somatoformi sono caratterizzati dalla presenza di sintomi fisici che inducono a pensare a malattie di natura somatica. Il termine “somatoforme” deriva dal greco “soma” (corpo, fisico) e dal latino “forma” (aspetto, forma) e si riferisce a quei disturbi che presentano manifestazioni fisiche come i disturbi organici, pur derivando in realtà da cause psichiche. Questi disturbi possono essere riferiti a qualsiasi organo o apparato: a volte possono essere descritti in modo specifico (ad es. dolore acuto al cuore, bruciore durante la minzione, cefalea); altre volte possono essere vaghi (sensazione di nausea, pesantezza all'addome, dolori diffusi). Si tratta di disturbi dal difficile inquadramento diagnostico, in quanto compromettono il funzionamento di un organo senza che possa essere accertata alcuna patologia con le metodiche di indagine strumentale. Un'altra caratteristica dei disturbi somatoformi è che si modificano nel tempo o vengono descritti via via in modo diverso dal paziente.
In questo quadro diagnostico rientrano disturbi tra loro molto diversi che hanno in comune:
* l'attenzione del soggetto focalizzata su uno o più fenomeni di natura somatica
* tali sintomi causano un forte disagio o limitazioni nel normale funzionamento sociale, lavorativo, ecc.
* i sintomi lamentati non sono suffragati dai reperti attesi negli esami in laboratorio e non sono riscontrabili in nessuna condizione medica riconoscibile.
I disturbi somatoformi sono diversi e si classificano in:
* Disturbo di Somatizzazione;
* Disturbo somatoforme differenziato;
* Disturbo di conversione;
* Disturbo di disformismo corporeo.

http://www.mondobenessereblog.com/2008/09/29/musicoterapia-e-terapia-del-suono-per-autistici-e-audiolesi-ma-anche-contro-stress-e-lievi-nevrosi/
Musicoterapia e terapia del suono per autistici e audiolesi ma anche contro stress e lievi nevrosi:
La musica è un mezzo espressivo potente ed efficace, a tutti succede di provare emozioni ascoltando un brano musicale. Per la sua capacità di aprire porte sul mondo interiore di ciascuno, il suono è efficace anche come terapia, addirittura le vibrazioni prodotte dalla musica possono aiutare chi è affetto da autismo a entrare in contatto con il mondo, lo conferma Cecilia Secchi (musicoterapeuta e docente presso l’associazione E-spèria di Milano). Lo strumento principe della musicoterapia (o terapia del suono) è la cassa armonica del pianoforte a mezza coda. A volte le persone in terapia, autistici ma anche audiolesi, vengono fatte stendere sul pianoforte per sentire con il corpo le vibrazioni del suono, questo stimola il paziente a trovare un modo per comunicare, lo conferma Giulia Cremaschi presidente della Fim (Federazione Italiana Musicoterapeuti). Ma la musicoterapia non è utile solo a chi soffre di patologie gravi, può servire anche per superare limiti, paure o difficoltà che ciascuno incontra nella vita.
LA MUSICA SI PUO’ SUONARE O SOLO ASCOLTARE: MUSICOTERAPIA ATTIVA E RECETTIVA
Prima di iscriversi ad un corso, occorre tenere presente questa differenza: la musicoterapia può essere di due tipi, attiva o ricettiva (cioè passiva).
Nel primo caso gli allievi fanno musica con strumenti a percussione ritmici (tamburi, sonagli, triangoli e piatti) o melodici (come lo xilofono), oppure cantano o suonano il flauto o la chitarra. Il pianoforte invece è poco usato. La musicoterapia attiva è utile per stimolare le capacità di relazione con gli altri, non quando ci sono patologie particolari. Nella musicoterapia recettiva invece si ascoltano dei brani musicali registrati o eseguiti dal terapeuta; può essere un lavoro di gruppo o individuale, e qui il pianoforte è uno strumento importante. Secondo gli esperti, la musicoterapia recettiva è consigliata più per i disabili o per chi soffre di gravi patologie. Nel rapporto con un paziente è compito del terapeuta capire, a seconda dei casi, quando può essere utile una musica dolce oppure una musica più ritmata.
APPLICAZIONI DELLA MUSICOTERAPIA (TERAPIA DEL SUONO):
- per chi soffre di lievi nevrosi o è stressato i suoni possono favorire la calma e la serenità;
- per chi vive una situazione di disagio con gli altri in casa o sul lavoro la terapia con la musica facilita le relazioni;
- per chi non si piace o si sente spesso inadeguato alle situazioni scoprire di avere un’ abilità con la voce o suonando uno strumento aumenta l’ autostima e la fiducia in se stessi.
LA MUSICOTERAPIA PER FAVORIRE LA CONCENTRAZIONE DEI BAMBINI IPERATTIVI
Molti bambini oggi soffrono di disturbi dell’ attenzione, anche in questo caso la musica fa bene. Se è iperattivo, il bambino non riesce a fermare la sua atenzione sulla stessa cosa, il primo passo quindi è far stancare il bambino che è sempre in movimento facendolo suonare; poi inizierà ad essere più concentrato. Questa disciplina inoltre può essere di aiuto per favorire l’integrazione degli studenti stranieri e limitare i casi di abbandono scolastico, lo conferma Cecilia Secchi che lavora da anni nelle scuole e con la Cooperativa Castello di Trezzo sull’Adda (Milano).
http://www.marcostefanelli.com/subliminale/recemozart.htm
Epilessia, meno attacchi ascoltando Mozart
Poche note del crescendo della sonata K448 di Mozart ascoltate ogni giorno e gli attacchi epilettici si riducono drasticamente. Ad illustrare gli effetti terapeutici della musica del grande compositore è John Jenkins del Royal College of Physicians.
In un articolo apparso sul Journal of the Royal Society of Medicine, il ricercatore afferma che i primi risultati della musicoterapia nella cura dell'epilessia sono talmente incoraggianti da giustificare ulteriori studi. I pazienti epilettici che hanno ascoltato Mozart per 10 minuti al giorno hanno infatti migliorato considerevolmente le loro capacità di compiere azioni legate allo spazio come tagliare un foglio di carta o ripiegarlo secondo linee e angoli predeterminati. Inoltre i bimbi a cui sono state impartite lezioni di piano o strumento a tastiera per 6 mesi e che hanno imparato a suonare semplici melodie tra cui Mozart ottenevano punteggi più elevati ai «test di movimento nello spazio» rispetto ai coetanei epilettici a cui è stato insegnato a utilizzare il computer. Ulteriori studi sui topi di laboratorio hanno inoltre dimostrato che le cavie a cui veniva fatta sentire la Sonata K448 erano in grado di uscire più velocemente da un labirinto rispetto al gruppo di riferimento tenuto in silenzio o sottoposto all'ascolto di musiche minimaliste. Mozart potrebbe non essere l'unico musicista le cui opere riducono le crisi epilettiche. «Le sonate di Bach - afferma Jenkins - presentano la stessa struttura metrica e dunque potrebbero sortire lo stesso "Effetto Mozart"». Secondo gli esperti i dati raccolti sono sufficienti sia a giustificare nuovi studi sugli effetti della musicoterapia nella riduzione degli attacchi epilettici sia nell'aumentare l'esposizione alla musica dei primi pazienti reclutati.
La cura per l'epilessia viaggia sulle note di Mozart. La speranza per 50 milioni di persone colpite dalla sindrome neurologica si chiama 'Effetto Mozart'. Jenkins crede che l´effetto possa in parte dipendere dalla maniera in cui la musica e la percezione delle immagini nello spazio sono elaborate dal cervello. Parrebbe che l´ascolto della musica attivi in particolare proprio quelle aree cerebrali che sono coinvolte nella percezione spaziale. Certo, questo non basta a spiegare perché, sempre secondo gli stessi esperimenti, l'effetto della Sonata K 448, non si ottiene per nulla con la musica minimalista di Philip Glass, né con la musica pop. Misteri del cervello - di uomini e topi. Sempre la stessa taumaturgica sonata K 448 si sarebbe recentemente dimostrata in grado di ridurre l´attività epilettica. Gli effetti sarebbero stati registrati specialmente nei casi gravi quali l'pilessia infantile incurabile detta sindrome di Lennox-Gastaut. http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.ninds.nih.gov%2Fdisorders%2Flennoxgastautsyndrome%2Flennoxgastautsyndrome.htm
Ma in cosa risiederebbe la specificità di questo indiscusso capolavoro, che l´esperto mozartiano Alfred Einstein http://it.wikipedia.org/wiki/Alfred_Einstein definì ´una delle più profonde e mature composizioni di Mozart´? Questo non è ancora chiaro. Peraltro anche altre composizioni di Mozart e di Bach sembrano produrre lo stesso effetto. Alcuni hanno individuato la prevalenza in Mozart di tonalità che comportano l´insistenza su certe note (in particolare Sol5) particolarmente efficaci, altri hanno sottolineato la tendenza mozartiana alla periodicità a lungo termine, alla ripetizione di macrostrutture. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Spartito1hu2


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Messaggio Da INFERNO Dom 12 Ott 2008, 22:07

MUSICOTERAPIA > 3° parte
http://it.wikipedia.org/wiki/Wolfgang_Amadeus_Mozart
Mozart > Sonata K.448 - 1st Movement (l'anti-epilessia)

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Messaggio Da INFERNO Lun 13 Ott 2008, 11:18

MUSICOTERAPIA > 4° parte
http://www.centrobenenzon.it/articoli/mt_e_gravidanza.html
http://www.benessere.com/psicologia/arg00/musicoterapia/musicoterapia_gravidanza.htm
http://www.psicoterapia-corporea.com/sito/index.php?option=com_content&task=view&id=38&Itemid=26
http://www.universonline.it/_sessoesalute/salute/06_04_05_a.php

LE ATTIVITÀ DI MUSICOTERAPIA IN GRAVIDANZA E PARTO: APPLICAZIONI E RISULTATI:IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Cantoprenatalefy9
Musica per il bebè
La musicoterapia prenatale prevede anche una serie di attività per stimolare il piccolo e per favorire così la comunicazione fra mamma-bambino. La musica durante l’attesa è il canale privilegiato di questa comunicazione e le varie attività ritmico-sonore permettono di preparare una relazione affettiva equilibrata e serena, nonché di stimolare adeguatamente lo sviluppo strutturale e funzionale del sistema nervoso del feto stesso. Infatti, tutti gli stimoli presenti nell’ambiente nel quale il feto cresce (suoni interni ed esterni alla madre), contribuiscono allo sviluppo delle e vie sensoriali acustiche, favorendo anche il processo di maturazione strutturale e funzionale del Sistema Nervoso (AUDITORE, 1998). Ma la musica per eccellenza che piace al piccolo è senza dubbio quella prodotta dalla mamma, ossia la sua voce: la colorazione timbrica e melodica della voce materna è veicolo di emozioni ed affetti, è una carezza ed una “coccola sonora”, ma anche un vero strumento per comunicare al piccolo stati di "trepidante accoglienza o al contrario di gelido rifiuto" (BENASSI, 1998).

Il canto prenatale
Il canto aiuta la gestante a migliorare il respiro, ma anche a farle scoprire il piacere di cantare per il bebè, contribuendo così anche al suo sano sviluppo. Dagli studi di psicofonia http://it.wikipedia.org/wiki/Fenomeno_delle_voci_elettroniche effettuati dalla cantante Maria Luisa Aucher http://archiviostorico.corriere.it/1998/maggio/12/per_con_tuo_figlio_per_co_0_9805128036.shtml in collaborazione con Paul Cauchard, http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.centrezen.com%2Fsymposium%2Fhumanite-arts-martiaux.php neurofisiologo della Sorbona, è emerso che la voce investe interamente il corpo del feto: in pratica quella più grave del papà è potenzialmente in grado di stimolarlo dai piedi all'addome, mentre la voce più acuta della madre, dalla vita alla testa. Dall'osservazione di neonati, figli di cantanti professionisti, si è riscontrato che dove era la madre a cantare per tutta la gravidanza il bambino mostrava alla nascita solidità alla nuca e vigore degli arti superiori, quando invece era il padre si assisteva ad una precoce deambulazione. Il canto prenatale svolge anche un'azione auto-analgesica, poichè la pratica aiuta la partoriente a produrre le endorfine, sostanze che attenuano spontaneamente la percezione del dolore. La respirazione distesa, invece, influenza positivamente il tono muscolare, che perciò risulta meno contratto (BENASSI, 1998).

Uso spontaneo della voce
Alla psicofonia si affianca anche l’uso spontaneo della voce in tutta la sua gamma espressiva, affinché con una attività di canto libero la mamma impari ad usare la voce in modo non convenzionale, come mezzo di comunicazione e trasmissione degli stati affettivi materni, ma anche a regolarizzare naturalmente il suo ritmo respiratorio. La ricerca di “ninna nanne”, filastrocche e nenie da cantare al bambino, fa sì che la madre ed il padre vengano aiutati a scoprire un proprio modo sonoro per rivolgersi al bambino, e quindi a formare pensieri per lui, a “prendersi cura” di lui, anche grazie al benefico massaggio attivo che viene fatto al feto con le vibrazioni prodotte dalla voce dei genitori (AUDITORE 1998).
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Messaggio Da INFERNO Mer 15 Ott 2008, 15:42

http://it.wikipedia.org/wiki/Aurora_polare
http://it.wikipedia.org/wiki/Sole_di_mezzanotte
http://www.cortinastelle.it/aurora.htm
PARTICELLE ENERGETICHE E VENTO SOLARE: L'AURORA POLAREIL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora5ld2IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora6ap5IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora7wl8IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Auorora8va4
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora1qj8IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora2ys1
L'aurora polare, o anche semplicemente aurora, spesso denominata boreale o australe, a seconda dell'emisfero in cui si verifica, è un fenomeno ottico caratterizzato principalmente da bande luminose di colore rosso-verde-azzurro (detti archi aurorali). Le aurore possono comunque manifestarsi con un'ampia gamma di forme e colori, rapidamente mutevoli nel tempo e nello spazio. Il fenomeno è causato dall'interazione di particelle cariche (protoni ed elettroni) di origine solare (vento solare) con la ionosfera terrestre (atmosfera tra i 100-500 km). Tali particelle eccitano gli atomi dell'atmosfera che diseccitandosi in seguito emettono luce di varie lunghezze d'onda. A causa della geometria del campo magnetico terrestre, le aurore sono visibili in due ristrette fasce attorno ai poli magnetici della terra, dette ovali aurorali. Le aurore visibili ad occhio nudo sono prodotte dagli elettroni, mentre quelle di protoni possono essere osservate solo con l'ausilio di particolari strumenti, sia da terra che dallo spazio. Le aurore sono più intense e frequenti durante periodi di intensa attività solare, periodi in cui il campo magnetico interplanetario può presentare notevoli variazioni in intensità e direzione, aumentando la possibilità di un accoppiamento (riconnessione magnetica, vedi avanti) con il campo magnetico terrestre.

Origine o provenienza
L'origine dell'aurora si trova a 149 milioni di km dalla Terra, cioè sul Sole. Le particelle energetiche emesse dal Sole viaggiano nello spazio formando il vento solare. Questo si muove attraverso lo spazio interplanetario (e quindi verso la Terra) con delle velocità tipicamente comprese tra i 400 e gli 800 km/s, trascinando con sé parte del campo magnetico solare (campo magnetico interplanetario). Il vento solare, interagendo con il campo magnetico terrestre detto anche magnetosfera, lo distorce creando una sorta di "bolla" magnetica, di forma simile ad una cometa. La magnetosfera terrestre funziona come uno scudo, schermando la Terra dall'impatto diretto delle particelle cariche (plasma) che compongono il vento solare. In prima approssimazione queste particelle "scivolano" lungo il bordo esterno della magnetosfera (magnetopausa) e passano oltre la Terra. In realtà, a causa di un processo noto come riconnessione magnetica (tra il campo magnetico interplanetario e quello terrestre), il plasma del vento solare può penetrare dentro la magnetosfera e, dopo complessi processi di accelerazione, interagire con la ionosfera terrestre, dando luogo al fenomeno delle aurore. Le aurore sono più intense quando sono in corso tempeste magnetiche causate da una forte attività delle macchie solari. La distribuzione dell'intensità delle aurore in altitudine mostra che si formano prevalentemente ad un'altitudine di 100 km sopra la superficie terrestre. Sono in genere visibili nelle regioni vicine ai poli, ma possono occasionalmente essere viste molto più a sud, fino a 40° di latitudine.
Le particelle che si muovono verso la Terra colpiscono l'atmosfera attorno ai poli formando una specie di anello, chiamato l'ovale aurorale. Questo anello è centrato sul polo magnetico (spostato di circa 11° rispetto dal polo geografico) ed ha un diametro di 3000 km nei periodi di quiete, per poi crescere quando la magnetosfera è disturbata. Gli ovali aurorali si trovano generalmente tra 60° e 70° di latitudine nord e sud. La forma di un'aurora polare è molto varia. Archi e brillanti raggi di luce iniziano a 100 km sopra la superficie terrestre e si estendono verso l'alto lungo il campo magnetico, per centinaia di chilometri. Gli archi possono essere molto sottili, anche solo 100 metri, pur estendendosi da orizzonte ad orizzonte. Possono essere quasi immobili e poi, come se una mano fosse passata su una lunga tenda, iniziare a muoversi e torcersi. Dopo la mezzanotte, l'aurora può prendere una forma a macchie e ognuna delle macchie spesso lampeggia più o meno ogni 10 secondi fino all'alba. La maggior parte della luce visibile in un'aurora è di un giallo verdognolo, ma a volte i raggi possono diventare rossi in cima e lungo il bordo inferiore. In occasioni molto rare, la luce del sole può colpire la parte superiore dei raggi creando un debole colore blu. Ancora più raramente (una volta ogni 10 anni o più) l'aurora può essere rosso sangue da cima a fondo. Oltre a produrre luce, le particelle energetiche che formano l'aurora portano calore. Questo è dissipato come radiazione infrarossa o trasportato via dai forti venti dell'alta atmosfera.

La chimica dell'aurora
L'aurora è formata dall'interazione di particelle ad alta energia (in genere elettroni) con gli atomi neutri dell'alta atmosfera terrestre. Queste particelle possono eccitare (tramite collisioni) gli elettroni di valenza dell'atomo neutro. Dopo un intervallo di tempo caratteristico, tali elettroni ritornano al loro stato iniziale, emettendo fotoni (particelle di luce). Questo processo è simile alla scarica al plasma di una lampada al neon. I particolari colori di un'aurora dipendono da quali gas sono presenti nell'atmosfera, dal loro stato elettrico e dall'energia delle particelle che li colpiscono. L'ossigeno atomico è responsabile del colore verde (lunghezza d'onda 557,7 nm), e l'ossigeno molecolare per il rosso (630 nm). L'azoto causa il colore blu.

Variazioni del Sole e effetti sulla Terra
Il sole è una stella con alcune caratteristiche molto variabili, che cambiano con periodi che vanno da poche ore a centinaia d'anni. La direzione del campo magnetico interplanetario, e la velocità e la densità del vento solare, dipendono tutte dall'attività del Sole. Possono cambiare drasticamente in poco tempo e influenzare l'attività geomagnetica. Quando questa aumenta, il bordo meridionale dell'atmosfera boreale si muove verso sud. Anche le emissioni di materia della corona solare causano ovali aurorali più grandi. Se il campo magnetico interplanetario è rivolto in direzione opposta a quello terrestre il trasferimento di energia è più grande, e quindi le aurore sono più pronunciate. I disturbi della magnetosfera terrestre sono chiamati tempeste geomagnetiche. Esse possono produrre cambiamenti improvvisi nella forma e nel moto dell'aurora, chiamati sottotempeste aurorali. Le fluttuazioni magnetiche di tutte queste tempeste possono causare disturbi alla rete di energia elettrica, a volte facendo guastare alcuni apparecchi e causando black out estesi. Possono anche influenzare il funzionamento delle radiocomunicazioni via satellite. Le tempeste magnetiche possono durare parecchie ore o anche giorni, e sottotempeste aurorali possono avvenire molte volte al giorno. Ogni sottotempesta genera centinaia di terajoule http://it.wikipedia.org/wiki/Joule di energia, tanta quanta ne consumano gli interi Stati Uniti in dieci ore.

Mitologia
In antichità i popoli di mitologia norrena credevano che fossero le valchirie con le loro splendenti armature mentre cavalcavano nel cielo a creare l'aurora boreale.

http://www1.visitnorway.com/MWTemplates/QWFeature.aspx?id=178974
Aurora boreale e sole di mezzanotte
La Norvegia settentrionale è il regno della luce.
D’estate il sole non tramonta mai per i tre mesi estivi. D’inverno si assiste all’affascinante danza di una mistica luce nella totale oscurità del cielo.
L'aurora boreale appare come raggi, archi o dense pennellate di colore che vanno dalle tonalità di verde al rosso intenso. Ammirare il fulgore dell'aurora boreale in una scura notte invernale è un’esperienza straordinaria e mistica. Il fenomeno è causato da particelle caricate elettricamente dal sole, che vengono catturate nel campo magnetico terrestre illuminando così le molecole e gli atomi d’aria.
Il periodo migliore per avvistare l'aurora boreale è tra novembre e febbraio. È più facile vederla nella Norvegia Settentrionale, ma capita di scorgerla anche nella parte meridionale del paese. Per assistere a questo spettacolo unico vi consigliamo di scegliere la regione del Finnmark. Da metà maggio alla fine di luglio il sole non tramonta mai. Questa insolita condizione permette di fare cose impossibili in tutto il resto del mondo, come ad esempio giocare a golf non-stop per 24 ore e oltre al campo da golf più a nord del pianeta.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora3id9IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora10iq8IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora11yl7IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora9yg1IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Aurora13mi2
Il sole di mezzanotte è un fenomeno astronomico che si verifica nelle regioni oltre il circolo polare > Sole di mezzanotte a Capo Nord, Norvegia:
In prossimità del solstizio estivo, a causa dell'inclinazione dell'asse di rotazione della Terra, a latitudini superiori a 66°33‘ il Sole non scende mai sotto l'orizzonte, e quindi non cala mai la notte. I paralleli 66°33‘ nord e sud, che delimitano le regioni in cui si osserva questo effetto, vengono chiamati circoli polari. La durata di questo fenomeno dipende dalla latitudine: a 70° il Sole non tramonta per 17 giorni consecutivi, a 80° per 71 giorni, ai poli (90°) per metà dell'anno. Dato che non ci sono terre abitate a sud del circolo polare antartico, questa esperienza è limitata alle popolazioni della Fennoscandia, della Russia, del Canada, dell'Alaska, della Groenlandia e dell'Islanda (quest'ultima solo per rifrazione, essendo sotto il circolo polare). D'inverno si verifica il fenomeno opposto che è chiamato notte polare. Ci sono tuttavia delle regioni in cui si ha il sole di mezzanotte ma non la notte polare: perché sia buio il Sole deve essere 12° sotto l'orizzonte, altrimenti si vede la luce del crepuscolo. La notte polare non è quindi osservabile in Europa. Dato che l'asse terrestre è inclinato di 23°27' rispetto all'eclittica, in estate il Sole non tramonta alle latitudini elevate. La durata del giorno polare, cioè del periodo in cui il Sole non tramonta mai, varia da 24 ore (durante il solstizio d'estate) al circolo polare, a 4464 ore (186 giorni) ai poli. A causa della rifrazione il fenomeno del sole di mezzanotte può essere visto anche da regioni circa un grado al di sotto del circolo polare, come ad esempio in Islanda. Nelle regioni al di sopra del 60° parallelo circa, si verifica il fenomeno della notte bianca. Nella notte bianca non si ha il sole di mezzanotte, ma la luce del crepuscolo è sufficiente per svolgere ogni attività diurna senza l'utilizzo di luce artificiale. Anche questo fenomeno è dovuto alla rifrazione. La notte bianca è diventata un simbolo della città di San Pietroburgo, in Russia. Qui la notte bianca dura dal 21 maggio all'11 luglio e gli ultimi dieci giorni di giugno sono celebrati con vari eventi culturali.
Conseguenze sulle persone
Il sole di mezzanotte è molto influente sul corpo umano. Suicidi e disordini mentali sono più frequenti in questo periodo, tuttavia la notte polare è ancora più influente. Sono particolarmente colpite le persone affette da disordini affettivi stagionali.
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Messaggio Da INFERNO Mer 15 Ott 2008, 16:23

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TERAPIA DELLA LUCE
http://www.beautycom.net/terapiadellaluce.html
http://www.universonline.it/_sessoesalute/salute/05_04_12_a.php
http://www.mybestlife.com/ita_salute/news/28062000-2.htm
Depressione: terapia della luce
Uno studio pubblicato nell'American Journal of Psychiatry ritiene che la terapia della luce può avere gli stessi effetti dei farmaci per chi soffre di depressione grave. Lo studio mostra che un'esposizione da 20 a 40 minuti a livelli sufficienti di luce intensa può dare energia e migliorare l'umore durante la stagione del poco sole. Gli scienziati stanno ancora cercando di capire perché la mancanza di sole nella stagione invernale porti alla depressione, mancanza di energia e di concentrazione e bisogno di dormire più a lungo per molte persone. Lo studio è stato commissionato dall' American Psychiatric Association e condotto dal primario di psichiatria dell' U-N-C Chapel Hill.
TERAPIA DELLA LUCE O FOTOTERAPIA > The wellness innovation
Bulimia, depressione stagionale e senile, insonnia?
La cura ora arriva con la luce. Si chiama fototerapia ed è la soluzione a molti dei mali più diffusi che affliggono la società moderna in particolare giovani donne ed anziani. Le prime sempre più vittime della bulimia e della SAD Depressione affettiva stagionale, i secondi dai disturbi tipici dell’età come apatia, sindromi depressive senili ed insonnia. Ora fortunatamente la ricerca conferma che per migliorare e soprattutto prevenire queste patologie, non servono farmaci o psicoterapie lunghe e costose, ma semplicemente la terapia della luce: la nuova cura naturale che può riportare il benessere e che gradualmente sta prendendo piede nel mondo.
Spieghiamo meglio: numerosi eventi fisiologici sono regolati da ritmi circadiani, vale a dire periodici, strettamente legati al nostro orologio biologico interno che è a sua volta influenzato dall'alternarsi della luce e del buio e che determina la capacità sia di incrementare che di ridurre la secrezione di quegli ormoni che vanno ad agire sul tono dell'umore; la luce agisce sulla ghiandola pineale, situata alla base del cervello, che secerne l'importante ormone melatonina; in questo processo sono coinvolti anche due neurotrasmettitori, la serotonina e la dopamina, i quali svolgono un ruolo fondamentale nei meccanismi che regolano l'umore. La Terapia della Luce è nata con lo scopo di ripristinare i cicli circadiani alterati riproducendo l'intensità della luce solare. Terapia non invasiva riconosciuta dall'American Psychiatric Association e dal National Institute of Mental Health, essa prevede sedute della durata variabile da 20 minuti a 30 minuti suddivise in cicli di 6 giorni; gli effetti sono quasi immediati anche se necessitano di almeno una decina di sedute per consolidarsi. Oltre che un valido aiuto nelle patologie depressive croniche e stagionali, la terapia ha dimostrato efficacia anche su depressione post parto, sindrome premestruale, bulimia e disturbi del sonno. Sono confermati i benefici derivati dalla luce artificiale intesa appresa dalla retina, luce che riproduce lo spettro visibile della luce solare (Fra Ultravioletti ed infrarossi) con potenze maggiori di 50.000 lux per mq. Per capirlo basta pensare a quando ci si sveglia e ci si trova di fronte una giornata con pioggia, nebbia o nuvole grigie. Ciò provoca in noi, senza che ce ne accorgiamo, un effetto sulla psiche, la cui intensità può variare a seconda delle caratteristiche personali. Al giorno d'oggi, sempre più persone sono negativamente influenzate dalla ridotta o totale assenza della luce solare e ciò condizionerà il loro fisico e la loro psiche per una giornata o addirittura per un intero periodo. Non a caso è in autunno-inverno (ossia quando le giornate sono spesso buie, grigie e nebbiose) che il nostro organismo è più facilmente attaccato da malesseri, depressione, stress, stanchezza in quanto non riesce a caricare le proprie batterie attraverso la luce solare. A questo va aggiunto che la società moderna con i suoi ritmi e le sue innovazioni porta a vivere la giornata sempre di più in ambienti chiusi che presentano anche un insufficiente livello di luce. Secondo uno studio del 1994 condotto dall'University of California su oltre 1000 persone che vivono nella soleggiatissima San Diego, l'adulto di ceto medio passa all'aperto solo il 4% dell'intera giornata e vive in ambienti con un livello di luce insufficiente addirittura al di sotto dei 100 lux. Studi recenti hanno evidenziato che la "malilluminazione" (quantità di luce inferiore ai 250 / 700 lux) contribuisce nelle persone più sensibili a creare stanchezza, depressione ma anche aggressività; diminuisce la funzione immunitaria e agisce sulla malinconia nonché sulla perdita di tono e forza muscolare. Anche chi lavora di notte o effettua turni di lavoro irregolari rispetto ai ritmi solari è soggetto, più di altri, alla possibilità di insorgenza di disordini psicofisici. Lo stesso per chi lavora in ambienti scarsamente illuminati. Queste persone, non di rado, presentano una carenza di prontezza e di capacità nel prendere decisioni e sovente causano errori o incidenti. La fototerapia agisce sulla ghiandola pineale, situata alla base del cervello, che secerne l'importante ormone della melatonina; in questo processo sono coinvolti anche due neurotrasmettitori, la serotonina e la dopamina, i quali svolgono un ruolo fondamentale nei meccanismi che regolano l'umore. L’impiego personale domestico e sul posto di lavoro della terapia della luce , è utile nella prevenzione e nella risoluzione dei problemi generali più sopra illustrati e viene eseguita con un’ illuminamento medio da 50.000 lux.

BENEFICI RISCONTRATI
Si sono verificati effetti terapeutici positivi in queste situazioni:
nella Depressione Stagionale (seasonal affective desorders – SAD) per porre rimedio ai sintomi arrecati quali:
insonnia; irritabilità, sovrappeso; stanchezza;
- come Nootropico nei casi di vigilanza ridotta; difficoltà di concentrazione; diminuzione dei tempi di reazione;
frequenza di errori.
- negli alcoolisti per influenzare positivamente l’affettività; la vigilanza; la concentrazione; la memoria.
- negli anziani nelle turbe da senilità;
- l’effetto nootropico è stato verificato anche nelle persone sane che hanno dimostrato un buon miglioramento
generale delle loro perfonmance;
- nel caso di lavoro in Turni Notturni; prevalentemente Serale; in Ambienti privi di luce diurna naturale;
- nei disturbi da cambio di fuso orario (Jet Lag);
- nelle forme di Insonnia dovuta ad alterazione del ciclo circadiano.
Ma in cosa consiste una seduta di fototerapia?
Basta mezz’ora di sole artificiale per trarre immediato giovamento da questa luce artificiale. Nata per curare soprattutto i disturbi dovuti alla mancanza di clima mite, come nei Paesi del Nord, la fototerapia viene oggi consigliata per cura e prevenzione alle donne in caso di depressione ed agli anziani depressi o sofferenti di insonnia, ma fa bene anche a chi soffre di bulimia, la malattia che porta a mangiare smoderatamente e che è sintomo di grande disagio psicologico. Come prevenzione è consigliata anche a coloro che svolgono un lavoro prevalentemente di ufficio dove solitamente gli impianti di illuminazione sono inadeguati.

CONCLUSIONI
La Fototerapia è una pratica semplice ed economica che non presenta controindicazioni e non produce sgradevoli effetti collaterali.
Secondo gli studiosi del settore, la luce diventerà la medicina del futuro in quanto e stato dimostrato scientificamente che essa è un fattore determinante per il benessere psicofisico dell’uomo. Sempre più persone sono consapevoli di stare meglio nei periodi con molta luce. La fototerapia deve essere eseguita con particolari lampade artificiali studiate per avere uno spettro che comprenda tutta la luce visibile da ultravioletti ad infrarossi e di potenze superiori a 60.000 lux. (Il sole allo zenit in giornate limpide sviluppa 60-100 mila lux per metro quadro). La terapia della luce diventerà un valido strumento per migliorare la qualità della vita, la nostra salute ed il nostro umore hanno bisogno di luce intensa soprattutto nei mesi autunnali ed invernali che sono spesso molto bui. Anche il lavoro in ambienti con inadeguati sistemi di illuminazione influisce sulla carenza di luce. Sono sempre di più le Università che nel mondo stanno dedicando risorse nella ricerca, per dimostrare che l’uomo ha notevoli benefici con applicazioni di sedute di luce. Riferimenti: Terapia non invasiva riconosciuta dall'American Psychiatric Association e dal National Institute of Mental Health oltre a ricerche effettuate dalla Mùncherner Medizinische wochenschrift.
http://www.beautycom.net/terapiadellaluce.html
[Scarica Scheda Terapia della Luce.pdf]
[Leggi il concetto di Terapia della Luce secondo Beautycom.pdf]
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Messaggio Da INFERNO Mer 15 Ott 2008, 17:07

http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__la_medicina_della_luce.php
La Medicina della Luce > La Fisica della Guarigione
di Gaetano Conforto http://www.quantumedicine.com/profile.html
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Medicinadellaluceuw0
In questo libro il dott. Conforto, unisce la sua esperienza di medico alla sua cultura in fisica quantistica e alle sue conoscenze delle tecniche di rilassamento e insegna come sia possibile riconnettersi con il mondo quantico al fine di recuperare e mantenere la salute fisica sia per noi stessi che per gli altri. "Esiste una realtà sottile che tutto pervade e che è la nostra vera essenza: la Luce". Questa affermazione, che ritroviamo in quasi tutte le dottrine spirituali, viene ora supportata dalle scoperte della fisica quantistica: l'uomo è fatto di Luce, e tutto ciò che esiste è composto di energia, di particelle chiamate fotoni. Tutta la realtà è una fluttuazione di particelle quantistiche e la nostra coscienza, nient'altro che una particella di Dio, è la vera intelligenza in grado di trasformare queste fluttuazioni di energia in materia vivente e in eventi sincronici.
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Messaggio Da INFERNO Gio 16 Ott 2008, 11:14

L'OROLOGIO BIOLOGICO > 1° parte
http://www.lapelle.it/ricerca/bioritmi_cutanei.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Ritmo_circadiano
http://www.nemesi.net/circadiani.htm
Ritmo circadiano: Un ritmo circadiano è all'incirca un ciclo di 24 ore nei processi fisiologici degli esseri viventi, incluse piante, animali, funghi e cianobatteri. Il termine "circadiano", coniato da Franz Halberg, http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FFranz_Halberg viene dal latino circa "intorno", e dies, "giorno", significando letteralmente "intorno" al giorno". Lo studio formale dei ritmi temporali biologici come i ritmi giornalieri, settimanali, stagionali ed annuali è chiamato cronobiologia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cronobiologia In senso stretto, i ritmi circadiani sono endogeni benché possano essere modulati da stimoli esterni come la luce solare e la temperatura. La prima oscillazione endogena circadiana fu osservata nel 1700 dallo scienziato francese Jean-Jacques d'Ortous de Mairan http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FJean-Jacques_Dortous_de_Mairan che notò che i modelli di ventiquattro ore nei movimenti delle piante continuavano anche quando queste venivano isolate dagli stimoli esterni. I ritmi circadiani possono essere definiti da tre criteri:
1. Il ritmo persiste in condizioni costanti (per esempio buio costante) con un periodo di 24 ore.
2. Il ritmo può essere resettato da un'esposizione alla luce o al buio.
3. Il ritmo è compensato dalla temperatura, che significa che procede con lo stesso periodo all'interno di un arco di temperature.
La cronobiologia, dal greco "kronos" (tempo) e "biologia" (studio della vita), è un settore della scienza che studia i fenomeni periodici (ciclici) negli organismi viventi e il loro adattamento ai relativi ritmi solare e lunare. Questi cicli sono noti come ritmi biologici. I termini correlati cronomica e cronoma sono stati utilizzati in alcuni casi per descrivere sia i meccanismi molecolari coinvolti nei fenomeni cronobiologici o gli aspetti più quantitativi della cronobiologia, particolarmente quando è necessario confrontare i cicli di diversi organismi. Gli studi cronobiologici comprendono ma non sono limitati alla anatomia comparata, fisiologia, genetica, la biologia molecolare e il comportamento degli organismi all'interno della meccanica dei ritmi biologici. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 350pxbiologicalclockhumwk0
Origine
Si pensa che i ritmi circadiani si siano originate nelle protocellule, http://www.tes.mi.it/sir2acquaweb/boccalatte/protocellule.html con lo scopo di proteggere la replicazione del DNA dall'alta radiazione ultravioletta durante il giorno. Come risultato, la replicazione avveniva al buio. Il fungo Neurospora, http://www.sapere.it/tca/MainApp?srvc=dcmnt&url=/tc/medicina/percorsi/cellula/ereditarieta3.jsp che esiste ancora oggi, contiene questo meccanismo regolatore. L'orologio circadiano più semplice conosciuto è quello del cianobatterio procariotico. Ricerche recenti hanno dimostrato che l'orologio circadiano del Synechococcus elongatus può essere ricostituito in vitro con appena tre proteine dell'oscillatore centrale. Questo orologio ha dimostrato di sostenere un ritmo di 22 ore per diversi giorni con addizione di ATP. Le precedenti spiegazioni di questo misuratore del tempo circadiano procariotico erano dipendenti dalla trascrizione del DNA / traduzione del meccanismo di feedback, http://it.wikipedia.org/wiki/Retroazione_(natura) e benché questo non sembra essere stato il caso, sembra essere vero per tutti gli organismi eucariotici. In verità, benché i sistemi circadiani degli eucarioti e procarioti abbiano la stessa architettura di base (un input - un oscillatore centrale - un output) non dividono la stessa omologia. Questo implica probabilmente origini indipendenti.

