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IL SOFFIO DELLA VITA

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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 01:01

IL SOFFIO, PUO' ESSERE LEGGERO QUANTO PESANTE > ESSO RAPPRESENTA LA VITA > LA COSA VERAMENTE IMPORTANTE, E' CHE NON DOVRA' MAI TURBINARE, CIOE' PROVOCARE VORTICI IMPETUOSI NEGLI ALTRI > UN ONORATO SALUTO CON UNA DOLCE BREZZA RISPETTOSA
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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 01:31

http://www.freezen.it/Zsf/news.php?nid=19&cid=0
http://www.edizioniocd.it/news.php?nid=375
http://fabrizio-rusconi.it/rotocalcojournal/2007/11/5/il-soffio-della-vita-in-un-participio-presente.html
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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 10:55

http://www.etanali.it/zen.htm

ZEN E PENSIERO ORIENTALE


Non uscendo dalla porta, si conosce il mondo. Non guardando dalla finestra, si scorge la via del cielo. (Lao Tzu)
Mio commento: in pratica, esiste già tutto.
Seguirà sunto dal link con annesse mie umili aggiunte quanto precisazioni sul tema
1° PARTE:

Nel corso della storia si è constatato che la mente dell'uomo è capace di due tipi di conoscenza; la prima modalità è quella razionale, tenuta in grande considerazione dall'occidente; la seconda è quell'intuitiva che, in genere, è esattamente l'opposto, ed è confacente all'atteggiamento orientale. La conoscenza razionale appartiene al campo della scienza e dell'intelletto, la cui funzione è quella di analizzare, discriminare, dividere, confrontare, misurare e ordinare in categorie.

La conoscenza razionale è un sistema di concetti astratti e di simboli; in questo modo si considera l'ambiente naturale come se fosse costituito da parti separate, e si costruisce una mappa intellettuale della realtà, nella quale le cose sono ridotte ai loro contorni.

Il pensiero orientale, e più generalmente il pensiero mistico, forniscono alle teorie della scienza contemporanea un importante e coerente riferimento filosofico: una concezione del mondo, nella quale i due temi fondamentali sono l'unità e l'interdipendenza di tutti i fenomeni, e considera l'uomo come parte integrante di questo sistema. Ciò che interessa ai mistici orientali è la ricerca di una esperienza diretta della realtà, che trascenda non solo il pensiero intellettuale, ma anche la percezione sensoriale. La conoscenza che deriva da un'esperienza di questo tipo viene chiamata dai buddisti "conoscenza assoluta", perché non si basa su discriminazioni, astrazioni, e classificazioni dell'intelletto, le quali sono sempre relative e approssimate. Essa è come dicono i Buddisti, l'esperienza diretta dell'essenza assoluta, indifferenziata, indivisa, indeterminata.

La conoscenza assoluta è, quindi, un'esperienza della realtà totalmente non intellettuale, un'esperienza che nasce da uno stato di coscienza non ordinario, che può essere chiamato uno stato meditativo, o mistico. E' la realtà della vita del Sé, che vive solo così com'è, la nuda esperienza della vita (quel soltanto essere vivo ora). Il Sé non è superficiale: è la pienezza della gioia.

Essere consapevoli del Sé significa essere gioiosi.

"Cosa fa un Buddha sotto l'albero del Bodhi? Non fa nulla. Si limita ad essere". Egli è colmo di un'insondabile gioia, perché ora non rimane nulla da raggiungere. Nel proprio essere si scopre che qualsiasi cosa degna di essere raggiunta esiste già. Il semplice accadere della vita, l'espirare e l'inspirare, il semplice pulsare della vita, è beatitudine. Non ha nulla a cui pensare, non pensa alla famiglia, né pensa al futuro, è semplicemente immerso nella beatitudine - il giusto modo di essere - non vi è passato, né futuro.

Non sta andando da nessuna parte, il cuore batte, il respiro entra ed esce, il sangue circola semplicemente esiste, tutto è vivo e pulsante. Un'energia priva di scopo, che fluisce senza meta, che fluisce ovunque; ma che non va da nessuna parte. Fluisce verso il nulla. L'estasi non è una meta. E', qui e ora, proprio nel movimento; è felice di per sé, proprio nella pulsazione dell'essere vivo.

Lo zen- che ebbe origine in seno al Buddhismo, ma fu fortemente influenzato dal Taoismo - si vanta di essere senza parole, senza spiegazioni, senza istruzioni, senza conoscenza. Esso si concentra quasi interamente sull'esperienza di illuminazione (satori), ed essa non consiste nel fare qualcosa, o nell'ottenere qualcosa; ma, semplicemente, nel riconoscere quello che è sempre esistito di fatto, e s'interessa solo marginalmente di interpretare questa esperienza > TUTTO E' INQUADRABILE COME UN SEMPLICE E SPONTANEO SOFFIO DI VITA E LA VITA STESSA NON E' ALTRO CHE UN SOFFIO DEL POLMONE COSMICO > OCCORRE RESPIRARE CON NATURALEZZA E SINCERITA'.
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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 10:56

http://www.etanali.it/zen.htm
ZEN E PENSIERO ORIENTALE > 2° PARTE:
A causa dell'educazione e del condizionamento ambientale, il funzionamento delle nostre menti è legato a un sistema particolare di logica, formato da concetti, e ogni cosa viene considerata attraverso un sistema di opposti: buono cattivo, bianco o nero, giusto o errato. A causa di questo modo di giudicare non possiamo raggiungere le unità attraverso la molteplicità. Lo scopo dello Zen è quello di andare al di là dei legami della dualità, rinunciare a tutti i concetti creati dall'intelletto e vedere le cose come realmente sono, per mezzo della introspezione intuitiva. Poiché il flusso della mente non può essere fermato mediante uno sforzo egocentrico di volontà, quello che si richiede, momento per momento, è la osservazione continua delle dualità, della tendenza continua del nostro io, delle tendenze che costituiscono i nostri pensieri, i nostri sentimenti, il nostro corpo.

In tutto il misticismo orientale, l'intelletto è visto soltanto come un mezzo per aprire la strada all'esperienza mistica diretta, che i Buddhisti chiamano "risveglio". Lo zen insegna che il risveglio (satori) attraverso la meditazione è al termine della attesa attenzione, che deve essere una vigilanza senza oggetto. Non c'è nulla da attendere, infatti; ciò che succede, succede. Non esistono leggi regole e scopi, né in natura né nei pensieri. Riacquistare la spontaneità della nostra natura originaria, la natura di Budda di tutte le cose, richiede un lungo percorso e costituisce una grande conquista spirituale. Attraverso la meditazione si può fare l'esperienza di sentire la nostra natura originaria.

Il programma basico dello Zen è quello di calmare la mente e il corpo, in un primo tempo, mediante la pratica della meditazione, con lo scopo di arrivare ad una visione interiore. Zazen (meditazione seduta), seduti con le gambe incrociate, la schiena dritta, la respirazione calma, il corpo e lo spirito unificati, senza spirito avido. Girando il proprio sguardo verso l'interno, ciascuno depone naturalmente i limiti dell'egoismo e fa direttamente l'esperienza del risveglio alla sua vera natura. La base della filosofia Zen è il silenzio, è il Ku (il silenzio totale), che è la condizione originaria della natura umana. Praticare aldilà di ogni oggetto è lo zazen più elevato; soltanto sedersi senza scopo. Durante zazen non si pensa; anche se il subconscio si manifesta, si lascia passare, non si ferma il pensiero, non si trattiene. In questo modo la coscienza diventa illimitata, infinita.

E' la coscienza cosmica (la cosmicità è la natura intrinseca della mente). Il metodo Zen, questo tipo di approccio alla realtà, è un metodo prescentifico, o metascentifico, o perfino antiscentifico. In questo modo, lo Zen si immerge nella fonte della creatività e beve ad essa tutta la vita che contiene. Tale fonte è l'inconscio dello Zen. L'inconscio è fuori dall'ambito della ricerca scientifica, l'inconscio si può solo sentire, e
non nel senso comune del termine; pertanto, bisogna imparare a padroneggiare le vie dell'inconscio e la saggezza sconosciuta del Sé. Ciò che esiste nel centro interiore è aldilà di ogni spiegazione. Viceversa la scienza inizia là dove comincia la spiegazione, all'esterno; è una ricerca sulla circonferenza, nell'ambiente dell'uomo. Di solito la consapevolezza scientifica è oggettiva: conosci gli altri, conosci il mondo, conosci le
stelle.

Nel momento, però, in cui la consapevolezza si rivolge all'interno e inizia a conoscere se stessa; in altre parole, nel momento in cui la consapevolezza diventa oggetto della propria conoscenza l'illuminazione fiorisce. D'ora in poi la consapevolezza sarà il padrone e l'inconsapevolezza il servitore. La porta della verità non è, né il centro, né la circonferenza - che sono in realtà due facce di una sola e unica verità, ma uno stato in cui colui che vede e la cosa vista, l'osservatore e la cosa osservata, si uniscono. Solo l'uomo libero da opinioni e da idee preconcette può vedere l'unità e
l'integrità della vita. Scoprire il proprio inconscio non è un atto intellettuale, ma un'esperienza affettiva che non può essere spiegata a parole.

L'intelletto, in ultima analisi, è superficiale; è qualcosa che fluttua alla superficie della coscienza, e la superficie si deve spaccare perché possa raggiungere l'inconscio cosmico; lo spirito logico deve dissolversi progressivamente per consentire al pensiero translogico ed unificatore dello Zen di emergere. Una volta che tale livello sia raggiunto, la comune coscienza viene pervasa dal flusso dell'inconscio; è questo, appunto, il momento in cui lo spirito finito comprende di avere le proprie radici
nell'infinito. La presa immediata e piena sul mondo è proprio la finalità dello Zen, è l'autentico risveglio (farsi consapevoli) che si trova alla radice insieme del pensiero creativo intellettuale, e dell'immediata apprensione intuitiva, equivale al superamento della contaminazione affettiva e della manipolazione cerebrale; equivale alla scomparsa della polarità conscio e inconscio. Significa non avere nulla ed essere.

Il seguace Zen consegue, qui, il suo oggetto, perché è giunto a destinazione; egli è adesso pervenuto nel cuore delle dualità e include in sé tutto ciò che vi è di intellettuale, di affettivo, o creativo in modo indiscriminato, indifferenziato o meglio assoluto. Le sue attività non sono cambiate, ciò che è cambiato è la sua soggettività. La mia esperienza personale della consapevolezza nella vita di tutti i giorni, è quella di
perderla facilmente, continuamente, in ogni momento. Mi capita a volte di perdermi nelle reazioni, o mi isolo da ciò che accade. Ogni giorno, infinite volte perdo la consapevolezza; spesso cado vittima della "tigre della mente". Purtroppo le pressioni, le tensioni e la frenesia della vita non sono certo condizioni ideali per la consapevolezza. Tuttavia non appena riconosco di averla smarrita posso ricominciare d'accapo. Si affaccia, così, un Sé semplice, basato sul respiro, capace di arrendersi
al momento presente. Ecco, quanto voglio sottolineare come esperienza personale; nel momento in cui riconosco di aver smarrito la consapevolezza, l'ho già riconquistata, perché quel riconoscimento stesso è una funzione della consapevolezza. La consapevolezza infatti non è qualcosa di astratto o lontano: per ognuno di noi prende vita nel momento in cui iniziamo, e ogni volta che ricominciamo. Essere consapevoli, svegli, ricordarsi di Sé, osservare, non farsi travolgere dal chiacchiericcio della mente, questo è il potere della consapevolezza, essere attenti e presenti con equilibrio, serenità e comprensione, sia che l'esperienza sia piacevole, spiacevole, o neutra. Restare un semplice testimone indifferente. Quando siamo presenti, osserviamo con la visione meditativa, con un'attenzione profonda e penetrante, caratterizzata dall'assenza di superficialità, e sappiamo incontrare direttamente ciò che accade nel nostro mondo (la nuda realtà), con apertura, sensibilità, lucidità. Quando accendiamo la luce dell'attenzione saggia, possiamo vedere con chiarezza, comprendiamo che non dobbiamo fare neppure un passo in nessuna direzione, per ritrovare il nostro posto dove possiamo essere a nostro agio; è proprio qui, dove ci troviamo ora. Di solito, manchiamo d'intuizione e di una chiara
visione, perché siamo prigionieri dei nostri condizionamenti. La realtà è già presente in noi; ma, per la nostra cecità, essa ci sfugge completamente. In un certo senso sperimentiamo qualcosa di continuo, ma siamo scarsamente in contatto con le nostre esperienze, solo a metà svegli di fronte alla realtà. In questo senso possiamo dire che non sperimentiamo veramente. Per la Gestalt la vera esperienza è terapeutica, o correttiva di per sé; è quel punto al di là delle tecniche, come realtà-consapevolezza-responsabilità. Un momento di veglia, un momento di contatto con la realtà è quello in cui i fantasmi dei nostri sogni a occhi aperti possono venire riconosciuti per quello che sono, è un momento di addestramento all'esperienza, attraverso il quale possiamo imparare, ad esempio, che non c'è nulla da temere, o che la soddisfazione di essere vivi supera la sofferenza o la perdita che avremmo voluto evitare col nostro dormiveglia. Colui che ha sviluppato la stimolazione dall'interno, può ricongiungersi, così, ai suoi sensi ed entrare in contatto con la propria esperienza, ridestandosi e tornando alla realtà nuda della vita che è "il Sé in Sé per Sé", il Sé che fa se stesso in
Sé stesso, qualunque cosa capiti. Questa è la vera dimensione spirituale, quel punto in cui non si è più diretti dall'io, ma da una coscienza non dualista; non c'è più nessuno che pensa: "tu giungi senza alcun concetto di giungere e vedi senza alcun
concetto di vedere". Finche' non avremo superato il dualismo, non conosceremo la libertà definitiva (l'ultima realtà). Realizzare questa profonda comprensione di sé stessi è la fonte della vera saggezza; l'autentica saggezza risiede nell'osservazione e nella conoscenza di se stessi. Il punto di vista della terapia gestaltica, su questo come su altri temi, è che la consapevolezza è abbastanza, tenendo bene a mente la
distinzione tra essere aperti all'esperienza e fabbricare esperienze. Infatti le azioni che derivano dall'esperienza e la esprimono non sono tese a produrre un effetto.

Le azioni che affermano la vita, piuttosto che negarla; che rivelano, piuttosto che nascondere, che esprimono piuttosto che reprimere, sono in un certo senso non azioni. L'azione, infatti, contrariamente alla manipolazione (di se stessi, o degli altri), viene sperimentata come fluente dall'interno, invece che compiuta per andare incontro a modelli estrinseci. Per finire, voglio dire che la consapevolezza è il nostro vero Sé: è ciò che siamo. Perciò, in un certo senso, non c'è bisogno di sviluppare la consapevolezza: basta rendersi conto di come la blocchiamo con pensieri, fantasie, opinioni e giudizi.

Stare semplicemente nell'istante; fare una cosa alla volta e consegnarci totalmente a essa è il modo più efficiente di vivere; è essere semplicemente qui, vivere la nostra vita. "Niente di speciale". La vita è così com'è, il lavoro è così com'è, il mondo è così com'è, e forse, se sappiamo accettarlo così com'è, ci sveglieremo al suo significato.

