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IL SOFFIO DELLA VITA

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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 02:07

BUDDHISMO VAJRAYANA (CIOE' LA VIA DEL DIAMANTE ALIAS DEL SENTIERO ADAMANTINO nel senso di veicolo indistruttibile ed insuperabile per raggiungere l’Illuminazione)
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Vajrayana
http://www.buddhism.it/teaching/pureLand.html
http://www.italiatibet.org/history/cultura/2buddismodeltibet.htm
Con i primi decenni dell'undicesimo secolo cominciano a prendere forma in Tibet i differenti indirizzi buddhisti che ben presto daranno vita a numerose scuole le quali, se da un lato si riconoscono tutte nelle idee generali del Buddhismo vajrayana, dall'altro divergono sui mezzi più idonei per metterle in pratica.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Diamantelv8
http://docs.google.com/Doc?id=df2ccn55_337g2996tdn
http://docs.google.com/Doc?id=df2ccn55_338fdd8dscw


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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 02:40

SAICHO
http://it.wikipedia.org/wiki/Saicho
« Quando praticate la meditazione realizzate questi dieci insegnamenti: 1. contemplate le verità misteriose; 2. conservate la misericordia; 3. mantenetevi quieti; 4. restate liberi dagli attaccamenti; 5. distinguete la via che porta all' illuminazione da quella che la ostacola; 6. praticate ciò che vi fa crescere spiritualmente; 7. superate le difficoltà; 8. siate consapevoli del vostro livello spirituale; 9. restate tranquilli sopportando ciò che vi è sgradevole; 10. superate qualsiasi attaccamento. »
(Saichō) 767/822, è stato un monaco giapponese buddhista
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Dengyosaichoyj9
L'insegnamento di Saichō, al ritorno del suo pellegrinaggio in Cina, fu subito indirizzato alla difesa della nuova scuola Tendai da lui fondata e originata dalla scuola cinese Tiāntái > per le scuole Tiāntái e Tendai, gli insegnamenti dottrinali e le pratiche spirituali sono sempre mezzi abili (sanscrito upāya, cin. 方便, fāngbiàn, giapp. hōben) che devono addattarsi alle differenti condizioni dei discepoli e dei praticanti buddhisti. Saichō comprese che le dottrine esoteriche (密教, giapp. Mikkyō) erano le pratiche più adatte (sanscrito upāya) per far comprendere all'aristocrazia il messaggio buddhista e a ricaduta in una società fortemente gerarchizzata come quella giapponese dell'epoca, consentire di far giungere tale messaggio a tutto il popolo. Ritenne, come anche Kūkai, di insegnare ad ottenere l'illuminazione in questa vita (sokushin jōbutsu, 卽身成佛) e di adattare gli insegnamenti in base alle effettive capacità dei discepoli.
KUKAI
http://it.wikipedia.org/wiki/K%C5%ABkai
Kūkai (空海), ricordato dopo la sua morte anche con il titolo onorifico di Kōbō-Daishi (弘法大師) (774-835 d.C.) fu un monaco buddhista giapponese, artista, fondatore in Giappone della scuola buddista Shingon ("Vera Parola"), basata sullo studio del Mahavairocana e sulle speculazioni della scuola cinese Zhenyan. Fu inoltre fautore della diffusione della teoria iniziatica dello honjisuijaku secondo la quale le divinità dello shinto, i kami, considerate fino ad allora come esseri prigionieri del ciclo delle reincarnazioni, appartenevano invece al regno dell'illuminazione; erano manifestazioni di buddha e bodhisattva. Kūkai è famoso soprattutto come calligrafo, ed è considerato l'inventore dei kana, i sillabari con i quali, assieme ai caratteri kanji di origine cinese, si scrive la lingua giapponese.
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 03:03

BUDDHISMO TIANTAI
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Tiantai
Tiāntái zōng (天台宗, Wade-Giles: T'ien-t'ai tsung, giapponese: Tendai-shu, coreano: Ch'ontae jong, vietnamita Thiên Thai tông; scuola delle Terrazze celesti, scuola buddhista mahayana cinese fondata nel VI sec. e.v.)

La scuola Tiantai è una delle più importanti scuole mahayana del Buddhismo cinese e prende il nome da una catena montuosa, a suo tempo isolata e selvaggia, situata a sud di Nanchino, sul versante costiero della provincia di Zhejiang ove, nel 575, fu fondato il suo primo monastero. Fondatore di questa scuola e del monastero da cui essa prende il nome è il patriarca Zhiyi, ma nel computo del lignaggio dei suoi patriarchi cinesi vengono segnalati anche il maestro di Zhiyi, Huisi e il maestro di costui, Huiwen. Duramente colpita dalle persecuzioni dell'845, la scuola Tiantai esprimerà nel corso dei secoli ancora dei grandi maestri, ma verrà progressivamente soppiantata dalle scuole del Buddhismo Chan e dalle scuole del Jingtu zong (Buddhismo della Terra Pura). Diffusa in Giappone nel IX secolo dal pellegrino giapponese Saicho (767-822), dove prende la denominazione di scuola Tendai e dove è tutt'oggi fiorente, recentemente sembrerebbe rivivere un risveglio nella stessa Cina.
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 03:15