Il ritmo circadiano animale
I ritmi circadiani sono importanti per determinare i modelli di sonno e veglia di tutti gli animali, inclusi gli esseri umani. Vi sono chiari modelli dell'attività cerebrale, di produzione di ormoni, di rigenerazione cellulare e altre attività biologiche collegate a questo ciclo giornaliero. Il ritmo è collegato al ciclo luce-buio. Animali tenuti in totale oscurità per lunghi periodi funzionano con un ritmo che si "regola liberamente". Ogni "giorno" il loro ciclo di sonno avanza o regredisce a seconda che il loro periodo endogeno sia più lungo o più corto di 24 ore. Gli stimoli ambientali che ogni giorno resettano i ritmi sono chiamati Zeitgebers http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FZeitgeber (tedesco, letteralmente significa: "donatori di tempo"). È interessante notare che mammiferi totalmente sotterranei (come il topo-talpa cieco Spalax) sono capaci di mantenere il loro orologio interno in assenza di stimoli esterni. In esseri umani che si sono volontariamente isolati in grotte e senza stimoli esterni si è notato che il ritmo circadiano sonno-veglia tende progressivamente ad allungarsi, sino ad arrivare a "giornate" di 36 ore. Fondamentale come regolatore dell'orologio interno appare quindi il ruolo della luce solare. L'"orologio circadiano" "clock" nei mammiferi è collocato nel nucleo soprachiasmatico (SCN), un gruppo definito di cellule situato nell'ipotalamo. La distruzione dell'SCN causa la completa assenza di un regolare ritmo sonno/veglia. L'SCN receve informationi sull'illuminazione attraverso gli occhi. La retina degli occhi non contiene solo i "classici" fotoricettori, ma anche cellule gangleari retinali fotosensibili. Queste cellule, che contengono un pigmento chiamato melanopsina, seguono un tragitto chiamato tratto retinoipotalamico, http://it.wikipedia.org/wiki/Nucleo_soprachiasmatico che collega all'SCN. È interessante notare che, se le cellule provienienti dall'SCN sono rimosse e coltivate in laboratorio, mantengono il loro ritmo in assenza di stimoli esterni. Sembra che l'SCN prenda le informazioni sulla durata del giorno dalla retina, le interpreta, e le invia alla ghiandola pineale (una struttura delle dimensioni di un pisello situata nell'ipotalamo), la quale secerne l'ormone melatonina in risposta allo stimolo. Il picco di secrezione della melatonina si raggiunge durante la notte. Le piante sono organismi sensili, e perciò sono strettamente legate con l'ambiente circostante. L'abilità di sincronizzarsi con i cambiamenti giornalieri della temperatura e della luce sono di grande vantaggio per le piante. Per esempio, il ciclo circadiano esercita un contributo essenziale per la fotosintesi, conseguentemente permette di aumentare la crescita e la sopravvivenza delle piante stesse.

La luce e l'orologio biologico
L'abilità della luce di azzerare l'orologio biologico dipende dalla phase response curve (alla luce). Dipendentemente dalla fase del sonno, la luce può avanzare o ritardare il ritmo circadiano. L'illuminazione richiesta varia da specie a specie: nei roditori notturni, ad esempio, è sufficiente un livello di luce molto inferiore rispetto all'uomo per l'azzeramento dell'orologio biologico. Oltre all'intensità della luce, la lunghezza d'onda (o colore) della luce è un importante fattore per la determinazione del grado a cui l'orologio è azzerato. Il Melanopsin http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FMelanopsin è eccitato più efficacemente dalla luce blu (420-440 nm).
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=2429
Se il nostro orologio interno va male aumenta il rischio obesita' e diabete.
E' quanto dimostrato sui topolini da ricercatori della Northwestern University e del Evanston Northwestern Healthcare in un articolo pubblicato sulla rivista Science. Dormire poco, saltare i pasti e poi abbuffarsi di spuntini poco salutari fa spostare l'ago della bilancia a sfavore della nostra silhouette. Le scoperte fatte sui topolini, ha riferito il leader di ricerca Fred Turek, suggeriscono che in questi comportamenti disordinati possa esserci lo zampino di alterazioni degli ingranaggi del nostro orologio biologico. Animali e piante sono dotati di lancette interne che scandiscono i ritmi biologici nel corso della loro vita. Nell'uomo e negli altri mammiferi queste lancette si trovano nell'ipotalamo in una regione chiamata nucleo suprachiasmatico. Al suo interno cellule nervose attivano e spengono con una periodicita' che mantiene precisione assoluta gruppi di geni che nei topolini sono chiamati, appunto, geni orologio. Inoltre questo ingranaggio centrale comunica con altri orologi periferici posizionati in ciascun organo e coordinati tra loro e tutti col nucleo, come i musicisti di un'orchestra si coordinano tra loro e col direttore d'orchestra per ottenere un suono non cacofonico. L'equipe di Turek, che e' un super-esperto mondiale di cronobiologia, ha cominciato a nutrire sospetti sull'esistenza di un nesso tra disfunzioni dell'orologio biologico interno e alterazioni metaboliche quando si e' accorta che roditori mutanti in uno o piu' geni orologio usati per i loro esperimenti di cronobiologia erano sempre piu' grassi dei roditori non mutanti. Cosi' i ricercatori hanno osservato i topolini mutanti, 'sfasati' nei loro ritmi sonno veglia e privi dei campanelli che li richiamano ai pasti ad orari regolari, notando che questi tendono a mangiare di piu' dei roditori normali e che sono anche piu' pigri. Attenti esami metabolici inoltre hanno dimostrato che i mutanti soffrono di ipercolesterolemia, iperglicemia, trigliceridi alti ed altre alterazioni che di solito preludono al diabete adulto. La loro sfasatura dovuta agli 'orologi' difettosi, ovvero i geni mutanti, li fa ingrassare al pari di topini geneticamente normali messi all'ingrasso con una dieta ipercalorica. Questa e' la dimostrazione che il nostro orologio interno va ben al di la' del controllo dei ritmi sonno-veglia ma ha un peso enorme nel modulare il metabolismo e quindi prevenire obesita' e altre disfunzioni metaboliche. Obesità e sindrome metabolica: un'epidemia da 23 miliardi di euro l'anno. A stimare i costi socio-sanitari legati all'eccesso di peso negli italiani, gli esperti riuniti a Roma al convegno sulla sindrome metabolica promosso dalla cattedra di endocrinologia dell'università Cattolica con il patrocinio della Società italiana di endocrinologia (Sie) e dalla Società italiana di diabetologia (Sid). Secondo i dati illustrati da Americo Cicchetti, responsabile del Laboratorio di economia sanitaria presso l'istituto di igiene dell'università Cattolica, in Italia gli obesi sono 4 milioni e si stima che tra il 2% e il 7% della spesa sanitaria totale sia assorbito direttamente o indirettamente dall'obesità, una delle componenti principali della sindrome metabolica. Per quanto riguarda i costi diretti, oggi si spendono per l'assistenza 22,8 miliardi di euro l'anno, di cui 11 miliardi a carico del servizio pubblico. Nelle persone gravemente obese il consumo di farmaci aumenta fino al 78% rispetto ai soggetti con indice di massa corporea (Bmi) nella norma. Negli individui obesi, inoltre, i costi diretti sono superiori del 25% rispetto a una identica popolazione normopeso. Ma l'eccesso di peso ha conseguenze anche sociali, dunque finisce per gravare anche sui costi indiretti. Un'indagine condotta dall'Istituto auxologico italiano http://www.auxologico.it/sito/index.php su 400 persone obese seguite nell'arco di sei mesi, per esempio, ha dimostrato che il 7,2% ha ridotto l'attività lavorativa a causa dell'obesità, mentre il 5,5% l'ha addirittura abbandonata. È noto peraltro che esiste una stretta correlazione fra sovrappeso e numero di anni di vita persi - sottolinea Cicchetti - Per esempio un maschio obeso di 20 anni rischia di vivere fino a 13 anni in meno, con una riduzione dell'aspettativa di vita pari al 22%. Lotta all'obesità, dunque, come primo e indispensabile passo per prevenire la sindrome metabolica e ridurre i costi socio-sanitari. E' questo il monito lanciato dagli esperti riuniti al congresso capitolino. Prevenire l'obesità e ridurre il numero di pazienti in sovrappeso significherebbe diminuire i casi di sindrome metabolica e lo sviluppo delle patologie ad essa correlate, come la malattia coronarica
Fonte: Ansa (25/04/2005)
http://www.nemesi.net/circadiani.htm
Esperimenti nelle grotte
Il 13 gennaio 1989, un'italiana, Stefania Follini, si rinchiuse per cinque mesi in una caverna del New Mexico che era completamente isolata allo scopo di simulare l'esperienza degli astronauti nei lunghi viaggi. L'abitazione della donna era costituita da una stanza cubica di plexiglas di circa 30 metri quadrati. Dormiva 10 ore e stava sveglia 20, secondo quanto riportato dal capo del gruppo di ricerca US/Italia. La Follini comunicava con l'esterno attraverso un personal computer con il quale svolgeva alcuni test di concentrazione e controllava l'attività cerebrale. I risultati mostravano che la concentrazione era maggiore durante le prime quattro settimane d'isolamento. Quando, a maggio è tornata in superficie, era convinta di essere stata sottoterra per due mesi. A questo punto, è spontaneo chiedersi se tutto ciò avviene semplicemente perché le creature seguono l'aumentare e il diminuire della luce solare. E' soltanto questione di adattamento al sonno di notte e alla veglia di giorno? Se vivessimo in un luogo dove non c'è né giorno né notte, isolandoci in modo da non dover sottostare a pressioni sociali, avremmo libertà di scelta e potremmo adattarci a qualsiasi ritmo volessimo? Questo è un problema che riguarda gli astronauti delle missioni spaziali ed i ricercatori delle regioni polari. Per verificarlo, alcuni volontari sono andati a vivere per mesi nel buio e nella solitudine di grotte profonde. Durante la loro permanenza non avevano più modo di sapere se alla superficie fosse giorno o notte e, poiché erano privi di orologi, in breve perdevano la cognizione del tempo.
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Messaggio Da INFERNO Gio 16 Ott 2008, 11:25

L'OROLOGIO BIOLOGICO > 2° parte
I ritmi di vita contrari all’orologio biologico favoriscono il fumo
http://www.analisi-lentini.com/news_scientifiche/orologio_biologico_e_fumo/index_ger.html
Le persone che iniziano a fumare potrebbero farlo a causa del fatto che si svegliano troppo presto al mattino. Si tratta di uno soltanto dei sintomi di un orologio biologico non adeguato, una condizione definibile come “jet-lag sociale”, essendo simile nei sintomi a quei disturbi (jet-lag) che si accusano quando si viaggia fra zone con fusi orari diversi. Questa condizione potrebbe affliggere circa la meta´della popolazione,
Till Roenneberg e i suoi collaboratori della UNiversita´Maximilian di Monaco hanno usato questionari per intervistare piu´di 500 volontari e stabilire il loro “cronotipo”. Cosi´come altri studi precedenti avevano mostrato, anche loro hanno potuto stabilire che la maggior parte degli intervistati preferisce dormire fra le 00.30 e le 8.30, nonostante esistano molti tipi diversi di cronotipo. Secondo gli autori, questo tipo di ritmo biologico, che e´ in gran parte determinato geneticamente, non corrisponde agli orari di lavoro di molti. Nonostante l´esposizione alla luce del sole puo´consentire alle persone di adeguarsi anche al piu´innaturale dei ritmi, molti degli impiegati d´ ufficio non sono abbastanza esposti alla luce naturale. Quasi meta´della popolazione vivrebbe in uno stato continuo di jet-lag, in quanto l´orologio biologico e´permanentemente fuori sintonia con gli orari di lavoro (Chronobiology International, vol 23, p 497). Gli autori hanno anche studiato la percentuale di coloro che fa uso di “stimolanti” ed hanno constatato che e´piu´probabile che coloro che si trovano in questa situazione di jet-lag sociale siano fumatori. Solo il 10 % di coloro che vivono nei limiti del proprio orologio biologico (con piu´ o meno una ora di differenza) e´ fumatore, mentre il 70 % circa di coloro che vivono con 7 ore di jet-lag sociale e´fumatore. In definitiva coloro che vivono in contrasto con il proprio orologio biologico naturale e´piu´probabile che diventino fumatori. Secondo Jim Horne, un esperto del sonno all´Universita´di Loughborough in Gran Bretagna, questi risultati potrebbero pero´essere causati anche da altri fattori, quali altre abitudini della vita sociale (quali consumo di alcool) associate a quel tipo di persone. Roenneberg mette anche in evidenza che queste persone con jet-lag sociale non fumano piu´degli altri, percio´e´improbabile che il fumo li aiuti a rimanere svegli; semplicemente è più probabile che inizino in primo luogo a fumare. Inoltre questo potrebbe spiegare perche´molti dei fumatori iniziano a fumare quando sono molto giovani, infatti nei giovani il ritmo imposto e´ancora meno adeguato al ritmo biologico. Una possibile soluzione a questo problema potrebbe essere quella di adottare orari di lavoro flessibili e di usare lampade a raggi ultravioletti di mattina, quando e´ancora buio, per far adattare il corpo alla routine innaturale.
[Dal numero 2545 della rivista New Scientist, 30 Marzo 2006, page 17]
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Messaggio Da INFERNO Ven 17 Ott 2008, 08:20

http://www.arteterapia.it/arteterapia.asp
http://www.arteterapia.it/
http://www.artiterapie.net/
http://www.oltredanza.it/arteterapia.htm
ARTETERAPIA > 1° parte
Disciplina che utilizza le tecniche, i materiali e i criteri di decodifica dell'Arte visiva per la diagnosi e il trattamento del disagio psico-sociale.
http://www.psychomedia.it/neuro-amp/tavola-03/meoni.htm
http://www.psychomedia.it/neuro-amp/99-00-sem/meoni.htm
di Anna Maria Meoni
L'Arte Terapia è un trattamento psicologico che compare nella seconda metà del XX secolo a seguito delle sperimentazioni di psicoterapia dinamica derivate dalla Psicoanalisi anche se in alcuni campi, quali la musicoterapia e il teatroterapia, vanta origini più antiche. Si conoscono infatti vere e proprie pratiche di musicoterapia passiva (somministrazione di brani musicali con scopo ansiolitico) nei Manicomi arabi già dal 800 d.c. e con Pinel la terapia morale comincia proprio come pratica teatrale nei Manicomi europei. Ma è dal 1950 che si conferma come terapia individuale per poi espandersi sempre di più al gruppo e sempre di più in contesti rigorosi di espressione non verbale. Il setting delle arti terapie è un laboratorio dotato di materiali informi a basso costo e di spazi ampi e sicuri per consentire la libertà dei movimenti,che sono del corpo espressione non verbale. Per questa ragione alcuni esercizi preliminari di significato psicomotorio possono precedere le sedute di espressione figurativa o musicale o quant'altro. Generalmente il terapista non fa consegne particolari,nè suggerisce il tema:ma dà la consegna di non usare la parola,la voce sì,ma la parola no. L'abbigliamento deve essere informale e deve potersi sporcare,le scarpe si devono poter togliere con facilità e si deve poter camminare scalzi senza preoccupazioni. Tutto il setting è volto a favorire la libertà dell'espressione non verbale purchè spontanea. Il tema,fondamentalmente libero,può essere stimolato da alcune consegne che facilitino l'attivazione di meccanismi proiettivi: quale quegli stimoli basilari che indicano la costruzione di una maschera o di una scatola. Entrambi questi suggerimenti portano nella dimensione del Self e della sua rappresentazione, che comunque non deve avere la benchè minima preoccupazione estetica. Costruire una scatola è dare forma al contenitore, che poi si riempie di contenuti, così che diventa la rappresentazione del Self e la sua presentazione all'esterno. Analogamente la maschera è il personaggio che si rappresenta. Tratto saliente alla base dell'Arte Terapia, che si estrinseca in tutte le discipline artistiche, è l'evidenza che esiste una comunicazione non verbale che passa nella relazione in modo più efficace e più diretto. La situazione di un setting Arte terapico è un contesto che passa dalla confusione magmatica e caotica, spesso chiassosa, al silenzio percettivo. Il silenzio verbale non è il silenzio del corpo e il movimento è sempre perciò consentito senza limitazione alcuna. Quando un'Arte Terapia è prevalentemente centrata sul linguaggio del corpo, movimenti ritmici o non ritmici, aggressivi o dolci, in ogni modo spontanei si definisce danza terapia. Non è ininfluente distinguere dall'Arte Terapia tutte quelle attività, individuali o di gruppo, che rientrano più propriamente nella Terapia Occupazionale, che si estrinsecano con i mezzi e le tecniche delle Arti, figurative o plastiche, musicali o di canto etc. Queste ultime sono sempre direttive e definite dallo scopo che è eterocentrato, mentre l'Arte Terapia è autocentrata e meramente espressiva. Anche se il processo dell'Arte Terapia è realizzare cose concrete perché apprezzabili percettivamente con i sensi, esso risponde alle leggi dell'immaginazione fantastica che può essere messa in relazione alla patologia così come lo è il sogno dal punto di vista psicodinamico. Il processo, simile a quello dell'Arte, che prevede una creazione dal nulla perché il pensiero è amaterico, porta ad acquisire una dimensione simbolica e/o metaforica. I prodotti in Arte Terapia quindi possono essere utilizzati per conoscere meglio chi li fa e chi li riceve, nel complesso intreccio di meccanismi di difesa ed espressione della relazione trasferale che passa per l'agito, anziché per la parola, un agito che non è acting out, ma semplicemente comunicazione non verbale attraverso il sensibile. Il sistema della comunicazione sensopercettiva dovrebbe essere autosufficiente per un certa ortodossia delle Arti Terapie ed il trattamento raggiungerebbe risultati attraverso un processo essenzialmente catartico perché consente l'espressione inconscia sottraendo gli impulsi alla rimozione che diventano ammissibili nella rappresentazione d'oggetto, anche se non necessariamente avvertiti dalla coscienza. Appare evidente che l'aspetto terapeutico è strettamente connesso ai processi creativi che, come la parola, sono aspetti peculiari dell'Homo Sapiens a cavaliere tra ragione e sentimenti. Anche la parola è coinvolta nelle Arti Terapie, prima fra tutte la poesia, la dove il confine tra sogno e fantasia è sempre più impalpabile. Ma la poesia è la parola dei sentimenti ed è cosa assai diversa dalla parola che ci spettiamo in un setting psicoterapico psicoanalitico, che è parola al servizio della ragione. Alla base delle capacità creative vi è una predisposizione genetica dello SNC con caratteristiche innate che possono essere in parte favorite dall'educazione o dal sistema sociale. Occorre però ipotizzare dal punto di vista metapsicologico una terza funzione, che non è semplicemente sub-conscia. Vi è, infatti, evidenza biologica che una funzione parallela all'inconscio opera nel sistema dell'elaborazione poietica (artistica).Tale funzione è inconscia come l'inconscio, ma come la coscienza presenta la capacità di rendere concreto un prodotto attraverso un coordinamento psicomotorio finalizzato ad esprimere però cose che non esistono nella realtà ma solo nell'ordine della capacità di immaginare. Le diverse scuole di psicoanalisi hanno affrontato il tema tra Arte e Metapsicologia, ma occorre ancora qui una volta distinguere le Arti Terapie non solo dalle Terapie Occupazionali, ma anche dall'Arte. L'Arte, infatti, non è un processo necessariamente terapeutico, ma è semplicemente una modalità di esistere dell'Homo Sapiens che risponde a tre regole fondamentali: comunica, risponde a regole estetiche, ripresenta temi universalmente condivisi. L'Arte Terapia condivide con l'Arte solo il primo presupposto che è quello d'essere mezzo efficace di comunicazione valido però nei limiti del qui e ora e di chi lo produce: cioè soggettivo come tutto il processo psicoanalitico. Anche per quanto concerne l'Arte occorre ricordare come anche l'Arte Naivees non deve essere confusa con l'Arte Terapia, perché i suoi prodotti, metafore e simboli che rappresentano una realtà trasfigurata, rispondono alle regole estetiche dell'Arte anche se non espresse in maniera accademica.Analoghe considerazioni si debbono fare su tutta l'Arte primitiva, comprese le pitture rupestri che tante informazioni preziose ci danno sulla rappresentazione artistica, che non è copia della realtà, ma frutto dell'immaginazione come gli animali raffigurati nelle pitture rupestri che con certezza sappiamo che non potevano allora essere stati visti. Ridonda anche nell'arte primitiva, prevalentemente espressa nelle maschere cerimoniali, il tratto suggestivo del personaggio alla ricerca della persona, che si basa sull'associazione per analogia al Sé del Personaggio, cosa che equivale ad un processo terapeutico che ricompone le parti scisse del sé. Ma in quest'Arte dei Primitivi c'è comunque qualcosa di più che attiene alla sfera del segno che è il simbolo e la metafora di un messaggio culturale, che risponde più o meno efficacemente a bisogni di conoscenza collettivi ed universali e non certo al bisogno di cura del singolo. Infine un'altra distinzione importante deve essere fatta tra l'Arte del movimento Espressionista e l'Arte terapia. Infatti, quand'anche l'Artista esprime essenzialmente i sentimenti profondi, gradevoli o sgradevoli, buoni o cattivi, quand'anche angosciati o angoscianti, la composizione armonica figurativa ha un ordine intrinseco che non appartiene alla patologia, ma solo all'Arte. Medesime riflessioni si devono porre tra l'Arte Astratta o informale e le macchie di colore che l'Arte Terapia produce in modo esperenziale: nel primo caso il messaggio e la comunicazione appartiene ad un ordine logico che, anche se non immediatamente percettibile in senso figurativo, comunque esiste nelle scelte d'accostamenti di linee e colori, mentre in Arte Terapia quest'ordine logico non è richiesto e le licenze fantastiche hanno significato solo soggettivo ed in ultima analisi meramente espressivo per evocare una comunicazione attraverso l'emozione che dalle macchie può trasparire per essere letta da chi ne ha interesse esclusivamente nell'ambito della relazione trasferale. L'Arte Terapia è una disciplina giovane che ancora risente di difficoltà di sistematizzazione che a fatica si afferma dal punto di vista operativo, accademico per l'estrema difficoltà di distinguersi per un verso dalle terapie occupazionali, dove troppo spesso è impropriamente collocata, e per l'altro dalle psicoterapie dinamiche che la rifiuta perché manca l'elaborazione verbale. Certamente è un trattamento d'elezione quando la patologia compromette la comunicazione verbale o le capacità d'introspezione, ma il suo valore psicodimanico, può essere esteso in parallelo al trattamento psicoterapico tradizionale che poggia sulla parola e sull'introspezione che la parola conferma. Per queste difficoltà che sono non trascurabili sul piano tecnico e metodologico si afferma sempre di più un doppio sistema definito Arte PsicoTerapia, là dove all'espressione non verbale si fa seguire un setting verbale destinato all'elaborazione dei contenuti, che sono stati espressi nel prodotto (maschere, musica, canto, danza, personaggio, piece teatrale etc. Un'altro degli aspetti fondanti le Arti Terapie è la figura del Terapista e la sua preparazione. Se è vero che la comunicazione è non verbale, è anche vero che il mezzo di comunicazione non verbale è disciplinarmente diverso e richiede una specifica formazione artistica per essere sia letto, cosi come facilitato in senso propedeutico. Ed allora il Terapista deve essere uno Psicoterapeuta formato in una disciplina artistica, o un professionista d'arte formato come Psicoterapeuta ?In realtà il problema si risolve con una cooterapia, dove il professionista d'arte è coterapeuta e svolge un ruolo di facilitazione dell'espressione non verbale. Fermo restando quindi che occorre sempre distinguere se un proposta d'Arte Terapia è invero proposta occupazionale o proposta psicoterapica integrata o semplicemente un trattamento a sé è indubbio che, in senso autentico, l'Arte Terapia non produce Arte, ma trae un valore terapeutico dalla messa in atto di un processo creativo che consente di sperimentare una strutturazione delle funzioni dell'IO attraverso una regressione caotica che ripropone il caos pre creativo. Nel prodotto si ricompongono le parti scisse e si va ad indurre un cambiamento, anche se non consapevole, nel senso di una migliore integrazione del Self che può corrispondere al miglioramento sintomatologico. Poiché la sperimentazione del caos creativo è fenomeno naturale lo sviluppo di un trattamento d'Arte Terapia appare più rapido e meno artificioso di un trattamento psicoterapico dinamico. D'altra parte d'ogni donde gli psicoanalisti non hanno mai cessato di indagare nei propri setting di comunicazione verbale quest'aspetto sfuggente ed affascinante del processo mentale creativo che talvolta, anche se non sempre, produce Arte. Materiale prodotto in gruppi d'Arte Teatro Terapia (maschere in cartapesta etc. per gentile concessione dal CITAT diretto da G.Pino Bartalotta) è stato messo a confronto con materiale artistico (documentazione fotografica in proiezione di prodotti dell'Arte Naivees - Primitiva-Espressionista-Informale) durante i lavori seminariali che hanno anche previsto un breve setting esperenziale sulla comunicazione non verbale.

Bibliografia
1- Arieti S. -Creatività La sintesi magica -ed. Il Pensiero Scientifico1979
2- Bello S. -Spontaneus Painting Method-ed.Art Therapy on the Net 1999
3- Bertoletti P. -Mito e Simbolo- ed.Dedalo1986
4- Bettelheim B. -Il mondo incantato- ed.Feltrinelli 1977
5- Dubuffeet J. Breton André -La Societé- Musèe dell'ART Brut- Losanna 1947
6-Freud S. -Saggi sull'arte la letteratura e il linguaggio- ed.Boringhieri 1969
7-Meoni A.M. -Prejudice in Large Group-in Boundaries and Barriers- pag.760, 16-ed.Mattes Verlag Heidelberg 1993
8- Pines M.-Seminari di Neuropsichiatria e Psicoterapia-pag.229 ed.EUR 1997.
9- Privalova I. Kunsthistorikerin-Russisches Museum,St.Petersburg 1999
10-Waller D.-Group Interactive Art Therapy- ed.Routledge 1993
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Messaggio Da INFERNO Ven 17 Ott 2008, 08:27

http://www.arteterapia.info/
ARTETERAPIA > 2° parte
Esprimersi con l'arteterapia
http://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=221
di Elvira Impegnoso Direttore della Formazione in Arteterapia Clinica VITT3 di Lyceum

Matite e pastelli colorati, tempere e colori ad olio, creta e collage sono gli strumenti con cui è possibile creare un clima di maggior rilassamento, apertura e fiducia nell'ambito di un percorso terapeutico e di crescita personale.

L'arteterapia può essere definita un intervento di aiuto e di sostegno alla persona a mediazione non verbale che utilizza i materiali artistici e il processo creativo come sostituzione o integrazione della comunicazione verbale, nelle relazione tra operatore e paziente.

L'intervento si svolge attraverso un percorso in cui la persona è protagonista di quanto avviene: il paziente esprime contenuti personali che possono essere ricordi, sensazioni, sogni, desideri, emozioni, con il dipingere, il disegnare e il modellare. Questo avviene in un luogo protetto dove l'arteterapista prepara i materiali e l'ambiente in modo da creare un clima di rilassamento e tranquillità. In questo intervento, che può essere individuale o di gruppo, è importante la relazione con l'arteterapista che crea il contesto relazionale adatto perché il paziente senta di potersi fidare e inizi il percorso espressivo, in un clima di non giudizio dove non vi sono aspettative improprie sul lavoro artistico che si viene realizzando.

Attraverso il lavoro artistico avviene qualcosa di molto importante: la persona attua un riconoscimento di sé e della propria presenza in grado di lasciare una traccia. Inoltre, nel momento in cui le sensazioni si traducono nell'oggetto artistico, avviene un processo di autocomprensione più profonda. Il riuscire a raffigurare immagini, sentimenti ed emozioni, esprimendoli simbolicamente in una forma visiva concreta, permette di poterli osservare come qualcosa di staccato da sé. Ecco allora che anche nelle immagini più cariche di sofferenza e di angoscia si crea uno spazio di comprensione e elaborazione, che può essere di aiuto all'individuo nella ricerca di nuove modalità di interazione tra il proprio mondo interno e il mondo relazionale esterno.

L'Arteterapia ha trovato originariamente la sua applicazione in ambito psichiatrico. Solo in epoca recente viene proposta anche in altre situazioni terapeutiche come nel sostegno all'anziano (Alzheimer o Parkinson) e al portatore di handicap, o nei soggetti con disturbi di personalità e diversi tipi di dipendenza (alcol, droghe, cibo). Importante è anche il suo impiego nella prevenzione come, ad esempio, nella conflittualità del periodo adolescenziale o nello sviluppo della creatività dei bambini. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Arteterapia1pk6
CISAT (Centro Italiano Studî Arte-Terapia)
dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI ONLUS)
membro del WCP (The World Council for Psychotherapy, Vienna) e dell’ING/AT (International Networking Group of Art Therapists, Los Angeles)


Il CISAT - settore dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli (www.istitalianodicultura.org) - ospita l'unica Scuola di Formazione in Arteterapia esistente in Italia e riconosciuta dall'Associazione internazionale delle Scuole di Arte-Terapia (l'ING/AT di Los Angeles) ed è una struttura scientifica in costante, creativa e dinamica crescita: in essa operano giovani e brillanti studiosi accanto ad esperti di riconosciuta fama internazionale, affiancando in un continuo e fecondo interscambio la ricerca scientifica alla psicoterapia sul campo. Il CISAT opera infatti a livello internazionale, in contatto con le più prestigiose istituzioni scientifiche mondiali, nei campi della formazione, della psicoterapia, della ricerca e della didattica, sia ‘in sede’ che ‘a distanza’. Molti in effetti sono in Italia le scuole ed i corsi di scrittura creativa, i laboratorî di pittura e scultura a fini terapeutici o riabilitativi, ed altre iniziative simili; come pure gli psicologi, gli psicoterapeuti e gli psichiatri che adoperano l'arte in forma per così dire 'ancillare', idest come una tecnica fra le altre nell'ambito di una teoria e di una prassi diverse, che nulla hanno a che vedere con l'Arteterapia. Il CISAT è invece l'unica istituzione riconosciuta nel nostro Paese che pratichi l'Arteterapia come una teoria ed una prassi psicoterapeutica a tutti gli effetti ed autonoma, sviluppando questa disciplina come una scuola di psicoterapia tout court, curata non da scrittori o pittori o scultori o da psicologi di altre scuole, ma da specialisti in questo particolare tipo di psicoterapia. In tal senso, attraverso il suo caposcuola, Roberto Pasanisi, il CISAT ha fondato dal 1994 l’Arteterapia come psicologia clinica, ovvero come psicoterapia d’avanguardia: il modello CISAT.
Il CISAT organizza annualmente un convegno internazionale interdisciplinare di psicologia, psicoterapia, arteterapia e letteratura, patrocinato da varî enti e con l’adesione e il riconoscimento della Presidenza della Repubblica: «In occasione del vostro terzo congresso interdisciplinare il Presidente della Repubblica esprime apprezzamento all’Istituto Italiano di Cultura di Napoli ONLUS per il valore culturale e sociale della manifestazione. L’iniziativa contribuisce a diffondere e far conoscere in Italia l’Arteterapia, una delle nuove frontiere dell’approccio psicoterapeutico a livello internazionale» (telegramma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del 2006). Comitato scientifico: Margherita Lizzini (Presidente), Roberto Pasanisi (Direttore), Constantin Frosin, Antonio Illiano, Pasquale Montalto, Rossano Onano, Francesco Paolo Palaia, Vittorio Pellegrino, Robin Philipp, Maria Rosaria Riccio, Guy Roux, Jean-Luc Sudres, Mario Susko, Násos Vaghenás, Nguyen Van Hoan, Diane Waller. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Cisatwa6
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Messaggio Da INFERNO Ven 17 Ott 2008, 08:44

http://www.olisticmap.it/discipline/disciplina.asp?Nome=Arte%20terapia
ARTETERAPIA > 3° parte
L'arte terapia sfrutta la creatività innata di ogni individuo per fare emergere e rappresentare emozioni, sensazioni e bisogni inconsci utilizzando un linguaggio non verbale. Durante una seduta di arte terapia il paziente si abbandona a un processo creativo che gli permette di rappresentare il proprio mondo interiore attraverso il disegno, la pittura o la manipolazione. In questo modo la persona non fa altro che esprimere se stessa e portare all'esterno il proprio vissuto, vedendolo come un qualcosa di separato da sé. Il ruolo dell'arte terapeuta è quello di facilitare la relazione, garantire un ambiente protetto nel quale il paziente può esprimersi liberamente, fornire stimoli e suggestioni e facilitare l'uso dei materiali e delle tecniche. L'arte terapeuta è inoltre un profondo conoscitore del linguaggio non verbale e ha il compito di fornire delle chiavi interpretative basate su uso dei colori, sequenza dei disegni, tratto e contenuti. Questi strumenti aiutano il cliente a comprendere, integrare e trasformare il proprio vissuto.