In ogni situazione, che gli altri ci osservino o no, dovremmo essere consapevoli di ciò che avviene in noi e stare in guardia contro la trascuratezza e la disattenzione. Così, non nuoceremo agli altri. La meta è sviluppare gradualmente la consapevolezza, e attivare quella compassione e gentilezza amorevole che già sono in noi. E questo è alla portata di tutti. IL SOFFIO DELLA VITA Soffio9000ve8IL SOFFIO DELLA VITA Soffio611eq1IL SOFFIO DELLA VITA Soffio9001nj6


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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 12:03

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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 16:55

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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 17:06

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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 17:26

IL SOFFIO DELLA VITA Soffio22ny3 LA PANCHINA ZEN DELLA DISTENSIONE COSMICA
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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 17:35

IL SOFFIO DELLA VITA Soffio23fw6IL SOFFIO DELLA VITA Soffio24zc8IL SOFFIO DELLA VITA Soffio25hb7IL SOFFIO DELLA VITA Soffio26nq2IL SOFFIO DELLA VITA Soffio28zq7



L'ordine perfetto esiste solo accanto al disordine





IL SOFFIO DELLA VITA GARDEN_ZUn maestro Zen chiese a un suo discepolo di pulire il giardino
del monastero.

Il discepolo pulì il giardino e lo lasciò in uno stato impeccabile. Il maestro non rimase soddisfatto.

Lo rispedì a pulire una seconda volta, e poi una terza.

Scoraggiato, il povero discepolo si lamentò:
" Maestro, non c'e piu' nulla da mettere in ordine,
più nulla da pulire in questo giardino! E' già tutto a posto! "

" Tranne una cosa " rispose il maestro.

Scosse un albero e si staccarono delle foglie,
che andarono a cadere per terra.

" Ora il giardino è perfetto " concluse



L'ordine perfetto
esiste solo
accanto al disordine.

L'ordine totale
di un giardino
uccide il giardino
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Messaggio Da INFERNO Dom 06 Lug 2008, 18:31

SUONI VIBRANTI
https://www.youtube.com/watch?v=mnHJqZ5AqIA&NR=1
https://www.youtube.com/watch?v=CR3dM-GlZK8&feature=related
https://www.youtube.com/watch?v=utA9yENx-QA&feature=related
https://www.youtube.com/watch?v=AQ0_VrrRXBA&feature=related
https://www.youtube.com/watch?v=jLYbVrLyNgs&feature=related
https://www.youtube.com/watch?v=KlTzp0fYyx4&feature=related
https://www.youtube.com/watch?v=43yvlrNl3Xc&NR=1
https://www.youtube.com/watch?v=FBGpyXF5pl8&feature=related
https://www.youtube.com/watch?v=27gBOY-QATc&feature=related
flower flower flower flower flower flower flower flower flower flower flower flower


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Messaggio Da INFERNO Mer 09 Lug 2008, 22:36

http://www.zenhome.it/tuozen.asp
IL SOFFIO DELLA VITA Soffio30um7 PENSIERI IN LIBERTA'
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Messaggio Da INFERNO Mer 09 Lug 2008, 23:04

http://www.solonewage.it/Libri-maestri-spirituali/Thich-Nhat-Hanh.htm
http://www.komyoji.eu/maestri.htm
IL SOFFIO DELLA VITA Soffio31ew6 PROFILI DI GRANDI MAESTRI


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Messaggio Da INFERNO Mer 09 Lug 2008, 23:23

IL SOFFIO DELLA VITA Soffio32fn9

Tu sei il tuo solo maestro. Chi altro può guidarti?



Diventa padrone di te stesso e scopri il tuo maestro




interno. La padronanza della propria mente,




ribelle, capricciosa e vagabonda, è la via verso la felicità.
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Messaggio Da INFERNO Gio 10 Lug 2008, 23:15

http://esserevita.wordpress.com/2006/12/13/la-meditazione-zen-come-terapia/
http://www.meditare.it/forum/archivio/zen_meditazione_e_onde_cerebrali.htm

In tutti gli stati di calma e riposo assoluto, fatta eccezione per gli
stati di incoscienza dovuti ad attacchi di epilessia, il cervello
emette onde theta o delta. Quando una persona è arrabbiata, irritata o
turbata, il suo cervello emette onde beta, e se la sua arrabbiatura
raggiunge uno stato conflittuale, emette onde gamma. La meditazione Zen
o Zazen permette ad un essere umano di porsi a volontà nello stato
mentale che corrisponde all’emissione di onde alfa. Questo sistema non
è così difficile come si può pensare, e consiste di tre parti
fondamentali : controllo della respirazione, controllo della postura e
controllo della mente. Tutte e tre verranno affrontate nella loro
possibile applicazione nella vita quotidiana.
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Messaggio Da INFERNO Gio 10 Lug 2008, 23:34

http://www.monasterozen.it/infoglueDeliverLiveMonasterozen/ViewPage.action?siteNodeId=90&languageId=4&contentId=-1
http://www.monasterozen.it/infoglueDeliverLiveMonasterozen/ViewPage.action?siteNodeId=85&languageId=4&contentId=-1
IL SOFFIO DELLA VITA Soffio34dm8
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 10:08

IL SOFFIO DELLA VITA Soffio36vb4
http://www.energiaeforma.it/taichi_sito/taichi/home_page_centrale/zen.htm
IL TEMPO
Il tempo viene dilatato e se ne può osservare il trascorrere come
se tutto avvenisse al rallentatore. La calma di cui si dispone, permette
al nostro essere di valutare intuitivamente con tutta tranquillità
ciò che è meglio fare per preservare la nostra incolumità.


Ultima modifica di INFERNO il Gio 24 Lug 2008, 01:35 - modificato 6 volte.
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 10:17

SUBLIMARE GLI OPPOSTI

PER RAGGIUNGERE UN'EQUILIBRIO INTERIORE, OCCORRE COMPENSARE LE FORZE E GLI STATI D'ANIMO, CONFLITTUALI
IL SOFFIO DELLA VITA Soffio36kt4


Ultima modifica di INFERNO il Sab 19 Lug 2008, 22:33 - modificato 3 volte.
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 12:34

http://stefano251.spaces.live.com/blog/cns!670998CDBA3B5894!1329.entry?wa=wsignin1.0

IL SOFFIO DELLA VITA Soffio37qc0IL SOFFIO DELLA VITA Soffio38bj6IL SOFFIO DELLA VITA Soffio28zq7

https://www.youtube.com/watch?v=uxGHlYndwzM

Lo zen e la cerimonia del tè
di Okakura Kakuzou
SE, 1995
pagine 123


Opera
di una personalità complessa quale Okakura Kakuzou, che fu al contempo
un grande studioso dell'Oriente, un messia autorevole e autoritario e
un poeta, The Book of Tea (1906) fu scritto in inglese per un pubblico
occidentale. Okakura volle spiegare i caratteri dell'orientalità
attraverso il simbolo del tè: parla della sua storia e della sua
importanza, ne descrive la cerimonia quasi religiosa, fatta di una
ritualità e di norme precise, che sanciscono la sottomissione del
presente agli avi e al passato. Il giardino del tè è legato al
compimento della forma tradizionale della cerimonia del tè, che fa da
contrappunto agli aspetti opulenti e sfarzosi del periodo Momoyama
(1573-1599), ed ai requisiti posti dalla sua ambientazione. La
cerimonia del tè (sadou o cha no yu) è stata organizzata in forma
mistica e rituale principalmente ad opera della sensibilità estetica di
Sen no Rikyu (1522-1591), grazie al quale la semplice preparazione di
una tazza di tè è diventata un'esperienza estetica di notevole spessore
spirituale, un emblema dell'estensione della pratica meditativa ad ogni
atto o attività della vita quotidiana propugnata dalla dottrina zen.
L'estrema lentezza e concentrazione dei gesti, che caratterizzano questo
evento artistico, corrispondono alla creazione di uno spazio e di una
situazione che permettano di realizzare l'illuminazione.
I padiglioni del tè diventano, in seguito, una presenza costante nei
giardini giapponesi ed il loro stile, ispirato alle abitazioni rurali,
influenzerà a tal punto l'architettura che il termine sukiya, che
originariamente li designava, diverrà il nome dello stile residenziale
del periodo. Il roji si sviluppa come percorso, al tempo stesso
fisico ed iniziatico, che conduce sia al luogo che alla dimensione
spirituale richiesti per la cerimonia del tè. Pertanto la disposizione
dei suoi elementi ha la funzione di preparare la mente dell'ospite,
inducendo in lui lo stato di concentrazione necessario ad esprimere
l'evento in tutta la sua complessità. Roji significa corridoio, vicolo,
ma anche "sentiero cosparso di rugiada". Indica inoltre, a conferma
della stretta relazione fra giardini e pratica spirituale, il corridoio di
collegamento dove, nel corso di uno dei rituali di iniziazione al buddhismo
Shingon, i novizi attendono prima di entrare nell'una o l'altra delle due
sale nelle quali si svolge la cerimonia. Le pietre da passo (tohiishi) che
tracciano il sentiero assumono un ruolo determinante. Esse uniscono ad
una funzione pratica - proteggere reciprocamente il muschio dalla pressione
delle calzature ed i piedi del visitatore dal fango - quella spirituale ed estetica
di stimolo ad uno stato di consapevolezza e di contemplazione, rallentando il
passo e favorendo una sosta. Esse scandiscono e sottolineano il progressivo
allontanamento dal mondo quotidiano. Architettura e giardino del tè
sono fra le espressioni più raffinate della predisposizione dell'animo
giapponese, coltivata attraverso la pratica meditativa, ad "elevare le
azioni della vita quotidiana allo status di arte"(1). Il roji induce
una percezione sequenziale dello spazio, attraverso una serie di
esperienze visive finalizzate a provocare in colui che percorre il
giardino stati d'animo particolari, un'esperienza interiore.
Il giardino della casa per la cerimonia del tè è un giardino continuo, che
presuppone sempre uno spazio interno e uno esterno e che richiede
all'osservatore di esser percorso in tutta la sua estensione perché
l'esperienza di esso sia completa e soddisfacente. Nel giardino per la
cerimonia del tè domina un senso di assoluta semplicità di cui la
piattezza è l'elemento determinante. Il roji prepara gli ospiti
all'evento, è un percorso che non deve stupire o eccitare, ma bensì
calmare e sensibilizzare all'estetica del wabi. Bere il tè è un
processo contemplativo in cui l'umiltà dell'allestimento veicola un
messaggio di spiritualità e semplicità.
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 22:13

IL SOFFIO DELLA VITA Alberifw3
LE RADICI DELL'AMORE, S'INCONTRANO IN OGNI MODO....
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 22:19

IL SOFFIO DELLA VITA Automne007eym6
ANCHE NELL'IMMOBILITA' DI UN FOTOGRAMMA, TUTTO SI MUOVE...
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 22:57

IL SOFFIO DELLA VITA Soffio39et7
http://www.zen-stretching.it/?Home
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 23:11

EDUCAZIONE ENERGETICA DI INFERNO
TEMA I°
Il significato di quanto chiameremo risveglio o metodo di educazione energetica, consiste nel ristabilire gli equilibri dei campi della forza interiore.
Semplicemente, dobbiamo facilitare “il risveglio” > è un risveglio dell’abisso incantato, cioè dove tutto si sia profondamente celato e nascosto come se fosse una leggendaria favola per bambini > le nostre sezioni corporee sono energia da riscoprire e da rimettere in moto come se fossero tanti specifici motori > come fare ripartire questi motori energetici? con la sollecitazione > il nostro corpo è una costruzione bio-chimica complessa costituita da singole sezioni apparentemente sempre complesse > pertanto, occorre sollecitare ogni punto energetico ai fini di un risveglio sia complessivo che complesso > dobbiamo raggiungere la completezza tramite sequenze di risvegli singoli > l’assioma da perseguire sarà: “il risveglio completo passa dai risvegli singoli” > dobbiamo dialogare con ogni parte del nostro corpo.
LE NOSTRE PAROLE D’ORDINE SARANNO: VEDERSI, ASCOLTARSI, DIALOGARE > DOBBIAMO DIALOGARE E COMUNICARE COME SE FOSSE TUTTO PLASMABILE ED EVOCATIVO > PRENDE PERCIO’ IMPORTANZA IL FENG SHUI
Il feng shui è un'antica arte geomantica taoista della Cina, ausiliaria dell'architettura, affine alla geomanzia occidentale. Ma che cos’è la geomanzia? La geomanzia nasce in Persia, ed è ritenuta essere il più antico sistema divinatorio ancora oggi praticato in occidente. Nella forma più antica si prendeva fra le mani una manciata di terriccio, la si gettava al suolo con garbo, quindi l'indovino interpretava le forme createsi.IL SOFFIO DELLA VITA Soffio40vl4


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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 23:14