BUDDHISMO CHAN (PUNTARE ALLA SEMPLICITA')
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Chan
Il nome Chánjia (禅家) fu adottato per la prima volta -pare- dall'eclettico monaco e studioso cinese Zongmi (宗密) (780-841). Attualmente con Chán si intende una corrente religiosa buddhista sviluppatasi in Cina, grazie ad una profonda inculturazione in ambiente daoista, a partire dalla dinastia Tang, fiorita sotto i Song, introdotta in altri paesi di influenza cinese. Molto nota è l'interpretazione giapponese di questa scuola, che prende il nome di Zen. Con quest'ultimo termine molti autori si riferiscono all'intera tradizione di questa scuola, comprese le sue radici cinesi.
Le origini
È piuttosto difficile ricostruire le origini storiche del Buddhismo Chan. Il lavoro storiografico risente di alcuni ritardi dovuti alle traduzioni e alla comparazione di testi e cronache riportati nel Canone cinese e non solo. Al momento la quasi totalità degli storici ritiene che i racconti tradizionali siano piuttosto esagerati se non addirittura inventati. Ciò non toglie che l'alone di mistero che avvolge questa scuola e la figura del suo leggendario fondatore Bodhidharma ne accresca l'interesse e la peculiarità. Le fonti su cui si poggiano i racconti tradizionali sono piuttosto tarde, risalgono al Jǐngdé zhuàndēng lù (景德傳燈錄, giapp. Keitoku dentō roku, Raccolta della Trasmissione della Lampada,T.D. 2076.51.196-467) redatto nel 1004 da Daoyuan. Quindi è indubbio che trascorrano almeno cinquecento anni tra le fonti e i fatti da esse narrati. Purtuttavia vi sono fonti autonome da quelle della scuola Chan che accennano alla figura di Bodhidharma e del suo discepolo Huike, lo Xùgāosēngzhuàn (續高僧傳, T.D. 2060.50.425a-707a) redatto da Dàoxuān (道宣, 596-667) nel 645, e rivisto da lui stesso prima della sua morte, nel 667. In questa opera Dàoxuān parla di un brahmano originario dell'India meridionale che arrivò in Cina per diffondervi le dottrine del Mahayana. Giunto per mare a Nanyue, durante la Dinastia Liu Song (420-479), raggiunse da qui la capitale della Dinastia Wei settentrionale (386-584) Luoyang, dove cercò di raccogliere, ma senza successo, dei discepoli, incontrando persino maldicenze. Solo in due lo seguirono, Huìkě ( 慧可, 487-593) e Daoyu (道育,). A loro trasmise la dottrina del Laṅkâvatārasūtra (Il Sutra della discesa a Lanka, 楞伽經 pinyin Lèngqiéjīng, giapp. Ryōgakyō), che riteneva più adatta ai cinesi e la tecnica della meditazione del bìguān (壁觀, guardare il muro) per mezzo della pratica (行入 xíngrù ) e del principio (理入 lǐrù). Dàoxuān afferma che Bodhidharma morì sulle rive del Fiume Lu il quale, essendo noto come terreno di esecuzioni, fa supporre che fu giustiziato durante le ribellioni del periodo Wei. Tuttavia ad una attenta lettura, questa biografia presenta alcune contraddizioni: tratta di un maestro di dhyana che pratica lo "sguardo verso il muro" e che non stima le scritture, mentre contemporaneamente promuove un sutra di origine Cittamatra, il Laṅkâvatārasūtra. E' evidente che Dàoxuān opera almeno su due fonti contraddittorie. Da una parte, sulla pratica del bìguān, si rifà allo Èrrù sìxíng lùn (二入四行論, giapp. Ninyū shigyō ron, Trattato sulle due entrate e le quattro pratiche) testo rinvenuto nella grotta n. 17 delle Grotte di Mogao, redatto a partire dagli insegnamenti del maestro intorno al 600 dal discepolo di Bodhidharma (ma più probabilmente un discepolo di Huìkě), Tànlín (曇林, 506–574); dall'altra, per le informazioni sul Laṅkâvatārasūtra, si rifà ad un erede della tradizione Chan, Fǎchōng (法沖, 587?-665). Nella introduzione all' Èrrù sìxíng lùn , Tànlín, indica Bodhidharma come terzo figlio di un re 'brahmano' dell'India meridionale "attraversando montagne e mari". Di certo al tempo di Dàoxuān Bodhidharma non era ancora considerato il 28° patriarca indiano del Buddhismo Chan. Altra considerazione importante, e storicamente abbastanza accertata, è che ai tempi di Dàoxuān, sul Monte Dòngshān (洞山, nello Hunan), nasceva una nuova scuola forse di origine Tiantai, fondata dai monaci Daoxin (道信, 580-651) e Hongren ( 弘忍, 601-674) e praticante esclusivamente la tecnica del dhyana. I discepoli di Hongren, Fǎrù ( 法如, 638-689), Huian (惠安 o 慧安, 582-709) e Shenxiu (神秀, 606-706), diffusero a Chang'an e a Luoyang