Perché praticarla
L'arte terapia può essere praticata da chiunque voglia sfruttare le proprie capacità creative per conoscere se stesso e sviluppare le proprie potenzialità. Gli ambiti di applicazione dell'arte-terapia sono essenzialmente preventivo, educativo, riabilitativo e terapeutico.

Le origini
L'arte terapia trae le proprie origini sia dall'arte che dalla psicoanalisi e integra queste due discipline ricavando da entrambe meccanismi funzionali al processo terapeutico.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Arteterapia1pm4
ARTETERAPIA ZEN
http://www.olisticmap.it/discipline/disciplina.asp?Nome=Zen%20-%20Arteterapia%20e%20respiro
La vera Creatività sorge dall'unione con il Divino, con il mistico e l'ignoto dentro di noi. In questo caso è sia una gioia per colui che crea e sia una Benedizione-guarigione per gli altri. E' una Alchimia profonda, Multidimensionale, oltre la personalità; è un'indagine negli strati più dimenticati dell'Universo che siamo.L'Arte Terapia e respiro permette al potenziale di essere portato alla luce della consapevolezza per tradursi in immagini, disegni, tracciati, formule, colori, sculture, intuizioni, poesia, parole di guarigione ecc. La Tecnica di Meditazione consiste semplicemente nel lasciarsi andare all'espressione che dal Presente vuole nascere. Gli Strumenti che vengono utilizzati per l'espressione possono essere molteplici e sono scelti in base alla propria inclinazione spontanea, in sintonia con il corpoanima. Il respiro consapevole faciliterà l'accesso allo Spazio al di là della mente, il respiro permette di accelerare il Processo di Conoscenza del Sé e anche persone non abituate al mondo artistico, possono accedere al linguaggio dell'arte senza alcuna difficoltà, scoprendo così talenti nascosti e stanze segrete dell'inconscio, subconscio e superconscio.

Perchè praticarlo/a
E' una Meditazione che sviluppa la Creatività e l'autostima, perchè il Creatore che è in noi, finalmente si trova in uno spazio libero e liberato da qualsiasi limite imposto dalla mente condizionata e dai tabù espressivi vigenti nelle varie differenti culture. Non vi è giudizio di bello o di brutto, perchè nella non-mente gli opposti si sposano benissimo. E' una cura, perchè unendo gli opposti in un'assieme armonico chiamato accettazione delle cose così come sono, guarisce la schizofrenia moderna che separa, dando concetti di giusto e sbagliato. No, tutto è perfetto, ciò che sei è perfetto così com'è, perchè sei Tu e tu sei Unico e irripetibile.

Le Origini
Risalgono all'antichità e a tutti i popoli della Terra che hanno utilizzato le espressioni artistiche corporee, poetiche e pittoriche ecc. trascendendo sé stessi. E' ora utilizzato dalla psicoterapia che, però, parte dalla mente e dai suoi canoni di valori condizionati, a differenza dello Zen che parte e arriva al Vuoto Universale o Creazione. Lo Zen è Arte allo stato puro, perchè non proviene dal condizionamento estetico culturale, ma dall'Essere. Ma prima di poter accedere al livello Universale (Superconscio collettivo) occorre attraversare strati e strati di coscienza; soltanto ad un certo punto appare la Consapevolezza Originaria e sarà Lei a produrre il segno, il canto ecc.
TEATROTERAPIA
La teatroterapia è una forma di arteterapia di gruppo che utilizza i movimenti del corpo e l'espressione vocale per arrivare a una migliore conoscenza di se stessi e a un atteggiamento di vita più libero, autentico e spontaneo. La teatro terapia si pratica in gruppo con la guida di un facilitatore, all'interno di un ambiente protetto. Dopo un lavoro definito prescenico, che include l'acquisizione di alcuni principi di presenza scenica derivati dall'arte della recitazione, i partecipanti rappresentano le proprie esperienze di vita, fantasie, ricordi e desideri allo scopo di migliore la propria relazione con se stessi e con gli altri.

Perché praticarla
La teatro terapia è rivolta a chi desidera conoscere e accettare sentimenti, emozioni. comportamenti e atteggiamenti mentali attraverso un approccio che privilegia l'esperienza diretta, l'espressività, il movimento e la vocalità.

Le origini
La teatro terapia affonda le sue radici nel teatro d'avanguardia del primo e secondo Novecento e nelle pratiche terapeutiche di gruppo.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Teatroterapia1dw4


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Messaggio Da INFERNO Ven 17 Ott 2008, 09:22

http://www.psicocitta.it/psicologia-psicoterapia/terapia-di-gruppo.php
http://www.nienteansia.it/tipi-di-psicoterapie/terapia-di-gruppo-gruppoterapia.html
http://www.vertici.com/servizi/esperto/template.asp?cod=4471
http://www.benessere.com/psicologia/arg00/terapia_gruppo.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_di_gruppo
TERAPIA DI GRUPPOIL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 18terapiagruppour5
La Terapia di Gruppo è una forma di psicoterapia in cui l'intervento clinico viene effettuato in un setting gruppale. La psicoterapia di gruppo può fare riferimento a vari tipi di orientamenti teorici (dinamici, cognitivi, etc.), e può articolarsi nei suoi vari modelli in maniera estremamente diversificata, da un polo supportivo ad un polo espressivo-elaborativo. La terapia di gruppo consiste solitamente in una terapia "verbale" (gruppi di parola), ma a volte è costituita o complementata da altre modalità terapeutiche, come le forme di terapia espressiva (solitamente di tipo arteterapeutico) o lo psicodramma.

Storia della terapia di gruppo
La terapia di gruppo, intesa in senso lato, nasce all'inizio del XX° secolo, in contesto medico e psichiatrico. Il lavoro pionieristico cui normalmente si fa risalire l'origine del movimento della terapia di gruppo è quello di Joseph Pratt, internista del Massachussets General Hospital di Boston,
http://books.google.it/books?id=hDtB0l7FsxkC&pg=PA3&lpg=PA3&dq=Joseph+Pratt,+internista+del+Massachusetts+General+Hospital+di+Boston&source=web&ots=6tZffw8Ag1&sig=mgtvDvvU_3M9bMmyb1vGNPNEIXo&hl=it&sa=X&oi=book_result&resnum=1&ct=result#PPA4,M1 che nel 1905 avviò un gruppo di educazione/discussione per 15 pazienti ammalati di tubercolosi. Il gruppo aveva prevalentemente un focus educativo (era basato su letture di gruppo), ma prevedeva degli aspetti di supporto psicologico e di "impegno personale reciproco" tra i vari membri, che l'hanno classicamente fatto considerare come il primo "gruppo di supporto".
L'applicazione della terapia di gruppo al contesto psichiatrico-psicoterapeutico viene invece fatta risalire al lavoro di Edward Lazell http://books.google.it/books?id=m86XnLX_HOwC&pg=RA1-PA221&lpg=RA1-PA221&dq=Edward+Lazell&source=web&ots=m3LvHfgx0A&sig=576OjhvojM-XrluOIsUzYeCZ87c&hl=it&sa=X&oi=book_result&resnum=5&ct=result (che nel 1919 iniziò a riunire in gruppo e trattare con una "terapia della parola" pazienti psicotici), di Julius Metzl (uno dei pionieri del lavoro di gruppo con pazienti alcolisti) e di Trigant Burrow, il primo ad applicare la terapia di gruppo a pazienti nevrotici. Con i primi anni '20, anche Alfred Adler, http://it.wikipedia.org/wiki/Alfred_Adler il primo grande dissidente psicoanalitico, iniziò a svolgere trattamenti di gruppo. Fu però all'inizio degli anni '30 che un forte impulso alla teoria ed alla pratica della terapia di gruppo derivò dal lavoro di Jacob Levi Moreno, http://it.wikipedia.org/wiki/Jacob_Levi_Moreno
che oltre ad aver sviluppato la tecnica del Sociogramma http://it.wikipedia.org/wiki/Sociogramma_di_Moreno ebbe il merito di creare la prima forma di Psicodramma: una terapia di gruppo che si distingueva da quelle classiche per essere una "terapia attiva" (espressiva) più che una "terapia della parola". http://it.wikipedia.org/wiki/Psicodramma Nel corso degli anni '30 Rudolf Dreikurs http://www.britannica.com/EBchecked/topic/171320/Rudolf-Dreikurs avviò i primi gruppi terapeutici privati, e Sam Slavson i primi gruppi terapeutici con bambini. http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fde.wikipedia.org%2Fwiki%2FSamuel_Slavson
A metà degli anni '40 alcuni psichiatri militari britannici con una formazione psicodinamica (tra cui Wilfred Bion e S.H.Foulkes), impegnati a supportare le truppe inglesi durante la Seconda guerra mondiale, iniziarono a sperimentare, nel Northfield Military Hospital, delle forme di intervento in piccolo gruppo per i soldati traumatizzati. La buona efficacia clinica del modello usato, insieme alla sua notevole "efficienza" in termini di "rapporto numerico" tra pazienti trattabili e terapeuti disponibili, segnarono una tappa decisiva nella diffusione e considerazione degli approcci clinici di gruppo. Sul lavoro successivo di Bion e Foulkes si fondò in seguito il versante europeo della Gruppoanalisi. Verso la fine degli anni '40, i contributi e gli studi sulle dinamiche del piccolo gruppo (Small Groups Dynamics) condotte da Kurt Lewin http://it.wikipedia.org/wiki/Kurt_Lewin negli Stati Uniti permisero ai ricercatori ed ai clinici di evidenziare numerosi processi relazionali tipici dei gruppi; processi che vennero presto strutturati all'interno dei programmi di intervento clinico, e contribuirono ad aprire la strada ai forti sviluppi successivi della terapia di gruppo, anche in ambiti non psicodinamicamente orientati. Dagli Stati Uniti, ed attraverso la mediazione degli approcci Gruppoanalitici, la terapia di gruppo si diffuse a partire dagli anni '60 anche in Europa, e gradualmente iniziò ad emergere in tutta la sua complessa differenziazione teorico-clinica attuale.

Tipologie di terapia di gruppo
Gli interventi di tipo supportivo possono essere di tipo informativo-educativo, di sostegno, di supporto al problem-solving http://it.wikipedia.org/wiki/Problem_solving ed allo sviluppo dell'assertività, di riavvio all'autonomia funzionale in pazienti gravi, di condivisione tra pari (gruppi omogenei) di situazioni specifiche; sono frequentemente (ma non sempre) ad orientamento teorico cognitivo. Nella maggior parte dei casi questi interventi gruppali hanno luogo in due tipi di contesti: in quelli clinico-psichiatrici e riabilitativi (CSM, Comunità terapeutiche, gruppi di sostegno per pazienti psichiatrici), o in quelli ambulatoriali per problematiche di media-lieve entità (gruppi tematici). Gli interventi di tipo espressivo-elaborativo, solitamente di orientamento dinamico, possono essere di tipo speciale/focalizzato (su aree o problematiche particolari), oppure di tipo gruppoanalitico (con un focus più ampio). Quelli di tipo speciale hanno luogo solitamente in contesti clinici strutturati (Comunità, SERT, etc.), mentre quelli gruppoanalitici si implementano solitamente in ambito privato.
Forme particolari di "psicoterapia di gruppo" (intesa in senso più o meno lato) sono i Debriefing, http://it.wikipedia.org/wiki/Debriefing gli interventi di tipo sistemico/familiare, i gruppi di auto-aiuto, i gruppi clinico-educativi degli AA/CAT (Alcolisti Anonimi / Club Alcolisti in Trattamento) e lo Psicodramma.

Confronto con le forme di psicoterapia individuale
Gli approcci terapeutici gruppali presentano alcuni vantaggi rispetto a quelli classici "duali": permettono di trattare più persone con minori risorse (uno o due terapeuti gestiscono gruppi di 6-12 persone); sono più economiche per i pazienti (che si suddividono la spesa relativa all'onorario del terapeuta); sono cost-effective per i Sistemi Sanitari (migliore efficienza della spesa); permettono soprattutto di sfruttare gli specifici processi psicologici di gruppo all'interno della relazione clinica, per migliorare l'efficacia di alcuni tipi di intervento. In molte occasioni, il gruppo si pone infatti come "terzo elemento" della relazione terapeutica, permettendo ai pazienti di osservare e comprendere meglio i propri pattern relazionali in un contesto più naturale e complesso rispetto alla semplice interazione diadica col terapeuta. L'osservazione delle interazioni altrui, e di quelle del gruppo nel suo insieme, permette inoltre di derivare importanti inferenze su dinamiche comunicative e di ruolo spesso di notevole rilievo clinico. Le dinamiche interattive del gruppo sono infatti in molti casi uno degli elementi fondamentali del materiale clinico utilizzato, assieme alle esperienze passate dei componenti del gruppo ed alle loro esperienze di vita al di fuori del gruppo. Gli svantaggi sono rappresentanti dalla minore efficacia clinica per certi tipi di problematiche cliniche, dalla necessità di una formazione specialistica per gli operatori, dalla difficoltà di gestire certi tipi di dinamiche di gruppo, dall'imbarazzo di molti pazienti di interagire in un setting clinico gruppale. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Terapiadigruppotv8
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Messaggio Da Fabietto Ven 17 Ott 2008, 20:49

Le foto sono di buona fattura.

I post secondo me invece sono troppo lunghi

MORBIDISSIMO E SOFFICISSIMO INFE, devi assolutamente cercare di acquisire il dono della sintesi
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Messaggio Da INFERNO Sab 18 Ott 2008, 01:41

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sintesigx9
SINTESI VOCALE
http://it.wikipedia.org/wiki/Sintesi_vocale
http://www.radio.rai.it/filodiffusione/sintesi_vocale.cfm

La sintesi vocale è una tecnologia che permette di riprodurre tramite i circuiti audio di un computer, per mezzo di una voce sintetizzata elettronicamente, un testo che compaia sullo schermo permettendo così di ascoltare ciò che si legge. A partire dalla prima versione sono stati sviluppati diversi algoritmi di sintesi con diversa qualità e per molte lingue.

Il software di sintesi vocale di un PC utilizza normalmente la scheda sonora (oppure un apparato collegato al PC, piu' costoso) in dotazione e si interfaccia (o dovrebbe
interfacciarsi) con tutti i sistemi operativi più moderni e con molti dei più comuni programmi di editing testuale o di altro tipo. Il suo utilizzo può prevedere anche un
dispositivo cuffia-microfono per una maggiore fedelta'.

La sintesi vocale, a differenza del Braille che però permette anche di redigere testi ed ha maggior potenzialità, si caratterizza per una maggior facilità d'uso e immediatezza per la lettura di testi sul computer.

I prodotti software però, anche quando svolgono egregiamente la loro funzione, richiedono all'utente la padronanza del funzionamento del PC, poichè il loro compito è, per l'appunto, solo leggere ciò che appare sullo schermo restando al cieco il difficile compito di muoversi in un ambiente colmo di simboli visivi.

Infatti i sistemi operativi successivi ai vecchi DOS o UNIX, (ambienti in cui apparivano sullo schermo una larga prevalenza di parole o frasi leggibili, generalmente disposte sequenzialmente) sono stati progettati in chiave grafica, prendendo spunto da alcuni sistemi operativi a prevalente base grafica (tipo il LOGO con la sua TARTARUGA,
predecessore del MOUSE) concepiti per bambini che non sapevano ancora
leggere.

Infatti i sistemi operativi basati su icone e finestre, per cui la parola scritta è stata sostituita da un simbolo visivo (icona) e per inviare un comando si utilizza quasi
esclusivamente il mouse, un puntatore che fa muovere sullo schermo una freccia che va posizionata esattamente sopra al simbolo visivo o alla parola che rappresenta il
comando, appaiono inizialmente più immediati e facili da usare. Anche se poi per impostare un comando, che con i sistemi operativi su base testo avrebbe richiesto una riga di testo, sono necessarie dieci schermate.

In definitiva, nonostante i miglioramenti introdotti, Windows, il sistema operativo
attualmente di gran lunga più diffuso al mondo, e gli altri concepiti su base icone, restano direttamente accessibili con parecchia difficoltà ad un non vedente, soprattutto agli inizi, poichè resta comunque orientato ad una logica di funzionamento visiva che privilegia la coordinazione fra occhio e mano.


Anche i linguaggi per la creazione di pagine Internet (HTML, ecc.) si sono evoluti nell'ottica di fornire pagine graficamente sempre più complesse, con finestre, box, font diversi, figure, ecc.ecc. Questa scelta, oltre a comportare la trasmissione di un flusso enorme di dati a rigore superflui, oltre a rendere indispensabile l'acquisto di hardware sempre più potente per contenere le stesse informazioni, oltre a confondere le idee al lettore (solo i siti migliori dispongono di un vero indice, oggi chiamato struttura del sito), rende anche difficile la lettura delle pagine ai non vedenti.

Sono però per fortuna apparsi programmi software che si pongono come interfaccia fra l'utente cieco e il sistema operativo: in pratica il Cieco ascolta comodi menù di solo testo e invia i comandi al programma usando la tastiera; è quindi il programma stesso che si incarica di tradurre queste scelte in comandi per il Windows che poi li esegue. La logica con cui il programma effettua le scelte non può essere unica (almeno finché i ciechi non ne proporranno una), e quindi esistono svariati software di questo tipo.

La maggior parte degli screen reader (la famiglia dei software cui si collega la sintesi vocale per permettere l'ascolto di un testo senza doverlo leggere) è a pagamento, sviluppato da società che distribuiscono i loro prodotti nei negozi o via Internet.

Tra essi citiamo:

Emacspeak:
è il primo package integrato che permette a utenti ciechi di interagire efficientemente con sistemi Unix attraverso la sintesi vocale integrato con IBM ViaVoice SDK. Scaricabile gratuitamente da:
Emacspeak Emacspeak Ibm


Festival:
è il sistema di sintesi vocale multilingua per Unix sviluppato dal Centre for Speech Technology Research, University of Edinburgh. Più che uno screen reader, è un ambiente di sviluppo per realizzare screen reader.
Festival

Fondazione Ezio Galiano
La Fondazione Ezio Galiano, da anni attiva per la diffusione di una cultura dell'accesso e dell'utilizzo del personal ai non vedenti, contiene delle pagine relative alla sintesi vocale e a programmi correlati. Galiano ha effettuato i test per il perfezionamento del
programma di gestione della prima sintesi vocale con fonemi in italiano per personal computer (Difon) del CNR. Sulla home page (al 20 aprile 2005) consiglia Winguido.
Fondazione Ezio Galiano

Hal
La Audiologic presenta Hal per Windows, un programma di esplorazione schermo che permette l' accesso all'ambiente Windows. Nel programma è integrata la sintesi vocale Orpheus multilingue ed è utilizzabile anche la sintesi vocale Actor®, in italiano. Il programma può inviare ad un eventuale display braille. Per muoversi all'interno dello schermo, invece del mouse si usa una serie di comandi, situati sul tastierino
numerico della tastiera.
Esempio di voce: http://www.galiano.it/english/voice.wav
Hal per Windows


JAWS
Freedom Scientific produce il programma JAWS® for Windows che permette di
riconoscere testi dai maggiori programmi del momento e da Internet leggendo direttamente il testo dallo schermo e traducendolo per la scheda audio. Il programma può inoltre interfacciarsi con dispositivi Braille ed include un tutorial.
JA W S


Jupiter:
è un software di sintesi vocale che rende Linux accessibile agli utenti ciechi. Permette lettura dei log della sessione interattiva, feedback audio del testo visualizzato sullo schermo, comandi vocali modificabili, interfaccia modulare tra il kernel ed il package di
lettura vocale.
Jupiter

Windows-eyes
GW Micro produce un altro software della famiglia screen reader, ossia il programma Window-Eyes giunto alla versione 4.21. Progettato per l'ambiente Windows fino alla versione XP, lo screen reader in questione si interfaccia con dispositivi Braille e fornisce un'ampia gamma di funzioni.
Distribuzione Wind o w-Eyes


Winguido
Sul sito dell'ingegnere Guido Ruggeri è invece scaricabile gratuitamente una serie di programmi da lui creati appositamente concepiti per essere usati da non vedenti, cioè da persone che ricevono informazioni dal computer non dallo schermo ma tramite altri dispositivi ausiliari, che possono essere sintetizzatori di voce oppure display Braille.
www.winguido.it


Loquendo
Voice Systems distribuisce il software Loquendo Actor TTS®, una sintesi vocale software di ultima generazione prodotta da Loquendo (Centro di Ricerca Gruppo Telecom Italia). Utilizzata con uno screen reader, permette di vocalizzare ed esplorare ciò che appare sullo schermo di un Personal Computer in ambiente Windows. Il programma punta sulla qualità della voce.
Loquendo


Tecnologie di sintesi > parte 1° IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sintesi2ea9
Le qualità più importanti di una sintesi vocale sono la naturalezza e l'intelligibilità. La naturalezza esprime quanto la voce sintetizzata si avvicina a quella umana mentre l'intelligibilità rappresenta la facilità di comprensione della voce sintetizzata. Il sintetizzatore ideale è allo stesso tempo naturale e intelligibile: i sistemi di sintesi vocale normalmente tentano di ottimizzare entrambe le caratteristiche. Le due tecnologie principali per la sintesi vocale sono la sintesi concatenativa e la sintesi basata sulle regole, anche se ce ne sono diverse. Ciascuna tecnologia ha i suoi punti di forza e di debolezza: la scelta di quale utilizzare dipende tipicamente dal tipo di utilizzo finale della sintesi vocale. La sintesi concatenativa, come dice il nome, si basa sulla concatenazione ossia la combinazione di frammenti di voce registrati. In generale questa metodologia produce il risultato di sintesi più naturale, tuttavia la differenza tra le variazioni naturali della voce umana e le tecniche di frammentazione automatica delle forme d'onda può talvolta generare dei piccoli disturbi udibili. Esistono tre sotto-tipi principali di sintesi concatenativa. La sintesi per campioni unitari si appoggia su grandi database di voci registrate.


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Messaggio Da INFERNO Sab 18 Ott 2008, 02:49

http://it.wikipedia.org/wiki/Sintesi_vocale
Tecnologie di sintesi > parte 2° IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sintesi2ea9
Durante la creazione del database ogni emissione registrata viene frazionata in uno o più di questi segmenti: suoni isolati, sillabe, morfemi, parole, frasi e periodi completi. Normalmente la frammentazione impiega un riconoscitore di linguaggio modificato appositamente per eseguire un "allineamento forzato" a cui seguono interventi di correzione manuali basati su rappresentazioni visive del suono come le forme d'onda e gli spettrogrammi. I campioni sonori vengono indicizzati nel database sulla base della frammentazione e di parametri acustici quali la frequenza fondamentale (tono musicale), la durata, la posizione all'interno della sillaba e i suoni adiacenti. Durante la sintesi in tempo reale l'emissione finale viene generata sulla base di un algoritmo di decisione ad albero pesato che identifica la "miglior sequenza" tra i campioni candidati scelti dal database. Questo tipo di sintesi produce i risultati di maggior naturalezza perché riduce al minimo le operazioni di elaborazione digitale (digital signal processing, DSP) sui campioni registrati. Le elaborazioni digitali infatti spesso alterano la resa del suono sintetizzato rendendola meno naturale: alcuni sistemi usano tecniche DSP solo per ammorbidire le transizioni tra i campioni sonori in fase di concatenazione. I migliori sistemi a sintesi articolatoria producono un risultato che spesso è indistinguibile da una vera voce umana, specialmente in quei contesti in cui la conversione da testo a voce è stata ottimizzata per uno scopo specifico. Di contro, una naturalezza massima richiede normalmente l'impiego di database di dimensioni considerevoli, che in alcuni casi possono arrivare all'ordine dei gigabyte, equivalenti a qualche dozzina di ore di registrazioni vocali. Inoltre, è stato accertato che gli algoritmi di selezione dei campioni possono scegliere segmenti che producono una sintesi non ideale (per esempio, con una pronuncia poco chiara delle parole minori) anche quando nel database è presente una scelta migliore. La sintesi per difoni utilizza un database di suoni di dimensioni minime contenente tutti i difoni (transizioni tra suoni diversi) tipici di un determinato linguaggio. Il numero dei difoni dipende dalle caratteristiche fonetiche del linguaggio: per esempio, la lingua spagnola comprende circa 800 difoni mentre il tedesco ne conta circa 2500. Con questa tecnica viene memorizzato nel database un unico campione per ciascun difono. Durante l'elaborazione in tempo reale, ai difoni selezionati viene sovrapposta la prosodia della frase da sintetizzare usando tecniche DSP (digital signal processing) come la codifica lineare predittiva, PSOLA (Pitch-Synchronous Overlap and Add) oppure MBROLA. La qualità della voce risultante in genere è inferiore rispetto a quella ottenuta per sintesi articolatoria ma suona più naturale rispetto a quella ottenuta con la sintesi basata sulle regole. I difetti della sintesi per difoni consistono in piccoli stacchi tra i suoni, tipici del meccanismo di concatenazione, e in un effetto di voce metallica come nella sintesi basata sulle regole. In effetti, rispetto a queste tecniche la sintesi per difoni non presenta vantaggi significativi a parte la dimensione ridotta del database di appoggio. Per questo motivo l'impiego di questa tecnica per applicazioni commerciali è in fase di declino mentre continua a essere impiegata nella ricerca grazie alle molte implementazioni software gratuite disponibili. La sintesi per applicazioni specifiche si basa sulla concatenazione di parole e frasi pre-registrate per generare emissioni complete. Si usa principalmente per applicazioni in cui i testi da sintetizzare sono limitati alle esigenze di un settore specifico, come per esempio gli annunci ferroviari o aeroportuali o le previsioni del tempo. La tecnologia è semplice da implementare ed è in uso da tempo in applicazioni di tipo commerciale e in dispositivi tipo le sveglie parlanti o le calcolatrici con voce. La naturalezza di questi sistemi è molto elevata grazie al fatto che il numero di frasi componenti è limitato e riproduce molto fedelmente la prosodia e l'intonazione delle registrazioni originali. D'altro canto, questi sistemi si limitano a riprodurre parole e frasi contenute nel loro database e possono sintetizzare solo le combinazioni predefinite, per cui non possono essere estesi per un uso generalizzato. Inoltre la legatura delle parole tipica del linguaggio naturale può essere causa di qualche problema a meno che non si tengano in considerazione tutte le possibili varianti. Per esempio, nella lingua francese molte consonanti finali sono mute ma se la parola successiva inizia per vocale allora devono essere pronunciate (liaison). Queste variazioni di pronuncia non possono essere riprodotte da un sistema di concatenazione semplice delle parole ed è necessario aumentarne la complessità per poterlo rendere adattabile al contesto. La sintesi basata sulle regole non utilizza campioni della voce umana ma ricrea la voce per elaborazione basandosi su un modello acustico e per tale motivo viene detta anche sintesi per formanti. Questa tecnica consiste nella generazione di forme d'onda di cui si modulano alcuni parametri acustici come la frequenza fondamentale, i toni e i livelli di rumore. Anche molti sistemi di sintesi concatenativa usano alcuni componenti di questo tipo. Molti sistemi di sintesi basata sulle regole generano una voce dal suono artificiale e molto metallico che non può essere scambiata per una voce umana. Questa tecnica di sintesi non ha però come obiettivo la massima naturalezza e presenta una serie di vantaggi rispetto alla sintesi concatenativa. La sintesi basata sulle regole infatti è decisamente intelligibile anche ad alte velocità, non presentando i piccoli stacchi acustici tipici dei sistemi a sintesi concatenativa: la sintesi ad alta velocità è molto usata per i sistemi di lettura dello schermo per l'uso dei computer da parte delle persone ipovedenti. Inoltre i sistemi di sintesi basata sulle regole sono gestiti da programmi di dimensione più contenuta non dovendo utilizzare un database di campioni vocali. Questa caratteristica ne consente l'impiego in sistemi embedded, dove la capacità di memoria e la potenza di calcolo del microprocessore possono essere limitate. Infine, i sistemi di sintesi basata sulle regole possono controllare tutti gli aspetti del linguaggio vocale, generando un'ampia varietà di prosodie e intonazioni e veicolando così non soltanto il contenuto del testo ma anche effetti emotivi e toni di voce. Tra gli esempi di sintesi basata su regole con un controllo molto accurato dell'intonazione, sia pure non in tempo reale, si trovano i lavori svolti alla fine degli anni Settanta per il gioco Speak & Spell prodotto da Texas Instruments e per le console di videogiochi prodotte da Sega all'inizio degli anni Ottanta. Per questi progetti la generazione della corretta intonazione ha rappresentato una vera e propria sfida tecnologica i cui risultati non sono ancora stati eguagliati da nessun sistema di sintesi vocale in tempo reale. La sintesi articolatoria ricorre a tecniche computazionali basate su modelli biomeccanici dei tratti vocali umani e dei loro processi di articolazione. Il primo sintetizzatore di tipo articolatorio impiegato su base regolare per esperimenti di laboratorio fu sviluppato a metà degli anni Settanta da Philip Rubin, Tom Baer e Paul Mermelstein dei Laboratori Haskins. Questo sintetizzatore, noto anche come ASY, si basava su modelli dei tratti vocali elaborati da Paul Mermelstein, Cecil Coker e altri negli anni Sessanta e Settanta dai Bell Laboratories. Fino a poco tempo fa i modelli di sintesi articolatoria non erano stati utilizzati per sistemi di sintesi commerciale. Un'eccezione significativa è il sistema basato su NeXT realizzato e commercializzato da Trillium Sound Research, un'azienda collegata all'Università di Calgary in cui si svolse gran parte della ricerca originale. Seguendo la sorte di molte delle applicazioni derivate da NeXT (che fu creata da Steve Jobs alla fine degli anni Ottanta per poi fondersi con Apple Computer nel 1997), il software di Trillium venne reso disponibile sotto la licenza GNU http://it.wikipedia.org/wiki/GNU_Free_Documentation_License e continua ad evolversi nel progetto gnuspeech. http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.gnu.org%2Fsoftware%2Fgnuspeech%2F%23Whatis Questo sistema, commercializzato per la prima volta nel 1994, implementa una conversione da testo a voce di tipo completamente articolatorio tramite una guida d'onda o una linea trasmissiva che emula i tratti nasali e orali umani controllati dal "modello di regione distintiva" di Carré. La sintesi Markoviana è un metodo basato sul modello nascosto di Markov http://it.wikipedia.org/wiki/Modello_nascosto_di_Markov (HMM, Hidden Markov Model). In questa tecnica lo spettro di frequenze (tratto vocale), la frequenza fondamentale (sorgente vocale) e la durata (prosodia) della voce sono modellate simultaneamente tramite modelli nascosti di Markov. Gli stessi modelli nascosti di Markov generano le forme d'onda vocali basandosi su un criterio di massima verosimiglianza. Concludendo con la sintesi sinusoidale http://209.85.135.104/search?q=cache:h2n6hWfdECwJ:www.aesitalia.org/Eventi/cng2007/paper/%255B07004%255D%2520%255BPAPER%255D%2520Seno.pdf+sintesi+sinusoidale&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it possiamo dire che è una tecnica in cui la voce viene sintetizzata sostituendo i formati con frequenze pure generate da forme d'onda sinusoidali. Il primo programma di sintesi sinusoidale fu realizzato da Philip Rubin degli Haskins Laboratories negli anni Settanta per creare stimoli artificiali negli esperimenti sulla percezione. Questo programma fu utilizzato in seguito da Robert Remez, Philip Rubin, David Pisoni e altri per dimostrare che un ascoltatore può percepire un discorso come continuo anche in assenza dei tipici picchi vocali.


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Messaggio Da INFERNO Sab 18 Ott 2008, 03:15

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sintesi3yj0IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sintesi3gw1
Morale della favola: possiamo anche guardare immediatamente oltre a qualsiasi soglia, ma sintetizzare tutto con troppa fretta, ci porta a conclusioni lontane dalla realtà
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Messaggio Da INFERNO Sab 18 Ott 2008, 11:04

http://www.uiciechi.it/univoc/rivista/1-99/art4.htm
SCIENZE > LA CECITÀ E LA SUA RAPPRESENTAZIONE NEL MONDO ANTICO
di Roberta Bini e Carmelo G. Malacrino

"La Musa lo amò molto,

ma un bene e un male gli diede:

degli occhi lo fece privo e gli donò il dolce canto.