EDUCAZIONE ENERGETICA DI INFERNO
TEMA II°
Geomanzia cinese.
I viaggiatori europei ed in particolar modo i gesuiti (tra i quali Matteo Ricci e Martino Martini) indicano con il termine Geomanzia (in latino: geomantica ars, geomanticae artis) tutte le pratiche riconducibili a torto o a ragione alla tradizione del Feng shui, sia per quel che riguarda la migliore localizzazione per l'edificazione di tombe, sia per l'urbanistica, l'architettura, l'arredamento degli interni. Non esiste una dottrina unificata o testi canonici sul feng shui, ma esistono numerose scuole che hanno sviluppato una serie complessa di regole. Feng shui significa letteralmente vento e acqua, in onore ai due elementi che plasmano la terra e che col loro scorrere determinano le caratteristiche più o meno salubri di un particolare luogo. Secondo la filosofia del taoismo esistono due principi generali che guidano lo sviluppo degli eventi naturali, essi sono il Qi e l'equilibrio dinamico di Yin e Yang. Lo yin è il principio umido oscuro e femminile, mentre lo yang è il principio caldo luminoso e maschile. Nel feng shui lo yin è rappresentato dall'acqua e lo yang è il vento inteso forse più come respiro, in fondo acqua e aria sono indispensabili per la vita.
Un altro schema mette in relazione i punti cardinali con i 5 elementi della filosofia cinese : Nord = Acqua , Est = Legno , Sud = Fuoco , Ovest = Metallo , Centro = Terra. Ci sono direzioni più propizie per le varie attività nella casa e nella vita, anche la forma e il colore di mobili e oggetti hanno assonanze con i 5 elementi. Ad esempio, secondo i principi del feng shui, una casa per essere ben costruita dovrebbe essere quadrata o rettangolare senza angoli o parti mancanti e con forma regolare, dovrebbe avere un drago verde ad Est, delle piante alte che proteggano questo lato, una tigre bianca ad ovest che possono essere anche da questa parte delle piante ma più basse, una tartaruga a Nord una collina o un grosso masso, e la fenice rossa a Sud che può essere un sasso con un filo rosso avvolto intorno. La parte nord della casa è considerato il lato corrispondente all'acqua e alla carriera. Ogni direzione ha una relazione con un aspetto della vita, famiglia, figli, amici, carriera e fama, aiuto da parte dei genitori, ricchezza etc.
Ai principi generali dell'acqua e del fuoco si sovrappongono molte regole dettate dalla tradizione e superstizione, presenti anche nella tradizione popolare occidentale. Ad esempio un letto non deve rivolgere i piedi verso la porta perché porta sfortuna, perché è di solito la direzione in cui si mettono i morti quando vengono portati fuori da una stanza con i piedi avanti, ma la porta deve essere visibile stando sdraiati per poter dormire tranquilli. Al contrario la poltrona di una scrivania deve essere rivolta di fronte la porta, per poter vedere chi entra e lavorare così tranquilli. Le scale interne non dovrebbero rivolgersi verso la porta d'ingresso, altrimenti l'energia della casa sfugge all'esterno quando si apre la porta. Gli angoli di un edificio vengono considerati pericolosi se puntano verso le case vicine, in Cina addirittura le punte dei tetti sono rivolte verso l'alto.
In Cina ci si rivolgeva ad un esperto di feng shui per la scelta del terreno su cui edificare, per come orientare la casa e la porta principale in base alla data di nascita del capofamiglia, e per scegliere anche la data di inizio della costruzione e la data di trasferimento della famiglia nella nuova casa. Un esperto feng shui è inoltre in grado di valutare una casa dal punto di vista energetico e di decidere quali sono i "rimedi" da adottare per armonizzare l'energia all'interno della casa e portare alla famiglia che la abita prosperità e serenità. Le strade di una città dovrebbero essere curve, perché le strade dritte portano energia venefica, questo stile è presente in molte antiche città in tutto il mondo, costruite con strade curve per rendere difficile le invasioni.
PERTANTO ANCHE NEL CORPO UMANO, POSSIAMO METAFORICAMENTE ASSOCIARE IL CONCETTO DEL FENG SHUI, PER VALUTARE I PUNTI DI MASSIMA ENERGIA INTERNA E DECIDERE QUALI SIANO I RIMEDI ED O I METODI DA ADOTTARE PER ARMONIZZARE LA NOSTRA ENERGIA INTERIORE E PORTARLA AL MAX EQUILIBRIO SIMMETRICO.
Da questo aspetto prende importanza il concetto di sollecitazione finalizzato al reintegro delle forze. Il termine sollecitazione in scienza delle costruzioni può assumere due significati:
Sollecitazione interna del materiale costituente la struttura, indicata in alcuni testi come tensione.
Sollecitazione esterna che rappresenta le azioni esterne (carichi meccanici o deformazioni imposte alla struttura) che provocano lo stato tensionale della struttura stessa
Ma cos’è la tensione? > La tensione interna di un materiale, indicata spesso in scienza delle costruzioni come sollecitazione, rappresenta la reazione interna del materiale stesso a forze esterne o a deformazioni imposte di strutture iperstatiche. La sollecitazione del materiale in un punto è il limite del rapporto fra la forza agente e la superficie su cui agisce, quando questa tende a zero. Le sollecitazioni quindi sono dovute a due cause: la necessità di conservare equilibrio del corpo sottoposto a carichi (forze e momenti) esterni e la necessità di conservare la congruenza (cioè la continuità fisica) del corpo. Ovviamente le nostre sezioni corporee non sono rigidamente iperstatiche, ma respirano, vivono e sono iper-elastiche. La differenza fondamentale delle sollecitazioni di congruenza da quelle di equilibrio è la loro dipendenza dalle caratteristiche elastiche ed elasto-plastiche del materiale. Infatti, appena la struttura è in grado di modificarsi in determinate sezioni per assumere una forma congruente con lo stato di deformazione imposto (per esempio, appena una trave raggiunge la sollecitazione di deformazione plastica), le deformazioni di congruenza si limitano a quel valore ed ogni ulteriore aumento della deformazione imposta alla struttura porta solamente ad una aumento di deformazione locale.
Ma a noi non interessa la deformazione locale come momento d’arrivo ma come momento di partenza > cioè dobbiamo risvegliare e ristabilire la nostra struttura originaria > come ?? > tramite la cultura della sofficità > ma cosa è la sofficità ? è la sensibilità per ogni cosa che ci costituisce, è la sensibilità per ogni cosa che non ci costituisce, è la morbida dolcezza verso il mondo universalmente costitutivo > è un prato erboso sul quale camminare a piedi nudi senza timore > è la nostra anima alias la 3° parte costitutiva dell’essere vivente e senz’altro la più importante ancor prima del corpo e della mente > occorre quindi risvegliare proprio tutto per essere consapevoli dell’entità della nostra anima > i flussi mentali possono metterci in sintonia con tutto e con tutti > il risultato dei flussi mentali, è il dolce calore > il calore è la forma macroscopica nella quale l'energia passa da un sistema fisico ad un altro unicamente a causa di differenze di temperatura.
Secondo l'interpretazione corrente, la temperatura di un sistema costituito da un grande numero di soggetti costituenti è in generale proporzionale all'energia media per soggetto: il corrispondente flusso di energia tra due sistemi a diversa temperatura è allora attribuibile alle innumerevoli interazioni (casuali e non controllabili) tra i soggetti costituenti i due sistemi. In ciascuna di tali interazioni, che di solito avvengono a coppie, l'energia dei soggetti interagenti si conserva complessivamente ma si ripartisce in modo da aumentare nei soggetti meno energetici e diminuire in quelli più energetici. > il calore si ottiene:
· per avvezione e in particolare per convezione: in un fluido in movimento, porzioni del fluido possono scaldarsi o raffreddarsi per conduzione a contatto di superfici esterne e poi, nel corso del loro moto (spesso a carattere turbolento), trasferire, sempre per conduzione l'energia così scambiata ad altre superfici, dando così luogo ad un trasferimento di calore per avvezione. In un campo gravitazionale quale quello terrestre della forza peso, tale modalità di trasferimento di calore, detta convezione libera, ed è dovuta al naturale prodursi di correnti avvettive, calde verso l'alto e fredde verso il basso, dovute a diversità di temperatura e quindi di densità delle regioni di fluido coinvolte nel fenomeno, rispetto a quelle del fluido circostante;
· per irraggiamento: tra due sistemi la trasmissione di calore avviene (a distanza, anche nel vuoto):
o per emissione, propagazione e assorbimento di onde elettromagnetiche: anche in questo caso il corpo a temperatura inferiore si riscalda e quello a temperatura superiore si raffredda.
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 23:17

EDUCAZIONE ENERGETICA DI INFERNO
TEMA III°
A noi interessa il concetto non fisico ma metafisico di “scambiatori di calore” > cioè ogni sezione che dobbiamo risvegliare scambierà calore con il cervello tramite il condotto della spina dorsale e viceversa > crocevia primario delle vie di comunicazione dei flussi energetici, è la parte dorsale nel punto del collo > ogni parte periferica sarà in simbiosi con la parte centrale dei comandi alias del cervello > qui gioca il fattore concentrazione ed il fattore della percezione > la Percezione è definibile come il processo psichico che opera la sintesi dei dati sensoriali in forme dotate di significato. Gli assunti allo studio della percezione variano a seconda delle teorie e dei momenti storici che si susseguono.
E' possibile operare una prima distinzione tra sensazione, legata agli effetti immediati ed elementari del contatto dei recettori sensoriali con i segnali provenienti dall'esterno ed in grado di suscitare una risposta, e percezione, che corrisponde all'organizzazione compiuta da dati sensoriali in una esperienza complessa, cioè il prodotto finale di un processo di elaborazione, da parte dell'intero organismo, dell'informazione sensoriale.
Le principali discipline che si sono occupate di percezione sono la psicologia e la medicina.
La psicologia associazionista considerava la percezione finale come la somma di più stimoli semplici, legati in maniera diretta al substrato fisiologico che sottostanno agli apparati sensoriali. Con lo sviluppo e consolidamento della psicologia, il focus dell'indagine sui processi percettivi, approda al concetto di “risultato di una interazione e una organizzazione globale di varie parti”.
Dobbiamo, ricercare indizi di profondità introspettiva > dobbiamo ricercare un’organizzazione percettiva sulla base del destino comune > è il destino umano > tale meccanismo di vicinanza risulta saliente a livello di modificazioni dello spazio, del tempo > nello spazio e nel tempo, vive il cosmo umano. Tale meccanismo di vicinanza risulta infatti legato alla percezione del movimento interno od a quello esterno, dei singoli corpi o delle singole sezioni dei corpi stessi. Il macro cosmo interstellare (alias l’universo o gli universi paralleli dopo il big bang) è solo una variante dimensionale del micro cosmo cellulare umano > nemmeno c’interessa sapere se sia nato prima l’uovo o la gallina, perché il filo conduttore è unico ed indissolubile. I principali indicatori identificati per raggiungere la percezione periferica sono:
· l’indipendenza dalla grandezza relativa (sezione più grande o più vicina > non devono esserci differenze > tutto è raggiungibile),
· la luminosità (ogni sezione irradiando calore, irradia pure luce energetica)
· la concentrazione silenziosa su ogni sezione a prescindere dalla prospettiva lineare, tridimensionale, immaginaria della sezione stessa > non occorre conoscere a perfezione la struttura della sezione da risvegliare, occorre solo sapere che esiste e richiamarla al raduno generale > basta chiamarla per nome > la sezione saprà benissimo il proprio nome.
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 23:22

EDUCAZIONE ENERGETICA DI INFERNO
TEMA IV°
SCIOGLIERE LA TENSIONE
TECNICHE E TEORIA
L'Agopuntura (in cinese mandarino) è una tecnica terapeutica, che si prefigge di promuovere la salute ed il benessere, mediante l'inserimento di aghi in particolari punti del corpo, eseguita da personale appositamente preparato. In Cina la pratica dell'agopuntura viene segnalata fin dal III millennio a.C., e reperti archeologici relativi sono stati datati nella dinastia Han, (dal 202 a.C. al 220 d.C.). La pratica si diffuse secoli fa in molte parti dell'Asia; attualmente è una componente della medicina tradizionale cinese ed alcune sue forme sono anche descritte nella letteratura della medicina tradizionale coreana, nella quale viene chiamata yakchim, come pure in India.
· Nei paesi occidentali l'agopuntura viene praticata principalmente da medici, che la considerano una medicina complementare o alternativa.
Teorie
L'agopuntura considera il corpo umano come un insieme che coinvolge numerosi "sistemi funzionali" che sarebbero in molti casi associabili approssimativamente ad organi fisici. Alcuni di questi sistemi funzionali come il san jiao non hanno però organi fisici corrispondenti. La malattia viene interpretata come la perdita dell'omeostasi tra i vari sistemi funzionali, ed il trattamento della stessa viene tentato modificando l'attività di uno o più di questi sistemi, mediante l'azione degli aghi, della pressione, del calore, ecc. in parti sensibili e di piccole dimensioni del corpo dette punti di agopuntura o xue (cavità in cinese). Esistono quindi dodici canali principali, detti meridiani, che si estendono verticalmente, bilateralmente e simmetricamente; ogni canale corrisponde e si connette internamente ad ognuno dei dodici zang fu ("organi"). Significa che vi sono sei canali yin e sei yang; vi sono tre canali yin e tre yang che corrono su ciascun braccio, tre yin e tre yang su ciascuna gamba. I tre canali yin della mano (polmone, pericardio e cuore), cominciano dal petto e viaggiano lungo la faccia interna (principalmente la porzione anteriore) del braccio, verso la mano.
I tre canali yang della mano (intestino crasso, san jiao e intestino tenue) iniziano dalla mano e viaggiano lungo la faccia esterna (principalmente la porzione posteriore) del braccio, verso la testa.
I tre canali yang del piede (stomaco, cistifellea e vescica) cominciano dal volto, nella regione dell'occhio e discendono lungo il corpo lungo la faccia esterna (principalmente la porzione anteriore e laterale) della gamba, verso il piede. I tre canali yin del piede (milza, fegato e reni) cominciano dal piede e viaggiano lungo la faccia interna (principalmente la porzione posteriore e mediale) della gamba, verso il petto o il fianco.Il flusso del qi attraverso ciascuno dei dodici canali comprende una via interna ed una esterna. La via esterna è quella normalmente mostrata su una mappa per l'agopuntura ed è relativamente superficiale. Tutti i punti di agopuntura di un canale risiedono nella sua via esterna. Le vie interne costituiscono il corso profondo del canale nel quale entrano le cavità del corpo e gli organi Zang-Fu correlati. I percorsi superficiali dei dodici canali descrivono tre circuiti completi del corpo. Il flusso di energia attraverso i meridiani è il seguente: dal canale "polmone" della mano (taiyin), al canale "intestino crasso" della mano (yangming), al canale "stomaco" del piede (yangming), al canale "milza" del piede (taiyin), al canale "cuore" della mano (shaoyin), al canale "intestino tenue" della mano (taiyang), al canale "vescica" del piede (taiyang), al canale "rene" del piede (shaoyin), al canale "pericardio" della mano (jueyin), al canale San Jiao della mano (shaoyang), al canale "cistifellea" del piede (shaoyang), al canale "fegato" del piede (jueyin), e poi di nuovo al canale "polmone" della mano (taiyin).
(Zang) (Fu)

Secondo la teoria della tradizione medica cinese l'agopuntura funziona normalizzando il "flusso" del qi, l'energia vitale del corpo. Il dolore o le malattie sono trattate tentando di rimediare le accumulazioni o deficienze locali o sistemiche del qi. Si considera che il dolore indichi un blocco o una stagnazione del flusso del qi; un assioma della letteratura medica dell'agopuntura è "niente dolore, niente blocco; niente blocco, niente dolore".

Il trattamento dei punti di agopuntura può essere effettuato lungo i dodici meridiani principali o gli otto addizionali. Dieci dei meridiani principali sono chiamati con nomi di organi del corpo (cuore, fegato, ecc.), due con nomi di cosiddette funzioni corporee (protettore del cuore o pericardio, e San Jiao, riscaldatore triplice). I due più importanti degli otto meridiani "addizionali" sono situati nella linea mediana delle facce anteriori e posteriori del tronco e della testa.
Sta agli agopunturisti decidere quali punti trattare ponendo domande al paziente, e avvalendosi degli strumenti diagnostici della medicina occidentale e di quella medicina tradizionale cinese, come l'analisi del polso radiale destro o sinistro in tre livelli di pressione applicata.
Ci sono molte altre scuole di teoria dell'agopuntura, tra cui:
· la teoria Zang Fu,
· l'agopuntura dei cinque elementi,
· la terapia dei meridiani giapponese,
· l'"agopuntura medica" (versione semplificata dell'agopuntura tradizionale cinese).