(Odissea VIII, 63-65)
http://it.wikipedia.org/wiki/Odissea

Così Omero http://it.wikipedia.org/wiki/Omero racconta l’origine della cecità di Demodoco, cantore alla corte di Alcinoo, re dei Feaci, sottolineando la stretta correlazione tra cecità e doti superiori.
Da sempre la vista è stata considerata uno dei beni più preziosi; Quinto Sereno Sammonico, http://www.summagallicana.it/lessico/s/Sereno%20Sammonico.htm un autore del II-III sec. d.C., nel suo Liber medicinalis, ricordava l’interesse attribuito agli occhi da madre natura, che, per custodirli e proteggerli, li pose nella parte alta del corpo umano, coprendoli con il velo sopracciliare. Plinio il Vecchio, http://it.wikipedia.org/wiki/Gaio_Plinio_Secondo d’altra parte, già nel I sec. d.C. aveva sottolineato l’importanza della vista, affermando "al di sotto della fronte si trovano gli occhi, la parte del corpo più preziosa e quella che, con l’uso della luce, segna la differenza tra la vita e la morte"( N.H.XI, 52). La constatazione che i ciechi potessero a volte avere una memoria prodigiosa e svolgere utili servigi alla collettività sembra ricorrente nelle culture arcaiche, trovando le proprie origini in Egitto e nell’antico Oriente, dove la figura del cantore cieco era già ampiamente diffusa. In Grecia, nel IV sec. a.C., Aristotele http://it.wikipedia.org/wiki/Aristotele sottolineava lo sviluppo delle capacità mnemoniche consequenzialmente alla cecità, mentre una sentenza dell’oracolo di Delfi aveva già definito la memoria come la "vista del cieco". La cecità, che, come vedremo, diventa in alcuni casi una sorta di punizione, poteva portare quindi al perfezionamento degli altri sensi. Per alcuni autori antichi questo stato costituiva addirittura una condizione necessaria per il possesso di doti soprannaturali, in particolare dell’arte della profezia. Basti ricordare il personaggio di Fineo, http://it.wikipedia.org/wiki/Fineo_(Agenore) leggendario re indovino della Tracia che, secondo la tradizione, rinunciò volontariamente all’uso della vista per ottenere il dono della preveggenza. Il dono profetico e la cecità furono da sempre interpretati come una sorta di compensazione; gli indovini, ad esempio, diventavano a volte ciechi proprio per la loro conoscenza superiore o per aver raccontato agli uomini ciò che sapevano. Un esempio dei più noti è dato dal personaggio di Tiresia, descritto da Omero nell’Iliade come un veggente cieco al quale l’arte profetica era stata concessa a confronto della cecità inflittagli dopo aver visto Atena nuda. Nell’iconografia antica l’immagine di Tiresia veniva rappresentata come un vecchio dal capo velato; fra le raffigurazioni più note si ricordano quella di un dipinto parietale conservato nella Tomba dell’Orco a Tarquinia, risalente alla seconda metà del IV sec. a.C., e quelle di due vasi apuli dello stesso periodo, dove Tiresia, coerentemente alla descrizione presente nell’Antigone di Sofocle (V sec. a.C.), http://it.wikipedia.org/wiki/Antigone_(Sofocle) viene guidato da un fanciullo. Se l’accecamento di Tiresa derivò da una punizione divina, a volte anche la cecità provocata da un altro uomo poteva essere compensata dall’intervento divino. Euripide, http://it.wikipedia.org/wiki/Euripide ad esempio, ricorda il dono delle facoltà divinatorie concesso a Polimestore a seguito del suo accecamento da parte di Ecuba, che vendicava la morte del figlio Polidoro. La poesia, in quest’ottica, poteva essere interpretata al pari dell’arte profetica come dono degli dei; così i poeti, in un certo senso veggenti e profeti, acquistavano una forza spirituale interiore direttamente correlata alla loro cecità. Plinio, ad esempio, scriveva "Così una profonda meditazione rende ciechi, poiché la capacità visiva si ritira all’interno" (N.H.XI, 54). Emblematico, in questo senso, è lo stesso Omero, il cui nome sembra derivare etimologicamente da "colui che si accompagna a qualcuno", generalmente il cieco. In una testa conservata nel Museo Barracco a Roma il poeta viene rappresentato come un uomo vecchio ma pieno di dignità; i segni del decadimento fisico dovuti all’età si accompagnano alla capigliatura ben ordinata ed alla barba piuttosto curata, testimoni di una nobile bellezza. La sua cecità perde il significato di semplice tratto biografico, divenendo, in simbiosi alla fronte corrugata, simbolo di saggezza e di una memoria sconfinata. In molti altri casi, alla cecità come punizione divina non seguì il dono dell’arte profetica o della poesia. Ancora Omero, nel II libro dell’Iliade, narra la storia del trace Tamiri, inventore dell’armonia dorica, il quale riteneva di poter vincere con la sua musica anche il canto della Muse; queste ultime per vendetta, decisero di accecarlo, togliendogli il dono del canto. Nel II sec. d.C. Pausania, http://it.wikipedia.org/wiki/Pausania_il_Periegeta commentando questo passo proporrà un interessante confronto fra Omero ed il suo personaggio: se il primo continuò a scrivere poesie per tutta la vita senza soccombere alla sua condizione, per Tamiri la cecità corrispose alla fine della sua attività di cantore. Una sorte simile toccò ad Anchise, padre di Enea, che venne accecato da Zeus dopo essersi vantato, in preda all’ebbrezza, di aver ricevuto i favori di Afrodite. Abbiamo già visto come l’accecamento veniva spesso causato dall’uomo; ad esso non sempre però seguiva un intervento di compensazione divina. Edipo, ad esempio, personaggio mitologico accecato dai servi di Laio e protagonista dell’omonima tragedia di Sofocle, appare più volte rappresentato nel repertorio iconografico antico. Se ad esempio un’urna funeraria proveniente da Volterra della fine del II sec. a.C. lo raffigura in ginocchio mentre viene accecato con un punteruolo da alcuni uomini, un rilievo proveniente da Taranto ci mostra invece Edipo, ormai cieco e vecchio, guidato dalla figlia Antigone durante l’arrivo a Colono. È interessante anche ricordare il rinvenimento in una tomba a Lipari di una maschera teatrale di terracotta, sulla quale si potrebbe riconoscere ancora l’immagine di Edipo per il trattamento degli occhi, completamente dipinti di bianco e perciò privi della vista. Vogliamo concludere ricordando il valore dell’accecamento del nemico come strumento di salvezza. L’esempio più noto è certamente l’episodio di Ulisse e Polifemo nel quale il protagonista, consapevole della difficoltà di uccidere il gigante, decide di accecarlo, facendolo sprofondare in uno stato di dolore e, ancora più importante, di profondo panico. Questa scena è stata oggetto di molte rappresentazioni sia scultoree che pittoriche, fra le quali vale le pena ricordare il grande complesso marmoreo cd. Gruppo di Polifemo, rinvenuto nella grotta di Tiberio a Sperlonga. La scena, ricomposta da molti frammenti, mostra Ulisse, riconoscibile dal copricapo, mentre acceca Polifemo aiutato da due compagni. Fra le più antiche rappresentazioni vascolari dello stesso episodio ricordiamo il cratere di Aristonothos (680-670 a.C.), conservato ai Musei Capitolini a Roma; qui, nel pannello centrale, cinque uomini sostengono il palo che acceca il gigante, rappresentato seduto mentre con un braccio cerca di contrastarne la spinta. 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Messaggio Da Fabietto Sab 18 Ott 2008, 12:19

Questa sera vado all'Istituto Italiano Ciechi per la manifestazione DIALOGO NEL BUIO.

Si tratta di un percorso della durata di 1 ora, naturalmente al buio più completo, durante il quale si farà anche un aperitivo, sempre al buio, per capire quali possono essere le difficoltà di un non vedente ma credo, soprattutto per capire la fondamentale importanza degli altri 4 sensi oltre la vista.

Chi è a Milano può informarsi anche per i prossimi appuntamenti, perchè da quello che so viene ripetuto con frequenza.

Ciao ciao
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Messaggio Da INFERNO Sab 18 Ott 2008, 12:21

IL TEMA DELLA PROFEZIA NEI ROMANZI
http://www.fantasymagazine.it/notizie/7480/il-dono-della-profezia/
Il dono della profezia
di Takashi Matsuoka
In ogni generazione, un esponente del clan Okumichi http://zoolander.iobloggo.com/archive.php?eid=165 ha il dono (o la maledizione) della preveggenza...

Lo scrittore Takaschi Matsuoka sta riscuotendo grande successo di lettori in tutto il mondo, con i suoi romanzi ambientati in Giappone. Il suo secondo titolo tradotto in Italia è La profezia della dama Shizuka, storia ricca di elementi fantastici e surreali.

L’autore è nato in America da genitori giapponesi. È sempre stato affascinato dal paese di origine dei suoi, e pertanto ha studiato approfonditamente la storia e la cultura del Giappone. Vive a Honolulu nelle Hawaii, dove ha lavorato in un tempio Buddista Zen, prima di intraprendere la carriera di scrittore. In Italia ha esordito con il romanzo Nube di passeri (Sperling editore) dove descrive magistralmente paesaggi e usanze del Giappone feudale: samurai, geishe, signori feudali, scene macabre.

La profezia della dama Shizuka è in pratica un sequel; il lettore si troverà catapultato nel Giappone dell’Ottocento e seguirà le avventure della protagonista, Emily Gibson; ma ritroverà anche Genji, l’ultimo signore del clan Okumichi. In particolare si scoprirà che una antica dama di questo clan, vissuta cinque secoli prima, con il dono, o la maledizione, della preveggenza, ha inviato dei messaggi nel futuro. Sono proprio diretti a lei, Emily Gibson. Romanzo interessante, che forse può essere di difficile lettura per quanti non gradiscono una trama che si legge su più piani narrativi intrecciati e avvenimenti che si susseguono su diverse epoche. La narrazione, però, è così intrigante e avvincente che il lettore sicuramente ne sarà catturato.

"Nel cruento Giappone dell’Ottocento, Emily Gibson, una missionaria americana, si trova a dover tradurre nella propria lingua la storia del clan Okumichi, avvolta in un alone di leggenda per il terribile dono che, a ogni generazione, tocca a un esponente della famiglia. Questa pesante eredità è la preveggenza, con visioni di battaglie sanguinose ed efferati delitti senza purtroppo la possibilità di evitarli. Lentamente, Emily dipana l’epopea della dinastia con l’aiuto di Genji, l’ultimo signore, conturbante e temibile. E ad aggravare il disagio della giovane donna compare anche uno scrigno di pergamene che contengono messaggi indirizzati... proprio a lei. Eppure risalgono a cinque secoli prima e a scriverli è stata una donna misteriosa, la dama Shizuka, dotata di un tale potere profetico da venir considerata una strega. Ma perché l’antica signora si è messa in contatto con Emily? E come mai in quel momento? Mentre i piani temporali scivolano stridendo l’uno dentro l’altro, lo sguardo del narratore si allarga fino a gettare una nuova luce sulle vicende dei personaggi di Nube di passeri, restituendone le passioni travolgenti, i drammi e le paure in un superbo, potente affresco."

La profezia della dama Shizuka — di Takashi Matsuoka (Autumn Bridge, 2004, Traduzione Chiara Brovelli, Sperling & Kupfer Editori, collana Sperling Serial, pag. 493 — € 11,50 — ISBN 978-88-6061-118-5)
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Messaggio Da INFERNO Dom 19 Ott 2008, 02:05

GIOCO DI PREVEGGENZA
Andate al link: http://oknotizie.alice.it/go.php?us=29300a99c637f3ed
Gioco psichico impressionante - Senza usare il mouse, scegliete un numero di due cifre, poi togliete a questo numero la somma dei due addendi (per esempio, se scegliete 72, togliete 7+2=9, e resta 63). Cercate sulla tabella il numero che resta ed osservate attentamente per 20 secondi il simbolo che gli sta accanto: POI CLIKKATE SULLA SFERA E GUARDATE IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Preveggenzacn1IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sferalo3IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Preveggenzaml0
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Messaggio Da Fabietto Dom 19 Ott 2008, 15:28

Ci dev'essere un trucco, anche se non so che razza di trucco sia...

comunque fa abbastanza impressione, in effetti
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Messaggio Da INFERNO Dom 19 Ott 2008, 22:11

ALTRO GIOCO/TEST, PER MISURARE LA VOSTRA PREVEGGENZA
http://www.kwebbel.net/voyance/index-it.html
Cos'è la chiaroveggenza?
La preveggenza è l'abilità psichica o il potere di vedere oggetti o avere visioni, la capacità di ottenere informazioni. Le visioni possono riguardare il futuro e qualche volta il passato. Chiaroveggenza è un termine che comprende telepatia, spiritualismo, ricerca psichica, visioni profetiche e sogni.

Andate al link: http://www.kwebbel.net/voyance/index-it.html e fate il test di abilità
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Preveggenzacn1IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Preveggenzaml0
CHIAROVEGGENZA
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiaroveggenza
La chiaroveggenza è la capacità di acquisire conoscenze di eventi, luoghi o oggetti, che possono essere lontani (nel tempo o nello spazio) oppure nascosti, attraverso una presunta percezione extrasensoriale. La parola deriva dal francese clairvoyance, «visione chiara», e questa dal latino clarus, «chiaro» e videre, «vedere»; a seconda del contesto si può intendere sia alla lettera come percezione di tipo visivo, sia in senso esteso come acquisizione generica di conoscenza; in questo senso esteso è chiamata anche telestesia o metagnomia. Chi è dotato di chiaroveggenza è chiamato chiaroveggente. La chiaroveggenza, come termine della parapsicologia, è distinta dalla divinazione poiché in quest'ultima le conoscenze provengono da una fonte soprannaturale come una divinità o un ente spirituale, mentre nella chiaroveggenza provengono direttamente dalle capacità del sensitivo. Tuttavia questa distinzione non è sempre rispettata: sia nell'uso comune sia nell'uso letterario i termini "chiaroveggenza" e "chiaroveggente" sono talvolta utilizzati anche per pratiche di tipo divinatorio, come la chiromanzia o la cartomanzia; c'è chi addirittura li usa per indicare una spiccata perspicacia di tipo intellettivo, che è però estranea sia alla chiaroveggenza sia alla divinazione.
Storia
La credenza che esistano fenomeni di chiaroveggenza esiste da sempre in tutte le culture. In Occidente, uno dei primi chiaroveggenti ad acquisire grande notorietà fu, nel XVIII secolo, il mistico svedese Emmanuel Swedenborg, http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FEmanuel_Swedenborg http://www.corsodireligione.it/religioni/esoterismo/esoter_4b.htm che suscitò perfino l'attenzione di Kant (CHE TRATTEREMO IN SEGUITO PER L'IMPORTANZA DI ALCUNE SUE TEORIE SULL'INTUIZIONE/SENSIBILITA'/PERCEZIONE FINO AD ARRIVARE AL CONCETTO DELLA METAFISICA), http://it.wikipedia.org/wiki/Immanuel_Kant nell'opera "I sogni di un visionario" spiegati coi sogni della metafisica (1766). La chiaroveggenza era anche uno dei fenomeni attribuiti ai pazienti del dott. Franz Mesmer. http://it.wikipedia.org/wiki/Franz_Anton_Mesmer Durante l'epoca d'oro dello spiritismo, a cavallo tra XIX e XX secolo, numerosi medium affermavano di poter praticare la chiaroveggenza, che è stata studiata scientificamente dalla Society for Psychical Research a partire dal 1882. Alcuni parapsicologi ritengono che chiaroveggenza, telepatia e precognizione siano manifestazioni diverse di uno stesso fenomeno; tuttavia non è ancora stata formulata una teoria soddisfacente di quale possa essere tale meccanismo, né tantomeno sono state trovate fino ad ora prove scientifiche che tali fenomeni esistano davvero. Alcuni medium e sensitivi, tra i quali l'olandese Gerard Croiset, http://www.marina-dionisi.it/Gerard%20Croiset.htm hanno affermato di poter individuare attraverso la chiaroveggenza persone scomparse (generalmente deceduti dei quali non è ancora stato ritrovato il cadavere).
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Messaggio Da ROMPINA Mar 21 Ott 2008, 18:30

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Pigro Sleep Sleep Sleep Razz EHILA'... FABRI SEI IN SCIOPERO ???? Rolling Eyes Sleep Sleep
I TUOI SCRITTI PER L'ANIMA CI SONO INDISPENSABILI ....... flower


UN SOFFICE INCHINO

ROMPINA
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Messaggio Da ROMPINA Dom 26 Ott 2008, 12:08

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 T_rosa_rossa_182
PER IL MAGNIFICO INFERNO ON LINE...... SCRIVICI UNA COSINA !!!!
UN SOFFICE INCHINO ENERGETICO

ROMPINA
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Messaggio Da INFERNO Dom 26 Ott 2008, 12:30

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 1° parte
http://www.zenhome.it/ich-go.htm
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__king_libro_mutamenti.php
I King - Il libro dei Mutamenti IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Ikingtascabilenl7
a cura di Richard Wilhelm http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Wilhelm
L’edizione tascabile integrale di un grande classico cinese, la cui prima traduzione italiana fu pubblicata dall’Astrolabio nel 1950. Un oracolo affascinante che, aiutando il lettore a “fare ciò che è giusto in concordanza con la legge celeste”, gli schiude un nuovo modo di rapportarsi con se stesso e gli eventi esterni. Una delle vette più alte mai raggiunte dalla spiritualità cinese.

Traduzione dalla versione tedesca di R. Wilhelm
Prefazione di C. G. Jung http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Jung
Carl Gustav Jung (Kesswil, 26 luglio 1875 – Bollingen, 6 giugno 1961) è stato uno psichiatra e psicoanalista svizzero. La sua tecnica e teoria di derivazione psicoanalitica è chiamata "psicologia analitica". http://it.wikipedia.org/wiki/Psicologia_analitica Inizialmente vicino alle concezioni di Sigmund Freud se ne allontanò definitivamente nel 1913, dopo un processo di differenziazione concettuale culminato con la pubblicazione, nel 1912, di "La libido: simboli e trasformazioni". In questo libro egli esponeva il suo orientamento, ampliando la ricerca analitica dalla storia personale del singolo alla storia della collettività umana. L'inconscio non è più solo quello individuale, prodotto dalla rimozione, ma nell'individuo esiste anche un inconscio collettivo. In Italia l'orientamento junghiano della psicoanalisi è stato introdotto da Ernst Bernhard. http://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_Bernhard

Il testo, contiene le monete per la consultazione dell’oracolo.

Richard Wilhelm (Stoccarda, 10 maggio 1873 – Tubinga, 2 marzo 1930) è stato un orientalista, teologo e missionario tedesco, fu uno dei più importanti sinologi (studioso della civiltà cinese) di lingua tedesca.
È famosa la sua traduzione del classico cinese Yi Jing. http://www.siav-itvas.org/italiano/cenni/ching-trigrammi-esagrammi/ching-trigrammi-esagrammi.htm
« Wilhelm ebbe la rara fortuna di conoscere in Cina uno dei saggi della vecchia scuola espulso dalla rivoluzione. Questo vecchio maestro, di nome Lau Nai Suan, lo iniziò alla comprensione della filosofia cinese e della psicologia de l'Yi Jing. Alla collaborazione di entrambi noi dobbiamo l'edizione dell'Yi Jung con gli importanti commenti. Introdusse in occidente questa notevole opera dell'oriente in modo vivo e a tutto tondo. Mi pare che l'edizione di questa opera sia uno dei lavori più importanti di Wilhelm. Giunto alla chiarezza e alla comprensione delle sue attitudini spirituali occidentali mostra nei commenti al Yi Jing un adattamento alla psicologia cinese che non ha paragoni. »
« La nostra scienza è fondata sul principio della causalità (da non confondere con casualità) e la causalità è considerata assiomaticamente vera, anche se si sta delineando un grande cambiamento nel nostro punto di vista. Ciò che non ha fatto Kant nella Critica della ragion pura, lo sta facendo la fisica moderna. Gli assiomi della causalità, sono minati alla base stessa: ora noi sappiamo che quelle che chiamiamo leggi naturali sono soltanto verità statistiche e quindi per necessità, devono consentire eccezioni e di conseguenza ulteriori varianti. Lo spirito cinese, come lo vediamo all'opera nell'I King, sembra occuparsi invece esclusivamente degli aspetti casuali degli eventi. » (tratto da Carl Gustav Jung, http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung Ricord, sogni e riflessioni) [rif. pag. 10 del libro che consiglio e che ho letto io ottenendo pure le famose monete indicate in prefazione]
http://it.wikipedia.org/wiki/Libro_dei_Mutamenti
Il Libro dei mutamenti (易經 pinyin yì jīng, Wade-Giles I Ching), conosciuto anche come Zhou Yi 周易 o I Mutamenti (della dinastia) Zhou è ritenuto il primo dei testi classici cinesi sin dalla nascita dell'impero cinese (II secolo a.C.). È sopravvissuto alla distruzione delle biblioteche operata dal "primo imperatore", Qin Shi Huang Di.

Lo Yi Jing è diviso in due porzioni, jing 經 o 'classico' e zhuan 傳 o 'commentario', composti in momenti differenti ma tramandati come testo unico da due millenni circa. La porzione jing è composta da sessantaquattro unità, ognuna basata su un esagramma (gua 卦) composto di sei linee che sono o continue (---) rappresentanti il principio yang o interrotte (- -) rappresentanti il principio yin.

Considerato da Confucio libro di saggezza è utilizzato principalmente a scopo divinatorio.

Storia
Anche se la tradizione attribuisce la scrittura della porzione jing al re saggio fondatore della dinastia Zhou occidentale (il re Wen, che regnò tra il 1099 e il 1050 a.C.) e a Zhou Gong 周公 (morto ca. 1032 a.C.), ed anche se probabilmente contiene materiali di quell'epoca, è probabile che riceva la struttura che accettiamo come definitiva solo alla fine della dinastia Zhou occidentale o addirittura all'inizio del periodo Zhou orientale. Tradizionalmente si credeva che i princìpi dell'Yi Jing avessero avuto origine dal leggendario eroe Fu Hsi (伏羲 Fú Xī). Questa tradizione lo vede come uno dei primi sovrani della Cina (date tradizionali a.C.), a cui sarebbero stati rivelati i trigrammi (八卦 bā gùa), in maniera soprannaturale. A partire dal tempo di Yu (禹 Yǔ), i trigrammi erano stati sviluppati in esagrammi (六十四卦 lìu shí­ sì gùa), che erano stati registrati nella scrittura Lian Shan (《連山》 Lián Shān, detta anche Lia Shan Yi). Lian Shan, che in cinese significa "montagne continue", comincia con l'attuale esagramma n.52 (艮 gèn), che rappresenta due montagne una sopra l'altra e che si ritiene sia all'origine del nome stesso della scrittura. In uno dei più importanti commentari al testo ('Xici zhuan' 繫詞傳) si dice "Il Libro dei Mutamenti è alla pari dei cieli e della terra e quindi è in grado di valutare perfettamente la via dei cieli e della terra" (yi yu tian di zhun, gu neng mi lun tian di zhi dao 易与天地准故能彌綸天地之道). L'I Ching è stato infatti spesso inteso come un microcosmo che comprende in se la via dell'universo. La filosofia del "cambiamento" derivante da questo e da altri testi ha influenzato notevolmente la letteratura e l'amministrazione del governo della dinastia Zhou. Essa venne elaborata nel tempo e l'Yi Jing era completo all'incirca al tempo di Han Wu Di (漢武帝 Han Wu Di), durante la dinastia Han (200 a.C. circa). Quasi tutti i commentatori confuciani hanno studiato e commentato il testo, ed i primi commentari canonici al testo (Yi zhuan 易 傳) vengono attribuiti allo stesso Confucio. Comunque il testo non è stato fondamentale solo per i confuciani ma anche per i Taoisti, ed è stato utilizzato anche da molti buddisti. Dalla data della sua prima pubblicazione (parziale) in latino (1687) è diventato anche il più conosciuto testo cinese in occidente. Fu fondamentale, per la sua diffusione in Europa, l'introduzione di Carl Gustav Jung alla traduzione di tedesca di Wilhelm del 1924.


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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 13:36

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 2° parte
Simboli
Trigrammi
http://it.wikipedia.org/wiki/Libro_dei_Mutamenti
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Bandieracoreaxg7
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Bandieravietnamzu2
I trigrammi costituiscono la base del Yi Jing. In realtà i trigrammi e gli esagrammi vanno disegnati in orizzontale, ma non è stato possibile a causa dei limiti imposti del software di Wikipedia.
N.B.: Nelle tabelle che seguono il segno più a sinistra corrisponde, in orizzontale, al segno posto più in basso.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Trigrammigi6
disposizione corretta: IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Trigrammiac4
Esagrammi
Gli esagrammi sono ottenuti dalla combinazione di due trigrammi > ecco le due sezioni di esagrammi nella disposizione corretta:
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Esagrammilj1
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Esagrammi2vv6
Consultazione
I metodi di estrazione del responso prevedono estrazioni casuali degli esagrammi, riga per riga, la corrispondenza temporale o sincronicità (stesso tempo) dell'estrazione dell'esagramma da una parte e della situazione interrogata dall'altra, ritenute in connessione magica, permette di associare la risposta ottenuta dalla prima alla domanda relativa alla seconda.

Monete
Il metodo più in uso prevede il lancio di tre monete uguali. Si decide quale lato rappresenti yin e quale yang, e si attribuisce un valore numerico a ciascun lato della moneta, ovvero 2 per yin e 3 per yang. Si effettua quindi una serie di 6 lanci e si sommano i valori ottenuti, ordinandoli progressivamente dal basso (primo posto) verso l'alto (sesto posto). Si valuterà il valore di ogni singola linea come segue:

2 + 2 + 2 = 6 linea spezzata mobile
corrispondente a 3 croci

3 + 2 + 2 = 7 linea intera fissa
corrispondente ad 1 testa e 2 croci

3 + 3 + 2 = 8 linea spezzata fissa
corrispondente a 2 teste ed 1 croce

3 + 3 + 3 = 9 linea intera mobile
corrispondente a 3 teste

La terminologia utilizzata vuole indicare, col termine di linea mobile, una linea "mutevole", ovvero che può mutare verso un tratto differente da quello nativo. Perciò, una linea spezzata mobile tende a divenire una linea intera fissa, e viceversa. Nell'interpretazione oracolare sono proprio questi tipi di linea a dare complessità al giudizio e a permettere la comprensione dell'evoluzione degli eventi, ovvero dei mutamenti. Infatti, si ponga che un lancio di monete generi un esagramma che abbia al primo posto una linea spezzata mobile: tale esagramma è solamente il punto di partenza da cui ogni cosa si evolve fino ad arrivare ad una situazione descritta dall'esagramma che abbia al primo posto una linea intera (l'evoluzione di una linea spezzata mobile) e le rimanenti linee identiche all'esagramma di partenza. L'esagramma di partenza andrà valutato per la sua immagine, la sua sentenza e il commento del duca di Zhou http://it.wikipedia.org/wiki/Zhou_Gong alla linea risultata mutevole durante il lancio: l'esagramma di arrivo, invece, andrà valutato nella sua interezza fatta eccezione per la linea mutata, e da esso trae origine il consiglio oracolare vero e proprio. Zhou Gong, noto anche come il Duca di Zhou (... – 1032 a.C. circa), è stato un condottiero e scrittore cinese fratello del Re dell' Antica Cina, Wu di Zhou che perì tre anni dopo la caduta della Dinastia Shang lasciando il disegno di consolidazione della nuova famiglia al Duca di Zhou che regnò in qualità di reggente. Il Duca combatté contro i regnanti degli stati orientali che si erano alleati ai superstiti Shang. L'est venne conquistato in cinque anni. Secondo la leggenda cinese egli ha composto i 64 Esagrammi, completato il classico I-Ching ( Libro dei Mutamenti), stabilito i Riti di Zhou e creato la Yayue, una sorta di musica classica. Nel 2004 alcuni archeologi cinesi hanno affermato d'aver trovato il luogo in cui riposa la slama di Zhou Gong presso la contea Qishan, nella provincia di Shaanxi > Il Duca di Zhou assistette sia il Re Wu che il Re Cheng (il figlio più giovane del Re Wu) governando la dinastia Zhou con virtù. Egli stabilì dei codici di condotta per la vita di ogni giorno; infatti fu riverito come un santo da Confucio.
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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 14:11

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 3° parte
http://www.lunario.com/index.php?Mod=2&Doc=231&Lev=13
http://www.aemetra-valeriosanfo.it/ching.html
<< All'uno il suo spirito appare chiaro come la luce del giorno, all'altro fosco come un crepuscolo, ad un terzo buio come la notte. Colui che non ne è contento, non ha bisogno di farne uso, e chi non lo comprende ha presumibilmente qualche ottima ragione per non farlo. Pare tuttavia che questo libro significhi qualche cosa, anche se è soltanto un prezioso documento umano (da: I KING - di Richard Wilhelm - prefazione di C. G. Jung - traduzione dal tedesco a cura di B. Veneziani e A. G. Ferrara - edizioni ASTROLABIO)
Il Libro, quando non viene consultato, deve essere avvolto in un panno di seta e posto in alto, di fianco alla scatola che contiene i bastoncini (o le monetine). La consultazione deve sempre avvenire per motivi importanti, mai per futilità e il Libro deve sempre essere trattato con rispetto ("rispetto", non adorazione o venerazione). Leggendo i commenti, l’uomo è invitato a riflettere sul corso della vita, sulle sue mutazioni continue, sul corso degli eventi; il libro consiglia ciò che l’uomo dovrebbe fare per migliorare la sua situazione, ma lo lascia completamente libero nelle sue decisioni. In questo modo l’uomo resta padrone della propria vita e non condizionato, come avviene con le divinazioni (cartomanzia, chiromanzia, ecc...) dalla conoscenza (o presunta tale) del proprio futuro. Quello che avviene nella consultazione è l’utilizzo del momento sincronico legato all’evento. La situazione fa emergere dall’inconscio delle energie, che esteriorizzate dal lancio delle monete (o dagli steli di Achillea), permettono di creare un “evento sincronico”, cioè parallelo nello stesso attimo. L’I Ching è dunque un ottimo metodo per cercare di capirsi e di comprendere a fondo ciò che ci sta capitando, ma perchè esso dia una risposta valida, è indispensabile consultarlo con piena serenità d’animo e solo quando ciò è necessario; una vera ricerca delle cause dei malesseri dell’uomo. Pertanto, libertà totale di autodeterminazione, anche se poi la concatenazione di eventi e di scelte assolutamente casuali quanto spontanee, appartengono sempre a un disegno cosmico superiore del destino > quindi, siamo nel concetto alquanto complicato della predestinazione nel contesto degli eventi casuali e non causali IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Ikingyw0
E' un concetto ripreso anche nel romanzo fantastico della "Profezia di Celestino" o meglio "Profezia celestiale" http://www.celestinian-enter.com/ProfeziaCelestino.html http://it.wikipedia.org/wiki/La_profezia_di_Celestino "Conoscere la nostra missione personale aumenta il numero di coincidenze misteriose che ci guidano verso il nostro destino"

Steli millefoglie
Il sistema più tradizionale di estrazione dei responsi è basato non sul veloce lancio di monete ma sulla manipolazione di bastoncini di Achillea millefoglie, http://www.inerboristeria.com/pianta-di-achillea-millefoglie.html IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Piantaachillea01 operazione più lenta che attraverso un preciso rituale permette di raggiungere uno stato mentale più distaccato e quindi una migliore predisposizione all'interpretazione del responso. Gli steli della pianta selvatica molto comune anche in Italia, raccolti verso maggio-luglio vengono tagliati e seccati per comporre un insieme di 50 bastoncini. Nel processo di estrazione dell'esagramma, dai 50 bastoncini se ne accantona uno senza più usarlo per tutto il procedimento e si resta con 49, prendendo il mucchietto con entrambe le mani si divide in due parti, tenendone uno nella mano destra ed uno nella mano sinistra. Inizialmente si prende un bastoncino dal gruppo di destra e lo si tiene tra il mignolo e l'anulare della sinistra, poi a turno prima col mucchio di destra e poi con quello di sinistra, si accantonano quattro bastoncini per volta, fino a che non restano uno, due, tre o quattro bastoncini e si mettono i resti tra l'anulare ed il medio e poi tra il medio e l'indice della mano sinistra. Al termine possono restare 9 bastoncini (1+4+4 con probabilità 1 / 4) oppure 5 bastoncini (1+3+1, 1+2+2, 1+1+3 con probabilità 3 / 4). Si accantonano i 9 o 5 bastoncini e si ripete il processo una seconda volta partendo dal mucchietto di 44 o 40, questa volta ottenendo un numero pari di resto di 8 o 4 bastoncini. Di nuovo si accantonano e partendo dal mucchietto di 32, 36 o 40, si ottiene ancora un numero di 8 o 4 bastoncini. Un gruppo di 5 o 4 bastoncini è considerato una unità, associata al numero "tre" (maschile). Un gruppo di 9 o 8 bastoncini è invece una doppia unità, associata al numero "due" (femminile). Per calcolare il valore della riga dell'esagramma si considera la seguente tabella:

9+8+8 associato a 2+2+2 = 6 linea spezzata mobile

9+8+4 associato a 2+2+3 = 7 linea intera fissa
9+4+8 associato a 2+3+2 = 7 linea intera fissa
5+8+8 associato a 3+2+2 = 7 linea intera fissa

9+4+4 associato a 2+3+3 = 8 linea spezzata fissa
5+8+4 associato a 3+2+3 = 8 linea spezzata fissa
5+4+8 associato a 3+3+2 = 8 linea spezzata fissa

5+4+4 associato a 3+3+3 = 9 linea intera mobile

si trascrive il risultato come riga intera o spezzata, mobile o fissa e si ripete l'intero procedimento (con i 49 bastoncini) sei volte per comporre l'esagramma dalla riga in prima posizione (più bassa) fino alla riga in sesta posizione (più alta). Al termine del procedimento si ricompone il mucchio di 50 bastoncini, lo si ripone e si passa all'interpretazione del responso.

Note sulle differenze dei due sistemi
Da un punto di vista statistico di calcolo delle probabilità i due sistemi, quello delle monete e quello degli steli di millefoglie, sono differenti e portano a probabilità differenti nell'estrazione delle linee. Mentre nel lancio di monete è equiprobabile l'uscita di "Yin" o di "Yang", nell'estrazione di steli "Yang" esce con probabilità tre volte maggiore di "Yin".
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Lineegx7
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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 14:52

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 4° parte
http://www.quantumedicine.com/article/nuovofile.html
IL DESTINO SINCRONICO E LA CREAZIONE
Noi siamo i creatori della nostra realtà. Come Esseri Quantici non conosciamo nessun limite, né spaziale né creativo. Il grande oceano di luce in cui siamo immersi, da cui veniamo continuamente creati, e dove continuamente creiamo, opera tramite un’infinita rete di eventi spazio-temporali, il cui perfetto incastro dà luogo alla miriade di forme, creature, paesaggi, che sono oggetto dell’amore Divino. Questa rete perfetta di relazioni è ciò che costituisce la Sincronicità. Ad un occhio profano, il susseguirsi della vita sembrerebbe un insieme di coincidenze casuali, cioè non aventi un nesso profondo fra loro. E’ chiaro che questa è la visione meccanicistica newtoniana, dove viene presa in considerazione l’analisi statistica, senza che fattori come l’intenzione e la consapevolezza possano giocare un ruolo nel succedersi delle cose: infatti l’universo viene considerato come una macchina che genera dati in modo casuale. Un fenomeno può avere una certa probabilità che possa verificarsi entro limiti di natura statistica, quindi entro i canoni della razionalità scientifica e non per questo deve essere considerato una sorpresa, oppure un miracolo.
Per esempio una guarigione spontanea da un male incurabile, rientrerebbe in un range di probabilità, ristretto, ma possibile. Qualsiasi altro fenomeno, come sapere chi ci sta chiamando al telefono, prima di rispondere, può rientrare, secondo la scienza ufficiale, nella norma di possibilità, cioè di coincidenze significative. Questo modo di considerare gli eventi quotidiani fu messo in discussione da Jung, il grande psicanalista svizzero. In un caso famoso, descritto nel suo libro “ La Sincronicità “ – descrive il caso di una donna, di non facile trattamento, che aveva avuto in regalo, nel sogno, uno scarabeo d’oro ( lo scarabeo è il simbolo della rinascita ) : mentre questa racconta il sogno a Jung, si sente ai vetri della finestra dello psicologo un rumore: era uno scarabeo, che Jung fece entrare e raccolse, mostrandolo alla donna, che ebbe un salto quantico di consapevolezza. Quale analisi statistica potrebbe spiegare un fenomeno del genere? Quante probabilità ci sono che uno scarabeo, che in genere è attirato dalla luce, venga attratto da un ambiente buio ( Jung stava eseguendo una seduta di analisi ) nel momento in cui si sta parlando del suo simbolo? Se osserviamo a ritroso la nostra vita, vedremo quante di queste coincidenze significative si siano verificate per condurci dove siamo ora. Ogni relazione, ogni fatto, ogni evento sono strettamente interconnessi fra di loro e complici di un obiettivo elevato, che nella maggior parte dei casi ci sfugge. L’oceano di luce ( e con esso anche l’essere quantico consapevole di questa realtà ) opera le sue meraviglie mettendo in relazione perfetta le “ pedine “ che condurranno alla creatura finale ( galassia, stella, atomo, uomo, sogni, obiettivi, visioni ) : basterebbe un solo millisecondo di sfasamento, in questa perfetta sintonia, per avere un “parto “ creativo notevolmente diverso!. Siamo immersi in un oceano di sincronicità. Il nostro corpo è fra le espressioni più fini di tale sincronicità, basti pensare ai rapporti fra le molecole di idrogeno ed ossigeno dell’acqua, come pure i rapporti fra i minerali, le vitamine, gli aminoacidi nelle complicate e complesse vie biochimiche: i risultati di seppur piccoli sfasamenti, come per esempio nelle carenze enzimatiche, comportano effetti disastrosi sulla salute e sull’aspetto fisico. Non saremo come oggi ci conosciamo, se si rompesse il delicato equilibrio sincronico fra noi e l’universo ( purtroppo abbiamo apportato sfasamenti nella natura, e questo ci costerà caro!). Ciascun Essere Quantico vive in una rete di sincronicità che si evolve e cambia nel tempo ( l’ambiente dell’utero materno, la famiglia, la scuola, l’ambiente sociale, il lavoro, il matrimonio con i figli, il divorzio, nuove amicizie, il pensionamento). In ogni momento si troverà in uno specifico seme karmico, cioè interagirà con persone ed eventi spazio-temporali con cui condividerà delle lezioni da apprendere. Se per suo libero arbitrio decide di cambiare seme karmico non ancora svezzato, si ritroverà in un’altra rete sincronica con non pochi problemi da risolvere, fino a quando non imparerà l’umiltà e l’ubbidienza, requisiti fondamentali per apprendere le lezioni cosmiche. Ogni qualvolta interagiamo con la delicata struttura sincronica del cosmo ( pensiamo, parliamo, agiamo, omettiamo, scegliamo ) lo costringiamo a cambiare, momentaneamente, rapporti sincronici che inevitabilmente ci coinvolgeranno in questo cambiamento, fino a che non raggiungerà il suo equilibrio. Verremo trascinati dalla grande rete di eventi: il risultato sarà o la nostra salute e la nostra felicità, se abbiamo capito e ci lasciamo andare nella direzione degli eventi sincronici, oppure la nostra malattia, se opponiamo resistenza al flusso cosmico. Ciò accade per esempio quando non lasciamo andare, non accettiamo il momento presente ( la nostra famiglia, il nostro coniuge, il nostro lavoro, il nostro ambiente, la nostra salute ), critichiamo oppure attacchiamo gli eventi sincronici in cui siamo immersi. Spenderemo enormi quantità di energie, e faremo grossi sforzi per ottenere ciò che desideriamo. Ma arriveremo in salute ed equilibrio alla meta? Oppure ci ritroveremo già vecchi, stanchi, magari con molti soldi, ma pieni di acciacchi, e di malattie? Da tutto si evince come sia importante entrare nel gioco della vita con le carte in regola. Queste carte sono la conoscenza della Sincronicità e del Destino Sincronico. Per maneggiare queste carte bisogna prendere coscienza che siamo Esseri Quantici, e che viviamo in una continua creazione a doppio senso: possiamo agire provocando le nostre sincronicità ( che non saranno più coincidenze significative, o eventi dovuti al caso, ma strategie creative ) e/o possiamo favorire il flusso cosmico, comportandoci a nostra volta come eventi sincronici appartenenti al seme karmico di altri esseri quantici, diventare cioè pedine di altri esseri creatori. La Sincronicità è un insieme di eventi, apparentemente sconnessi fra di loro, che accadono insieme, e che sembrano in superficie soltanto delle coincidenze significative. Per fare il salto di qualità, cioè riuscire a comprendere il meccanismo creativo, dobbiamo mettere in discussione le nostre false certezze ( quelle legate al vecchio paradigma della fisica, dove siamo tutti separati, e destinati alla corrosione del tempo, quindi alla morte, incapaci di influire su questo destino, e facili alle critiche e a dare la responsabilità al di fuori di noi ), dobbiamo capire che le coincidenze sono eventi normali, frequenti, significativi, in armonia con la natura, e che dietro le quinte della vita vi è una intenzione che ci guida, quella del nostro Spirito, quella Divina. Infatti dalla interpretazione delle “ coincidenze “, cioè il saper leggere il piano di azione del cosmo, dipende la realizzazione dei nostri desideri. “ Nulla accade per caso “. Quando prendiamo coscienza delle sincronicità, con l’intenzione di farle evolvere per realizzare il nostro destino, stiamo attuando il Destino Sincronico. Diventiamo parte attiva nel grande piano creativo, dando uno scopo, un significato, una direzione, una intenzione alle coincidenze; con le nostre interpretazioni e conseguenti azioni, trasformeremo le Sincronicità in Destino Sincronico, cioè acquisiremo quel software intellettuale per interagire con gli eventi spazio-temporali. Per poter padroneggiare il Destino Sincronico e quindi crearci un nostro seme karmico evolutivo, cominciando a vivere nel qui e ora, in linea con la volontà del nostro Spirito, dobbiamo conoscerne i principi. La loro conoscenza ed applicazione ci metterà nella condizione di non avere più preoccupazioni, e di incentivare il numero di sincronicità nella nostra esperienza. Questi principi hanno a che vedere con la visione olistica, olografica della vita, e con il nuovo paradigma della fisica quantistica.
Il campo luminoso cosciente.
Rappresenta la grande rete di luce in cui siamo tutti immersi, infatti è in ogni luogo, in ogni cosa, ed è onnipresente. Costituisce la coscienza che pervade ogni sua creatura, e usa l’attenzione e l’intenzione come stimoli per la trasformazione. E’ un campo di energia, informazione ed intelligenza che orchestra e governa l’ambiente materiale, e di cui noi siamo creati e creatori. La sua conoscenza è essenziale perché è con il suo esempio, con il suo studio che possiamo scrutare le sincronicità e utilizzarle per il nostro Destino Sincronico. Nella sua costituzione rientrano tutte le frequenze corrispondenti ad altrettanti semi karmici, dove frequenze simili entrano in vibrazione di risonanza attirandosi a vicenda. Ecco perché quando siamo immersi in un seme karmico, attiriamo gli esseri quantici che vibrano alla nostra stessa frequenza, inoltre possiamo essere in grado di estrarre dal Campo Luminoso Cosciente qualsiasi informazione, in relazione all’ampliamento del nostro grado di percezione. Uno dei mezzi per conoscerlo ed utilizzarlo è la meditazione disciplinata, con cui possiamo influenzarlo con i nostri pensieri, speranze e sogni per poter manifestare i nostri desideri: è un campo dalle possibilità infinite. Altro principio importante è il nostro dialogo interiore. Quello che un essere quantico pensa non è separato dal resto del cosmo. Il contenuto del nostro dialogo interiore influenza ogni area della nostra vita, fisica, emozionale e spirituale, oltre che il contenuto informativo del campo luminoso cosciente, provocando un insieme di sincronicità che ci ritroveremo “ fra i piedi “ senza neanche saperle gestire a nostro favore, sempre che le riconosciamo come tali. Lungo la strada dell’illuminazione, cioè della conoscenza delle leggi della luce del Campo ( fra cui la sincronicità creativa ), il nostro dialogo deve essere basato sullo Spirito e non sulle esigenze del nostro ego. Queste ultime ci porteranno soltanto sofferenza e fatti sincronici contro corrente, con enorme dispendio energetico in quanto, come detto sopra, l’universo tenderà ad equilibrarsi provocando eventi sincronici atti a ripristinare le intenzioni creative iniziali. Bisogna conoscere il proprio Dharma, cioè il nostro scopo nella vita, per fare delle scelte in linea con la cospirazione cosmica; solo così il nostro dialogo sarà imperniato sulle cose dello Spirito e non sui quei pensieri circolari che vivono nel passato o nel futuro legati ad insicurezze e a paure. Il principio dell’intenzione , insieme a quello dell’attenzione, sono i cardini su cui il Destino Sincronico poggia. Infatti più attenzione poniamo agli eventi sincronici, e più frequenti diventano nella nostra vita, per cui le nostre intenzioni potranno esprimersi e manifestarsi attraverso questi eventi. L’attenzione accelera la sincronicità, mentre l’intenzione la fa utilizzare. Quando entrambe sono legate alle coincidenze significative, la sincronicità si trasforma in Destino Sincronico, e le nostre vite vengono trasformate in qualcosa di veramente magico, in quanto accadranno i cosiddetti miracoli, cioè la realizzazione spontanea dei nostri desideri, nel campo di infinite possibilità. Da quanto sopra esposto, appare chiaro che la creazione non può fare a meno delle relazioni. In fatti l’altro principio è quello delle relazioni cosmiche. Tutto ciò che origina dal Campo esiste sotto forma di relazioni, ed ogni relazione può influenzare il Campo: è il suo linguaggio preferito. L’universo si è diviso per miliardi di anni in esseri coscienti, dai molti punti di vista, con l’unico scopo di ritornare, attraverso l’interscambio di relazioni intelligenti, spirituali ed illuminanti, all’Unità di Coscienza, per favorire l’evoluzione reciproca. Infatti la coscienza umana è il cosmo che pensa di se stesso, e gli esseri umani il mezzo con cui l’universo possa pensarsi. Ogni relazione umana quindi è una connessione cosmica, un’opportunità per influenzare il Campo positivamente e per evolversi spiritualmente. Per questo non esistono relazioni cattive. Tutto nel cosmo avviene in modo mirato alla creazione e alla evoluzione, per cui i nostri incontri sono stazioni sincroniche da cui può partire la nostra illuminazione, per diventare Esseri Quantici perfetti. Senza la conoscenza delle relazioni il Destino Sincronico non può avere i mezzi con cui agire. La stessa sincronicità vuol dire relazioni perfette e mirate al piano cosmico, dove ognuno fa la sua parte interconnettendosi l’un l’altro in una rete di rapporti meravigliosi e finalizzati al bene reciproco. Bisogna elevarsi a frequenze elevate di dialogo interiore, per poter sfruttare a pieno questo enorme potenziale creativo, che ci viene messo a disposizione quotidianamente. Potremo acquisire il “ brevetto “ di creatori cosmici con la speranza di essere utili anche agli altri nella loro ricerca di libertà di coscienza.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Eventosincronicopx2IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sincronicitoe0SINCRONICITA' > 1° parte: http://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0 La sincronicità è un termine introdotto da Carl Jung nel 1950 per descrivere una connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente comunanza di significato. La sincronicità è relativa quindi alle "coincidenze significative".
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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 15:24

I KING - IL LIBRO DELLE MUTAZIONI > 5° parte
SINCRONICITA' > 2° parte
L'ipotesi del principio di sincronicità
Fenomeni di "coincidenze significative" avevano da sempre affascinato Jung. Già nel 1916, a pochi anni di distanza dalla sua defezione dal gruppo dei psicoanalisti fedeli al metodo scientifico-oggettivante e a Sigmund Freud, http://it.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud scriveva dell'opportunità di affiancare al principio di causalità quello finalistico: « La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini. » Tali prime formulazioni di Jung sulla questione della sincronicità vennero in seguito approfondite attraverso il contatto con il pensiero filosofico orientale, oltre che con la riflessione su sorprendenti avvenimenti della sua stessa vita, sfuggenti ad ogni interpretazione razionale. Jung distingue la sincronicità vera e propria dal mero "sincronismo" degli eventi che accadono simultaneamente, ma senza alcuna connessione di significato. La vita di tutti i giorni ci propone spesso il tipo comune di sincronicità. Per esempio: pensiamo ad un amico, e lui improvvisamente ci telefona. Tuttavia accanto a queste ci sono anche misteriose sincronicità precognitive e chiaroveggenti.

Una prima teorizzazione: il tempo qualitativo
Per tentare di spiegare questi fenomeni di sincronicità, Jung dapprima elaborò il concetto di "tempo qualitativo". Il tempo qualitativo sembrava "spiegare" perché l'astrologia e altre forme di divinazione funzionavano. Jung tuttavia gradualmente abbandonò l'idea del tempo qualitativo.

La nuova fisica
Negli anni trenta del Novecento la fisica fu scossa e rivoluzionata da nuove idee, il Principio di indeterminazione di Heisenberg http://www.geocities.com/capecanaveral/hangar/6929/princ-indeter.html
postulava l'impossibilità di una conoscenza perfetta delle quantità fisiche inerenti ad un oggetto. Fino allora si concepiva che esistessero dei limiti pratici, dovuti alla naturale imprecisione degli strumenti di misura ma Werner Karl Heisenberg http://it.wikipedia.org/wiki/Werner_Karl_Heisenberg postulava un principio ideale. L'ipotesi era talmente rivoluzionaria ed inaccettabile da far pronunciare ad Albert Einstein http://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein la famosa affermazione che «Dio non gioca a dadi con l'Universo». Nella elaborazione epistemologica e teoretica successiva si è evidenziato che esiste un ambito, estremamente piccolo, indicativamente della dimensione di una particella elementare, in cui non sono valide le leggi della fisica classica, tale da far venir meno il principio di causa-effetto, almeno in questo ambito piccolissimo. Nel 1927 il fisico tedesco Werner Heisenberg scoprì che la natura probabilistica delle leggi della Meccanica Quantistica poneva grossi limiti al nostro grado di conoscenza di un sistema atomico. Normalmente ci si aspetta che lo stato di una microparticella in movimento (consideriamo ad esempio un elettrone in rotazione attorno al nucleo) sia caratterizzato completamente ricorrendo a due parametri : velocità e posizione. Heisenberg postulò invece, che a un certo livello queste quantità sarebbero dovute rimanere sempre indefinite. Tale limitazione prese il nome di Principio di Indeterminazione. Questo principio afferma che maggiore è l’accuratezza nel determinare la posizione di un particella, minore è la precisione con la quale si può accertarne la velocità e viceversa. Quando si pensa all’apparecchiatura necessaria per eseguire le misurazioni, questa indeterminazione risulta intuitiva. I dispositivi di rilevazione sono così grandi che la misurazione di un parametro come la posizione è destinato a modificare la velocità. Occorre sottolineare però che le limitazioni in parola, non derivano solo dall’invasiva interazione del mondo macroscopico sul mondo microscopico, ma sono proprietà intrinseche (ontologiche) della materia. In nessun senso si può ritenere che una microparticella possieda in un dato istante una posizione e una velocità. La casualità dei fenomeni radioattivi dipende da questo principio e consente idealmente di portare il paradosso della causalità dall'ambito infinitamente piccolo delle particelle all'ambito macroscopico del nostro mondo. Erwin Schrödinger http://it.wikipedia.org/wiki/Erwin_Schr%C3%B6dinger elaborò un esperimento ideale, il Paradosso del gatto di Schrödinger, http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_gatto_di_Schr%C3%B6dinger che divenne famoso ben oltre l'ambito della ricerca fisica. Queste rivoluzioni scardinarono il mondo della scienza più rigorosa e diedero origine alla fisica quantistica.

Paradosso del gatto di Schrödinger
Il paradosso del gatto di Schrödinger è un esperimento mentale ideato da Erwin Schrödinger allo scopo di dimostrare come quella che era l'interpretazione classica della meccanica quantistica risulta essere incompleta quando deve descrivere sistemi fisici in cui il livello subatomico interagisce con il livello macroscopico. « Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Gattogy1 Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme con la seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegra, ma anche in modo parimenti verosimile nessuno; se ciò succede, allora il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato. La prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso » Dopo un certo periodo di tempo, quindi, il gatto ha la stessa probabilità di essere morto quanto l'atomo di essere decaduto. Visto che fino al momento dell'osservazione l'atomo esiste nei due stati sovrapposti, il gatto resta sia vivo sia morto fino a quando non si apre la scatola, ossia non si compie un'osservazione. In pratica, dal momento che una particella elementare possiede la capacità di collocarsi in diverse posizioni contemporaneamente, ed anche di esser dotata di quantità d'energia diverse al medesimo istante, per quanto "assurda" al nostro modo di pensare, queste strane proprietà della materia e dell'energia corrispondono alla realtà del mondo dei quanti. Le particelle subatomiche sono "delocalizzate" nello spazio e nel moto, per cui - fra un esperimento e l'altro - si comportano come se stessero in più luoghi contemporaneamente. Ma, paradosso nel paradosso, ogni qualvolta una particella delocalizzata venga osservata con un esperimento che - per propria natura - modifica indispensabilmente sia il livello energetico, la quantità di moto e pure la posizione della particella in esame, essa verrà certamente trovata nella posizione cercata e dotata di quel determinato livello energetico. Ritornando al caso del gatto, fino a quando l'atomo non si disintegra (e questo evento dipende unicamente dalla natura dell'atomo radioattivo scelto, quindi è un evento unicamente probabilistico), emettendo la particella che aziona il marchingegno letale, il gatto è sicuramente vivo. Viceversa, al decadimento dell'atomo, il gatto va certamente incontro alla morte. Pertanto, se non si apre il contenitore in cui alloggiano il gatto ed il marchingegno letale, non si potrà sapere che destino abbia avuto il gatto: di conseguenza, il gatto può - al contempo - esser considerato sia vivo sia morto. Solo aprendo il contenitore (quindi, compiendo l'esperimento) si reperirà un gatto vivo o morto. Il paradosso, solo apparente, sta proprio qui: finché non si compie l'osservazione, il gatto può esser descritto indifferentemente come vivo o come morto, in quanto è soltanto l'osservazione diretta che, alterando i parametri basali del sistema, attribuirà al gatto (al sistema medesimo) uno stato determinato e "coerente" con la nostra consueta realtà. È sempre stato così, solamente non ce ne siamo accorti fino al secolo scorso: nel mondo microscopico, ogni singola particella si comporta individualmente come delocalizzata. Viceversa, nel nostro universo macroscopico, un aggregato di singole particelle non si comporta - ovviamente - individualmente, come la singola particella. Il collettivo delle particelle singole, una volta aggregate in un insieme macroscopico, azzera le singole posizioni individuali, abolendo l'anomalia propria di ciascuna particella singola. Ovvero, un corpo macroscopico ha come risultante nulla le singole proprietà delle particelle componenti, il che conferisce al tutto le "consuete proprietà". L'interazione reciproca delle singole particelle in una realtà macroscopica che sgretola le singole anomalie prende il nome di "Desincronizzazione delle funzioni d'onda" o di "Decoerenza". E questa proprietà è positiva, altrimenti nessuno potrebbe vedere, afferrare, pensare, e così via. Viceversa, si può altrimenti affermare che una particella microscopica, di dimensioni compatibili con quelle di una lunghezza d'onda, può comportarsi come una particella materiale o come un'onda energetica al contempo. Ma è estremamente improbabile che un corpo macroscopico, in un qualche momento, si trovi ad avere dimensioni compatibili con quelle d'una lunghezza d'onda, comportandosi, pertanto, come un'onda vera e propria.

Il Paradosso del gatto nella realtà
L'esperimento del gatto, così come proposto da Schrödinger, non è mai stato messo in pratica. Tuttavia, un esperimento analogo, egualmente basato sull'interazione tra un'onda e un corpo macroscopico, è stato messo in atto immettendo un fotone in un cavo a fibra ottica. Il fotone, essendo un'onda, gode di due stati quantici contemporaneamente, esattamente come la sostanza radioattiva citata da Schrödinger. Inserendo un secondo cavo a metà del primo, perché intercetti il fotone mentre passa attraverso il primo e registri l'informazione riguardo allo stato di tale fotone, avviene ciò che in quantistica si chiama "compiere un'osservazione", e, come nel paradosso di Schrödinger, da quel momento la luce si trova in uno solo dei due stati. L'esperimento ha permesso tra l'altro di dimostrare che l'osservazione non deve necessariamente essere compiuta da un essere umano: in questo caso, l'osservazione è stata compiuta dal secondo cavo quando ha intercettato il fotone passante nel primo. Già in quel momento la realtà macroscopica ha interagito con quella quantica, obbligando quest'ultima a incanalarsi in uno dei due stati. Quando, in un secondo momento, arriverà anche l'osservazione da parte dell'uomo, il fotone era già passato a uno solo dei due stati. Se l'uomo, per ipotesi, già sapesse che l'intercettazione è avvenuta, ma non avesse ancora letto il risultato sul monitor del suo computer, dovrebbe comunque già concludere che in quel momento il fotone si trova ormai in uno dei due stati, anche se non sa ancora in quale dei due. Così, anche per l'esempio del gatto, diversamente da come era stato ipotizzato da Schrödinger, già l'interazione della sostanza radioattiva con il contatore Geiger obbligherebbe tale materia ad assumere uno solo dei due stati: il gatto, in quanto parte del mondo macroscopico, sarebbe quindi sempre o solo vivo o solo morto, anche se ovviamente l'osservazione umana è necessaria perché l'uomo sappia quale di questi due casi si sia effettivamente verificato.


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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 15:54

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 6° parte
SINCRONICITA' > 3° parte
Il paradosso del gatto (2° parte) nella cultura popolare
* Il gatto di Schrödinger è il nome di una trasmissione radiofonica della Radiotelevisione Svizzera in lingua italiana che prende appunto il paradosso come simbolo delle incertezze date dalla ricerca scientifica, di cui si occupa.
* Al gatto di Schrödinger si riferisce il titolo del romanzo di fantascienza "Il gatto che attraversava i muri" di Robert A. Heinlein. http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Heinlein Nel romanzo stesso è presente un gatto "delocalizzato" in grado di passare dall'una all'altra parte del muro grazie a un balzo quantico.
* Una situazione del tutto simile accade al protagonista del libro "Il risveglio di Endymion" di Dan Simmons, http://it.wikipedia.org/wiki/Dan_Simmons rinchiuso in una navicella e condannato a morte.
* Il paradosso è citato nel romanzo "Sabato" di Ian McEwan, http://it.wikipedia.org/wiki/Ian_McEwan per descrivere una situazione di incertezza vissuta dal protagonista.

Alla fine del 1934 iniziò un interessante scambio epistolare con il fisico quantistico futuro premio nobel Wolfgang Pauli http://it.wikipedia.org/wiki/Wolfgang_Pauli e con Ernst Pascual Jordan, http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fphysics.ugent.be%2FFysica%2FGeschiedenis%2FMathematicians%2FJordan.html
insigne fisico tedesco. Queste comunicazioni tra i tre scienziati testimoniano il fervore di Jung nell'indagine sul parallelismo tra fisica e psicologia del profondo e in particolare sulla relatività delle categorie di spazio e tempo. Alla fine del ventesimo secolo, con lo svilupparsi delle teorie e delle formule matematiche legate alla teoria delle superstringhe http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_superstringhe
e della possibilità di definire in termini matematicamente chiari l'universo conosciuto come multiverso, si sono sviluppate in alcuni studiosi nuovi filoni di indagine fisica e meta-fisica sulla sincronicità di particolari eventi non spiegabili in termini psicologici o fisici naturali, che sono stati catalogati come "fenomeni di isocronicità nello spazio degli eventi". La Teoria delle superstringhe è un tentativo di spiegare tutte le particelle e le forze fondamentali della natura in un'unica teoria considerandole come vibrazioni di sottilissime stringhe supersimmetriche. L'idea che sta alla base della teoria è che i costituenti fondamentali della realtà sono stringhe o corde di lunghezza pari a quella di Planck http://it.wikipedia.org/wiki/Max_Planck http://it.wikipedia.org/wiki/Lunghezza_di_Planck (1,616x10-35 m) che vibrano a frequenze diverse. Il gravitone, la particella proposta quale messaggera della gravità, per esempio, è descritta dalla teoria come una stringa con lunghezza d'onda uguale a zero. Questa particella nasce dalle oscillazioni di una stringa nello spazio e l'elisione di componenti energetiche sui vari piani di vibrazione rende possibile l'esistenza di particelle con massa nulla (ad esempio fotoni) e particelle dotate di massa non nulla ed in cui alcune componenti energetiche non si elidono. Il nostro spazio fisico possiede solo 4 dimensioni apprezzabili alla nostra scala di grandezza e di ciò bisogna sempre tenere conto in qualsiasi teoria fisica; tuttavia, nulla vieta di per sé che una teoria affermi che vi sono delle dimensioni spaziali aggiuntive. Nel caso della teoria delle stringhe, vi sono evidenze secondo cui lo spazio-tempo richiede 10, 11 o addirittura 26 dimensioni. Il conflitto tra i dati osservati e la proposta teorica viene risolto postulando che le dimensioni aggiuntive siano "arrotolate su se stesse" o meglio compattificate.

Fisica e psicoanalisi
Jung non era nuovo alla tesi di un parallelismo tra scienza fisica e psicoanalisi: già nel 1928 in "Energetica psichica" aveva esaminato a fondo la contiguità tra fisica e psicologia postulando una stretta contiguità tra la nozione di energia nell'uno e nell'altro ramo del sapere. Le ricerche che Jung, al proposito, condusse negli anni a venire, rafforzarono in lui e non smentirono questo suo postulato ch'egli in quegli anni aveva intuito. Negli anni trenta Jung incontra Wolfgang Pauli, un fisico austriaco premio Nobel nel 1945. Pauli è reduce dal fallimento del matrimonio e trasferitosi in Svizzera cerca un aiuto terapeutico. La terapia non avrà grande successo e Pauli l'abbandona ma i due si stimano ed iniziano una amicizia scientifica. L'incontro tra Jung e Pauli generò il quarto escluso dalla triade della fisica classica: tempo, spazio e causalità, a questo quarto escluso è stato dato il nome di sincronicità. In analogia alla causalità che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso spazio in tempi diversi, viene ipotizzata l'esistenza di un principio che mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due saggi nel un volume Naturerklärung und Psyche: il saggio di Pauli applicava il concetto di archetipo alla costruzione delle teorie scientifiche di Keplero; http://it.wikipedia.org/wiki/Johannes_Kepler il saggio di Jung era intitolato "Sincronicità come principio di nessi acausali", dove per la prima volta lo piscologo definisce la parola. Per sue stesse parole, si era limitato per venti anni fino allora ad accennarne solamente il concetto, perché riteneva di essere scientificamente impreparato. Nel saggio si tenta una analisi statistica di eventi acausali ma senza grande successo. Lo stesso Jung è imbarazzato verso la comunità scientifica dell'indefinitezza del suo studio, ma tuttavia si sente pressato e giustificato dalle proprie esperienze personali che per lui sono da considerare evidenze empiriche, fenomenologie su cui lavorare con metodo scientifico. Nella prefazione del saggio dice: « [la sincronicità è ] ... un tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo. »

Critiche
Nel 1950, quando per la prima volta, ebbe il coraggio di definire un concetto sul quale da anni rifletteva, Jung aveva 75 anni, era il caposcuola della corrente di psicologia analitica, aveva ricevuto riconoscimenti ed onori in tutto il mondo. Aveva comunque affrontato numerose critiche relativamente alle sue pubblicazioni:
« Jung accettò fraintendimenti e critiche dei suoi pensieri. Incrollabile andò per la sua strada. Se soffriva per l'incomprensione dei suoi contemporanei non era solo per il bisogno di risonanza positiva che ha il ricercatore, ma perché si preoccupava degli uomini, esposti agli incombenti pericoli del tempo. »
(Aniela Jaffé, C. G. Jung - immagine e parola)

Aveva anche affrontato momenti e critiche estremamente dure, il dissidio con Freud innanzi tutto, e poi l'accusa di vicinanza al regime nazista. Questo è il contesto in cui vanno inquadrate le critiche al concetto di sincronicità. Il principio di sincronicità è visto più comunemente come pseudoscientifico, tale è stato sicuramente utilizzato da altri dopo Jung, come se fosse un principio stabilito e provato. Una obiezione più attinente è sul fatto che le coincidenze significative non sono ben definite in modo da poter mettere alla prova, fare esperimenti, e verificare i risultati. Fino a che non si supera questo ostacolo il concetto è destinato a non entrare nella scienza moderna.

Influenza culturale
Il concetto junghiano di sincronicità fu uno dei più apprezzati nel pensiero New Age degli anni sessanta. Jung divenne il guru della New Age e le sue idee furono usate per giustificare l'astrologia, l'I-Ching e altre pratiche "alternative". Attualmente gli sviluppi di settori di avanguardia della fisica moderna, la meccanica quantistica, la nuova cosmologia, la teoria del caos, continuano a illuminare l'immaginazione con possibili concrete connessioni fra la fisica e la psiche e Jung ha il merito di aver gettato un ponte tra il mondo scientifico (la dimostrazione di teorie attraverso l'osservazione empirica e clinica) e il mondo della divinazione (il regno degli spiriti, i segni premonitori, l'immaginazione mitopoietica).

Cinema
Negli ultimi tempi anche la settima arte ha recepito nella sua maniera questa sorta di movimento di pensiero che delegittima la modalità interpretativa legata alla legge di causa-effetto sinora avallata dal pensiero scientifico classico. Una riprova sono i tentativi di alcuni registi di utilizzare la sincronicità come la più euristica chiave di lettura del movimento del reale. Tra questi ultimi possiamo citare le opere del famoso regista polacco Krzysztof Kieślowski. http://it.wikipedia.org/wiki/Krzysztof_Kie%C5%9Blowski

Musica
La teoria junghiana della sincronicità ispirò il gruppo musical britannico The Police (e in particolare, sembra, Sting), http://it.wikipedia.org/wiki/Sting che produsse nel 1983 un album dal titolo Synchronicity (termine inglese per sincronicità).

La sincronicità e l'effetto Pauli
Vi è un aneddoto che, scherzosamente, può essere visto come la prova lampante a sostegno della sincronicità. Nel XX secolo la fisica si divise sempre più nettamente in due branche distinte, la fisica teorica e la fisica sperimentale, la prima vicina alla matematica e alla speculazione, mentre la seconda a diretto contatto con il laboratorio e rappresentando un po' la parte manuale della scienza sperimentale. Inevitabilmente sorsero dei campanilismi tra le due fazioni per cui i fisici sperimentali apostrofavano i loro colleghi "più aristocratici" accusandoli di dedicarsi alla teoria a causa della scarsa manualità pratica che li rendeva inadatti al lavoro in laboratorio. Pauli era molto stimato come fisico teorico, ma i colleghi e amici sperimentali lo consideravano un vero problema. Non solo non gli permettevano di toccare gli strumenti per paura che li rompesse ma, addirittura Otto Stern http://it.wikipedia.org/wiki/Otto_Stern gli proibì l'accesso ai laboratori durante l'esecuzione di esperimenti, questo perché la sua semplice presenza poteva causarne il fallimento. In suo "onore", questo veniva chiamato pomposamente: l'effetto Pauli. Capitò che uno strumento particolarmente costoso e delicato si ruppe nel laboratorio di James Franck http://it.wikipedia.org/wiki/James_Franck a Gottinga, http://it.wikipedia.org/wiki/Gottinga raccontando la cosa ai colleghi di Zurigo scherzò dicendo che, almeno quella volta, la responsabilità non poteva essere di Pauli perché non c'era. Questi però gli ribatterono che recandosi a Copenaghen, esattamente quel giorno, Pauli era sceso alla stazione di Gottinga per cambiare treno.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Sincronicit2ab0
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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 19:55