Benefici (comprovati o aneddotici)
La letteratura è ormai piena di casi che attestino l'efficacia di tale trattamento medico. Vi sono tuttavia alcune limitazioni sulla riuscita del trattamento, legate direttamente al comportamento del paziente: casi tipici a riguardo sono la terapia per smettere di fumare (che richiede comunque una forte determinazione del paziente) e la dieta (che richiede comunque un'alimentazione equilibrata).
Potenziali rischi
L'agopuntura è una tecnica minimamente invasiva pur tuttavia presenta alcuni ridotti rischi se ci si rivolge a personale privo di esperienza. Tra questi si riscontrano principalmente ematomi a seguito della puntura accidentale di strutture circolatorie che può capitare soprattutto al personale sanitario meno esperto. Vi sono dei chiari avvisi, nei testi responsabili sull'agopuntura che riguardano sia la profondità che l'angolazione nella quale gli aghi possono essere inseriti, queste istruzioni, chiaramente, indicano un range con valori di minima e di massima a seconda dello habitus del paziente (in un obeso visto il maggior spessore dello strato adiposo saranno richieste infissioni leggermente più profonde) e sono intese inoltre a rendere completamente sicura tale pratica. Attualmente il personale medico che pratica agopuntura utilizza esclusivamente aghi monouso e non aghi sterilizzati i quali, se non ben sottoposti a trattamento, potrebbero trasferire infezioni come l'HIV o l'epatite. Nel Regno Unito i membri del British Acupuncture Council (BAcC) osservano un codice di pratica sicura che precisa standard stringenti di igiene e sterilizzazione degli strumenti - i membri utilizzano aghi monouso pre-sterilizzati. Standard simili esistono nella maggior parte delle giurisdizioni degli Stati Uniti. Qualche volta gli aghi vengono conservati in alcol, ma l'alcol non uccide il virus che causa l'epatite C. L'utilizzo di aghi sterili monouso annulla ogni rischio di trasmissione di malattie infettive. Talvolta, nel trattare dolore o utilizzando l'agopuntura come anestetico, una debole corrente elettrica viene fatta passare attraverso gli aghi, tale pratica nota come Elettro-agopuntura e molto efficacie e viene spesso utilizzata come anestesia durante interventi chirurgici (un'importante applicazione sarebbe possibile nella neuro-chirurgia dove spesso è richiesto che il paziente sia sveglio e cosiente). Questo stimola le cellule nervose dell'area in maniera che si impoveriscano delle sostanze chimiche necessarie a trasmettere segnali.
Ferite gravi in seguito ad agopuntura sono pressoché impossibili, ma non del tutto sconosciute perché causate da agopunturisti non esperti ed all'altezza. Agopunturisti esperti, provvisti di licenza e ben istruiti garantiscono la completa sicurezza del trattamento senza danni al paziente. Ciò nonostante, in molti paesi (ma non in Italia) chiunque può autoproclamarsi agopunturista, non ci sono requisiti legali riguardo l'istruzione, rendendo difficile discernere il valore attuale delle licenze e dell'istruzione degli agopunturisti. Il pannello di consenso dei National Institutes of Health (istituzione medica statunitense per la ricerca medica) ha rilasciato la seguente dichiarazione riguardo i rischi associati all'agopuntura: "Effetti collaterali avversi dell'agopuntura sono estremamente ridotti e spesso minori dei trattamenti convenzionali".
Voci correlate
· Riflessologia
· Elettroagopuntura
· Medicina alternativa
· Pseudoscienza
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 23:26

EDUCAZIONE ENERGETICA DI INFERNO
TEMA V°
La medicina cinese
Concezione energetica cinese

Per la medicina tradizionale cinese tutto è energia. Qualsiasi cosa esistente in natura, compreso l'universo, è energia in continuo moto e perenne trasformazione. Il simbolo che riassume tutto il pensiero cinese è quello del tao. Questo simbolo rappresenta nel suo cerchio un'unità, che contiene due forze contrapposte ma complementari. Queste continuano eternamente a fluire l'una verso l'altra e, quando arrivano al proprio massimo energetico, hanno comunque dentro di sé una piccola parte dell'altra. Le due forze sono chiamate dai cinesi yin e yang. Esse sono presenti ovunque e regolano con il loro movimento tutte le cose. L'una esiste perché esiste l'altra e non è possibile separarle né negarne una perché si dissolverebbe il senso dell'altra.
Facciamo un esempio: per definire la luce abbiamo bisogno del suo opposto, cioè il buio, e viceversa. Tuttavia non è sufficiente limitarsi ad una statica definizione di opposti! In realtà, ogni energia è in movimento, nasce, raggiunge un massimo, decresce e mentre muore nasce quella opposta, che raggiunge a sua volta un massimo energetico, decresce e muore mentre rinasce nuovamente l'altra. E' questa la rappresentazione dei ritmi dell'universo: il giorno e la notte, le stagioni, i cicli lunari, l'anno solare, il ritmo sonno - veglia ecc. Lo yin viene definito come energia potenziale (la quiete, l'aspetto materiale, la tendenza a contenere e ad accumulare forza), lo yang è l'energia che si esprime, e cioè il movimento, l'emanazione, l'esteriorità.

Yin e Yang nella medicina cinese
La filosofia taoista cinese vede l'intero cosmo quale manifestazione del Tao, o principio fondamentale centro, motore e scopo di ogni elemento, onnipresente ma impercettibile e indefinibile. Il Tao viene, tra le altre cose, raffigurato anche come un cerchio suddiviso in due identiche ma opposte metà sinusoidali, una di colore bianco e una di colore nero con al loro interno un piccolo seme del colore opposto, che rappresentano lo yin e lo yang. È la raffigurazione del principio della creazione da cui tutto nasce. Ogni espressione della natura ed ogni essere vivente sono emanazioni del Tao, che si manifesta attraverso una forza di trasformazione: il Qi, soffio vitale, vibrazione vitale dell'universo presente in ogni manifestazione della natura e nell'uomo, ed espressione della attività dinamica di due polarità primordiali opposte ma complementari dette Yin e Yang. La metà di colore nero, con il seme bianco al suo interno è lo Yin che rappresenta l'aspetto femminile, negativo, ricettivo, interno, freddo, oscuro di ogni fenomeno; la metà bianca con il seme nero rappresenta il principio opposto e complementare, è lo Yang che rappresenta l'aspetto maschile, positivo, creativo, esterno, caldo e luminoso. Le due polarità non sono entità materiali, non esistono singolarmente e si completano trasformano vicendevolmente.
Yin e Yang
1. Tutte le cose hanno due aspetti yin e yang
2. Ogni aspetto può essere a sua volta diviso in due parti yin e yang
3. Yin e yang si creano vicendevolmente
4. Yin e yang si controllano vicendevolmente
5. Yin e yang si trasformano l'uno nell'altro
Yin Yang
Condensato Espanso
Scuro Chiaro
Femminile Maschile
Freddo Caldo
Negativo Positivo
Umido Secco
Riposo Movimento
Chiuso Aperto
Fisico Energetico
Materiale Funzionale
Nutrimento Trasformazione

La medicina cinese e le cinque fasi
L'universo è visto come descrivibile o rubricabile secondo le cinque fasi, o movimenti primordiali, dette wuxing, fasi dinamiche impegnate in una trasformazione ciclica; studiando i cinque movimenti si vede come ogni elemento è associato a una fase diversa, a una stagione, ad un colore, ad un organo e a funzioni del corpo umano, ad un'emozione. La rappresentazione grafica di queste cinque fasi è circolare come tipico della simbologia del tao:
· il legno, in associazione al colore verde, simbolo della vegetazione della terra e che si risveglia in primavera, stagione yang.
· Il fuoco comprende ciò che brucia e si alza: associato al rosso e all'estate, con la sua mobilità, la luminosità e il calore è l'espressione dello yang per eccellenza.
· la terra per seminare, crescere, maturare; simbolo della fine dell'estate ed espressione della polarità yin.
· il metallo, rigido e indeformabile, rappresenta la durezza e la fissazione, ma anche l'autunno (espressioni dell'yin).
· l'acqua scende, ristagna, si insinua in ogni dove, attirata verso il basso e l'oscurità: rappresenta il massimo dello Yin, il suo colore è il nero e la stagione che la esprime è l'inverno.
Le cinque fasi o movimenti non sono passive, ma dinamiche che attuano una trasformazione ciclica che si alterna a fasi di "generazione" e "distruzione": ogni elemento origina dal precedente e origina il seguente. Il legno genera il fuoco, dalle cui ceneri si genera la terra, dalla quale viene estratto il metallo, il quale nel processo di liquefazione genera l'acqua, che a sua volta dà origine al legno degli alberi; ciclo ininterrotto di generazione e trasformazione di ogni cosa della natura.
Si associa ad ogni fase una parte del corpo umano: il legno al fegato, il fuoco al cuore, la terra alla milza e pancreas, il metallo ai polmoni, l'acqua ai reni. Vi è un secondo ciclo che spiega la funzione di controllo di ogni fase sulla successiva. Il medico cinese deve considerare tale interdipendenza tra organi e funzioni del corpo, emozioni, situazioni climatiche e stagionali per poter comprendere i meccanismi tramite cui influenzare e incrementare le funzioni vitali.

Medicina cinese e meridiani
Nell'uomo il Qi scorre incessantemente attraverso invisibili linee di scorrimento, i meridiani, che presiedono alla circolazione dell'energia nel corpo umano. Vi sono 12 meridiani principali (jingmai), 8 meridiani curiosi (qijingmai), 15 meridiani longitudinali (bieluomai), 12 meridiani trasversali (luomai), 12 meridiani istinti (jingbiemai), 12 meridiani tendino-muscolari (jingjinmai) e 12 zone cutanee (pibu). I meridiani costituiscono e garantiscono l'unione uomo - cosmo.
L'anatomia secondo la medicina cinese
Secondo l'anatomia cinese, il corpo umano è strutturato in cinque organi pieni (zang): Cuore (xin), Polmoni (fei), Reni (shen), Milza-Pancreas (pi), Fegato (gan) e cinque visceri cavi (fu): Intestino crasso (dachang), Stomaco (wei), Intestino tenue (xiaochang), Vescica (pangguang), Cistifellea (dan), e fondato su una funzione metabolica denominata "Triplice Riscaldatore" (sanjiao); quest’ultimo è considerato il sesto viscere, non ha una sua struttura anatomica, ma è un viscere/funzione, in rapporto con gli altri che sono sotto la sua direzione/protezione.
Organi (Yin) e visceri (Yang) sono tra loro dipendenti e complementari: ciascuno di essi rappresenta un "insieme energetico" e ricopre specifiche funzioni
Gli Organi (Zang-Fu)
Organi yin
· il Cuore e Pericardio: "il Cuore comanda il Sangue e lo Shen. Inoltre è la casa dello Shen" . "Il Cuore si apre nella lingua; la sua luminosità si mostra nel viso". È sede dello spirito vitale, comprende l'apparato cardiovascolare e l'encefalo, permette all'individuo di essere cosciente di sé e di determinare il suo posto nell'universo determinando i corretti andamenti esistenziali;
· I Polmoni: "I Polmoni comandano al qi." "I Polmoni muovono e regolano i canali dell'acqua". "I Polmoni comandano la superficie del corpo". "I Polmoni si aprono nel naso". I Polmoni governano l'insieme del sistema respiratorio, naso, trachea e bronchi, e la funzione cutanea (epidermide e peli), sono artefici della capacità introspettiva;
· il Fegato: "Il Fegato comanda il flusso e la distribuzione". "Il fegato immagazzina il Sangue". "Il fegato comanda i tendini e si manifesta nelle unghie". "Il fegati si apre negli occhi". È sede dell'anima corporea, sovraintende alle implicazioni metaboliche e vascolari della ghiandola, determina nell'individuo la capacità decisionale e strategica;
· la Milza: La Milza comanda le trasfromazioni ed il trasporto". "La Milza comanda il movimento ascendente di ciò che è puro". "La Milza governa il Sangue". "La Milza comanda muscoli, carne e i quattro arti". "La Milza si apre nella bocca". È sede del pensiero, determina la capacità cogitativa e memorizzatrice e guida anche le funzioni pancreatiche e il sistema linfatico;
· I Reni: "i Reni immagazzinano lo Jing (l'Essenza)". "I Reni comandano l'Acqua". "I Reni comandano le ossa". "I Reni producono il midollo". (I Reni immagazzinano lo Jing >>> lo Jing produce il midollo >>> il midollo crea e supporta le ossa). Sono lasede della volontà, del vigore fisico e del centro genitale, regola la funzione urinaria e quella endocrina delle ghiandole surrenali e delle gonadi;
· il Triplice Riscaldatore è in rapporto con gli altri organi e visceri, che agiscono sotto la sua protezione e direzione.
Il continuo e stretto legame di interdipendenza tra organi e visceri viene assicurato dall'energia che circola attraverso i meridiani e si distribuisce nel corpo secondo cicli definiti, dagli organi pieni ai visceri cavi, parte dalla periferia e parte dall'interno; lungo il tragitto dei meridiani emergono sulla superficie della pelle centinaia di punti particolari, ognuno in relazione diretta con un insieme di cellule, una funzione del corpo, un organo o un'emozione, e che possono essere stimolati con l'agopuntura.
Le "Sostanze fondamentali" nella MTC
Qi
Questa parola è di difficile traduzione, e sarebbe preferibile lasciarla non tradotta, per evitare fastidiosi riduzionismi come nel caso di "Forza Vitale" o "Energia", parole e concetti assolutamente occidentali. Anche le definizioni sono difficili proprio per lo scarso interesse che i cinesi mostrano verso definizioni stringenti e per la preferenza a "definizioni" funzionali. Ted Kaptchuk tenta comunque una descrizione e parla di " materia sul punto di diventare energia ed energia sul punto di materializzarsi". Per aiutarvi a capire questa descrizione diciamo che l'ideogramma di Qi deriva dal disegno del vapore che si alza al disopra di una pentola contenente riso, un ideogramma che contiene l'idea di movimento (centrale per la comprensione del qi) ma anche della materia (è il movimento di vapore, e si alza da una pentola di riso). Una discussione più ampia che riporto è quella di Larre e La Valle: "in generale, è il modo in cui si svolge l'esistenza degli esseri nella sua composizione yin/yang. In particolare, è ciò che assicura i movimenti dell'animazione fisica e psichica. I soffi, senza forma, producono, animano e mantengono ogni forma. Essi traggono forza e rinnovamento dal lavoro che si effettua (grazie a loro) sulle sostanze trasformabili. Tutto si compie grazie ai soffi. Non è la quantità dei soffi a determinare la salute, ma è l'armoniosa distribuzione di tutti i costituenti che si portano la dove sono richiesti. Le circolazioni, gli scambi, le trasmissioni, le trasformazioni dei liquidi in vapori e dei vapori in liquidi, da alimenti in essenze e da essenze in soffi, il mantenimento di una dolce temperatura, il rispetto dei ritmi e dei cicli, le aperture e le chiusure degli innumerevoli orifizi e porte dell'essere; tutti i movimenti e le trasformazioni che producono e sostengono la vita…si compiono grazie ai soffi."
Il Qi si origina nella Milza e nei Polmoni, e attraverso il Fegato è utilizzato dall'organismo per le varie funzioni.
I classici descrivono così le funzioni del qi:
· E’ fonte di ogni movimento e accompagna ogni movimento (movimento intesto in senso universale e generale, sia movimento inorganico che organico)
· Protegge il corpo (si dice che se il corpo si ammala deve esserci una deficienza di qi)
· Fonte di trasformazioni armoniose nel corpo (il qi presiede alle trasformazioni del cibo, dell'acqua e dell'aria in Sostanze Fondamentali; anche questo può essere visto come una forma di movimento)
· Governa il "trattenimento" delle Sostanze e degli Organi
· Scalda il corpo (il calore come fondamento della vita e come movimento)
· E’ una Sostanza Yang