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 7° parte
http://www.albertolomuscio.it/I-KING/I-KING%20e%20MTC.pdf
http://74.125.39.104/search?q=cache:yjt3BwvyJswJ:www.albertolomuscio.it/I-KING/I-KING%2520e%2520MTC.pdf+i+king+il+libro+delle+mutazioni&hl=it&ct=clnk&cd=16&gl=it
approfondimenti del dott. Alberto Lomuscio So Wen - Milano http://www.sowen.it/studi/alberto_lomuscio.asp > 1° parte
CIELO ANTERIORE
Tornando alla sistemazione ad albero binario, consideriamo dapprima i digrammi: ognuno di essi "si radica" nello yang o nello yin a seconda che sia yin o yang di base (come il Tai Yin e il Tai Yang), o a seconda che "tenda" verso lo yin o lo yang (come lo Shao Yin e lo Shao Yang); "radicarsi" significa aggiungere una linea, yin o yang a seconda dei casi, alla base di ogni digramma. Si vengono a formare così 4 trigrammi disposti secondo i 4 punti cardinali. Poichè però ogni trigramma non rappresenta un oggetto, ma uno stato di mutazione, ne consegue che ognuno di questi 4 trigrammi deve mutarsi in qualcosa di evolutivo. E allora, il massimo yin non può che ricevere un segnale di "yanghizzazione", poichè essendo già yin assoluto, non ha altri modi per cambiare, e questo segnale (input di yang) è rappresentato dalla linea yang di base che appare nel trigramma di Nord-Est; analogamente, il trigramma del Sud (massimo yang) può solo cambiare, ricevendo un input di yin, nel trigramma di Sud-Ovest. Lo yang e lo yin massimo appartengono a un asse fisso (asse degli stati), per cui la loro variazione è singola; l'Est e l'Ovest, invece, appartengono a un asse di trasformazione (yang crescente e yin crescente, rispettivamente), per cui la loro variazione è doppia: infatti, nel trigramma dell'Est la linea yin centrale si sposta in alto in quanto tende a "uscire" dall'esagramma, a scomparire (se lo yang è crescente, lo yin si spegne), e inoltre, essendoci un input verso lo yang, la posizione centrale diventa yang, creandosi così il trigramma di Sud-Est. Per l'Ovest, il discorso è capovolto: la linea yang centrale viene estromessa verso l'alto, mentre in posizione centrale l'input di yin fa comparire una linea spezzata, ottenendosi così il trigramma di Nord-Ovest.
CIELO POSTERIORE
Nel Cielo Posteriore, invece, troviamo variazioni cicliche in funzione del tempo, in quanto il Cielo Posteriore è espressione delle mutazioni calate nella sfera dell'esistente (il Cielo Anteriore esprime invece la sfera dell'essenza, non dell'esistenza): si dice infatti che il Cielo Anteriore è l'essenza delle mutazioni, il Posteriore l'effetto delle stesse; o ancora: l'Anteriore imprime; il Posteriore esprime. Nel Cielo Posteriore, pertanto, come vedremo più oltre, la disposizione dei trigrammi sarà diversa, secondo un ciclo di trasformazione generativa ciclica, non più secondo un'opposizione di principi bipolari antipodici.
COME NASCE UN TRIGRAMMA?
Si è detto che il trigramma sintetizza il Tutto, ossia l'Universo. Come è possibile integrare tale affermazione con un sistema simbolico che rappresenti questo Tutto, nel modo più semplice possibile? E' mia intenzione avanzare una serie di ipotesi personali [qui sta parlando lo scrittore], che se a tutta prima possono apparire velleitarie, trovano tuttavia nei risultati dello sviluppo logico e nei messaggi dei testi classici una certa rispondenza concettuale. Se io desidero descrivere l'Universo, ossia il Tutto, nel modo più semplice possibile, potrei semplicemente disegnare un cerchio vuoto: in questo caso, però, avrei disegnato una figura in cui esiste un "dentro" e un "fuori", e naturalmente nulla può stare "fuori" di un Tutto. Semplificando al massimo, potrei allora disegnare un punto, ma a questo punto mi ritrovo di fronte ad una "reductio ad absurdum": per definizione, il punto è un ente geometrico che non ha dimensioni, e il Tutto è invece dotato di dimensioni: simbolicamente non ci siamo ancora. Scelgo allora di disegnare una linea intera, che è dotata di dimensioni, e che non presenta l'assurdità di generare un "fuori" dal Tutto. Nel momento stesso in cui traccio la mia linea, in accordo coi dettami della fisica quantistica, ho già interferito col sistema in studio, in quanto ora esisterà qualcosa che sta "sopra" la linea, e qualcosa che sta "sotto" la linea: in pratica, ho diviso il Tutto in due "mezzi-Tutto": l'Uno ha generato il Due. Se ci si pensa, è lo stesso passo che porta dal WU JI (cerchio vuoto, Grande Vuoto), al TAI JI (il classico simbolo del Tao diviso in yin e yang), e la mia linea è la linea spirale interna che divide in due il cerchio. Ora, se dall'Uno sono nati i due principi originari (yin e yang), questi hanno la capacità di interagire tra loro, e il simbolo della loro interazione è una terza linea da disegnare sopra le prime due, creandosi così un trigramma: la terza linea può essere intera o spezzata, a seconda che l'interazione tra yin e yang di base sia di tipo dinamico o statico. Il digramma diventa allora un trigramma, che può essere se viene generato yin, oppure se viene generato yang. Il 3 è pertanto il frutto dell'esistenza di due principi opposti-complementari, ed esprime la loro interazione, che può essere yin (stasi) o yang (movimento). Tutto sommato, è l'interazione-trasformazione di energia in materia e viceversa. Il primo trigramma (quello con una linea yang e due yin) è un segnale di "riverbero" dello yin, ossia di creazione di forma-struttura; il secondo (quello con due linee intere e una yin) è un segnale di "riverbero" dello yang, ossia di dinamizzazione del sistema, ossia di creazione di energia-calore-luce-movimento. Per ricapitolare: la linea più in basso indica il Tutto originario (TAI JI); quella sopra indica il principio simbolico di contrapposizione-complementarietà yin-yang; quella ancora più sopra l'insieme delle interazioni tra i due pirncipi che danno luogo al divenire, e che indica, tra l'altro, anche il tempo, l'input, il segnale informativo. Se poi andiamo a vedere cosa significa il primo trigramma (quello con due linee yin), vediamo che indica il sisma, o tuono, ossia l'input di evoluzione yin-yang, ossia il segnale di passaggio dalla potenzialità alla manifestazione, quindi genera forma (materia), mentre l'altro trigramma (quello con due linee yang e una yin in mezzo) è il trigramma del fuoco, ossia dello yang giunto al massimo, quindi genera luce (Shen) e calore (energia). Si noti anche che il secondo trigramma (quello con due linee yang) è un trigramma un po' "speciale", in quanto è l'unico trigramma che, nell'evoluzione dal grafico di FU HI a quello di Re Wen a quello dei Cinque Elementi si sposta da Est (Fu Hi) al Sud (ReWen) all'Ovest (Cinque Elementi), quindi segue il movimento apparente del Sole, che va appunto da Est a Sud a Ovest: significa che questo trigramma simboleggia ciò che ha sempre il volto rivolto alla luce, è in pratica "la luce dello yang", lo YANG MING, ciò che ci tiene collegati alla Fonte Primaria di Energia: non per niente nel nostro organismo lo Yang Ming è il livello che porta lo yang nel profondo dello yin, e non per niente l'unico meridiano yang che decorre sul lato yin (ventrale) del corpo è il meridiano dello Stomaco, che nella tradizione cinse è rappresentato dal Drago.
CIELO POSTERIORE > Adesso, noi possiamo cercare lo stesso risultato utilizzando un procedimento fisico anzichè di filosofia logica: consideriamo di nuovo la nostra linea originaria che descrive l'Universo, ma questa volta disegniamo i due "mezzi-Universi" uno sopra e uno sotto la linea:
Secondo la teoria dei frattali, che in estrema sintesi sostiene che ogni più piccola suddivisione di un "Tutto" riproduce il Tutto stesso, ognuna della 2 linee yin, essendo una parte del Tutto, lo riproduce, sia pure a un livello diverso (come una cellula riproduce un corpo umano perchè ha il suo polmone-mitocondrio, la sua pelle-membrana, il suo apparato digerente-ribosoma, etc; o un atomo che riproduce il sistema solare): otteniamo il seguente pentagramma Ora, però, dal momento che l'Universo iniziale (la linea yang centrale) ha generato due nuovi universi, questa stessa linea ora si sdoppia nei due universi generati, e si ottiene Si è creata ora una dualità di due principi separati da un vuoto centrale (quello che divide i due trigrammi), che è lo stesso vuoto che dà origine alla materia (si pensi che la materia, come ad esempio un atomo, è composto quasi completamente dal vuoto). Quindi il Senzaforma (WU JI) ha creato la forma (TAI JI). In altre parole: dal grafico di Fu Hi si è passati a indicare il massimo yang da tre linee yang al nostro nuovo trigramma, che è poi il massimo yang secondo il grafico di Re Wen. Se invece noi consideriamo l'evoluzione nel tempo di una forma nell'altra, troviamo due possibilità di evoluzione per ciascun principio: sia lo yin che lo yang, infatti, possono:
1) Rimanere se stessi
2) Mutare nel proprio opposto-complementare.
Abbiamo quindi 4 diagrammi, in cui la linea inferiore è lo yin/yang originario, quella sopra il loro mutare o rimanere se stessi:
Questa volta la linea che sta sopra indica un "principio di generazione" (dal 2, cioè yin e yang, si passa al 4, cioè yang che resta yang, yang che diventa yin, yin che resta yin, yin che diventa yang). Come sempre, l'interazione dinamica tra le due linee di ogni digramma viene espressa da una terza linea, che dai 4 digrammi ci porta agli 8 trigrammi. Tutto questo può essere riassunto nel concetto che nell'universo energia e materia sono intercambiabili, ma deve esistere un "principio" informatore, ossia un segnale-input, che è appunto rappresentato dalla terza linea, e il segnale è ancora una volta binario, del tipo "cambia - non cambiare". Dalla sequenza 1 -2 -3 del Cielo Anteriore si è ottenuta la sequenza 2 - 4 - 8 di arrivo: la prima "imprime", quindi è yang, la seconda "esprime" (genera) quindi è yin. Se osserviamo ancora la Figura 3, troviamo la conferma a quanto detto: la prima sequenza è yang perchè i due trigrammi vanno verso sinistra e in alto (sia nel grafico di Fu Hi che del Re Wen), mentre il trigramma-base del Cielo Posteriore è yin, come confermato dal fatto che questo trigramma, che rappresenta la bipolarità yin/yang, è a destra nel grafico di Fu Hi e in basso nel grafico di Re Wen: e questo trigramma rappresenta l'acqua, mentre i precedenti rappresentavano il tuono e il fuoco: ecco perchè fuoco, acqua e tuono vengono considerati l'inizio della vita.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Iking2jm1


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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 20:14

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > parte 8°
approfondimenti del dott. Alberto Lomuscio So Wen - Milano http://www.sowen.it/studi/alberto_lomuscio.asp > 2° parte
http://www.albertolomuscio.it/I-KING/I-KING%20e%20MTC.pdf
http://74.125.39.104/search?q=cache:yjt3BwvyJswJ:www.albertolomuscio.it/I-KING/I-KING%2520e%2520MTC.pdf+i+king+il+libro+delle+mutazioni&hl=it&ct=clnk&cd=16&gl=it
IL CONCETTO DI TEMPO NEL CIELO POSTERIORE
Se, come abbiamo dimostrato, il Cielo Posteriore è più yin perchè è dotato di forma, esso deve essere dotato di dimensioni, ossia di forma-struttura; ma la forma-struttura non può esistere separata dalla quarta dimensione, ossia dal Tempo. Nel grafico di Re Wen, o Cielo Posteriore, si è creata la dualità concreta nella sfera del tangibile-sensibile: in altre parole, non siamo più nella sfera degli archetipi del grafico di Fu Hi, in cui la dualità è un'opposizione di principi. Ora la dualità è reale: un ovulo e uno spermatozoo, il giorno e la notte, l'organico e l'inorganico, e così via. Ovvero: il primo grafico descrive le possibilità, il secondo l'evoluzione. Se osserviamo la Figura 5, notiamo che il diagramma sopra è simmetrico, in quanto possiede i due assi cardinali (Cielo-Terra e Fuoco-Acqua), tra i quali si situano forze che concettualmente li congiungono: la Nube è uno yang che va verso lo yin perchè produce pioggia; il Monte è uno yin che si eleva verso lo yang; il Vento è uno yang che rimane nello yang del cielo; il Sisma (detto anche tuono) è un movimento dello yin nello yin. Si comprende allora come i termini Sisma, Nube, etc. non siano che SIMBOLI di un movimento di forze dotate di una direzionalità, anch'essa simbolica. Il diagramma sotto, invece, è la trascrizione nelle forme del sensibile-tangibile di questi
concetti, e quindi si vengono a creare le tre dimensioni dello spazio, rappresentate da un'asse-base (Acqua e Fuoco) e da due assi ortogonali che realizzano un VOLUME, ossia lo SPAZIO. Ora, se immaginiamo che questa sfera, essendo spazio, è anche dotata di movimento, dobbiamo per forza pensare che si muova, e, sempre simbolicamente, il movimento può essere rappresentato come una rotazione intorno a se stessa (intorno al suo perno centrale): se però vi è movimento, nasce ora il concetto di TEMPO. E quindi, poichè da tutta la rappresentazione sono rimasti fuori soltanto i due trigrammi-base Cielo e Terra, ne consegue che il simbolo del Tempo è rappresentato proprio da loro: il trigramma Terra (yin) sarebbe dunque il passato che va verso il futuro (trigramma yang-Cielo). Ecco che allora il grafico di Re Wen trova una sua giustificazione sul piano bidimensionale del disegno: i trigrammi sarebbero cioè disegnati in modo tale da simboleggiare i tre assi di una sfera con Cielo e Terra estranei alla sfera stessa, proprio perchè rappresentano la quarta dimensione,
il tempo. Quanto detto spiegherebbe perchè il grafico di Fu Hi viene considerato un sistema ottagonale simmetrico bipolare, mentre il grafico di Re Wen viene considerato un sistema senario asimmetrico circolare. La Figura 6 spiega i significati interpretativi dei singoli trigrammi.

IL CONCETTO DI SINCRONICITA'
L'ipotesi che verrà ora presentata è un tentativo di concepire (non di dimostrare!) simbolicamente (non concettualmente!) fenomeni solitamente negati o scotomizzati dalla scienza ma ben presenti nel vissuto esperienziale di ciascuno di noi: e mi riferisco specificamente al funzionamento della divinazione mediante l'I-King, ma anche a fenomeni di premonizione, di preveggenza, del tutto inspiegabili su base logico-razionale. Dobbiamo partire dal concetto che ogni momento presente porta in sè il risultato di tutti gli eventi passati che hanno concorso a determinare quel momento stesso, ma è condizionato anche da tutti gli eventi futuri che deriveranno da quel momento: infatti, lo svolgimento del tempo storico è uno e uno solo, per cui quel momento è fatto così, e non può essere diverso; non ha importanza il fatto che io possa o meno incidere sullo sviluppo futuro degli eventi successivi: quello che conta è che qualsiasi cosa io faccia o non faccia, ci sarà un futuro e uno solo, a partire da quel dato momento. E tutti gli eventi passati, così come quelli futuri, sono collegati tra loro anche se apparentemente lontani o indipendenti tra loro: se ne 1945 gli Alleati hanno vinto la Seconda Guerra, esiste tutta un'infinita serie di correlazioni per cui ne consegue che oggi la matita che c'è sulla mia scrivania ha la punta orientata verso Sud ("non puoi neanche fare uno starnuto senza cambiare il futuro dell'Universo", affermava su questo tema un famoso comico). Se quanto detto è abbastanza intuitivo, un po' più oscuro è il condizionamento del futuro nei confronti del presente, ma per tentare di spiegarlo si può ricorrere a un metodo matematico conosciuto come "reductio ad absurdum", ossia un metodo che dimostra come, una volta negata l'ipotesi di base, si giungerebbe a una conclusione assurda e inaccettabile. Ebbene, per rimanere nell'esempio della matita, poichè domani accadrà che io prenderò in mano la matita, è necessario che quella matita oggi sia proprio lì, in quella posizione (in un romanzo di fantascienza poco conosciuto si descriveva la possibilità di cambiare il destino del Mondo semplicemente recandosi nel passato e spostando un oggetto di pochi centimetri): infatti, se io domani non prendessi quella matita, ciò non significherebbe che oggi essa non sia sulla scrivania (magari sarebbe nella stessa identica posizione), ma significherebbe che ci troveremmo in un altro universo, ossia in una dimensione-universo nella quale io non prendo la matita, e poichè abbiamo ipotizzato che nell'unica realtà esistente io prenderò quella matita, l'universo nel quale io non la prendo è un universo immaginario, non reale, dunque inesistente, e questo verrà confermato dopodomani, quando il "domani" sarà diventato "ieri", e quindi si sarà cristallizzato nell'immutabilità del passato. Vediamo dunque che la negazione dell'ipotesi iniziale conduce ad un "absurdum" inaccettabile, e pertanto l'ipotesi iniziale non può che essere vera. D'altro canto, anche ammettendo l'esistenza di un "universo parallelo" nel quale io non prendo la matita, ciò non toglie che comunque, nel mio universo, quello in cui vivo, le cose andranno in uno e un solo modo. Possiamo persino pensare che potrebbe esistere un universo-dimensione parallelo nel quale la matita è nella stessa posizione, io la prendo, ma non mi trovo nel "mio" universo: in questo caso, però, ci sarebbe un'altra differenza, anche puntiforme, tra il "mio" e "l'altro" universo, come ad esempio che, a parità di tutte le altre condizioni, a New York c'è una foglia che è caduta o non è caduta da un albero, e questa sarebbe l'unica, apparentemente insignificante, ma obbligatoria differenza tra i due universi: perchè se così non fosse, cioè se tutti gli eventi fossero identici, ci troveremmo ancora una volta nel "mio" universo, e il discorso ripartirebbe da zero. Se allora ogni momento presente porta in sè lo svolgersi del passato MA ANCHE lo svolgersi del futuro, non possiamo semplicisticamente visualizzare il tempo come un punto che si muove lungo una linea retta, ma dovremmo immaginare che il momento presente è il centro geometrico di un cerchio a cui giungono tutti gli infiniti raggi dell'emicirconferenza inferiore (che rappresentano tutti gli eventi passati che vanno a costituire il presente) e tutti i raggi dell'emicerchio superiore (che rappresentano gli eventi futuri che condizionano "quel" momento presente) (Fig. 7). Tutto questo discorso tende a dimostrare che il momento presente non è soltanto la somma dei momenti passati, ma subisce anche una variazione qualitativa, espressa da una sorta di "informazione-segnale" che fa sì che il futuro prenda o meno una determinata direzione nelle infinite possibilità di sviluppo che in ogni istante si presentano. Proseguendo nel simbolismo del cerchio, se noi consideriamo il momento successivo a quello rappresentato dal primo cerchio, troveremo un secondo cerchio, nel quale il centro geometrico contiene in sè anche il centro del cerchio precedente con tutti i suoi infiniti raggi, per cui il secondo punto-centro contiene in sè l'intero cerchio precedente, ora divenuto uno degli infiniti "raggi del passato"! E questo nuovo raggio del passato che rappresenta il centro del primo cerchio altro non è se non la famosa "informazione-segnale" che modifica in modo qualitativo il tempo perchè gli imprime una direzione definita. In altre parole, il futuro ha perso tutta una serie di potenzialità di sviluppo e si è cristallizzato nel nuovo presente, quindi da yang (totipotente) è divenuto yin (immutabile). Sembra di poterne dedurre che il tempo non procede propriamente dal passato al futuro (dalla parte inferiore a quella superiore del cerchio), ma, poichè deve anche arricchirsi in ogni momento di un "segnale" (la famosa terza linea del trigramma) è rappresentabile piuttosto come "presente "continuo", che procede dal centro di un cerchio al centro
del cerchio successivo (in pratica si è creato un "tubo" formato da tutti cerchi vicini, e il presente continuo è la linea centrale del tubo). Se poi vogliamo esser più precisi, dobbiamo pensare che noi viviamo in un universo a tre dimensioni, non a due come suggerirebbe il cerchio, per cui il discorso del cerchio va riproposto tale e quale su una sfera, e il "tubo quadridimensionale" presenterà quindi un susseguirsi di sfere piuttosto che di cerchi, ma sempre ogni emisfera inferiore avrà in sè i raggi del passato, mentre l'emisfera superiore i raggi del futuro. Ora, se consideriamo che il centro della sfera successiva tende a riprodurre tutta la sfera precedente, che analogamente ai cerchi è ora divenuta un semplice punto, notiamo che ogni centro di sfera è la riproduzione-ricapitolazione della sfera precedente, ossia E' UN FRATTALE! http://it.wikipedia.org/wiki/Frattale E' un frattale del tempo anzichè un frattale di spazio. Secondo l'ipotesi in studio, dunque, l'evento presente sarebbe condizionato, oltre che dagli eventi passati, anche dagli eventi futuri: in altre parole, il futuro è già scritto, ovvero esisterebbe già: siamo noi che non ci siamo ancora arrivati con le forme della materia. Pertanto, qualsiasi segnale contenuto nel presente contiene il potenziale informativo per conoscere il passato (e questo è ovvio), ma anche il futuro (era questa la chiave che aveva trovato Nostradamus?). http://it.wikipedia.org/wiki/Nostradamus Semmai, il problema è saper interpretare correttamente il segnale, che può essere un segnale qualsiasi: se io tiro le monete per interrogare l'I-King, mi inserisco col mio segnale noto, ossia traducibile (perchè decodificabile) e quindi posso divinare: ma se io volessi e sapessi utilizzare un altro segnale qualsiasi, otterrei lo stesso risultato, sia che il segnale fosse il fondo del caffè, o aprire a caso un libro, o guardare il volo degli uccelli come facevano gli antichi. E, tutto sommato, il segnale può essere considerato un frattale del momento presente: lo riproduce, lo sintetizza, lo rivela. In altre parole: per la teoria dei frattali, suddividendo all'infinito qualcosa, otterremo sempre la stessa rappresentazione, sia pure a un livello diverso (si pensi a una cellula, che ha il suo polmone nel mitocondrio, la sua milza-pancreas nel ribosoma, etc), quindi, suddividendo all'infinito l'universo di un momento, avremo il gesto elementare del nostro tirare le monete, che racchiude in sè, quale frattale, tutte le verità dell'universo di quel momento. Tornando alla successione delle sfere nel tubo quadridimensionale, quella finora elaborata è però una visione esemplificativa semplificata, perchè non tiene conto che, procedendo nel tempo, le sfere in realtà diventano sempre più grandi, in quanto si arricchiscono a ogni passaggio di nuovi elementi: si può allora ritoccare la visione del tubo in un tubo che si ingrandisce sempre di più, ma forse è più pratico pensare non a un tubo, bensì a un insieme di sfere concentriche, una dentro l'ltra come le "matrioske" russe, e ogni sfera più grande è "successiva" rispetto alla precedente. In questo modo, il centro resta sempre lo stesso , per quante siano le sfere spazio-temporali. Nulla vieta di pensare che possano esistere altri insiemi di sfere aventi un altro centro: si tratterebbe di altri universi analoghi al nostro; ma quello che conta è che nel nostro universo il centro resta sempre lo stesso, e ogni sfera è il frattale della successiva. In fin dei conti, quello che determina la sensazione di tempo che passa è solo il mutamento delle interconnessioni tra gli oggetti, gli eventi, le persone: noi diciamo che è passato del tempo perchè in un momento il treno è di fianco alla pensilina e un momento dopo è dieci metri più avanti; ma in realtà non è passato del tempo: si è solo espansa la sfera, c'è stata una mutazione, appunto una delle 64 mutazioni possibili secondo l'I-King.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Iking2jm1


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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 20:17

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > parte 9°
approfondimenti del dott. Alberto Lomuscio So Wen - Milano http://www.sowen.it/studi/alberto_lomuscio.asp > 3° parte
http://www.albertolomuscio.it/I-KING/I-KING%20e%20MTC.pdf
http://74.125.39.104/search?q=cache:yjt3BwvyJswJ:www.albertolomuscio.it/I-KING/I-KING%2520e%2520MTC.pdf+i+king+il+libro+delle+mutazioni&hl=it&ct=clnk&cd=16&gl=it
Secondo Wilhelm, che si rifa a Lao Tzu e a Confucio, tutto ciò che esiste si basa sul mutamento di qualcosa in qualcos'altro, essendo questo mutamento a volte un capovolgimento durevole dell'una nell'altra, in parte un decorso circolare chiuso di un insieme di avvenimenti connessi in se stessi, come giorno e notte, estate e inverno. Questo mutamento (e qui sta il punto nodale!) non è però senza senso, perchè altrimenti si avrebbe il caos, e quindi non si potrebbe averne nozione preventiva, ma è invece soggetto a una legge armonica di interazione degli opposti, che è appunto il Tao, la Via, il Principio Ordinatore, che non può in alcun modo essere negato, perchè è sotto gli occhi di tutti che i pianeti girano senza cadere sul Sole, che il seme diventa pianta, che se io corro mi aumenta la frequenza cardiaca, e così via. E anche chi volesse confutare questa affermazione affermando che i pianeti seguono le leggi della gravitazione, la pianta la legge genetica e la tachicardia la legge della fisiologia, ebbene questa persona non potrebbe comunque negare che in ogni caso esiste un "Qualcosa" che fa sì che tutto avvenga in modo ordinato, come se esistesse un "Centro di Controllo" universale che ordina il movimento del piccolo elettrone, del cuore umano, o del grande pianeta. Poi non ha importanza se chi crede lo chiama Dio, chi non crede lo chiama Legge Fisica Universale, chi si occupa di Orientaggini lo chiama Tao, e così via. E' comunque un Qualcosa che c'è, immanente in quanto presente ovunque, trascendente in quanto ordinatore del Tutto. E gli 8 trigrammi rappresentano, in seno a uno sviluppo logico del Tao, 8 immagini non tanto di oggetti o principi, quanto di stati di mutazione: tutto ciò che avviene nel visibile è l'estrinsecazione di una "immagine", di una "idea" (nel senso di segnale informatore, di input) che sta nell'invisibile:
in questo senso tutti gli accadimenti terreni sono l'effige di eventi soprasensibili che, per quanto riguarda il decorso temporale, accadono prima di quelli sensibili-terreni. A questo "Mondo Superiore", che nel nostro esempio può essere considerata la sfera successiva a quella in cui ci troviamo ora (in un certo senso, è il futuro vicino a noi), possono accedere solo i saggi tramite l'intuizione, che li mette in contatto con quelle sfere superiori quando hanno fatto "il vuoto" nel loro cuore-Shen. Così, conoscendo questo "Mondo Superiore", questi saggi (che possiamo essere anche noi) possono interferire con gli accadimenti terreni, non solo perchè conoscono in anticipo una determinata evoluzione di eventi, ma soprattutto perchè il solo assistere e conoscere un evento apporta un cambiamento, un'interferenza sul sistema-evento osservato. In questo modo si crea un insieme Terra (Mondo Sensibile) - Cielo (Mondo Soprasensibile) - Uomo (sistema di interferenza e di collegamento tra gli altri due). L'Uomo, con la sua sola presenza, può variare lo sviluppo di un evento, perchè è dotato di libero arbitrio: in questo senso si comprende perchè il Destino non è
immutabile, sia quello personale che quello dell'Universo. Nell'I-King, l'immagine mostra la situazione nel suo "status nascendi", con le sue possibili evoluzioni, mentre le sentenze indicano se un'azione porterà a successo o disgrazia, lasciando però l'uomo libero di decidere in che direzione muoversi. E talvolta anche i "non-saggi", i non iniziati possono raggiungere questo adimensionale Mondo Superiore, per un fortuito congiungersi di energie-eventi convergenti o, più spesso, nell'attività onirica (è lo Hun che viaggia nel Mondo Soprasensibile): chi non ha mai vissuto l'esperienza di un sogno premonitore? Un oggetto, pertanto, non è ciò che è, e forse non è neppure ciò che diventa: un oggetto è la propria stessa mutazione continua. E questo può valere anche per i nostri organi, che nella concezione cinese non sono fissi come in Medicina Occidentale, in quanto sono ciò che il contesto globale del momento li fa essere in quel momento: un cuore che emette peptide natriuretico atriale durante una tachicardia parossistica è in realtà un Rene, che ha lo scopo di far diminuire la volemia per far diminuire le dimensioni atriali per spezzare i circoli di rientro che stanno alla base dell'aritmia, ma in quanto agisce sulle vie dell'acqua è un TR, ma poichè agisce per proteggere il cuore è un MC; altro esempio: una faringe che veicola l'aria è un polmone, ma se stiamo parlando è un cuore, ma se sta producendo IgA è una milza, ma in quanto sta respingendo un nemico (batterio) è un fegato.
I KING & DNA
Senza entrare in dettagli eccessivamente tecnici, anche perchè sarà probabilmente tema di un prossimo articolo, vorrei presentare alcune riflessioni sul rapporto che può esistere tra organizzazione dei trigrammi-esagrammi dell'I-King e il DNA. Nella catena del DNA sono possibili solo 64 combinazioni (4 basi variamente combinate tra loro, ovvero 4 elevato alla terza potenza, ma ciò nonostante le informazioni possibili sono una quantità enorme: si è calcolato che se le informazioni necessarie per costruire un corpo umano fossero contenute su un supporto fisico, ci vorrebbe un volume grande come il nostro pianeta. INVECE, in soli 46 cromosomi, contenuti nel piccolo nucleo di una cellula, ci sono le informazioni necessarie per costruire un essere umano. Questo è legato al fatto che in un'equazione matematica il potenziale informativo è infinitamente maggiore di quello che si potrebbe pensare: si consideri che una semplice equazione di pochi elementi è già in grado di costruire una foglia di felce! La spiegazione starebbe ancora una volta nella teoria dei frattali, secondo la quale ogni entità è scomponibile in parti che riproducono ciascuna l'intera entità a un livello diverso. Tutto questo potrebbe spiegare anche perchè solo 8 meridiani curiosi sono in grado di portare un numero enorme di informazioni, tanto da funzionare come "programma", o "istruzioni per l'uso" per costruire un essere umano. Considerato che gli 8 trigrammi sono la rappresentazione delle 8 possibili mutazioni di un codone (codice di tre lettere-base per codificare un aminoacido) del DNA, e visto che gli 8 meridiani curiosi corrispondono agli 8 trigrammi, ne consegue che i meridiani curiosi rappresentano la base delle mutazioni e delle caratteristiche genetiche. Può darsi che nel codice del DNA non vi siano solo scritte le caratteristiche psico-fisiche, ma anche la sua collocazione temporale (ricordo del passato, come estimoniato dal "deja vu"; ricordo del futuro, inteso come sviluppo-destino di vita). E può darsi che i parametri di nascita siano tutto l'insieme dei fattori di "imprimatur" (costellazione, clima, altitudine, etc) che sintetizzano quel momento per la sua venuta al mondo, e quindi "costruiscono" o "strutturano" un'entità non solo psico-fisica, ma anche "evolutivo-fatale", condensando il tutto nella sua energia YUAN (ancestro). QUINDI: i parametri di nascita sarebbero lo "specchio" di quelli del concepimento, creandosi così una coppia opposto-complementare di momenti (concepimento-nascita, ognuno con la sua costellazione-imprimatur) di tipo interagente-dinamico (yin il primo, yang il secondo). Potrebbe allora sorgere spontanea una domanda, dopo quanto esposto: ma come facevano gli antichi cinesi a conoscere la struttura del DNA senza i mezzi tecnici di oggi? La risposta forse è ancora più semplice della domanda: loro non avevano probabilmente nemmeno la più lontana idea che potesse esistere il DNA o quant'altro: loro sono stati invece capaci di "leggere" l'andamento delle leggi universali di mutamento, che si ripetono sempre uguali, secondo uno schema ciclico che segue determinate possibilità di sviluppo. Ecco che allora questo schema, queste leggi, non possono che trovare continuamente conferme, qualsiasi cosa si scopra oggi con mezzi tecnici che loro neanche si sognavano (ma ne avevano poi veramente bisogno?). E, con Montale, http://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Montale non possiamo che osservare che "ogni ala di gabbiano porta scritto: più in là" IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Iking2jm1 >> "La nostra meta non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose" << (Henry Miller http://it.wikipedia.org/wiki/Henry_Miller
Nell'I KING vi sono quindi IMMAGINI, per mostrare; sono aggiunte SENTENZE, per
delucidare; si determinano SALUTE o SCIAGURA, per decidere. Lo scopo non è di conoscere il futuro, ma il presente con le sue possibili evoluzioni! Quindi l'I KING non è solo divinazione oracolare: è SAPIENZA! Sta infatti scritto:
"I mutamenti sono un libro dal quale non bisogna star lontani.
Costantemente muta il senso proprio e fluiscono per i sei posti vuoti.
Salendo e ricadendo senza dimorare, i solidi e i teneri si mutano".
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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 21:33

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 10° parte
La pietra angolare della filosofia cinese
http://www.guruji.it/iching.htm

Appare un attimo di instabilita' mentale in coloro che percorrono il sentiero, quando essi giungono a contatto con certe affermazioni spirituali, lette e studiate nei testi-guida storici dell'uomo, quali:

"Tutto e' fugace! Tutto e' in movimento perenne. Nulla puo' fissarsi a lungo nel tempo e nello spazio. Di conseguenza, non affezionarti alle tue esperienze esistenziali: esse non sono fini a se' stesse."

Noi riteniamo che sia necessario un chiarimento a proposito.

Per iniziare, quindi, affrontiamo i concetti basilari di quello che rappresenta uno dei Monumenti al Pensiero umano: il Libro dei Mutamenti.

Esistono due Scuole di pensiero, in riferimento al Testo. Alcuni, pur riconoscendone la vetusta antichita' di circa 5.000 anni, affermano che i concetti che sono contenuti in esso vennero, mano a mano, a stratificarsi, lungo i secoli, grazie all'intervento di pensatori diversi.

Altri si attengono alla tradizione cinese, che sostiene l'esistenza di un leggendario imperatore celeste, Fu-Hi, compagno di Ni-Kua, la Madre Santa dei Cieli, il quale regno' tra gli uomini appena essi si sparsero sulla terra.

Egli formo' con la Madre Santa la prima coppia primordiale della mitologia cinese. Fu-Hi ricavo' il metodo dei trigrammi, cinquemila anni fa e la relativa divinazione con i gambi di achillea.

Sotto la dinastia degli Hia (verso il 2.000 a.C.) e sotto quella dei Chang (1.750-1.150 a. C) i trigrammi vennero uniti due a due, per ottenere sistemi piu' complessi e, forse, furono, proprio allora, associati per formare le sessantaquattro combinazioni possibili.

La tradizione riconosce al re Wen, appartenente alla dinastia del Tcheu, il collegamento di questi sessantaquattro segni cosi' come sono giunti a noi. Egli avrebbe realizzato cio' nel 1092-1090 a. C., quando era prigioniero del tiranno Chu-Hsin; e sarebbe anche l'autore dei brevi "giudizi" che accompagnano ogni esagramma.

Il testo relativo al significato divinatorio dei tratti viene attribuito a suo figlio, il duca di Tcheu.

Confucio, infine, dopo avere esercitato numerose funzioni nell'amministrazione di parecchi stati e dopo avere molto viaggiato, passo' il resto della sua vita, circondato da discepoli, insegnando la sua dottrina e studiando I King, a cui aggiunse i "Commentari".

Questa, la necessaria sintesi storica che riguarda la nascita e lo sviluppo del Libro dei Mutamenti.

Ma parliamo della fondamentale importanza dei suoi concetti base; e descriviamoli.

La prima distinzione che occorre fare e' che il Pensiero Cinese riconosce una sola realta', composta da una serie variegata di aspetti; ognuno dei quali ha il medesimo ritmo ed il medesimo tono di valore cosmico, sia che si manifesti come pensiero, energia, materia, situazione, uomo, o altro.

Cio' indica il prevalere, in questa filosofia, di un eterno presente, ove l' azione ed il risultato siano, in un certo senso, due aspetti implicitamente connessi di una medesima espressione.

Comprendere la natura di codesto ragionamento permette di eliminare le illusioni del passato e del presente; e mostra il ferreo, matematico legame di ogni causa ad un relativo, implicito suo concatenamento. [oltre al fattore causa, nel concetto viene implicitamente considerato che pure il caso appartenga alla legge dei grandi numeri > http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_dei_grandi_numeri La legge dei grandi numeri, detta pure legge empirica del caso oppure teorema di Bernoulli (in quanto la sua prima formulazione è dovuta a Jakob Bernoulli), http://it.wikipedia.org/wiki/Jakob_Bernoulli concerne il comportamento della media di una sequenza di n variabili casuali indipendenti ed identicamente distribuite (n misure della stessa grandezza, n lanci della stessa moneta ecc.) al tendere ad infinito della numerosità della sequenza stessa (n). > Un caso particolare della legge dei grandi numeri si ha quando si afferma che la proporzione di successi in n realizzazioni indipendenti di un evento E converge, per n che tende a infinito, alla probabilità di E (vedi esempio).]

In effetti, la Cina indica, in tal modo, la padronanza filosofica del concetto di monismo, tanto dibattuto nei tempi odierni.

Immaginiamoci, quindi, una ruota in veloce movimento. Il mozzo della stessa sara' praticamente immobile; i raggi, quasi invisibili per la velocita' impressa dal centro. Ecco la visualizzazione che la filosofia cinese ha dell'esistenza.

Il mozzo rappresenta la causa innata della vita manifesta; l'increazione; il caos primigenio; l'origine; l'eterno presente, privo di confini. Il Pre-Cielo. E il Tutto-Uno.

I raggi sono, invece, il mondo della manifestazione provocata; gli effetti di ogni spinta all'azione; la molteplicita' evidente del tempo e dello spazio. Il Post-Cielo.

Tutto e' in continuo movimento. Ma, mentre la natura del Post-Cielo rappresenta, in qualche modo sottile, una sovrapposizione costante, e sempre cangiante al Pre-Cielo, quest'ultimo permane la matrice incausata di ogni cosa.

In natura, nessuno ha provocato l'esistere dei novanta elementi che compongono ogni cosa tangibile e visibile. I nuclei e gli elettroni degli atomi si aggregano e, a seconda del rapporto numerico che esiste tra di essi, producono uno degli elementi.

Cosi', nel caos primigenio esiste un ritmo rituale innato che, secondo il Pensiero Cinese, predispone la musicalita' espressiva e manifesta della vita. Questo mozzo della ruota esistenziale, nel suo aspetto di Pre-Cielo, produce un movimento costante, scandito da un ritmo eterno ed immutabile, da cui si frammenta una predisposizione di elementi matematici e cosmici, che costituiscono l'intelaiatura della molteplicita' universale, rappresentata dai raggi della ruota stessa.