Il qi si suddivide in: qi ancestrale o genetico (zongqi), acquisito al concepimento, qi originale (yuanqi), qi essenziale (jingqi), qi legato alla fitogenesi (yuanqi), qi ambientale, dall'ambiente e dagli organi riproduttivi dei genitori (jingqi) e da un qi ereditario, per caratteristiche mentali e affettive dell'individuo, e predisposizioni spirituali al momento della nascita (shenqi). L'unione di ogni forma genera il qi corretto (zhenqi) che fluisce nei meridiani (jingluo).
Ogni uomo, alla nascita, è dotato di un patrimonio energetico ereditario, il Qi ancestrale, trasmesso dai genitori e fonte di ogni vitalità. È una forza non modificabile ne' rinnovabile e, una volta esaurita, l'individuo muore: ha quindi necessità di protezione.
Accanto al Qi originario ci sono anche due energie fondamentali assimilabili dall'ambiente esterno: l'energia respiratoria, assorbita tramite l'ossigeno presente nell'aria, e l'energia alimentare, ricavata dal cibo consumato. Queste due forme di energia sono continuamente reintegrabili; per il mantenimento della salute è quindi indispensabile prestare attenzione alla qualità dell'alimentazione e allo svolgimento di esercizi respiratori.
Il'qi alimentare si trasmette all'uomo durante l'assimilazione, si evidenzia:
· nel potere vitale derivato dalla terra, dall'acqua, dal sole (o jing), (poco resistente nel tempo),
· nel sapore (wei), i sapori sono cinque più due accessori e sono divisi in sapori yang e yin, quelli yang hanno la capacità di velocizzare, esteriorizzare e far salire l'energia, quelli yin generano l'opposto. Ogni sapore è legato ad uno dei 5 elementi: al xin il sapore acre, al suan quello acido, al gan il dolce, il ku l'amaro, il xian il salato;
· nella natura, agisce sul dinamismo energetico dell'individuo; le nature sono cinque e divise in yang, calde e tiepide (con capacità ipertoniche ed acceleranti), e yin, fredde o fresche (con capacità opposte), vi è anche una natura neutra con capacità armonizzante, inerte e tonificante;
· nella tendenza, cioè la capacità di indurre le proprie peculiarità energetiche nelle quattro direzioni: alto, basso, esterno e interno; l'innalzamento, porta le caratteristiche dell'elemento nelle parti superiori del corpo, l'abbassamento, le porta nelle parti inferiori, un alimento interiorizzante porta le sue caratteristiche all'interno, quello esteriorizzante le porta alla cute;
· la quinta caratteristica è il tropismo per i canali energetici, la capacità di un alimento a dirigere le sue energie verso uno o più meridiani, in tal modo si possono scegliere gli alimenti in funzione a determinati effetti energetici;
· nell'odore;
· nel colore;
Oltre al qi originario esistono due energie dell'ambiente esterno: l'energia respiratoria, assunta sotto forma di l'ossigeno, l'energia alimentare, assunta dagli alimenti, entrambe sono reintegrabili.
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 23:28

EDUCAZIONE ENERGETICA DI INFERNO
TEMA VI°
Xue ("Sangue")
Il Sangue cinese non coincide con il sangue in senso stretto, anche se ne condivide delle funzioni. Circola mantenendo, nutrendo e umidificando il corpo (insieme ai Fluidi), attraverso vasi e meridianli. È prodotto da Milza e Rene, è veicolato dal cuore e custodisce il feto.
E’ una Sostanza Yin

Jing ("Essenza")
Sostanza di importanza fondamentale, nel senso proprio della parola, perché sottende la vita organica ed è fonte di cambiamento organico; una sua specie viene trasmessa ad ogni persona dai propri genitori, e regola il successivo svilupparsi persona. È supportivo e nutritivo, sta alla base della riproduzione, della crescita e dello sviluppo, e le malattie di tipo congenito vengono pensate come dovute a deficienze dello Jing. Viene associato al movimento tipicamente organico. E’ meno attivo, quindi più yin, del qi, ma più attivo, quindi più yang, dello xue.

Shen ("Spirito")
Sostanza tipica della vita umana, della coscienza, del movimento sia fisico che mentale, limitato agli uomini. È una sostanza, e quindi ha sempre degli aspetti materiali, a differenza di quanto la traduzione potrebbe suggerire, e non ha una esistenza separata dal corpo, nel senso che è il movimento del corpo (movimento volitivo, cosciente, a differenza dello Jing che è movimento organico ma necessariamente cosciente). E’ una sostanza yang.

Jinye ("Fluidi")
Sono tutti i fluidi non associati al Xue. Pur essendo anch’essi una Sostanza Fondamentale, sono meno importanti delle altre. Comprendono saliva, sudore, la crome, ecc. Sono prodotti dallo Stomaco, la loro funzione primaria è quella di inumidire tutte le parti del corpo e c consentire il fluire del qi.
Il legame di interdipendenza tra organi e visceri è stabilito dall'energia che passa nei meridiani, si estende al corpo secondo cicli definiti, dagli organi pieni ai visceri cavi; attraveso il percorso dei meridiani sorgono sulla superficie epiteliale punti relazionati con cellule, funzioni, organi, emozioni.

Le otto regole e i quattro esami
Il medico cinese considera Otto regole, criteri diagnostici per una classificazione primaria dei sintomi rilevati. I segni della malattia si districano in otto quadri a loro volta suddivisi in quattro coppie di opposti: Yin-Yang; Interno-Esterno; Freddo-Caldo; Vuoto-Pienezza:
· La prima coppia fa una distinzione in Yin-Yang caratterizza la malattia, con la differenziazione tra malato yin (freddo, immobile, senza sete, con respirazione debole e preferenza per il buio e la solitudine) e yang (irrequieto, accaldato e assetato, con respirazione forte e predilezione per la luce e la compagnia).
· La seconda coppia Interno-Esterno stabilisce la direzione in cui si sviluppa la malattia e la superficialità o profondità della stessa.
· La terza distinzione Freddo-Caldo diagnostica i sintomi da freddo o da calore.
· La quarta coppia Vuoto-Pienezza indica lo stato dell'energia essenziale dell'organismo e permette di diagnosticare un indebolimento delle riserve fisiologiche e una situazione di malattia cronica oppure un'iperattività energetica e una patologia acuta.
La visita diagnostica si snoda quindi in quattro tecniche successive, detti i Quattro esami: l'ispezione, l'ascolto e l'apprezzamento degli odori, la raccolta dell'anamnesi e la palpazione; l'insieme dei dati raccolti consente di determinare la causa e i caratteri delle malattie:
· Nella fase dell'ispezione il medico controlla l'aspetto generale del paziente, la costituzione e gli atteggiamenti, il colorito del viso, lo stato della lingua;
· segue poi l'ascolto dei suoni (voce e respirazione, ma anche tosse o singhiozzo) e la valutazione degli odori corporei.
· La fase dell'anamnesi prevede un interrogatorio per ricavare informazioni sulle sensazioni di freddo o di calore avvertite dal paziente, su sudorazione, mal di testa, tipo e localizzazione dei dolori, feci, urine, modalità di alimentazione, sete, sonno, ciclo mestruale, e sulle malattie precedenti.
· La quarta tecnica consiste nella palpazione di diverse parti del corpo e di vari punti dell'agopuntura, e nell'esame del polso. Il medico esplora con tre dita il polso del paziente in tre punti diversi, per studiare lo stato degli organi e dei visceri, dei meridiani e l'insieme della circolazione, riflessi a livello dell'arteria radiale; questa analisi offre l'opportunità di valutare le condizioni energetiche generali, la sede della malattia e, secondo alcuni, anche la prognosi.
La MTC e la farmacologia
Seguendo i medesimi principi della dietetica (sapore, natura, meridiani destinatari, tendenza), la farmacologia cinese usa tutto cio che è presente in natura, nel regno animale, vegetale e minerale con una maggior potenza energetica rispetto alla dietetica, tanto da risultare a volte tossica e perfino mortale; per tale motivo l'approccio farmacologico è consigliato per brevi periodi e sotto uno stretto controllo.
La farmacologia, impiega decotti, estratti, polveri, pillole e capsule, cerotti, sciroppi e polveri micronizzate.
Categorie delle piante
1. Espelle/Rilascia l'esterno (diaforetica, simile al punto 2 ma a livello superficiale - Stadio wei)
Esempi
Ephedra sinica (efedra - Ma Huang);
Cinnamomum cassia (Cassia - Gui Zhi);
Zingiber officinale fresco (zenzero – Sheng Jiang);
Menta spp. (Bo He – diaforetico non forte ma molto fresco);
Arctium lappa semi (Bardana – Niu Bang Zi, simile a Bo He)
2. Libera dal calore (simile al punto 1 ma ad un livello profondo – Stadio qi)
Esempi
Gardenia semi (Zhi Zi);
Prunella vulgaris (Xia Ku Cao);
Genziana scabra (Long Dan Cao);
Paeonia suffruticosa (Mu Dan Pi);
Taraxacum mongolicum (Pu Gong Ying);
Smilax glabra (Tu Fu Ling)
3. Drena verso il basso
Esempi
Rheum palmatum (Da Huang)
4. Elimina il Vento-Umido
Esempi
Apium graveolens; Angelica pubescens (Du Huo); Gentiana macrophylla (Qin Jiao)
5. Trasforma l'umidità in maniera fragrante
Esempi
Patchouli (Huo Xiang)
6. Drena l'umidità
Esempi
Polygonum multiflorum (He Shou Wu);
Paeonia lactiflora.
7. Riduce la stagnazione di cibo
8. Muove il Qi
Esempi
Citrus reticolata buccia (mandarino - Chen Pi)
9. Muove lo Xue e ferma le emorragie
Esempi
Boswellia carteri (Ru Xiang – Incenso);
Commiphora molmol (Mirra - Mo Yao);
Salvia militiorrhiza (Dan Shen);
nocciolo di pesca (Tao Ren);
Leonorus eterophylla (Yi Mu Cao)
10. Scalda
Esempi
Zingiber officinale secco (zenzero – Gang Jiang);
Cinnamomum vera (Rou Gui);
Foeniculum vulgaris (finocchio – Xiao Hui Xiang)
11. Ferma la tosse e i rantoli e trasforma la Flemma
Esempi
Brassica alba (senape – Bai Jie Zi);
Tussilago farfara (Kuang Dong Hua)
12. Tonifica il Qi
Esempi
Panax ginseng (Ren Shen);
Panax quinquefolium (Xi Yang Shen);
Astragalus membranaceus (Huang Qi);
Glycyrrhiza uralensis (liquirizia – Gan Cao)
13. Tonifica lo Xue
Esempi
Angelica sinensis (Dang Gui); Paeonia lactiflora (Bai Shao Yao)
14. Tonifica lo Yin
Esempi
Asparagus cochinchinensis (Tian Meng Dong)
15. Tonifica lo Yang
Esempi
Cuscuta chinensis (Tu Si Zi)
16. Calma la mente
17. Estingue il vento
18. Astringe
Esempi
Schizandra chinensis (Wu Wei Zi);
Ginkgo biloba semi (Bai Guao);
Myristica fragrans (noce moscata – Rou Dou Kou)
19. Piante esterne
20. Piante che aprono gli orifici.
La Medicina Tradizionale Cinese è una disciplina estremamente complessa e dalle origini antichissime che soprattutto negli ultimi decenni ha raggiunto anche in Occidente una discreta popolarità ponendosi come valida alternativa terapeutica per tutti coloro che ricercano un approccio alla salute più globale e attento all’armonia tra uomo e cosmo.
Il più antico testo di medicina tradizionale cinese pervenuto fino a noi è il Trattato dell’Imperatore Giallo (Huangdi Neijing) risalente al 4°-3° secolo a. C. in cui si trovano già illustrati i principi base e le pratiche di questa articolata dottrina: il tao, lo yin e lo yang, i cinque elementi (o movimenti), i meridiani energetici, l’agopuntura, la moxa, il massaggio cinese…
Il Tao è un simbolo ormai conosciuto da molti: un cerchio suddiviso in due identiche ma opposte metà sinusoidali, una di colore bianco e una di colore nero con al loro interno un piccolo seme del colore opposto e che rappresentano lo yin e lo yang. E’ questo l’efficace raffigurazione del principio della creazione, dell’Uno da cui tutto si crea in un incessante processo di trasformazione. In questo contesto lo yin (la metà di colore nero, con il seme bianco al suo interno) rappresenta il principio femminile, mentre lo yang (la metà bianca con il seme nero) rappresenta il principio opposto e complementare, ovvero quello maschile.
La visione si complica introducendo la teoria dei cinque elementi, elaborata attraverso un’attenta osservazione della natura: legno, fuoco, terra, metallo, acqua. Un sistema di non facile comprensione da parte delle menti di noi occidentali all’interno del quale è possibile inserire e interpretare l’uomo nella sua totalità di espressione psico-fisica. Studiando i cinque movimenti potremo scoprire che ogni elemento è associato a una energia diversa, ma anche a una stagione, a un colore, a un organo e a specifiche funzioni del corpo umano, a un’emozione, e così via… La rappresentazione grafica di questi cinque elementi è, al pari della simbologia del tao, circolare. Ogni elemento all’interno di un ciclo denominato di “generazione” è figlio di quello che lo precede e genitore del successivo, mentre un secondo ciclo detto di “controllo” disegna il profilo di una stella e rappresenta come spiega il nome la diretta funzione di controllo che un elemento esercita su un secondo. Studiando approfonditamente queste funzioni è possibile comprendere i sottili meccanismi tramite cui influenzare e incrementare anche le nostre funzioni vitali e la nostra salute.
I meridiani energetici sono i sottili canali che presiedono alla circolazione dell’energia nel corpo umano. La medicina tradizionale cinese prevede infatti un sistema aggiuntivo, e non meno importante, rispetto al vascolare, al linfatico e a quello nervoso, riconosciuti dalla medicina occidentale, e cioè la complessa rete del sistema energetico. Accanto ai meridiani principali, corrispondenti ognuno ad un particolare organo, vi è tutta un’articolata serie di canali cosiddetti minori. E’ su questa intricata mappa di meridiani che si posizionano i punti dell’agopuntura, senz’altro la più singolare tra le pratiche legate alla medicina tradizionale cinese. Consiste nell’applicazione di sottili aghi sulla superficie cutanea in corrispondenza di precisi punti, per stimolare il flusso energetico laddove si sia verificato un blocco, un ristagno, una carenza… permettendo altresì la risoluzione o l’alleviamento di determinate patologie. A questa pratica è spesso associata la moxa, che prevede la stimolazione tramite il calore degli stessi punti utilizzati in agopuntura, grazie all’utilizzo di piccoli “coni” o di “sigari” ottenuti con foglie di artemisia essiccate e opportunamente accesi.
Anche il massaggio cinese (tui na) è basato sulla stimolazione, mediante svariate tecniche di manipolazione, dei meridiani e mira a ristabilire l’equilibrio della circolazione energetica all’interno del corpo, stimolando le aree che ne sono carenti e sedando i punti in cui si noti invece un esubero energetico.
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Messaggio Da INFERNO Ven 11 Lug 2008, 23:29

EDUCAZIONE ENERGETICA DI INFERNO
TEMA VII°
Per concludere questo brevissimo panorama della medicina tradizionale cinese non possiamo non nominare il taijiquan e il qigong: pratiche che se eseguite con regolarità, stimolano direttamente il qi, l’energia vitale del corpo, tramite la combinazione di movimenti e respirazione.
SOFFERMIAMOCI SULL’ASPETTO DEI MERIDIANI E DEL QI
Nell'uomo il Qi alias la FORZA/ENERGIA VITALE, scorre incessantemente attraverso invisibili linee di scorrimento od autostrade energetiche, i cosiddetti meridiani, del corpo umano.
Da questo presupposto, sarà nostra attenzione riscoprire od individuare nuove tecniche, per sciogliere la tensione:
1) La tecnica della prostrazione al culto sacro > questa consiste NELL’APPARENTE O NELLA VERITIERA adorazione mistica di una icona sacra, che potrebbe essere qualsiasi di qualsiasi religione o filosofia teologica, come pure il buddha stesso > occorre, sedersi comodamente con schiena retta su di un cuscino con le gambe sotto al fondo schiena > solo 2 sono le condizioni procedurali tassative e cioè tenere le mani aperte sulle ginocchia per la ricezione delle frequenze all’interno di queste simil antenne paraboliche ed osservare l’icona sacra posta davanti a noi, ABBANDONANDOSI ALL’IMMENSITA’ DEL VUOTO > occorre lasciare scorrere tutti i pensieri > L’OBIETTIVO DI QUESTA PROCEDURA E’ RAGGIUNGERE TRAMITE IL MANTRA DEL VUOTO SPONTANEO, LA BONIFICA DELLA MENTE > durata esercizio meditativo, circa 30 minuti.
2) La tecnica del radicamento alla terra > è un soffice esercizio che permette il contatto della pianta nuda del piede con l’elemento terra > DA FARSI A PIACERE, UTILIZZANDO OGNI PUNTO DEL PIEDE, STANDO FERMI E FREGANDO I PIEDI CONTRO TERRA > OCCORRE ALTERNARE TALE MODALITA’ CON UN MASSAGGIO PERSONALIZZATO DEI PIEDI, STROFINANDOLI L’UNO CONTRO L’ALTRO STANDO PERO’ STAVOLTA NECESSARIAMENTE SEDUTI > durata esercizio meditativo, circa 30 minuti
3) La tecnica dell’innalzamento al cielo > è un’esercizio fisico di proiezione dei nostri talloni dei piedi al cielo per evidenziare meglio gli estremi dei meridiani che passano per le gambe > occorre coricarsi > mettersi sulla schiena > appoggiare il capo su di un cuscino > mettere le mani sotto la schiena all’altezza del coccige come pilastri di un ponte > alzare da terra le gambe verso l’alto con l’estremità dei talloni come punto massimale vettoriale verso il cielo > MA TUTTO QUESTO NON DEVE AVVENIRE CON SOFFERENZA O SFORZO, MA SI DEVE TENTARE DI RAGGIUNGERE LA POLARITA’ POSITIVA DEL CIELO CON GLI “ELETTRODI” D’ENERGIA DEI TALLONI > OCCORRE SCATENARE UNA TEMPESTA INVISIBILE DI FULMINI D’ENERGIA DA/PER I TALLONI > durata esercizio, da ripetersi più volte, circa 10 minuti.
4) La tecnica del fuscello > in modo elastico piegare leggermente le gambe in avanti e la schiena all’indietro con le mani sul coccige e SENZA SOFFERENZA O SFORZO, respirare profondamente chiudendo gli occhi > poi, con le gambe sempre dolcemente piegate in avanti abbassare il corpo sempre in avanti fino a toccare con il dorso delle dita delle mani per terra > appoggiare tutto il peso corporeo sul dorso delle dita raccolte a pugno > respirare nello stesso modo > OBIETTIVO DELL’ESERCIZIO, E’ TROVARE ELASTICITA’ CORPOREA DA ABBINARE ALLA MENTE ED ALL’ANIMA > durata esercizio, circa 10 minuti.
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Messaggio Da INFERNO Sab 12 Lug 2008, 00:20

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Messaggio Da INFERNO Sab 12 Lug 2008, 14:14

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IL VERO VALORE DI UN PREZIOSO, STA IN QUEL DOLCE PROFUMO CHE POSSA ALLIETARE TUTTI
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Messaggio Da INFERNO Sab 12 Lug 2008, 14:17

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Messaggio Da INFERNO Lun 14 Lug 2008, 21:53

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Messaggio Da INFERNO Lun 14 Lug 2008, 22:27


OLTRE OGNI TEMPO, OLTRE OGNI ALTRA DIMENSIONE, OLTRE OGNI ALTRA VITA, ESISTERA' PER SEMPRE L'AMORE PER IL CREATO E PER LE PERSONE CHE HAI CONOSCIUTO > PRIMA O POI, CI REINCONTREREMO TUTTI, OVUNQUE
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Messaggio Da INFERNO Lun 14 Lug 2008, 23:03

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CHI AMA ED E' AMATO, PUO' CHIUDERE GLI OCCHI E FIDARSI D'OGNI NUOVO PERCORSO DI VITA


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Messaggio Da INFERNO Mar 15 Lug 2008, 12:34

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L'ESSENZA DEL SOGNO ZEN, E' SEMPLICEMENTE SOGNARE
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Messaggio Da INFERNO Mar 15 Lug 2008, 12:54

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OGNI DAMA ESISTENTE, E' UNA PRINCIPESSA NELL'ANIMA
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Messaggio Da INFERNO Mar 15 Lug 2008, 22:34

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IL KOAN ALIAS LA PROVA DI VITA

Nella filosofia Zen il kōan è una frase paradossale o una storia usata per aiutare la meditazione e risvegliare una natura più profonda, di solito narra l'incontro tra un maestro ed il suo discepolo nel quale viene rivelata la natura più profonda delle cose.

L'uso dei kōan è tenuto in massima considerazione presso la scuola zen Rinzai , che si rifà agli insegnamenti del monaco Eisai (1141-1215), mentre è piuttosto trascurato dalla scuola Sōtō, fondata dal monaco Eihei Dōgen nel 1227 al suo ritorno dalla Cina, che pone l'accento soprattutto sulla meditazione in posizione seduta, o zazen. Secondo Daisetz Teitaro Suzuki (1958) l'esercizio basato sui kōan ha avuto origine per salvaguardare lo Zen dal rischio di degenerare in quietismo o in una comprensione meramente intellettuale.

Presso la scuola Rinzai, o scuola del "cambiamento improvviso", l'allievo partecipa a periodici colloqui formali con il maestro, chiamati sanzen, durante i quali gli viene chiesto di presentare il proprio punto di vista sul kōan che sta cercando di risolvere. La soluzione di un kōan comporta lunghi periodi di intensa concentrazione durante i quali viene adottata la stessa posizione della scuola Sōtō. Sembra che maestri esperti siano in grado di capire quando l'allievo è vicino alla soglia di un insight e riescano ad avvicinarlo a questa esperienza con atti inaspettati, spontanei ed improvvisi, intesi a bloccare il processo di pensiero concettuale.

Esistono tre importanti raccolte di kōan nel Ch'an e nello Zen: "La porta senza porta" (in giapponese: Mumonkan; in cinese: Wu-men kuan), "La raccolta della roccia blu" (Hegiganroku; Pi-yen lu) e "Il libro della serenità" (Shoyoroku; Ts'ung-jung lu). Con l'andare del tempo si costituì un vero e proprio canone, sistematizzato da Hakuin (1685-1768). Oggi esso ammonta a circa 1700 kōan, divisi in sei gradi di difficoltà. Occorrono circa trent'anni di studio per padroneggiare l'intera materia e diventare un maestro, ma l'addestramento abituale si limita ad una cinquantina di kōan.
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Messaggio Da INFERNO Mar 15 Lug 2008, 22:46

IL KOAN COME UNA PROVA IMPOSSIBILE DA DECIFRARE E DA SUPERARE?? NO, E' SOLO UN'ALTRO MODO DI RISOLVERE I QUESITI, ACCEDENDO AD UN'ALTRO PIANO DELLA REALTA' > CIOE' OCCORRE CAMBIARE IL MODO DI PENSARE
Il koan è un espediente che può permettere al discepolo di ottenere l'illuminazione. Su un koan, che è largamente usato nel Buddhismo Ch'an e, più tardi, nello Zen Giapponese, si deve riflettere. Il koan si presenta come una sorta di enigma, del tipo: "Non mi ci raccapezzo!" Rappresenta una sfida alla mente, più che all'intelletto. Diverse sentenze, nel Ch'an e nello Zen, sono state usate come materiale per i koan. Il koan potrebbe essere imperniato sulle frasi dei maestri, sullo scambio verbale tra un maestro e i discepoli, su alcuni brani dei Sutra, e così via. In determinate circostanze, qualcuno ha raggiunto l'illuminazione. Il koan è un "caso", che attesta l'accesso a un altro piano di realtà. Colui che medita sul koan può rivivere le stesse esperienze dei suoi protagonisti. Un discepolo deve assegnare al koan un'importanza centrale in tutta la sua vita: deve concentrarsi costantemente su di esso, impedendo al pensiero di spingersi altrove. E' facile capire che il compito è piuttosto arduo da svolgere.

Esistono tre importanti raccolte di koan nel Ch'an e nello Zen: "La barriera senza porta" (cinese: Wu-men kuan), "La raccolta della roccia blu" (Pi-yen lu) e "Il libro della serenità" (Ts'ung-jung lu). Due koan sono particolarmente rilevanti, e vengono assegnati ai novizi nella scuola Rinzai. "Un discepolo domandò al patriarca (cioè a un maestro Ch'an/Zen): "Un cane ha la natura buddhica?" Il maestro rispose: "Wu" (No). Questo koan costituisce un problema. La natura buddhica è una componente che tutti gli esseri viventi posseggono. Come può un cane esserne escluso? Alcuni dicono che la risposta wu (giapponese: mu) dev'essere interpretata foneticamente, come imitazione dell'abbaiare d'un cane. Comunque sia, non c'è niente da fare: ogni chiave di lettura di un koan si rivela inadeguata. Ciò nonostante, un discepolo deve riflettere ugualmente sul koan, esaminando tutte le interpretazioni possibili: poi le sopprimerà una per una, per capire che sono tutte insignificanti e insoddisfacenti. Un altro koan è, se possibile, ancora più sconcertante: "Ascolta il suono di una mano sola" (fu elaborato da Hakuin, un maestro Zen). Infatti, ecco un classico esempio di koan apparentemente indecifrabile:
"Puoi normalmente produrre il suono di due mani che battono insieme. Ma che cosa è il suono di una mano sola ?" (da "Il Tao Della fisica" di Fritjof Capra)

A riguardo, vale lo stesso discorso relativo al koan precedente.
Questa tecnica può essere usata con buoni risultati anche in psicoterapia. E' importante far capire al cliente che i suoi sintomi non posseggono né significato né consistenza. In questo modo, egli se ne sbarazzerà. Un esempio tratto dalla pratica clinica può essere stimolante a riguardo. Di volta in volta, un cliente insiste sullo stesso argomento: la sua fobia delle altezze, cioè dei luoghi elevati. Egli descrive perfettamente l'angoscia e i sintomi che lo assalgono in certe occasioni. E ora attende una risposta dal terapeuta. Dopo una lunga pausa, per tutta risposta, lo psicologo dice: "Dunque, mi par di capire che Lei ha paura dei luoghi elevati, e che in certe occasioni è assalito dall'angoscia." Tutto qui. A questo punto, si presentano al cliente due alternative: può andarsene, e cercare un altro terapeuta, ammettendo però, per il momento, di aver fallito; oppure, potrebbe capire che le parole del terapeuta posseggono un significato intimo, che va ponderato. In questo caso, il cliente può concentrare la sua attenzione sulla risposta, come se fosse un koan. E chissà...dopo qualche tempo, potrebbe persino arrivare a comprendere che esiste un altro piano di realtà, inaccessibile alla logica e al linguaggio!
IL SOFFIO DELLA VITA Footprintsmiddlethumboe3
http://www.koanseling.com/
TECNICHE DI SUPERAMENTO DEL PENSIERO CONDIZIONATO PER UNA PROMOZIONE DELLA QUALITA' DELLA VITA
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Messaggio Da INFERNO Mer 16 Lug 2008, 00:51

LA FILOSOFIA GIAPPONESE FRA POP E NEW AGE
http://www.nipponico.com/dizionario/b/beatzen.php
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Messaggio Da INFERNO Gio 17 Lug 2008, 12:18

http://www.romazen.it/insegnante/dharma_concentrazione.htm

Conoscere qualcuno vuol dire percepirne l'aroma, il sapore
"Ogni essere ha bisogno di qualcosa. Ma quando misurate o valutate il vostro essere, come buono o cattivo, gustoso od amaro, giusto o sbagliato, bianco o nero, state esprimendo un giudizio comparativo. Solo quando vi valuterete con una misura illimitata, ognuno di noi sarà messo al posto giusto. Questo è abbastanza. Siccome utilizzate una misura piccola, limitata o dualistica, perdete di vista il vostro vero valore. Un nero dovrebbe essere soltanto nero, un bianco dovrebbe essere soltanto bianco. Ma solitamente si pensa di aver bisogno di misurare di più. Dobbiamo accorgerci di ciò, e dobbiamo sapere quale è la vera pratica, per gli esseri umani e per tutte le cose".IL SOFFIO DELLA VITA Soffio80ke2

CON ESTREMA FACILITA', SI PUO' PASSARE ALL'ARGOMENTO DELL'ARTE CULINARIA ZEN:
http://www.tuttocina.it/fdo/artcul.htm


Ultima modifica di INFERNO il Lun 21 Lug 2008, 02:28 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da INFERNO Gio 17 Lug 2008, 12:26

http://widethinkingpeople.blogspot.com/2008/03/packaging-zen.html

Sul presupposto enunciato sopra, assomiglia molto ad uno zen da casalinghe di Wisteria Lane, più vicino alle riviste di cucina che al bodhicaryavatara (guida al sentiero buddhista del risveglio), QUINDI UNO ZEN DUTTILE E PLASMABILE IN OGNI CAMPO.