A differenza, quindi, del buon senso comune occidentale, il Libro dei Mutamenti vede nel caos primigenio l' unico ordinamento armonico delle cose; mentre, nel successivo ordine costituito del manifesto riconosce un' instabilita' essenziale. La "fugacita' delle cose" , di conseguenza, riflette - secondo I King - l' aspetto non permanente della natura; quello che nasce e muore, che ha un' origine ed una fine. Non sicuramente l'archetipo delle armoniche innate interiori, che fa parte dell'essenza assoluta delle cose.

Esiste, quindi, il Tao (il "mozzo della ruota"). Di Esso viene detto:

"Chi parla (del Tao) non (lo) conosce e colui che (lo) conosce non (ne) parla".

"Il Tao (via) che può venire espresso in parole non è il vero Tao".

Un'altra illusione e', perciò, il continuo tentativo di confrontare la nostra natura divina (Tao) con quella relativa.

Sarebbe come se conoscessimo (o potessimo, in futuro, conoscere) il Tao medesimo.

Vivere pienamente il dharma (dovere dell'immanente) e' quanto provoca la gioia eterna e lo sviluppo della vera musicalita' di ogni possibile perfezione formale.

La mutazione (i raggi della ruota) e' la prima espressione del Tao. Ogni singola cosa, o sta per entrare nell'esistenza, nello sviluppo, nella decadenza, o sta per uscirne.

La divinazione dei I King - come si comprendera' meglio tra poco - non e', quindi, magia, ma il calcolo della tendenza generale delle cose e del loro evento.

La mutazione (alias il movimento eterno) sorge dall'interazione degli aspetti complementari di T'ai Chi: Yang e Yinn.

Yang: cielo, attivo, positivo, mascolino, fermo, solido, forte, chiaro, ecc..

Yinn: terra, passiva, negativa, femminile, debole, scura, ecc..

Parallelamente a T'ai Chi, il centro delle cose, vi e' un principio non infinito e quindi senza centro: il Tao, la strada.

Ed ecco il momento di paragonare la scala dei nostri 90 elementi innati in natura a quelli che si manifestano dal caos primigenio, e sui quali e' basato tutto il sistema del calcolo generale delle cose e degli eventi che deriva dai I King.

Dall'Uno (intraducibile in essenza, ma esistente numericamente) emana il Due (la polarita' eterna delle cose): il primo trigramma.

I trigrammi sono otto: questo e' il numero massimo che puo' essere formato con due soli tipi di linea (Yinn e Yang).

Il raddoppio dei trigrammi, con i rapporti tra di essi, tra le linee, tra le posizioni delle linee; con l'analisi dei cosiddetti trigrammi nucleari porta al dispiego di un risultato geometrico e matematico, in cui sono compresi tutti i possibili intrecci e tutte le situazioni di base dell'espressione vitale.

Ogni cosa esiste nell'eterno presente. Ogni sviluppo e' celato in un "gomitolo" potenziale, non certo futuro, ma ancora estraneo alla coscienza dell'ente che agisce. Ed ogni aspetto del tutto, per quanto minimo possa apparire, fa parte - come dicemmo all'inizio dell'articolo - della (uno dei significati dei termini di I King).

Qualsiasi atto, per quanto apparentemente casuale e banale, da una parte s'immerge in una natura solare ed assoluta (il mozzo della ruota) dell' essere; dall'altra, si sincronizza con le leggi e regole della rete di vita di cui fa parte, proponendosi come il rivelatore di un piu' ampio aspetto di se' stesso.

Il famoso psicanalista C.G. Jung (che scrisse la prefazione al testo dei I King di Wilhelm) affermo', in proposito che "..Qualsiasi cosa accada in un dato momento e' legata all'intera situazione universale prevalente in quel momento stesso". E chiamò tale principio: sincronicita'.

Non nascondiamo ai lettori (come e' esplicitamente affermato da molti illuminati studiosi) che il metodo delle monetine, o quello degli steli di millefoglie, adoperati nel calcolo delle previsioni, e' semplicemente uno stabile binario utile a ricavare una lista di linee spezzate, o intere, che comporranno l'esagramma finale della consultazione. Non esiste alcunche' di magico in tutto cio'.

Tuttavia, verrà creata un'azione che inserira' l'attore, in piena consapevolezza, nell'analisi cosciente della sua rete di vita universale, cogliendone un attimo preciso.

Sara' grazie all'aiuto del Libro dei Mutamenti che il consultante potra' risalire ai significati viventi della risposta, chiarendo a se' medesimo in quale punto esatto di sincronia, con un'azione positiva o negativa, egli si trovi.

La natura stessa del meccanismo cosmico, che e' movimento costante ed assoluto, permette, inoltre, ai I King di indicare quali vie si mostrino a colui che e' prigioniero di una situazione errata e problematica.

Il Libro dei Mutamenti appartiene al ristretto numero dei Testi Sacri planetari, che contengono "in nuce" l'intera verita' delle cose. Si dice che Confucio avesse consunto i legacci di cuoio che ne proteggevano la copia, a forza di aprirlo e richiuderlo, per i suoi studi. Egli affermo' che se avesse potuto aggiungere 50 anni alla sua vita, li avrebbe dedicati esclusivamente all'approfondimento dell'Illuminato volume.

(Guido Da Todi http://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/_guido_da_todi.php )
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Messaggio Da INFERNO Lun 27 Ott 2008, 23:54

I KING - IL LIBRO DEI MUTAMENTI > 11° parte
da cosa è rappresentato il contrario del pluralismo? dal monismo alias l'unicità variegata da infiniti aspetti
MONISMO
http://it.wikipedia.org/wiki/Monismo
Il termine monismo si riferisce ad una concezione ontologica diametralmente opposta, in termini letterali, a quella del pluralismo. Nel corso della storia del pensiero quest'ultimo si è tuttavia espresso principalmente come dualismo, con la conseguenza che il significato di monismo ha assunto per lo più la valenza di non-dualismo. Questo perché la dualità, l'opposizione dicotomica, è il frequente oggetto della critica teorica monista. Il monismo esprime il concetto filosofico (in particolare metafisico) o teologico della sostanziale unità dell'essere (Essere-Uno-Tutto): si postula l'esistenza di un unico principio ontologico, essenza, sostanza o energia divina in questo universo e in altre dimensioni metafisiche. Le concezioni monistiche dell'essere non negano la molteplicità, ma considerano questa una manifestazione non sostanziale di un unico essere, ovvero per il monismo nemmeno l'esserci della molteplicità nega di per sé l'unità del tutto. In estrema sintesi, secondo una visione monistica, la molteplicità fenomenica e il dualismo percepiti dagli esseri umani sono solo il frutto di una parvenza illusoria. Il concetto di monismo è antichissimo, ma il termine si considera introdotto nel 1734 dal filosofo tedesco Christian Wolff (1679 - 1754), http://it.wikipedia.org/wiki/Christian_Wolff_(filosofo) che nella sua opera Psicologia razionale (Psychologia rationalis, § 32) aveva chiamto "monisti" coloro che: "ammettono un unico genere di sostanza". Il monismo si distingue dal dualismo, secondo cui il tutto è riconducibile a due soli generi di sostanze, o dal pluralismo, che postula l'esistenza di più tipi. Esempi di dicotomie dualiste sono:
* uno/molti;
* mente/materia, e in particolare
* mente/corpo;
* il Sé/gli altri;
* oggetto/soggetto;
* osservatore/osservato.
Talune prospettive (religiose o filosofiche) non-dualiste sostengono che nella natura della realtà non esiste una fondamentale distinzione tra mente e materia, e che l'intera realtà è una costruzione illusoria, essendo costituita essenzialmente dalla "mente divina".
L'Induismo, il Buddhismo, il Taoismo, lo Zen, il Panteismo, il Panenteismo e altri similari sistemi filosofici-religiosi (in particolare orientali) condividono elementi mistici e spirituali monistici. Alcune teorie post-moderne e visioni new age del mondo si rifanno a questi concetti.

Tipi di monismo
Il monismo è spesso suddiviso in tre aspetti differenti:
1. Il Materialismo, secondo cui solo tutto ciò che è fisico è reale, e la mente è riconducibile a un mero processo fisico.
2. L'Idealismo o fenomenalismo, secondo cui solo l'aspetto mentale è reale; questa è esattamente il contrario della posizione precedente.
3. Il Monismo neutrale, dove entrambi gli aspetti, fisico e mentale si possono ridurre a una non meglio definita terza sostanza o forma di energia.

È indubbio che è difficile classificare altre posizioni in categorie, per esempio:
1. Funzionalismo, crede, come il materialismo, che i processi mentali si possano ridurre a processi fisici, ma considera che tutti gli aspetti critici della mente siano riconducibili ad un livello definito come substrato-neutrale "funzionale". In questo modo non è necessario coinvolgere le funzionalità dei neuroni nella produzione di stati mentali. È questa, in sintesi la posizione della scienza cognitiva e dell'intelligenza artificiale.
2. Eliminativismo, secondo cui è necessario dimostrare che la mente è un aspetto non scientifico e deve essere completamente rifiutato. Non molto tempo fa gli antichi Greci affermavano che tutta la materia è composta di terra, aria, acqua e fuoco, e che nel futuro le persone non proveranno più di "credere" , "desiderare" e altri stati mentali. Una sotto categoria del eliminitivismo è il comportamentalismo radicale, un punto di vista di Burrhus Skinner. http://it.wikipedia.org/wiki/Burrhus_Skinner
3. Monismo anomalo, una posizione proposta da Donald Davidson
http://it.wikipedia.org/wiki/Donald_Davidson che negli anni settanta cercò di risolvere il conflitto Mente-Corpo. Il Monismo Anomalo poteva essere considerato come una via di mezzo tra fisicalismo e monismo neutrale. Davidson affermava che vi fosse solo la materia fisica, ma che gli oggetti mentali e gli eventi fossero del tutto reali, e identici alla materia fisica. Ma il fisicalismo mantiene una certa priorità dato che : tutti i pensieri mentali sono fisici, ma non tutte le cose fisiche sono mentali e come ha espresso John Haugeland http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FJohn_Haugeland nel momento in cui togli tutti gli atomi, non rimane nulla. Questo tipo di monismo fu ampiamente considerato come una miglioramento della teoria sull'identità mente-corpo, dato che essa non implica che si deve per forza fornire un procedimento reale per ridescrivere qualsiasi particolare tipo di entità mentale in puri termini fisici. Effettivamente un tale metodo potrebbe neanche esistere; questo è il caso del fisicalismo non riduttivo o forse del fisicalismo emergente.

Il monismo nella religione
Per alcuni, il monismo può avere implicazioni spirituali; infatti, coloro che criticano il "pericolo monismo" affermano che nel tentativo di definire tutte le cose come un'unica sostanza, si rischia persino di dissolvere Dio nel processo. Altri al contrario affermano che nel processo di dissolvimento si riconosce che l'essenza finale è Dio e che Dio è l'unica sostanza. Nella Teologia cristiana il monismo fu oggetto di discussioni, per esempio nella dottrina cattolica della "divina semplicità", così come in altre religioni come l'Indù e il giudaismo in particolare. Storicamente e in diverse occasioni il monismo è stato promosso in particolar luogo da Ernst Haeckel http://it.wikipedia.org/wiki/Haeckel in termini spirituali. Tra lo sconcerto di alcuni moderni osservatori alcune idee di Haeckel sul monismo avevano implicazioni nel darwinismo sociale e nel razzismo scientifico. Secondo il non-dualismo la realtà non è né fisica né prettamente mentale, ma piuttosto consiste in un ineffabile ed indescrivibile stato di realizzazione superiore. Infatti non è possibile esperire e descrivere la non-dualità in maniera oggettiva (perché sarebbe in sé un atto dualistico di relazione soggetto-oggetto o osservatore-osservato); è possibile però cercare uno stato soggettivo di consapevolezza non-dualistica, mediante percorsi filosofici, religiosi e mistici come ad esempio lo yoga e la meditazione. Le terminologie utilizzate quindi per definire l'essenza della realtà sono le più diverse: "Spirito" (Aurobindo), "Brahman", "Dio", "Quello", "L'Uno", "Il tutto" (Plotino), "Il Sé" (Ramana Maharshi), "Dao" (Lao Zi), "L'Assoluto" (Schelling).

Advaita e Induismo
« Come il movimento di un tizzone ardente sembra avere una linea dritta o curva, così la coscienza in movimento appare essere il conoscitore ed il conosciuto. Come il tizzone ardente quando non è in moto diviene libero dalle apparenze e dalla nascita, così la coscienza quando non è in movimento rimane libera dalle apparenze e dalla nascita. »
(Mandukya Upanisad, IV, 47-48 )

L'Advaita è forse la tradizione non-duale per eccellenza (il termine "non-dualismo" è infatti la traduzione di advaita, in sanscrito: a, alfa privativo e dvaita, duale), nata in India intorno all'VIII secolo dall'interpretazione del filosofo Adi Shankara http://it.wikipedia.org/wiki/Adi_Shankara dei sacri testi Vedānta. Questi sono parte dei sei sistemi filosofici induisti (detti Darshana), basati sui Veda e sulle Upaniṣad che definiscono l'ultima monade come senza forma, pura completezza e beatitudine, impersonale, senza parti né parzialità, l'ineffabile substrato metafisico di tutto ciò che esiste: il Brahman. È tuttavia importante notare come non tutte le interpretazioni dei Vedānta siano di tipo non-duale.
Secondo questa filosofia l'Ātman (il Sé individuale) e il Brahman (la realtà trascendente) sono indivisibili "come l'aria entro la brocca è identica e indivisibile dall'aria fuori della brocca" (Mandukya Upaniṣad). Ma l'Induismo è monistico anche al di là del non-dualismo Advaita, fino ad arrivare al Rig Veda nel quale si inneggia ad un essere-non-essere, ad un respiro privo di respiro, dal quale una forza immanente viene auto proiettata nell'esistenza cosmica. Tale pensiero monistico si estende anche ad altri sistemi spirituali come lo Yoga ed il Tantra. Un altro tipo di monismo viene definito monismo qualificato, insegnato dalla scuola di Ramanuja o Vishishtadvaita, che considera l'universo come parte di Dio o Narayana, un tipo di Panteismo, popolato da una pluralità di anime all'interno di questo "Essere supremo". In altre parole, questo tipo di monismo o teismo monistico è un tipo di monoteismo prevalente presso la cultura Indù, (con rispetto verso la cultura dualista Dvaita, che include il concetto panteistico e monistico di Dio personale inteso come Essere supremo, universale e onnipotente). Nel teismo monistico Dio è sia immanente che trascendente. In alcune tradizioni occidentali monoteistiche, Dio è visto solo come essere trascendente; è così assente il concetto di Divinità come essere presente in tutte le cose.

Buddhismo
Il Buddhismo (e in particolar modo il Buddhismo Mahayana) è una filosofia non-duale. Tale prospettiva è evidente ad esempio nel Sutra del diamante e nel Madhyamaka.

Zen
Lo Zen in sostanza è una antica tradizione non-dualistica. Oltre che una religione può essere considerato come una filosofia o una pratica di vita quotidiana che tende alla realizzazione dello stato di consapevolezza non-dualistica.

Taoismo
Anche il Taoismo può essere considerato non-dualista. Ad esempio il termine wu wei (dal cinese wu, non e wei, fare) può avere diverse interpretazioni e traduzioni come "inazione" o "non-azione", cioè il rifiuto un'azione oggettiva da parte di un soggetto agente, in modo da agire senza un fine senza attaccamento e intenzionalità, e trascendere il dualismo.

Sufismo http://it.wikipedia.org/wiki/Sufismo
La dottrina sufista nota come Wahdat al-Wujud (unità dell'Essere) è l'interpretazione sufista del Tawhid (il monoteismo islamico). Anche secondo questa visione tutti i fenomeni sono la manifestazione di una unica realtà (Wujud) al contempo sia materiale che spirituale e divina (al-Haq). l sufismo viene a volte definito come l'unione antica del cristianesimo e del neoplatonismo, che diede vita ad una forma di ricerca interiore, il misticismo dell'Islam, rifiutata dalla maggior parte dei musulmani e seguita per lo più da una minoranza islamica e da alcuni sciiti. Il sufismo é la scienza della conoscenza diretta di Dio; le sue dottrine e i suoi metodi sono derivati dal Corano, anche se il sufismo utilizza concetti derivati da fonti tanto greche come persiane antiche e indù. Quindi, malgrado le idee prese in prestito da culture e religioni precedenti, si può affermare che l'essenza del sufismo sia prettamente islamica. Il Sufismo o Tasáwwuf è la forma di ricerca mistica tipica della cultura islamica.

Cristianità
Fin dall'inizio la cristianità è stata caratterizzata da dicotomie dualistiche e perfino manichee. Tuttavia la recente scoperta nel 1945 del Vangelo di Didimo Thoma ha portato a far ipotizzare alcuni autori che la parola di Gesù si riferisse in origine ad un non-dualismo piuttosto che ad un dualismo. http://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo_di_Tommaso Il Vangelo di Tommaso o Vangelo di Didimo Thoma o Quinto Vangelo è un vangelo apocrifo di origine gnostica, http://it.wikipedia.org/wiki/Gnosticismo scritto in copto probabilmente nella seconda metà del II secolo, forse da un prototesto greco perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Tommaso, apostolo. Contiene una raccolta eterogenea di detti attribuiti a Gesù. Ritenuto perduto, nel 1945 ne è stato ritrovato tra i Codici di Nag Hammâdi un manoscritto in copto datato al IV secolo, tradotto per la prima volta dal francese da Jean Doresse. Non va confuso con altri due vangeli apocrifi, il Vangelo dell'infanzia di Tommaso e il Libro di Tommaso il contendente o l'atleta. La Chiesa cattolica ritiene invece che solo Dio sia assoluto e che tutto sia stato creato da Lui. Il manoscritto contiene più di un centinaio (il numero esatto cambia a seconda di come vengono conteggiati) di loghia, ossia frasi attribuibili a Gesù riportate in terza persona ("Gesù disse"), che richiamano alcuni passi dei vangeli canonici, differenziandosene però in maniera significativa verso una visione gnostica del cristianesimo. Le somiglianze fra numerosi detti riportati nei vangeli canonici con quello di Tommaso ha portato molti studiosi a ritenere che entrambi abbiano una fonte comune, chiamata Fonte Q, dal tedesco Quelle, da parte degli studiosi dei vangeli canonici. Questa ipotesi, suggerita da alcuni papiri di Ossirinco che riportano tre frammenti con loghia contenute anche nel Vangelo di Tommaso, sembra ulteriormente confermata da questo manoscritto.

Il non-dualismo nella fisica
Secondo taluni pensatori alcuni paradossi della fisica moderna, in particolare della meccanica quantistica, hanno contribuito alla crisi della visione dualistica della realtà fisica di origine cartesiana (si vedano ad esempio le idee di Fritjof Capra). http://it.wikipedia.org/wiki/Fritjof_Capra Queste idee, portate all'estremo, sono tipiche delle concezioni New Age.


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Messaggio Da INFERNO Mar 28 Ott 2008, 00:55

KANT VS HUME & LA METAFISICA > 1° parte
http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Kant.html
http://www.filosofico.net/kant.htm
http://www.filosofico.net/kant105.htm
METAFISICA: http://it.wikipedia.org/wiki/Metafisica
La metafisica è quella parte della filosofia che si occupa degli enti secondo una prospettiva che aspira ad essere la più ampia e universale possibile (quindi anche a prescindere dal loro aspetto sensibile), a differenza della fisica e delle scienze particolari che generalmente si occupano dei singoli aspetti della realtà empirica, secondo punti di vista e metodologie particolari. Nel tentativo di andare oltre gli elementi instabili, mutevoli, e accidentali dei fenomeni, la metafisica concentra la propria attenzione su ciò che ritiene essere eterno, stabile, necessario, con l'intento di riuscire a cogliere le strutture fondamentali dell'essere. I rapporti tra metafisica e ontologia http://it.wikipedia.org/wiki/Ontologia sono molto stretti. Nel corso della storia del pensiero i filosofi hanno attribuito a tali discipline accezioni, caratteri e funzioni diversi: alcuni intendendo l'ontologia come parte della metafisica (concependo l'ontologia come una sorta di metafisica generale propedeutica alle altre discipline metafisiche), altri facendole sostanzialmente coincidere, negando alla metafisica, in quanto scienza del trascendente, ogni validità (limitando l'ontologia ad una metafisica descrittiva delle strutture del reale), altri ancora opponendo alla metafisica tradizionale una nuova ontologia in grado di rivelare le vere strutture dell'essere. Sin dall'antichità si è soliti racchiudere il senso della metafisica nell'incessante ricerca di una risposta alla domanda metafisica fondamentale «perché l'essere piuttosto che il nulla?». All'ambito della ricerca metafisica tradizionale appartengono problemi quali la questione dell'esistenza di Dio, dell'immortalità dell'anima, dell'essere "in sé" (ciò che Kant chiama noumeno, in opposizione al fenomeno), la questione dell'origine e del senso del cosmo, nonché la questione della relazione fra l'(eventuale) Essere trascendente e l'ente materiale immanente (differenza ontologica). La ragione umana ha questo peculiare destino in un genere delle sue conoscenze: che essa viene afflitta da domande che non può respingere, perché le sono assegnate dalla natura della ragione stessa, e a cui però non può neanche dare risposta, perché esse superano ogni capacità della ragione umana. (Ragione pura A VII)
Tra i vari pensatori che influiscono su Kant vi è pure l'inglese Berkeley, http://it.wikipedia.org/wiki/George_Berkeley il quale sosteneva che essere vuol dire essere percepiti: anche nel caso in cui non vi fossero più gli uomini, le cose continuerebbero ad esistere perchè percepite da Dio; Berkeley conferiva così alla propria filosofia una sfumatura idealistica (negando l'esistenza autonoma delle cose). Quando Kant scriverà la Critica della ragion pura, molti vedranno erroneamente in essa una banale riproposizione delle tesi esposte a suo tempo da Berkeley: il che spinse Kant ad effettuare una rivisitazione dell'opera in cui confutava l'idealismo e prendeva le distanze da Berkeley. Oltre a Berkeley, Kant risente anche dell'influenza di Hume, http://it.wikipedia.org/wiki/David_Hume a tal punto che egli riconoscerà al pensatore scozzese il merito di averlo destato dal suo sonno dogmatico. Ne "I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica" (1764) Kant si riconosce debitore di Hume che lo ha fatto uscire dal dogma metafisico ma rifiuta il suo scetticismo secondo il quale gli stessi fatti empirici non sono certi, ma si riducono a semplici impressioni che poi si traducono in idee, copie sbiadite delle sensazioni, che conserviamo solo per l'utilità della vita. Hume quindi concludeva come fosse impossibile un sapere scientifico, un sapere autentico, stabile e sicuro, che Kant invece s'incarica di rifondare proprio nell'Estetica trascendentale. http://it.wikipedia.org/wiki/Estetica_trascendentale Quest'espressione, divenuta celebre, dà quasi l'idea di un'illuminazione improvvisa arrivata dalla lettura dei testi humeani, i quali hanno svolto su Kant una funzione anti-dogmatica, l'hanno cioè destato da quel sonno che l'aveva portato ad accettare in maniera acritica alcuni punti fermi della metafisica e del comune modo di pensare: Hume aveva mostrato che la nozione di sostanza e di causa, da tutti accettate come evidenti, in realtà non erano poi così ovvie: chi mi dice che il mondo sia effettivamente un insieme di sostanze tra loro legate da rapporti causali? Non posso dimostrarlo razionalmente, ma ne sono certo per via della credenza immediata dettata dalla mia stessa natura di uomo, la quale mi invita ad accettare le nozioni di causa e sostanza, secondo Hume. Una volta svegliato da Hume, Kant ne prenderà poi le distanze perchè convinto che sebbene infondate razionalmente, le nozioni di causa e sostanza, a differenza di quanto credeva il pensatore scozzese, possano essere fondate dalla ragione. Certo, Hume ha perfettamente ragione a dire che le nozioni di causa e sostanza non sono ovvie, ma, detto questo, bisogna spingersi oltre, provando, con un percorso originale, a fondarle. E a proposito è interessante ricordare il già citato scritto kantiano (di tutti forse il più piacevole alla lettura), intitolato "I sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica". Lo spunto per quest'opera sorge in occasione di un fatto contingente: una conoscente aveva chiesto a Kant il parere a riguardo di un bislacco personaggio di allora, dalle idee strane e, a quanto sosteneva, capace di entrare in contatto col mondo sovrasensibile e spirituale. Kant ne approfitta e scrive questo libercolo, effettuando un capovolgimento ironico (evidente a partire dal titolo), quasi a dire che quel personaggio è un fanfarone che vuole andare al di là dell'esperienza sensibile allo stesso modo in cui spesso la metafisica ha costruito castelli in aria, cercando illegittimamente di andare oltre l'esperienza: i sogni della metafisica vengono dunque accostati a quelli del fanfarone e ritenuti dei puri vaneggiamenti. Questo testo costituisce l'apice della polemica kantiana verso la metafisica, una polemica che trova appunto in Hume il suo massimo eroe. Questa posizione di insofferenza verso la metafisica nel periodo critico si attenuerà e, sebbene Kant continuerà a ritenere erronea la pretesa della metafisica di spiegare ciò che è al di là del mondo fisico, tuttavia egli spiegherà che si tratta di una pretesa innata nella natura dell'uomo stesso, il quale sente l'esigenza di porsi queste domande e di rispondere ad esse. Dirà che alcune idee metafisiche (ad esempio Dio) hanno una certa funzione nella conoscenza (ad esempio, non posso conoscere Dio, ma l'idea di Dio mi aiuta a capire molte altre cose), e che esse, sebbene inaccessibili alla conoscenza, per altri versi sono accessibili al campo morale ed etico (ad esempio, Dio non lo posso conoscere, ma nell'etica, scegliendo come comportarmi, mi baso sul concetto di Dio). A quegli anni risale anche un'altra opera kantiana, che segna il distacco di matrice humeana dalla metafisica: L'unico argomento possibile per una dimostrazione di Dio (1763) . Qui Kant distrugge la classica argomentazione ontologica di Anselmo da Aosta: Anselmo aveva dimostrato l'esistenza di Dio partendo dal concetto stesso di Dio, inteso come l'essere perfettissimo, e spiegando che Dio, la cosa più perfetta di ogni altra, per essere tale non può mancare di esistenza; l'esistenza, in quanto perfezione, per Anselmo fa parte dell'essenza, e un concetto (pura essenza) privo di esistenza, non può essere perfetto. Ma Kant confuta quest'argomentazione, sostenendo che l'esistenza non può a nessun titolo far parte dell'essenza ; il concetto di una cosa, sia che essa esista sia che non esista, non varia e l'esistenza è come se si aggiungesse dall'esterno: il concetto di giraffa è perfetto di per sè, anche se le giraffe non esistessero. Kant si avvaleva di un esempio: certo i 100 talleri che ho in tasca sono diversi dai 100 talleri che io penso, già solo perchè con quelli in tasca posso fare acquisti, ma non è una differenza di essenza, non è, come credeva Anselmo, che i 100 talleri esistenti siano più perfetti e abbiano più valore dei 100 talleri pensati; non è vero che una cosa esistente è più grande della medesima cosa pensata come se inesistente. L'esempio dei 100 talleri rende bene l'idea perchè, se come dice Anselmo ciò che esiste vale di più ed è più grande di ciò che è solo pensato, avendo 100 talleri in tasca, pensando quei talleri, dovrei averne in mente meno, solo 90, ad esempio, perchè una cosa solo pensata vale meno di una esistente. Così facendo, Kant smonta la prova anselmiana e mostra che i 100 talleri, sia che esistano sia che non esistano, hanno la stessa essenza. L'esistenza è invece qualcosa che si aggiunge dall'esterno, è la posizione (l'essere posto) di qualcosa: esiste ciò che è dato o può essere dato nell'esperienza di qualcuno: l'essenza di libro non cambia a seconda che il libro esista o meno, e posso dire che il libro esiste perchè mi è dato all'esperienza (visiva, tattile, etc.). Ne consegue che all'esistenza di qualcosa si arriva sempre dall'esperienza, mai dall'essenza, e quindi Anselmo ha sbagliato credendo di poter dimostrare l'esistenza di Dio partendo dalla sua essenza. Se bello è ciò che deriva dalla forma, dalla progettualità intrinseca, quando invece ci troviamo di fronte ad un oggetto che sfugge alla possibilità di inquadramento da parte delle nostre facoltà conoscitive (ovvero da parte dell'intelletto), quando cioè l'oggetto oltre a sfuggire alla possibilità di essere colto dai sensi perchè è sterminato sfugge anche all'intelletto perchè è infinito e può essere apprezzato dalla sola ragione (la facoltà dell'infinito), allora abbiamo a che fare col sentimento del sublime. La sensibilità e l'intelletto si perdono, non riescono a star dietro all'oggetto, e solo la ragione, come facoltà dell'infinito, tiene duro. Kant, come per le antinomie della ragion pura, distingue tra due tipi di sublime. Il sublime matematico è quel sentimento che si prova di fronte all'infinita grandezza (ecco perchè è matematico) della natura: Kant cita due esempi, il cielo stellato che sta sopra di noi e le imponenti catene montuose. Il sublime dinamico (dal greco dunamiV , potenza ) è quel sentimento che si prova di fronte non all'infinita grandezza della natura, ma di fronte alla sua infinita potenza. Kant fa, in merito, l'esempio del mare in tempesta. Sia nel sentimento che per oggetto ha il sublime dinamico sia per quello che ha il sublime matematico, l'oggetto in questione (vuoi il mare in tempesta, vuoi il cielo stellato o le montagne) non si adegua spontaneamente a noi e alle nostre facoltà conoscitive, ma ci incute timore perchè manifesta la sterminata grandezza e la sterminata potenza della natura di fronte alla sterminata piccolezza e impotenza dell'uomo. Pare dunque che il sublime sia un sentimento negativo, ma non è così: mentre il bello è univocamente positivo, il sublime è positivo e negativo al tempo stesso. Il dovere morale era positivo e negativo allo stesso tempo perchè ci faceva sentire inferiori per il nostro lato empirico, ma superiori per il lato razionale; allo stesso modo, il mare in tempesta ci fa sentire la nostra impotenza fenomenica, ma anche la nostra grandezza e superiorità sul piano razionale e noumenico. Il bello è finito, il sublime è infinito; il bello ha a che fare con l'intelletto, il sublime con la ragione. Contemplare il cielo stellato dà un sentimento di sublime, ci fa sentire inferiori all'infinita grandezza della natura, ma anche superiori in quanto razionali. Non può senz'altro sfuggire che vi sia una radice comune alla morale e al sentimento, cosicchè l'estetica presenta affinità con la morale: quando si parla di fini, infatti, si ha una sorta di sentimento di un finalismo della natura, di un'omogeneità tra noi e la natura, quasi come se la barriera che separa mondo fenomenico e mondo noumenico si facesse più sottile e ci permettesse di vedere un pò di più al di là del mondo fenomenico. Accanto al giudizio estetico c'è quello teleologico : esso presuppone l'attribuzione oggettiva di un finalismo a determinati oggetti di natura, una finalità con scopo, ovvero chiaramente determinabile (a differenza di quella del giudizio estetico). A proposito degli estetici, Kant specificava che si trattava di giudizi senza concetto ; nei teleologici, invece, esso è presente e altro non è che il concetto di finalità attribuibile alle cose che vediamo. La finalità è una sorta di 4° idea, poichè non è mai riempibile di esperienze sensibili. Tuttavia, anche Kant sembra imboccare una strada senza via d'uscita, collocandosi su un terreno a metà strada tra il meccanicismo seicentesco e settecentesco e il finalismo romantico. Infatti, Kant asserisce che le spiegazioni scientifiche sono sempre e soltanto di tipo meccanicistico, tuttavia è convinto che vi siano fenomeni fisici che non potranno mai essere totalmente risolti in termini meramente meccanicistici. Se anche l'alfiere per eccellenza della anti-metafisica, giunge a questo postulato, possiamo ben capire, che tutto non sia affatto spiegabile con i soli parametri d'indagine. Fa l' esempio del filo d'erba e del verme: in una logica meccanicistica, dovrebbero ambedue poter essere spiegati in termini deterministici di causa-effetto, eppure una spiegazione di tal genere non sarà mai del tutto soddisfacente. Pare dunque che, se tutto è spiegabile meccanicisticamente, l'esistenza degli esseri viventi non è mai un fatto puramente meccanicistico, tende a sconfinare nel finalismo. Le spiegazioni di tipo finalistico-organicistico impereranno in età romantica con la conseguenza che si considererà come organismo anche ciò che sembra meno adatto a tali interpretazioni, ad esempio la politica (Hegel). Se per i meccanicisti alla Cartesio il tutto è in funzione delle parti come in un orologio (i cui ingranaggi possono benissimo funzionare da soli, ma senza di essi l'orologio non va avanti), per gli organicisti alla Hegel le parti sono in funzione del tutto come in un albero (in cui le radici e le foglie non possono vivere da sole, ma ciascuna può esistere solo se esiste il tutto). Ora Kant si colloca a metà strada tra le due interpretazioni, sostenendo che una spiegazione puramente meccanicistica non potrà mai soddisfare pienamente l'esistenza dell'albero e, più in generale, degli esseri viventi: ogni organismo, infatti, cerca di raggiungere uno scopo, mira ad un fine e tale finalità non è inquadrabile dalle categorie proprio perchè esse riconoscono solo la causalità meccanicistica.


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Messaggio Da INFERNO Mar 28 Ott 2008, 01:20

KANT VS HUME & LA METAFISICA > 2° parte
http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Kant.html#ragionpura
Sembra dunque che non ci sia via d'uscita, a meno che non si ammetta che il concetto di finalità sia un'idea e, accanto all'illegittima funzione costitutiva, le idee hanno la funzione regolativa. Ne consegue che dovrò guardare all'albero e ad ogni essere vivente come se fosse organizzato in termini finalistici. L'ammissione provvisoria del finalismo serve come guida per dare di volta in volta singole spiegazioni, le quali saranno sempre rigorosamente meccanicistiche: dovrò indagare minuziosamente e meccanicisticamente sulle varie parti del mondo biologico come se fossero organizzate finalisticamente. Dire che il cavallo ha gli zoccoli per camminare su terreni impervi e ha quattro gambe per correre più velocemente deve essere il punto di riferimento ideale per indagare correttamente quale processo meccanicistico ha fatto sì che il cavallo avesse gli zoccoli e quattro gambe. Del resto, quando pensiamo all'evoluzione dei viventi, la pensiamo sempre in termini finalistici (l'organismo si adatta a...), pur sapendo che le cose sono andate meccanicisticamente (c'è stato un errore genetico e gli individui che ne sono stati caratterizzati sono sopravvissuti, gli altri no). Guardiamo cioè ad un quadro generale di stampo finalistico per spiegare uno ad uno fatti meccanicistici.
IL KANT PENSIERO > 1° parte
http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Kant.html#ragionpura
Kant nacque a Konigsberg, nella Prussia Orientale. I genitori erano borghesi di origine scozzese, devoti pietisti. Studiò al Collegium Fredencianum, dove ricevette una educazione rigidamente religiosa. Successivamente, all'università di Konigsberg, studiò filosofia, fisica e matematica, interessandosi ai metodi e alla fisica di Newton.
Dopo la morte del padre e i conseguenti problemi economici della famiglia, si fece precettore presso alcune nobili famiglie della città abbandonando temporaneamente gli studi. Nel 1770 divenne professore ordinario di logica e ontologia, sempre nella sua città natale, che non abbandonerà più (tra le sue varie opere vi sono anche trattati sulla Cina e sul movimento della tettonica a zolle causa dei terremoti). Avendo deciso di dedicare la sua vita allo studio e all'insegnamento, rimase celibe tutta la vita, mentre negli ultimi anni venne colpito da una serie di disturbi cerebrali che gli impedirono di scrivere. Opere principali: Storia naturale e universale (1755); L'unico argomento possibile per una dimostrazione dell'esistenza di Dio (1763); Critica alla ragione pura (1781); metafisica dei costumi (1787); Critica della ragione pratica (1788); Critica del giudizio (1790); Per la pace perpetua (1795).
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Premessa: il tribunale della ragione

Lo studio di Kant attorno ai limiti della conoscenza vuole essere un vero e proprio tribunale della ragione, dove la ragione processa se stessa, in modo da vigilare sull'innata tendenza umana a travalicarne i limiti (il razionalismo, ovvero la tendenza a costruire verità metafisiche per mezzo del solo pensiero razionale, senza riscontro nella realtà concreta). Se la ragione umana ha spesso travalicato i limiti dell'esperienza generalizzando e forzando impropriamente alcuni casi specifici in modo da affermare verità indimostrabili, per Kant è bene vigilare su queste tendenze razionaliste in modo da negare ogni metafisica e dedicarsi invece alla ricerca delle reali possibilità del conoscibile. La ragione sottopone a giudizio se stessa in modo da definire le sue capacità di giudizio attorno alle cose, i suoi limiti e i modi in cui può esprimere giudizi attorno alla realtà. "E' necessario un richiamo alla ragione affinché assuma nuovamente il più arduo dei suoi compiti, cioè la conoscenza di sé, e istituisca un tribunale che la tuteli nelle sue giuste pretese, ma tolga di mezzo quelle prive di fondamento, non già arbitrariamente, ma in base alle sue leggi eterne e immutabili; e questo tribunale altro non è se non la critica della ragion pura stessa. Con questa espressione non intendo alludere a una critica dei libri e dei sistemi, ma alla critica della facoltà della ragione in generale". (Critica della ragion pura).
***
CRITICA DELLA RAGION PURA

La ragione e i suoi limiti
Con il termine "critica della ragione pura" Kant intende porre una critica (un giudizio, un'analisi delle capacità) della ragione "pura", ovvero la ragione scremata da qualsiasi elemento empirico "accidentale", la ragione in sé stessa, per come si struttura e come permette di considerare la realtà secondo modalità necessarie e universali (i modi aprioristici della conoscenza).

1. La cosa in sé

Il nucleo centrale della filosofia di Kant è l'affermazione che il contenuto della conoscenza umana non può corrispondere alle cose come sono in se stesse. Il contenuto della coscienza non permette di conoscere le cose in modo che corrispondano alla realtà, poiché la coscienza opera sulla realtà un processo di mediazione e tale mediazione impedisce necessariamente l'accesso alla fonte autentica della realtà. La mente, in sostanza, opera sulla realtà in sé una serie di interpretazioni secondo le proprie caratteristiche, una serie di interpretazioni che si pongono nel momento stesso in cui ci si accinge a pensare. Tali interpretazioni impediscono di fatto di attingere alla reale conoscenza della realtà. In questi casi è solito fare l'esempio degli occhiali. La mente umana è come un paio di occhiali colorati che l'uomo non può togliersi. La mente è necessariamente un modo specifico di percepire la realtà, non ha la qualità di percepire le cose per come sono realmente, poiché i processi mentali filtrano la realtà attraverso i loro meccanismi peculiari. Se la mente fosse un paio di occhiali colorati, l'uomo non potrebbe che guardare la realtà attraverso il colore dominante di quelle lenti. La mente umana è dunque una lente: essa deforma e legge la realtà attraverso le sue specifiche caratteristiche. La realtà inconoscibile è chiamata da Kant "cosa in sé", La quale risulta pensata dalla mente come "noumeno", ovvero, "oggetto del pensiero", poiché la cosa in sé viene pensata ma non può essere "vista" dalla mente per come si presenta (la cosa in sé è come un oggetto mai visto contenuto in una scatola, il noumeno è il pensiero dell'oggetto che tuttavia non può essere visto). Da questo si evince che la realtà che l'uomo percepisce attraverso la mente è un fenomeno ("ciò che appare") sotto il quale esiste un'ulteriore realtà, chiusa in sé e alla conoscenza. Quella di Kant è una critica radicale al concetto di metafisica. Se essa è il tentativo di conoscere la realtà autentica delle cose attraverso la razionalità espressa dalla coscienza, per Kant, come si è visto, non si può conoscere la realtà autentica delle cose (la cosa in sé) attraverso la razionalità, ma si può solamente venire a contatto con il fenomeno sensibile costituito dal mondo. Come può affermare Kant che esiste necessariamente una cosa in sé che tuttavia rimane inaccessibile, nella forma, al pensiero? La prova dell'esistenza in sé delle cose viene necessariamente dal fatto che se il contenuto della coscienza è fenomeno e apparenza della realtà autentica, deve per forza di cose esistere una realtà alla quale questa interpretazione venga riferita, altrimenti si giungerebbe al paradosso di una apparenza che non ha alle sue spalle alcuna realtà.

2. Conoscenza a priori e conoscenza a posteriori

L'affermazione che la coscienza umana non può accedere alla realtà in sé, la quale rimane inconoscibile e inaccessibile alla conoscenza, comporta la ridefinizione del concetto di conoscenza universale e necessaria, ovvero quel tipo di conoscenza che è vera indipendentemente dalle diverse opinioni (la conoscenza che si usa definire con il termine greco "episteme", ovvero conoscenza che sta "al di sopra" delle opinioni).

Per Kant la conoscenza universale e necessaria, ovvero la conoscenza che si pone al di sopra delle opinioni soggettive è la conoscenza a priori. Si vedrà in seguito come il termine "soggettivo" presenti una complessità maggiore del comune nell'ambito del sistema filosofico di Kant, tuttavia rimane il fatto che la conoscenza a priori è per Kant la conoscenza necessaria della realtà.

Se la mente umana e il suo contenuto non possono che venire a contatto con il fenomeno, è anche vero che la mente umana interpreta la realtà in sé sempre allo stesso modo secondo le sue proprie caratteristiche. Queste caratteristiche peculiari che rappresentano i modi in cui la realtà in sé viene interpretata dalla coscienza sono un tipo di conoscenza a-priori, ovvero un tipo di conoscenza che è vera indipendentemente dal contenuto dell'esperienza. La conoscenza a-priori è dunque il modo sempre identico secondo il quale la mente interpreta la realtà (la nostra mente percepisce alcuni aspetti della realtà sempre in un certo modo e mai in un altro. La nostra mente, ad esempio, percepisce sempre il fluire del tempo e l'estensione dello spazio, i quali sono intuizioni, o conoscenze, a-priori).

La conoscenza a posteriori, per contro, è quel tipo di conoscenza che può mutare secondo il mutare dell'esperienza empirica di fatto. Se la conoscenza di un oggetto implica a priori che tale oggetto possegga una certa forma, la conoscenza a posteriori indica quale è la sua forma concreta. La conoscenza a posteriori viene quindi dopo l'intuizione a priori dell'oggetto ed è quel tipo di conoscenza che si fonda sul confronto con le esperienze empiriche passate, che non può esistere senza questo confronto. La conoscenza a posteriori è la conoscenza empirica delle cose, la quale muta con il mutare degli accadimenti.

Kant distingue quindi:

I giudizi analitici a priori. Si dicono analitici i giudizi in cui il predicato è già contenuto nel soggetto (es. tutti i corpi sono estesi). Per sapere se i corpi sono estesi non occorre infatti uscire dal concetto stesso di corpo (e non occorre appoggiarsi a fatti empirici ma solo ai concetti presenti alla mente), in quanto è in questo concetto (il concetto di corpo) che è implicito il concetto di estensione. I giudizi analitici sono a priori in quanto nessun fatto empirico può smentirli.

I giudizi sintetici a posteriori. Sono sintetici quei giudizi in cui il predicato non è contenuto nel soggetto, quei giudizi per cui è necessaria avere una certa esperienza dei fatti per affermare che accadono in quel certo modo. E' sintetico il giudizio "tutti i corpi cadono verso il basso" poiché il concetto di gravità non è già implicito nel concetto di corpo, ma è un dato derivato dall'esperienza. Sono a posteriori poiché implicano considerazioni necessitate di un’esperienza antecedente che la possa confermare, sono sintetici in quanto derivano da un insieme di dati empirici opportunamente raccolti.

I giudizi sintetici a priori. Tali giudizi sono limitati al campo applicativo della matematica e della fisica. I giudizi della matematica sono a priori in quanto "portano con sé quella necessità che non può mai essere tratta dall’esperienza" e poi sono al contempo sintetici in quanto esprimono le relazioni permanenti tra i diversi oggetti dell'esperienza. I giudizi sintetici a priori sono tali perché esprimono le leggi immutabili dell'esperienza (e se sono immutabili sono a priori, ovvero universali e necessarie).

3. La rivoluzione copernicana del pensiero

Secondo quanto Kant stesso afferma, egli è protagonista di una vera e propria rivoluzione copernicana del pensiero. L'uomo ha sempre pensato di dover conformare e adattare la sua mente alla percezione degli oggetti (la mente era passiva, l'oggetto attivo), mentre occorre ribaltare la questione e pensare che sono gli oggetti, ovvero la percezione che abbiamo di essi e della materia, a doversi adattare agli schemi aprioristici della mente umana (la mente è attiva, l'oggetto passivo). L'oggetto diventa il frutto di un'attività mentale, l'uomo non è una "spugna" che assorbe passivamente il contenuto della realtà, non è una tabula rasa, l'uomo e le sue strutture mentali intervengono attivamente a creare l'immagine degli oggetti.

Similmente a Copernico, che suggerì di ribaltare le teorie della centralità della Terra a favore dell'eliocentrismo, Kant suggerisce di ripensare il rapporto che sussiste tra mente e realtà esterna alla mente: non sono gli oggetti a produrre un certo effetto nella mente passiva, ma è la mente attiva a produrre gli oggetti, i quali sono passivi in relazione a tale produzione mentale che li determina. Il soggetto produce l'oggetto, benché il soggetto, in questo caso, non è un'entità meramente psicologica, bensì la modalità necessaria stessa della mente di ciascun individuo (la conoscenza a priori è un modo di produrre una certa forma della realtà, che non è la cosa in sé, la quale rimane inevitabilmente nascosta dietro a questa produzione).

4. Le categorie

Dunque, l'’indagine sul come noi conosciamo le cose non può non tenere conto del carattere aprioristico proprio del nostro modo di conoscere: in particolare la nostra coscienza si accosta necessariamente alla realtà attraverso le intuizioni a priori. Esse sono la forma di conoscenza propria ed esclusiva della sensibilità, gli oggetti che risultano da tali intuizioni sono i fenomeni. Le categorie sono dunque la conoscenza a priori dei fenomeni, il modo in cui i fenomeni si manifestano in modo universale e necessario nella coscienza. Intuizioni a priori sono: lo Spazio (forma a priori dell’intuizione); il Tempo: forma per la quale il soggetto si rende conto del divenire di sé e del mondo. Il tempo è condizione formale a priori non solo dei fenomeni interni, ma di tutti i fenomeni, al tempo è subordinato anche lo spazio. In particolar modo, l'intelletto ordina diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune, ovvero le categorie: esse sono le forme del giudizio che la coscienza opera sulla realtà, ovvero le forme in cui il giudizio dell'intelletto sulla realtà si esplica indipendentemente dal suo contenuto empirico (ovvero, il modo sempre uguale a se stesso, attraverso il quale la mente produce i fenomeni).IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Kant1zz7


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Messaggio Da INFERNO Mar 28 Ott 2008, 01:35

IL KANT PENSIERO > 2° parte
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LA PERCEZIONE KANTIANA (non comprende le capacità extra-sensoriali come straordinarietà, ma lui essendo stato molto pragmatico anche se a corrente alterna in quanto pure creativo, non è da escludere che se esse fossero di dominio pubblico e di diffusa quanto di riconosciuta dotazione standardizzata nel genere umano, allora plausibilmente le avrebbe comprese - comunque nel campo "modalità/problematico", tiene sempre aperta la porta della possibilità/impossibilità fino a prova contraria): Quello che segue è il link dello schema kantiano delle categorie, le modalità aprioristiche e immutabili della percezione:
http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Kant.html#ragionpura

5. Le antinomie kantiane

"La parola antinomia significa propriamente < conflitto di leggi > (Quintiliano), ma fu estesa da Kant a indicare il conflitto in cui la ragione viene a trovarsi con se stessa in virtù dei suoi stessi procedimenti." (Nicola Abbagnano, Dizionario di Filosofia). Le antinomie sono verità opposte che sono raggiungibili logicamente e in modo ineccepibile del tutto autonomamente e indipendentemente dalle ragioni dell'altra, esse sono quelle opinioni che si possono dimostrare, sia positivamente che negativamente, e che in sé non sono confutabili, solamente perché fanno riferimento, come fondamento, a un presupposto inconoscibile: la vera natura del mondo. Non potendo conoscere la vera natura del mondo (la cosa in sé), la ragione non può dimostrare e provare certamente e in modo perentorio nessuna delle quattro antinomie che seguono:

1° antinomia. Tesi: il mondo ha un inizio nel tempo e, nello spazio, è chiuso dentro limiti. Antitesi: Il mondo è infinito sia nel tempo che nello spazio (secondo la categoria della qualità);

2° antinomia. Tesi: ciascuna cosa è composta da parti semplici che costituiscono altre cose composte da parti semplici. Antitesi: non esiste nulla di semplice, ogni cosa è complessa (secondo la categoria della quantità);

3° antinomia. Tesi: oltre la causalità esiste anche la possibilità che ogni cosa sia prodotta dalla libertà del caso. Antitesi: esiste solo la causalità secondo le leggi strettamente causali della natura (secondo la categoria della relazione);

4° antinomia: Tesi: esiste un essere necessario che è causa del mondo. Antitesi: non esiste alcun essere necessario, ne nel mondo ne fuori dal mondo che sia causa di esso (secondo la categoria della modalità). IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Kant1zz7

CRITICA DELLA RAGION PRATICA

1. L'imperativo categorico

Oltre alla ragione pura vi è una ragione pratica (l'etica e la ragione propria che guida le azioni umane nella vita quotidiana). Una volta negata la possibilità di una comunione universale, di un "mondus intelligibilis" (Kant non può che distinguere, secondo l'analisi eseguita sulla ragion pratica, il mondo in fenomeno e cosa in sé), viene introdotta l’ipotesi di un’unità morale.

La morale che propone Kant è uno studio sul giusto agire degli uomini che non prescinde dalle regole dettate dalla ragione: l'etica, per essere giusta, deve seguire i percorsi della ragione.

La ragione pratica è "tutto ciò che è possibile per mezzo della libertà" umana. Per libertà umana si intende la libertà di arbitrio tipica dell'essere umano. Pratica è quella conoscenza che non ha in sé nulla di assoluto in quanto collegata alle singole circostanze della vita (la morale, l'etica, l'interpretazione delle azioni degli individui).

In particolar modo Kant introduce il concetto di imperativo categorico: un comportamento è da considerare morale in modo categorico (cioè senza possibilità di smentita) quando è universalizzabile, giusto in ogni momento e in ogni situazione umana. Questo comportamento diventa allora vincolante per la morale di tutti gli uomini, una sua mancata applicazione significherebbe agire in modo immorale. L'idea è che l'uomo possa farsi guidare dalla ragione non solamente nel campo delle scienze ma anche nel campo della pratica morale, dell'etica. In particolare l'imperativo categorico che deve guidare l'uomo come necessità volontaria non è una costrizione ma un aderire ad una legge razionale che l'uomo stesso ha formulato per mezzo della propria ragione.

Esempi piuttosto semplificati di imperativi categorici sono l'obbligo di volere la pace (la guerra come principio etico universale porterebbe solo alla distruzione di ogni cosa), o l'imperativo di tendere sempre allo sviluppo del proprio talento (una società che permettesse agli uomini di abbandonarsi al solo ozio subirebbe un naturale regresso).

2. Dio è un atto di fede

Come si pone Kant di fronte all'esistenza di Dio? In conseguenza del dualismo fenomeno/cosa in sé, Dio è di fatto "cosa in sé". Dio non è dimostrabile ne indimostrabile, Egli è semplicemente al di là delle possibilità conoscitive umane. Non si manifesta a noi come fenomeno sensibile, se esiste, esiste come entità a sé, e quindi "relegato" al mondo oltre-sensibile, inconoscibile ai sensi.

Per Kant, Dio rientra nella categoria dei postulati della ragione pratica: il primo postulato è l'esistenza di Dio, il secondo è l'anima immortale, il terzo la libertà di scelta. Questi postulati sono atti di fede, verità indimostrate. Kant, accertato che la ragione umana non può provare l'esistenza di Dio con i soli sensi materiali, riconduce Dio e la religione ad una verità del cuore, ad una necessità morale (conviene credere in Dio per utilità morale).

Da tenere presente che Kant, soffermandosi sull'argomento ontologico di Sant'Anselmo, per cui Dio esiste in quanto essere perfetto, afferma che quella del Santo non è altro che un'idea, la quale non deve avere per forza una sua valenza reale. Se ogni idea avesse il carattere dell'esistenza, anche il solo pensare l'esistenza di una manciata di monete o di qualsiasi altro oggetto di fantasia li farebbe esistere nella realtà, questa l'esempio che Kant usa per confutare la prova ontologica. Da notare infatti come il procedimento di Anselmo porti a verità che trovano un loro valore nel mondo oltre-sensibile, metafisico. Ecco dunque che Kant non può di certo affermare che la prova ontologica di Anselmo fondi le sue conclusioni su realtà dimostrabili.

Secondo Kant, dunque, non si può provare l'esistenza di Dio, e in particolare:

1. Indimostrabilità della prova ontologica: Dio non è dimostrabile ontologicamente perché il suo essere è chiuso alla conoscenza umana in quanto cosa in sé (Dio è pensato in quanto noumeno);

2. Indimostrabilità della prova cosmologica: nel dire Dio è “ex contingentia mundi”, cioè è privo di causalità che è causa prima di tutte le cose, si fa un uso improprio del concetto di causa, apportandolo ad una dimensione fuori dal contingente, inoltre anche se si arrivasse ad una causa prima perché questa esista ci sarà bisogno della prova ontologica già confutata in precedenza;

3. Indimostrabilità della prova fisico-teologica: Questa prova ha validità solo nell’ambito pratico, e lì non c’è prova dell’esistenza di Dio, in quanto il fenomeno è altro rispetto alla cosa in sé.

Come si può notare, quindi, nemmeno il concetto di Dio resiste alla critica della ragion pura, la quale si rispecchia nel giudizio etico della ragion pratica. Ecco perché occorre credere in Dio per utilità morale: ammettere l'esistenza di un Dio che guida il mondo (anche se non raggiungibile attraverso il mondo), permette comunque di fondare la società su principi etici giusti e rispettosi della morale.

3. Per la pace perpetua

Kant afferma che la pace va perseguita a tutti i costi come imperativo categorico. Non si tratta quindi di discutere se la pace sia più o meno perseguibile nella realtà, si tratta di agire volontariamente per il suo raggiungimento. La politica deve quindi incontrare la morale, deve mettere in atto tutto ciò che è possibile per permettere una pace perpetua a livello planetario.

E' vero che l'aggressività è un elemento fondamentale della psicologia umana, è anche vero che la pace è una priorità morale. La pace sostanzialmente potrebbe essere un'utopia, o comunque una cosa molto al di là di venire, ma questo non deve comunque permettere di arrendersi all'evidenza della guerra (atto contro ragione), bensì rinnovare l'impegno per evitarla.

Per permettere una pace planetaria è allora necessaria una costituzione repubblicana mondiale, un super organismo parlamentare (una sorta di anticipazione delle Nazioni Unite) che agisca da arbitro sulle controversie tra le nazioni in modo da evitare lo scontro bellico. Nessuna guerra civile o mondiale sarebbe possibile se tutti gli Stati si fondassero sull'ideale repubblicano della salvaguardia delle libertà individuali, della rappresentanza parlamentare, della divisione dei poteri.
Kant afferma dunque che è il cittadino che deve decidere circa il proprio destino; in uno stato dispotico, dove il sovrano è arbitrariamente proprietario dello Stato, "la guerra non toccherà minimamente i suoi banchetti, le sue battute di caccia, i suoi castelli in campagna." (Per la pace perpetua).IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Kant1zz7

Conclusione di Inferno:
In opposizione a quanto detto, si rammenta però, che il presupposto della metafisica è la ricerca sui limiti e sulle possibilità di un sapere che non può derivare in modo diretto dall'esperienza sensibile. I cinque sensi, infatti, si limitano a recepire passivamente le impressioni derivanti dai fenomeni naturali, e non sono in grado di fornire una legge in grado di descriverli, non sono in grado cioè di coglierne l'essenza. Oggetto della metafisica, in questo senso, è il tentativo di trovare e formulare la struttura universale e oggettiva che si ipotizza essere nascosta dietro l'apparenza dei fenomeni. In questo senso, sorge l'interrogativo se una tale struttura, ammessa come ipotesi, si celi nell'ente in quanto tale, o piuttosto nella nostra coscienza, sotto forma di idee innate che determinino il nostro modo di pensare, il nostro modo di conoscere e la realtà stessa che crediamo di vivere liberamente e quindi che influenzino moralmente il nostro agire (vedasi il concetto primario di guerra o pace per la sopravvivenza)
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Messaggio Da ROMPINA Mar 28 Ott 2008, 10:08

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 T_grazie_887

... PER TUTTI GLI SPUNTI RIFLESSIVI CHE CI OFFRI E PER CONDIVIDERE CON NOI IL TUO IMMENSO SAPERE.

UN SOFFICE INCHINO AMMIRATO

ROMPINA
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Messaggio Da INFERNO Gio 30 Ott 2008, 00:23

NUOVI SCENARI A CURA DELL'ARCHEOLOGO PINCHERLE
La torre misteriosa nascosta dalla piramide
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Fotografia20831vu5sn7
http://fantpolitik.blogspot.com/2007/12/la-piramide-di-cheope.html
Ha effettuato studi classici presso il liceo Galvani di Bologna. Laureatosi in ingegneria nel 1942, è stato preside di scuola media e di istituti professionali. Di origine ebraica, decise di ricevere il battesimo solo con la maggiore età. La sua è una famiglia di tradizione universitaria: suo padre Maurizio fu professore di clinica pediatrica dell'Università di Bologna; suo nonno Salvatore fu uno dei fondatori della matematica moderna; suo fratello Leo, professore di fisica nelle Università di Padova e di Londra, allievo e collaboratore di Enrico Fermi. http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Fermi È inoltre cugino di Alberto Moravia, http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Moravia al secolo Alberto Pincherle. Divenne partigiano nel 1943 combattendo sui monti delle Marche. Appassionato di egittologia, ha collaborato con Zahi Hawass http://it.wikipedia.org/wiki/Zahi_Hawass in diverse ricerche all'interno della piramide di Cheope e nella piana di Giza, http://www.angelsofmars.it/pyram/gizafaces.html legando il suo nome a scoperte relative alle tecniche di costruzione delle piramidi ed alla torre di Osiride (c.d. Zed). http://www.stradanove.net/news/testi/novita-01a/nmrx2205010.html Ha composto alcuni testi poetici, concorrendo al premio Nobel per la letteratura nel 1997; si è occupato di parapsicologia e filosofia indagando su presunti poteri latenti extrasensoriali e paranormali dell'uomo, studiando i 22 archetipi descritti da Platone http://www.filosofico.net/schema.html e riscoprendone il funzionamento. La sua poliedrica personalità lo ha portato anche ad ottenere alcuni brevetti, come ad esempio quello relativo alla riproduzione dell’antico metodo di granulazione dell’oro. Ha eseguito in Rai una pubblica sperimentazione degli specchi ustori di Archimede http://it.wikipedia.org/wiki/Archimede http://it.wikipedia.org/wiki/Specchi_ustori Uno studio da lui compiuto riguarda alcune sculture di Michelangelo, http://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Buonarroti due delle quali furono state erroneamente attribuite ad altri scultori: a seguito di questo suo studio, le statue di San Procolo nella basilica di San Domenico e un'altra scultura simile al David conservata nella basilica di San Petronio a Bologna, sono state attribuite ufficialmente al Buonarroti. Pincherle ha " ritradotto" dai testi antichi i libri di Enoch, http://it.wikipedia.org/wiki/Libro_di_Enoch il libro dei fondamenti Sef-isirè, la preghiera cristiana del Padre Nostro che a suo dire cela alcuni errori di traduzione (es. nella lingua aramaica non esisteva l'imperativo). Le sue tesi sono ora al vaglio della Santa Sede. Ha inoltre scritto numerosi altri libri, soprattutto di tema archeologico e biblico tra i quali "Il Vangelo della Gioia", commento al vangelo di San Tommaso rimasto sotterratto e rinvenuto in una brocca tra i Codici di Nag Hammadi in Egitto nel 1945, da lui ritradotto e considerato apocrifo dal Vaticano. È anche autore di alcuni DVD video e cd sugli stessi argomenti. Ultimamente il suo nome è tornato alla ribalta per la trasmissione Rai Voyager - ai confini della conoscenza di Roberto Giacobbo, che ha parlato delle sue ricerche sullo Zed e la Grande Piramide (ad un esperimento sul posto ha partecipato il figlio Maurizio, che è medico).

http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Pincherle Mario Pincherle (Bologna, 9 luglio 1919) è un ingegnere italiano, noto principalmente per la sua attività archeologica, specializzata in controverse ricerche su aspetti ritenuti trascurati dalla scienza ufficiale e riporta alcune testimonianze di altri archeologi sul potere rinnovativo delle piramidi ed in particolare sulla piramide di Cheope. http://it.wikipedia.org/wiki/Piramide_di_Cheope Per Pincherle nella piramide sarebbe contenuta una torre rovesciatrice del tempo. Accenna per esempio alle lamette che ritrovano il filo della lama se lasciate per 24 ore nelle stanze interne della Piramide. La forma piramidale nel caso della piramide di Cheope svolge solamente una funzione protettiva. Ciò che permette il rovesciamento del tempo e quindi il conseguente ringiovanimento di alcuni materiali posti all' interno della camera del Re è lo Zed, e più precisamente il materiale con cui lo Zed è fatto. http://www.tecnologos.it/Articoli/articoli/numero_001/art_cheope/CHEOPE.asp Uno Zed di legno non funziona, uno Zed di ferro non funziona, uno zed di quarzo o di granito funziona > non sarebbe dunque la forma piramidale a permettere il rovesciamento del tempo, ma il materiale con cui lo Zed è fatto. Viene effettuato un esperimento con due bilance. Lo scopo è verificare se gli oggetti, posti all’interno della piramide, perdono l’1% del proprio peso così come dicono alcune teorie. L’esperimento, all’interno della Camera del RE, provoca solo uno scarto minimo, molto lontano dal presunto 1%. Infine la testimonianza di un archeologo italiano, che però preferisce mantenere l’anonimato, vista la particolarità dell’esperienza. Il testimone ricorda la sua esperienza all’interno della piramide: “Era il 1988, alle 9, con una amica, ci recammo all’interno della Camera del Re. Non c’erano turisti. Solo noi due. Eravamo molto stanchi. Improvvisamente vidi una specie di luce, bianco azzurrognola, molto intensa. Istintivamente mi appoggiai alla parete e mi rilassai per un attimo. Poi chiamai la mia amica, controllammo gli orologi, e decidemmo di uscire perché era già passato qualche minuto. All’esterno incontrammo un guardiano che si lamentò del fatto che eravamo rimasti all’interno della piramide per 3 ore. Secondo i nostri orologi erano passati solo 10 minuti. Razionalmente non posso dare spiegazioni, a livello intuitivo dico che si è trattato di un blocco del tempo. > ecco lo zed: http://www.google.it/imgres?imgurl=https://2img.net/r/ihimizer/img520/2581/piramidecheopeqa21sh9.jpg&imgrefurl=http://djmysterio1990.spaces.live.com/blog/cns fonte: Voyager IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Zed3nx6IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Zed6tw1


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Messaggio Da INFERNO Gio 30 Ott 2008, 00:52

DA MISTERO A MISTERO
Un grande imbroglio o un rovinoso futuro ???
http://www.google.it/imgres?imgurl=https://2img.net/r/ihimizer/img520/2581/piramidecheopeqa21sh9.jpg&imgrefurl=http://djmysterio1990.spaces.live.com/blog/cns
John Titor http://it.wikipedia.org/wiki/John_Titor è il nickname di un personaggio apparso su un forum in Internet fra il 2000 e il 2001, dichiarando di essere un viaggiatore nel tempo proveniente dall'anno 2036.

Egli avrebbe rivelato fatti e avvenimenti che sarebbero accaduti fra la sua nascita e la sua partenza verso il passato. Il suo passaggio sul web ha alimentato forti discussioni sul suo conto e sul futuro dell'umanità.

Titor ha affermato di essere un soldato reclutato per un progetto di viaggio nel tempo. Fu inviato nel passato (e precisamente nel 1975) per recuperare un esemplare del computer IBM 5100, che conterrebbe la soluzione per risolvere un bug di UNIX. Pare che questo bug sia relativo ad un difetto conosciuto già oggi: le macchine con architettura a 32 bit e un sistema UNIX, infatti, potrebbero funzionare solo fino al 2038, visto che il 19 gennaio 2038 la variabile usata nei sistemi Unix per rappresentare la data supererà i 32 bit di lunghezza (overflow). Titor, tuttavia, ha rigettato l'ipotesi, sostenendo che il computer serviva per tradurre i linguaggi dei sistemi IBM con UNIX.

Il sedicente viaggiatore nel tempo, avrebbe anche affermato di avere visitato la propria famiglia nel 2000, e di aver visto se stesso da bambino.

Titor aprì una discussione su un forum, in apparenza per verificare le reazioni della gente. Il suo primo post porta la data del 2 novembre 2000 ed il nome usato inizialmente è Timetravel_0, poi mutato in John Titor. È perciò possibile che "John Titor" sia uno pseudonimo, forse derivato da Timetravel_0, più la lettera r (finale di TimeTraveller). "Titor" potrebbe essere anche la versione abbreviata di un cognome ucraino, Titorenko, che è il nome da nubile di Raisa Gorbaciova.

Titor era felice di ingaggiare una discussione domanda-risposta durante il suo soggiorno. Molti trovano che l'aspetto provocante della storia di Titor sia nel fatto che essa è accompagnata da ben descritte teorie sul viaggio nel tempo, insieme alle domande sull'impatto filosofico che ha avuto l'invenzione della macchina del tempo nella sua società. La teoria riportata da Titor era supportata da diverse prove, e anche da schemi e fotografie della sua "macchina", oltre che da una foto che mostra un raggio laser curvato dallo spostamento temporale al di fuori della "distanza verticale di sicurezza" del veicolo. Alcuni scettici ritengono che si tratti di una foto contraffatta. Essi affermano, inoltre, che una gravità di quel tipo, capace di piegare il laser sarebbe istantaneamente assorbita dalla materia circostante, e nell'auto in questione, il raggio sarebbe piegato attraverso la porta del lato del passeggero e passato attraverso la finestra (a differenza di quanto si vedrebbe nella foto).

Titor ha affermato che la sua macchina "C204" fu creata dalla General Electric. Pare che Titor l'abbia trasportata su un'automobile normale (una Chevrolet Corvette convertibile del 1966). Ha sostenuto che l'opinione pubblica della sua epoca è completamente informata della possibilità di viaggiare nel tempo, anche se gli scettici più estremi non ancora ci credono.

Il 24 marzo 2001 Titor annunciò che sarebbe ritornato nel proprio tempo, e non è più tornato su Internet. Secondo la madre di Titor (che si sarebbe presentata sul forum dopo la scomparsa del figlio), esisterebbe un video della sua macchina del tempo mentre scompare, ma questo non è stato rilasciato pubblicamente o visionato da parti neutrali. Titor ha affermato d'essersi spostato su un "Chevy Truck" per il suo ritorno al futuro. Le prove fotografiche mostrano che questo veicolo era una Chevrolet Suburban 4x4, che Titor ha preso durante il suo soggiorno presso i genitori. IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 5 Tintorsb6 Le profezie di Titor: http://www.cosenascoste.com/John-Titor/ Titor spiega che non vi sia alcun presunto paradosso: La prima obiezione che può venire in mente, parlando di viaggi nel tempo, è una cosa di questo tipo: “Ma se io viaggio indietro nel tempo ed uccido mio padre prima che mi concepisca, io sparisco all'istante?” E' una delle domande che più frequentemente sono state poste a John Titor. La risposta è stata sempre la stessa: no. Titor, infatti, spiega come questo non sia possibile tirando in ballo le worldlines, parola che potremmo tradurre con “linee temporali”, o, più letteralmente, “linee di realtà”. Titor ci spiega che l'evolversi della realtà è determinato dalle scelte. Facciamo un esempio: per salire a casa mia al quinto piano ho due scelte: fare le scale o prendere l'ascensore. La prima scelta, un particolare giorno della mia vita, mi fa arrivare sano e salvo; la seconda causa la mia morte, perché, quel giorno, l'ascensore ha un malfunzionamento, precipita e si schianta al suolo. A seconda della scelta da me compiuta a questo bivio, io continuo a vivere o no. La mia scelta ha determinato una biforcazione, che ha generato due worldlines, due realtà temporali differenti: una in cui sono ancora vivo, una in cui sono morto. E', questo, un discorso che molto assomiglia a quello degli universi paralleli. Il viaggio nel tempo, spiega Titor, soprattutto quello a ritroso, non può determinare cambiamenti nella linea del tempo del viaggiatore, qualunque cosa faccia, in quanto essa è ormai fissata e stabilita, determinata da scelte già compiute. Questo spiega anche il perché egli si riveli: la sua realtà ormai è decisa, egli non è tornato indietro nel tempo per cambiare il suo futuro avvertendoci dei fatti a venire in modo che noi possiamo evitarli. Egli non può cambiare il suo presente, ma noi possiamo cambiare il nostro futuro. E' questo il motivo per cui Titor non intende svelare nulla riguardo i fatti inevitabili (terremoti, inondazioni…) che avverranno. Le sue rivelazioni potrebbero far evitare, a chi legge, di andare incontro al proprio destino, magari tragico. E queste ingerenze nel corso del destino non rientrano nel codice deontologico del viaggiatore temporale.
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Fatto sta, che tutte le sue profezie con scadenza predeterminata, non si sono avverate.
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