Infatti, lo zen non riguarda l'oggetto intenzionato, ma il soggetto intenzionante e può, pertanto, essere applicato anche a fenomeni apparentemente distanti da questo, come la tecnologia, la progettazione, l'industria, i macchinari, le cose di tutti i giorni > naturalmente per far questo si deve riconoscere che queste attività citate sono complesse, ricche e tali da richiedere altrettanta unificazione di quanta ne sia necessaria per condurre un dardo scagliato con l'arco a raggiungere un bersaglio mobile > progettare imballaggi, fare packaging, è un'attività di norma ignorata dai più e considerata - da chi non la ignori, ma neppure la pratichi - come ripetitiva, fredda e automatica > chi la esercita con consapevolezza, invece, sa bene come il packaging sia la ricerca di soluzioni a problemi complessi in un universo in cui ogni problema ha una miriade di soluzioni diverse con ordini di qualità e di efficienza diversi > progettare imballaggi richiede intuizione, fantasia e pazienza e comporta di cimentarsi con l'efficienza della soluzione, l'adeguatezza, la misura, l'utilizzo e la coerenza: tutte cose riconducibili alla qualità o al grado di perfezione, se si preferisce dire così > esiste una qualità visibile che ha a che fare con il disegno, con l'aspetto, con il decoro, con la scelta dei materiali, e una qualità intrinseca che riguarda le funzioni meccaniche, la durata e l'utilizzo > i due tipi di qualità devono entrambi essere cercati, perché se è vero che è possibile realizzare packaging brutti ma funzionali, progettarli perché siano anche belli è una pratica che aumenta il piacere di vivere nel mondo > chi progetta pianificando il lavoro può errare nel creare il modello mentale di ciò che gli sarà necessario e dei passi che dovrà fare per raggiungerlo, trovandosi poi impreparato di fronte a necessità non previste o, addirittura, ignorandole perché non pensate preventivamente > invece il rapporto diretto e necessario tra mezzo e fine della cultura zen (quando ho fame mangio, quando ho sonno dormo), consente al packager di affrontare tutte le necessità man mano che gli si presentino, senza la possibilità di tralasciarne alcune e senza mai essere colto impreparato: perché non preparato a niente o preparato a tutto > il packager non zen crede di aver chiara la soluzione prima di averla raggiunta, mentre il packager zen procede in uno stato di riesame e di apprendimento continui, fino al momento in cui tutto ciò che si cercava, quello che era oscuro, si manifesta chiaramente e illumina > la chiusura di una scatola nuova richiede grande pace mentale > la scatola è ferma in attesa dell'utilizzatore come un samurai in attesa dell'attacco dell'avversario; solo dopo essere stata attaccata, risponderà alle azioni dell'utilizzatore secondo le onorevoli e corrette leggi dei suoi tagli e dei suoi cordoni > il lavoro del packager è dunque quello di progettare scatole samurai che sia possibile sconfiggere senza forza bruta in un leale combattimento > i tagli e i cordoni devono fluire attraverso la scatola come il respiro > per raggiungere la perfezione di un packaging è necessario che il packager non abbia costretto con la forza nessun elemento del sistema, che abbia rispettato i materiali e che abbia assecondato la naturale volontà della materia > la maniera zen di assecondare qualcosa è quella di conoscerla > il packager non progetterà utilizzando sistemi che non ha fatto suoi, per macchinari che non conosce intimamente, con materiali con cui non abbia raggiunto un'identificazione totale > il packager deve pensare come una fustellatrice rotativa, deve farsi liquido e diventare inchiostro che stampa, deve essere cartone ondulato che si fa scatola, deve essere stampo che inietta, deve essere pellicola che sigilla.IL SOFFIO DELLA VITA Soffio79ol6
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Messaggio Da INFERNO Gio 17 Lug 2008, 13:40

http://trovabile.org/articoli/zen-web-semplicita
IL SIGNIFICATO ED IL VALORE DELLA GENTILEZZA ZEN
Lo zen e il Web: La pratica gentile della semplicità
"...soprattutto nel cosiddetto web 2.0 dove la comunicazione è interazione, la gentilezza tra le persone torna ad essere centrale. La tecnologia torna ad avere al centro, l’uomo: il web 2.0 o come lo si voglia chiamare, è questo: un ritorno alle origini".
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Messaggio Da INFERNO Gio 17 Lug 2008, 13:56

METRICA ZEN (HAIKU):

Gli Haiku sono brevi componimenti poetici di 17 sillabe. Il primo e l'ultimo verso sono obbligatoriamente di 5 sillabe, quello di mezzo ha le restanti 7.
In Giappone è stata la forma poetica più diffusa. Ogni haiku contiene un KIGO, ossia una parola - fiore, frutto, festività o altro - che evoca la stagione che lo incornicia. Ecco quindi che l'haiku è inteso come un'impressione, leggera e impalpabile, di chi scrive su ciò che gli succede intorno, non in senso metafisico, quanto piuttosto legato al rapporto con il mondo naturale.
L'haiku è di difficile comprensione per noi occidentali. Esso, infatti, non vuol essere esercizio di stile come nella poesia occidentale, ma soprattutto, a differenza di quest'ultima, non vuol segretare il suo intimo significato (che per le ridotte dimensioni metriche è chiaro già alla prima lettura), anzi lo rende esplicito senza difficoltà. Ma il fascino dell'haiku è proprio qui. Sembra così futile, così breve, così ordinario. Invece ti si apre davanti, ti pone la comodità dell'interpretazione e magari dell'imitazione, molto più che nella virtuosa poesia occidentale.

"Sono già le quattro...
Mi sono alzato nove volte
per ammirare la luna."

"Soffia il vento d'inverno
mandano lampi
gli occhi dei gatti"

"Vidi la prima neve
e dimenticai quel mattino
di lavarmi il viso"

NB: la traslitterazione dal giapponese fa saltare, in italiano, la regola metrica del 5-7-5 (rispettata invece in lingua originale). flowerIL SOFFIO DELLA VITA Soffio88ln9
http://it.wikipedia.org/wiki/Haiku
APPROFONDIMENTI SUGLI HAIKU
Un haiku (pronuncia giapponese /haikɯ/ con tono basso su /ha/ e tono alto su /ikɯ/, e opzionalmente con abbassamento tonale alla fine, nella catena parlata; pronuncia italiana /'(h)aiku/ o /(h)ai'ku/) è un componimento poetico di tre versi caratterizzati da cinque, sette e ancora cinque sillabe. È una poesia dai toni semplici che elimina i fronzoli lessicali e le congiunzioni e trae la sua forza dalle suggestioni della natura e le sue stagioni. L'haiku fu creato in Giappone nel secolo XVII e deriva dal tanka, componimento poetico di 31 sillabe che risale già al IV secolo. Il tanka è formato da 5 versi di 5-7-5-7-7 sillabe rispettivamente. Eliminando gli ultimi due versi si è formato l'haiku. Per l'estrema brevità richiede una grande sintesi di pensiero e d'immagine > ASSOMIGLIA MOLTO ALLA FORMA ERMETICA OCCIDENTALE > Tradizionalmente l'ultimo verso è il cosiddetto riferimento stagionale o kigo, cioè un accenno alla stagione che definisce il momento dell'anno in cui viene composta o al quale è dedicata. Soggetto dell'haiku sono scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell'animo dell'haijin (il poeta). La mancanza di nessi evidenti tra i versi lascia spazio ad un vuoto ricco di suggestioni.

Gli haiku tradizionali non hanno alcun titolo.

Nei licei americani e in Marocco si insegnano tutt'oggi le tecniche per scrivere haiku. Jack Kerouac ne fu grande appassionato e compositore. In Giappone si calcola che più di dieci milioni di persone (circa il 10% della popolazione) si diletta a scrivere haiku. I gruppi di poeti che si riuniscono per parlare di haiku si chiamano haijin. Pressoché ogni giornale nipponico ha una sezione riservata agli haiku.

Tra i maggiori poeti di haiku si ricordano Matsuo Bashō, Yosa Buson, Kobayashi Issa, Masaoka Shiki, Chiyo. Hanno composto haiku anche Jorge Luis Borges (I diciassette haiku), Paul Claudel (Cento frasi per ventaglio), Allen Ginsberg ed Edoardo Sanguineti.
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Messaggio Da INFERNO Ven 18 Lug 2008, 23:01

BUDDHISMO
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/Buddismo/BUDDISMO.html
http://www.geocities.com/athens/delphi/9827/buddhismo.html
http://www.liceoberchet.it/ricerche/buddha/main.htm
« Il bramino Dona vide il Buddha seduto sotto un albero e fu tanto colpito dall'aura consapevole e serena che emanava, nonché dallo splendore del suo aspetto, che gli chiese:
– Sei per caso un dio?
– No, brāhmana, non sono un dio.
– Allora sei un angelo?
– No davvero, brāhmana.
– Allora sei uno spirito?
– No, non sono uno spirito.
– E allora, che cosa sei?
– Io sono sveglio. »

(Anguttara Nikāya)

Il Buddhismo è la disciplina spirituale sorta dall'esperienza mistica vissuta dal personaggio storico di Siddhārtha Gautama e che si compendia nei suoi insegnamenti, fondati sulle «Quattro Nobili Verità». Con Buddhismo si indica anche l'insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali che hanno in comune il richiamo agli insegnamenti di Siddhārtha Gautama in quanto Buddha; La storia del Buddhismo riporta il suo sviluppo a partire dal VI secolo a.C. soprattutto nell'Asia orientale (India, Tibet, Cina, Corea, Giappone, Indocina), e, dal XX secolo anche in Europa e Stati Uniti.

Siddhārtha Gautama, detto Shakyamuni (il saggio della tribù Shakya), visse nell'India del Nord circa tra il 563 a.C. ed il 483 a.C. (studi recenti, successivi agli anni Novanta, propongono come date di nascita e morte del Buddha gli anni 480 a.C. e 400 a.C.). Egli era detto Buddha, ovvero «colui che è risvegliato». Il Buddha nacque durante il viaggio che doveva portare la regina Maya, moglie del nobile guerriero Suddhodana, a partorire il primo figlio nella casa paterna. Ma la tradizione vuole che la giovane non raggiunse mai la casa e partorisse in un boschetto (a Lumbini nel sud del Nepal), mettendo al mondo colui che sarebbe diventato il Buddha. Prima di intraprendere la sua ricerca spirituale, egli viveva nell'agio presso il palazzo del padre. Poco prima di compiere trent'anni il principe uscì dal palazzo e in quattro occasioni diverse vide un neonato, un malato, un vecchio, e un funerale. Queste esperienze del tutto nuove per lui lo fecero riflettere sulla vita cominciando a elaborare quello che sarà il cardine del pensiero buddista: risolvere le quattro "sofferenze" fondamentali della vita: nascita, malattia, vecchiaia, morte.IL SOFFIO DELLA VITA 230px-Buddha_lantau
Buddhismo e religione

Alla sua origine il Buddhismo era effettivamente estraneo da qualunque preoccupazione religiosa. Buddha, nella sua ricerca e nella sua predicazione, si rifiuta di affrontare questioni di tipo religioso riguardanti l'esistenza di un principio divino assoluto, o l'eventuale natura di un'anima separata dal corpo: questioni di questo genere non vengono né negate né affermate, ma semplicemente lasciate nel silenzio. Da questo punto di vista il Buddhismo, nelle sue prime fasi, si distacca nettamente dall'induismo del tempo, il quale aveva invece al suo centro l'identità tra l'io individuale e l'Assoluto divino. Anche riguardo al Nirvana, che pure è l'obiettivo ultimo della pratica Buddhista, il Buddha e la letteratura Buddhista successiva preferiscono definirlo in negativo, senza affermarne nulla al riguardo. Ciò non significa che il Nirvana consista nel nulla: significa semplicemente che è al di là della possibilità del linguaggio e del pensiero, che è inesprimibile attraverso delle categorie concettuali avendo la sostanza della vacuità.

Tuttavia, già entro un breve tempo successivo alla scomparsa del Buddha, si verificò un processo di «divinizzazione» del maestro, concepito sempre meno come semplice uomo e sempre più come creatura dotata di facoltà prodigiose e sovrumane. A questo processo di divinizzazione si affiancò un vero e proprio culto popolare relativo al Buddha e alle sue reliquie (vedi la voce stupa).

Nei secoli posteriori, quindi, venne sviluppandosi all'interno del Buddhismo tutta una fenomenologia devozionale, composta di templi, preghiere e mitologia che si configura entro certi limiti come una vera e propria religione. Da questo punto di vista c'è chi afferma che, specie per quanto riguarda il Buddhismo Mahāyāna, e soprattutto per quanto riguarda l'Amidismo, il Buddhismo o alcune sue tradizioni, siano a tutti gli effetti una religione.

Da parte sua, inoltre, se le diverse scuole del Buddhismo sono concordi nel rifiutarsi di definire in senso positivo un eventuale principio divino Assoluto, non viene comunque negata l'esistenza di entità superiori all'uomo, cioè le varie divinità del politeismo. Il Buddhismo, in tal senso, non negò l'esistenza dei deva nell'induismo così come non negò quella dei kami giapponesi e anzi ne aggiunse d'altri propri: soltanto, dal punto di vista Buddhista anche queste divinità (non concepite come eterne o incorruttibili) fanno parte, assieme all'uomo e a tutte le altre creature viventi, del ciclo del divenire e della sofferenza. Il Buddhismo inventò perciò molti episodi in cui uno di essi, o una folla di divinità, discende dal cielo per ascoltare rispettosamente la parola del Buddha o per rendergli qualche servizio, «annoverandoli fra i laici», facendone devoti modello e protettori del Buddhismo.

Da notare infine che, attualmente, nei paesi a maggioranza buddhista o dove il Buddhismo ha avuto una larga influenza culturale (ad esempio il Giappone o l'Indocina), nella percezione popolare il Buddhismo viene visto e vissuto come una religione.


Ultima modifica di INFERNO il Ven 18 Lug 2008, 23:23 - modificato 2 volte.
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Messaggio Da INFERNO Ven 18 Lug 2008, 23:15

BUDDHISMO TIBETANO
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_tibetano
http://www.geduntharchin.it/buddhismo/buddhismo-tibetano.asp
http://www.cesnur.org/religioni_italia/b/buddhismo_05.htm
IL SOFFIO DELLA VITA 350px-Lamas_Rumtek
IL SOFFIO DELLA VITA 250px-Potala_Palace
Il Potala, residenza storica dei Dalai Lama
Secondo il mito, la prima introduzione del Buddhismo in Tibet risalirebbe al 173 (regno di Lha Thothori Nyentsen).

Durante il regno del re Songten Gampo (Sron-btsan sGam-po) (617 - 649), alcuni ministri furono inviati in India allo scopo di apprendere la lingua e la scrittura indiane, sulle quali il moderno sillabario tibetano è modellato; grazie alle due mogli buddhiste del re, fu portata la prima statua buddhista in Tibet. Ma la religione si diffuse e si arricchì solo durante il regno di Trhisong Detsen (nato nel 742, regnante dal 755, morto nel 798), anche attraverso il contributo Shantarakshita di Padmasambhava (in tibetano Guru Rinpoche), famoso mahasiddha "detentore di tutto il Tantra" giunto nel 786 dal regno dell'Uḍḍiyana.

Verso il IX secolo la serie dei "Re Religiosi" terminò; fra questi sovrani, Lang Dharma perseguitò la religione dal 798 al 842.

Si ebbe, in seguito, una "seconda introduzione" del buddhismo in Tibet attraverso l'opera di guru e lama indiani e tibetani, di traduttori e di loro ospiti come il re Lha Lama Yeshe Ö (che invitò un maestro indiano, Atisha, XI secolo), i traduttori Rinchen Zangpo e Legpai Sherab. In questo periodo sorsero le tre differenti "scuole" (Sakya, Kagyu e Kadam), oltre alla tradizione antica, Nyingma (risalente direttamente a Padmasambhava). Tsongkapa fu il fondatore della scuola dei Gelug con la riforma di quella Kadam utilizzando principalmente gli insegnamenti di Atisha (fondatore della tradizione Kadam).

A partire dal XII/XIII secolo, il Tibet fu sotto l'influenza dei Mongoli (il quarto Dalai Lama, Yonten Gyatso, era di famiglia mongola), che si appoggiarono alla scuola Sakya: nel 1253 Kubla Khan offrì a Drogön Chögyal Phagpa alcune province del paese.

Il primo Dalai Lama, Gedun Drub regnò nel XIV secolo (1391 - 1474); l'importanza della scuola Gelug e delle istituzioni loro collegate, tuttavia, crebbe considerevolmente solo nel XVI secolo: Sonam Gyatso (1543-1588) si assegnò per primo il titolo di Dalai Lama, (i due precedessori furono riconosciuti come tali solo a posteriori): a dimostrazione dell'influenza mongola sul paese, "Dalai" è parola mongola (letteralmente significa "oceano") e "Lama" è tibetano per "maestro". Secondo la tradizione, Altan Khan si rivolse a Sonam Gyatso come "oceano di saggezza" .

Ngawang Lobsang Gyatso il quinto Dalai Lama, fu un grande accentratore ed organizzatore, e strinse alleanza sia con i Mongoli che con gli imperatori Qing dei Manciu.

Il Dalai Lama Thupten Gyatso (1876-1933) riuscì a tenere il paese intatto nonostante le numerose pressioni esterne. Il governo dei Manciu tentò, dopo la sua fuga, di deporlo ed al suo ritorno dalla Mongolia dovette nuovamente fuggire in India, cercando l'aiuto dei britannici, che però rimasero neutrali. Nel 1911, in ogni caso, l'influenza dei Manciu sul Tibet svanì, in seguito al crollo della dinastia dell'Impero.

In occidente la percezione del buddhismo tibetano è stata inizialmente influenzata dai resoconti dei primi missionari cattolici e, in seguito, gli studiosi anglicani (Waddell e Davis) lo paragonarono erroneamente al cattolicesimo. Ai loro occhi il "lamaismo", così lo definirono, oltre a diverse somiglianze formali era ricco di riti e faceva un largo uso di opere d'arte. Il Buddhismo tibetano è caratterizzato da una grande varietà di scuole ed ulteriori diramazioni. IL SOFFIO DELLA VITA Wheel_animatIL SOFFIO DELLA VITA Soffio90ne0IL SOFFIO DELLA VITA Soffio91yt5IL SOFFIO DELLA VITA Soffio93zz5
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Messaggio Da INFERNO Sab 19 Lug 2008, 00:29

http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Zen
BUDDHISMO ZEN

Con il termine Zen, ci si riferisce a un insieme di scuole buddhiste giapponesi. Talvolta si definisce Zen anche la tradizione cinese Chan, da cui storicamente deriva, e quella Sòn coreana.
Zen è la pronuncia nipponica della parola cinese Chan. Questo termine, un prestito linguistico dalla lingua cinese classica, fin dalla prima introduzione del buddismo in Cina fu utilizzato per rendere foneticamente il termine sanscrito Dhyāna che nell'insegnamento del Budda indicava i graduali stati di coscienza caratterizzati da profonda comprensione che scaturiscono dall'esercizio del Samadhi, ossia la concentrazione meditativa. In seguito, in diverse forme composte come Chanseng, Chanshi (Monaco meditante, Maestro della meditazione), divenne una definizione generica per una categoria di religiosi che si dedicavano specialmente alla meditazione. Sembra che in questo ambito sia nata la tradizione e che adotterà questo termine come vera e propria denominazione specifica del proprio lignaggio (cinese: Chánzōng, giapponese: Zenshū, la tradizione del Buddhismo Zen).

I fondamenti dello Zen
È l'atto puro, l'azione diretta che lo Zen predilige, assieme a tutti quei modi di rapportarsi all'esperienza senza troppi vincoli culturali e dunque all'intuizione. Degna di nota è la particolare concezione del vuoto, che si distacca totalmente dal nichilismo occidentale. Se per l'Occidente infatti esso si presenta per lo più come morte, cessazione, mancanza, privazione e negazione, il "mu", l'indicibile nulla dello Zen, è qualcosa di estremamente dinamico, stato germinale di tutte le cose, condizione di ogni possibilità, contenitore del tutto. Uno dei modi di indicarlo è l'Ensō, un ideogramma dalla forma circolare che è tra i simboli più significativi dello Zen. Collegate a tale dottrina è possibile trovare numerose pratiche appartenenti a campi eterogenei. Origine e fondamento delle arti e della cultura, lo Zen ispirò la poesia (haiku), la cerimonia del tè (cha no yu o chadō), l'arte di disporre i fiori (ikebana), l'arte della calligrafia (shodō), la pittura (zen-ga), il teatro (Nō), l'arte culinaria (zen-ryōri, shojin ryōri, fucha ryōri) ed è alla base delle arti marziali (es. aikido, karate, judo), dell'arte della spada (kendo) e del tiro con l'arco (kyudo).

Obiettivo dello Zen è pervenire al satori, l'illuminazione che porta a un più alto livello di coscienza. Satori e vuoto sono due concetti complementari che si sostengono l'un l'altro, e proprio dalla concezione zen del vuoto è possibile capire la differenza tra il Nirvāṇa della tradizione buddista e il satori. Se il primo si presenta infatti fondamentalmente come rinuncia al mondo e distacco da esso, proprio come nell'ascetica noluntas di Arthur Schopenhauer, il satori si propone una partecipazione attiva e consapevole al mondo e non una fuga da esso.

Lo Zen preferisce l'attività alla speculazione intellettuale e si distingue dalle altre scuole buddiste per aver reso essenziale e centrale la cosiddetta pratica nel raggiungimento del satori. Tra le pratiche zen si distingue in modo particolare lo zazen, la meditazione stando seduti. Il termine deriva da "za", seduto e "zen", meditare e indica proprio la meditazione da seduti, su un cuscino detto "zafu", accompagnata da particolari posizioni delle mani e determinati ritmi respiratori, con l'obiettivo di portare la mente a un vuoto produttivo. Un'altra pratica è il kin-hin (let. "marciare in linea retta nel verso della trama di un tessuto"), la meditazione camminando.
IL SOFFIO DELLA VITA 180px-Enso
Ensō è una parola giapponese che significa cerchio. L'ensō è forse il soggetto più comune della calligrafia giapponese. Esso simboleggia l'illuminazione, la forza, l'universo.

È ritenuto da molti che l'indole dell'artista sia completamente rivelata dal modo in cui disegna questo cerchio; inoltre si ritiene che solo chi sia mentalmente e spiritualmente completo possa disegnare un vero ensō. Alcuni artisti disegnano un ensō ogni giorno, come una sorta di diario spirituale.

Alcuni disegnano l'ensō con un'apertura nel cerchio, mentre altri lo completano. L'apertura potrebbe simboleggiare che questo cerchio non sia separato dal resto delle cose ma faccia parte di qualcosa di più grande.

L'ensō è un simbolo sacro nel buddhismo zen, ed è spesso usato dai maestri zen come firma nelle loro opere.

Alcune compagnie l'hanno adottato come loro simbolo, ad esempio Lucent. Anche se, curiosamente, il logo di quest'ultima compagnia sembra più un segno di una tazzina di caffè.
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Messaggio Da INFERNO Sab 19 Lug 2008, 15:26

"LA VIA DEL PENNELLO"
PITTURA ZEN-GA
http://digilander.libero.it/aureliapallastrelli/zen_e_pittura.htm
http://www.sumi-e.it/storia2.asp
Esprimere visivamente l'essenza vitale di queste forme e il significato eterno che esse celano è il compito che si assume il vero maestro di pittura zen.
Per fare questo gli è in genere sufficiente un semplice rotolo di carta (per lo più di fibra di riso), qualche pennello di varia misura (ma ne può bastare anche uno soltanto), e naturalmente l'inchiostro, composto di fuliggine e colla e preparato in piccole stecche dure. Non occorrono colori: lo spazio bianco dello sfondo (yohaku), simbolo concreto del Vuoto quale realtà ultima, li rappresenta già tutti, essendo la loro somma totale - e dunque la totalità delle forme visibili. È da questo 'vuoto', che nella sua nuda purezza racchiude ogni possibile forma d'esistenza, che i tratti neri dell'inchiostro estraggono, in positivo, tutto ciò che la sensibilità e la fantasia dell'artista sono capaci di evocare, in uno slancio di pura creatività.

Questa operazione, che a prima vista potrebbe sembrare di una semplicità sconcertante, richiede in realtà una preparazione tecnica e, soprattutto, interiore davvero straordinaria, che solo pochi grandi maestri di Zen e di pittura possedettero pienamente.

L'inesprimibile può essere espresso, l'incomunicabile comunicato.
www.mokusho.it/appuntamenti/sumie/sumi.h1.jpg
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Messaggio Da INFERNO Sab 19 Lug 2008, 15:37

"LA VIA DEI FIORI"
IKEBANA
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http://it.wikipedia.org/wiki/Ikebana
http://www.grappolo.com/orientalia/Ikebana.htm
http://www.laviadeifiori.com/
Ikebana > Arte giapponese della disposizione dei fiori recisi, anticamente conosciuta come Kadō.

La traduzione letterale della parola Ikebana è "fiori viventi", ma l'arte dei fiori può essere anche indicata come Kadō, cioè "via dei fiori", intendendo cammino di elevazione spirituale secondo i principi dello zen.

La storia

L'Ikebana è un'arte molto antica, ha le sue origini in Oriente (India, Cina) ma solo nel complesso artistico e religioso del Giappone ha trovato il terreno fertile per il suo sviluppo trasformandosi, da iniziale offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica, frutto e riflesso della cultura del momento. Le sue origini risalgono al VI secolo d.C. e cioè al periodo in cui il buddismo attraverso la Cina e la Corea penetra nell'arcipelago nipponico introducendo l'usanza delle offerte floreali votive. In origine l'arte dei fiori era praticata solamente dai nobili e dai monaci buddisti, che rappresentavano le classi elevate del Giappone, e solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti diventando popolare con il nome di Ikebana. Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka che comprendeva la presenza nella composizione di ben sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. In seguito venne elaborato uno stile più semplice, il Nageire. A questo seguì il Seika, una specie di Rikka semplificato, meno austero del Nageire. In epoca moderna ogni scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi bassi dal bordo poco elevato, elementi vari come sassi, rami secchi ed altri materiali naturali.
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Messaggio Da INFERNO Sab 19 Lug 2008, 22:40

BONSAI
http://it.wikipedia.org/wiki/Bonsai
http://www.hobbybonsai.it/
IL SOFFIO DELLA VITA 250px-Bonsai_Tree_071

Bonsai è l'arte di creare miniature di alberi, coltivandoli per anni in un piccolo vaso. Con questa particolare tecnica si guida infatti del materiale vegetale ad assumere forme e dimensioni volute, pur rispettandone completamente l'equilibrio vegetativo e funzionale.

La storia del bonsai

Il termine "bonsai" è giapponese ed è costituito da due ideogrammi: il primo significa vassoio o contenitore (bon), mentre il secondo (sai) significa educare e, in senso lato, il coltivare.

Questi alberi in vaso possono essere paragonati a normali piante che sono state "semplicemente" coltivate in maniera migliore, ovvero con cure ed attenzioni di cui generalmente altre piante non necessitano. Per rendere la pianta nel suo complesso più forte ed adatta a sopravvivere in spazi ristretti, si procede alla potatura delle radici fittonanti (quelle che penetrano in profondità nel terreno), al rinvaso periodico e ad adeguate potature dei rami.

I bonsai, sia come senso estetico naturale sia come la filosofia orientale suggerisce, devono seguire degli stili ben precisi accomunati dalla conicità del tronco, dalla dimensione ridotta delle foglie e soprattutto dalla naturalezza della pianta stessa, che nel suo insieme (vaso compreso) ha lo scopo di riprodurre la natura in piccole dimensioni.

È sbagliato pensare che i bonsai soffrano nei vasi: è solo un'impressione che si ha, a causa delle forme spesso contorte o delle parti di legno secco create appositamente per dare un effetto di vetustà alla pianta. Così come si accetta l'intervento sugli alberi da frutto per ottenerne più cibo possibile, si dovrebbe accettare in egual maniera l'intervento su piante per renderle bonsai, dove si nutre lo spirito del coltivatore e non il suo corpo. Se un bonsai soffrisse non arriverebbe a fiorire o addirittura a fruttificare.

Che cos'è un bonsai

Forse non esiste altra nazione in cui il reciproco influsso fra uomo e paesaggio, sia negli spazi offerti dalla natura sia nei diversi periodi storici, possa essere dimostrato in modo così ampio come in Giappone. Il giapponese, al contrario dell'europeo che ama il sole e la luce del giorno, preferisce i momenti determinati dal crepuscolo, la penombra, la nebbia che avvolge le cose. Il giapponese si sente nella natura uomo piccolo e insignificante, in un paesaggio dal quale si sente completamente dominato. Questo dimostra come l'influsso reciproco fra paesaggio ed uomo possa avere un significato diametralmente opposto.

L'amore assoluto per la natura è dimostrato dai giapponesi anche nei particolari architettonici: le pareti scorrevoli della casa danno la possibilità di fare apparire gli scorci particolarmente belli del giardino. Rendono l'osservatore consapevole delle varie fasi del giorno e del mutare delle stagioni.

Il bonsai è una rappresentazione della natura, il paesaggio influenza il bonsai. Per questo, e non soltanto per questo, il bonsai è un hobby che va preso con serietà e praticato, per quanto possibile, con costanza ed una certa applicazione. I veri coltivatori di bonsai curano questi alberelli per ore al giorno. Il bonsai si colloca in un contesto ampio che va di pari passo con l'amore per la natura, al di là di un mero fatto di mode. Un bonsai dovrebbe trasmettere il concetto di spazio, di tempo, di bello. la coltivazione del bonsai è praticata anche per rilassamento e garantisce tranquillità.

La tecnica bonsai è nata in Cina e perfezionata in Giappone ed è legata a quello che gli Orientali chiamano seishi: l'arte di dare una forma, di coltivare, il praticare le tecniche più svariate sempre nel rispetto della pianta. I bonsai sono dunque natura viva, piccoli alberi che malgrado le dimensioni contenute esprimono tutta l'energia che è racchiusa in una pianta grande.
Il bonsai non ha soltanto la naturale bellezza che possiede ogni albero, ma il suo aspetto richiama all'osservatore qualcosa di più della pianta in sé: lo scorcio di una foresta, una scena della natura, un maestoso albero solitario, un paesaggio marino, un ruscello, uno stagno. Alcuni bonsai vengono curati e educati in modo da creare scene comuni come la pesca o la caccia. Gli orientali definiscono il bonsai come l'unione della natura con l'arte, così come il Teatro Nōh e la danza classica sono per i giapponesi la sintesi di musica e storia. A differenza dell'ikebana, l'arte di comporre i fiori, il bonsai non si può insegnare con formule esatte o regole matematiche, ma con i comuni principi di botanica ,senso estetico e una buona dose di pazienza.

Per esigenze didattiche i maestri giapponesi hanno stabilito regole e principi di bellezza che hanno permesso ai neofiti di seguire un percorso preciso e facilitato per creare un bonsai. Da questo percorso bisogna uscirne attraverso le esperienze e la maturità che il tempo certamente darà a chi fa bonsai con costanza, serietà e impegno: allora le nozioni di base acquisite saranno elaborate e la creatività avrà il suo spazio.
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Messaggio Da INFERNO Sab 19 Lug 2008, 23:28

A PROPOSITO DI MICRO COSMI > ECCO LE FANTASTICHE INCLUSIONI DENDRITICHE NELLE GEMME, NELLE PIETRE E NEI QUARZI:
http://www.oriegemme.it/index.php?option=content&task=view&id=48&Itemid=73
http://www.minerali.it/gemme/gemmespettroscopio.htm
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