le dottrine di questa nuova scuola, avviando la redazione del Chuánfǎbǎojì (傳法寶紀, giapp. Denhō bōki, T.D. 2838.85.1291) e del Lèngqié shīzī jì (楞伽師資記, giapp. Ryōgashijiki, T.D. 2837.85.1283-1291) in cui amalgamarono la tradizione monastica del Monte Dòngshān e la tradizione scolastica del Laṅkâvatārasūtra. La nuova scuola buddhista cinese si sviluppò rapidamente e venne denominata come Dámózōng (達摩宗, dal nome del fondatore) o Lèngqiézōng (楞伽宗, dal nome del sutra di riferimento). Con la sua diffusione, il fondatore Bodhidharma acquisì conseguentemente le sue caratteristiche leggendarie. Di fatto l'emergenza storica di questa scuola avviene con la figura del VI patriarca, Huineng, in quanto antichi manoscritti della stessa scoperti nelle Grotte di Mogao avrebbero, per numerosi studiosi, definitamente invalidato la ricostruzione dei suoi lignaggi così come riportata nel Bǎolín zhuán (寳林傳, Cronache [del monastero] di Baolin, testo risalente agli inizi del IX sec. probabilmente redatto da un discepolo di Mazu Daoyi). Se Huineng è considerato un personaggio esistito storicamente e fondatore di un monastero Chan, altrettanta storicità viene assegnata a Daoxin quarto patriarca di questa scuola, e al suo successore Hongren. Dei precedenti tre patriarchi in Cina, Bodhidharma, Huike e Sengcan non abbiamo che cenni spesso tardi e contraddittori. Eppure sembra chiaro che questa scuola non può essere emersa dal nulla. Le ipotesi attualmente da verificare sono diverse. Di certo la prima figura autenticamente Chan di cui si ha contezza storica è il quarto patriarca, Daoxin (580-651), un monaco di scuola Tiantai del monastero Donglin (situato ai piedi del Monte Lu, cin. Lushan) allievo di Zhikai a sua volta allievo diretto di Zhiyi. Nelle Grotte di Mogao è stato ritrovato un suo manoscritto il Rùdào ānxīn yào fāngbiàn fǎmén (入道安心要方便法门) dove egli afferma: «Sta' seduto in meditazione con sforzo zelante! Lo star seduti in meditazione è il fondamento... Chiudi la porta e sta' seduto! Non leggere Sutra, non parlare con gli uomini. Se tu pratichi così e ti sforzi per molto tempo, allora il frutto è dolce, come per la scimmia che prende il gheriglio dal guscio. Di costoro ne esistono poche» . È evidente la rottura di Daoxin con gli insegnamenti di Zhiyi, propugnatore della pratica meditativa dello zhiguan, il quale pochi decenni prima avvertiva: «Coloro che studiano [solo] il dhyana sanno soltano contemplare la penetrazione del principio; la loro mente si fonda con tutto ciò che incontrano, ma non ha l'intelligenza dei nomi e dei segni specifici e non conosce una sola frase delle scritture». Da qui prende piede l'ipotesi che il diciottenne monaco tiantai Daoxin abbia effettivamente incontrato sul Monte Lu, come narra la tradizione, uno chanshi (maestro di chan-dhyana itinerante, figura religiosa in quell'epoca piuttosto diffusa), di nome Sengcan, che lo ha iniziato alla esclusiva pratica meditativa dello zuochan (giapp. zazen) ma secondo la tecnica dello bìguān (壁觀, guardare il muro) e non dello zhǐguān (止觀, calma e discernimento) e al solo studio del Lankavatarasutra (cin. Lenqiejing), sutra di derivazione cittamatra non particolarmente considerato dalla scuola Tiantai che prediligeva l'approccio madhyamika. Se a ciò aggiungiamo il fatto che nella scuola Tiantai era d'obbligo un corso di studio e pratica che abbracciava praticamente tutte le dottrine conosciute, potremmo spiegare perché, come sostenuto recentemente dagli studiosi statunitensi Richard H. Robinson e Williard L. Johnson: «il punto di forza del sistema Tiantai, ovvero la sua globalità, era anche la sua debolezza, in quanto chiedeva ai suoi seguaci di effondere le proprie energie nello sforzo di conoscere profondamente tutte le aree della dottrina e della pratica. Questa potrebbe essere una delle ragioni per cui, VII secolo, molti monaci Tiantai passarono alle nuove scuole Chan in via di sviluppo». E così fu anche per Daoxin che si trasferì sul Monte Shuangfeng (nella provincia dello Jiangxi) fondandovi l'omonimo monastero e dove morirà nel 651 lasciando il lignaggio a Hongren ma la trasmissione anche a Niutou Fǎróng che svilupperà una corrente Chan parallela, conosciuta come Niutouchan che si estinguerà, in Cina, alla fine dell'VIII sec ma che verrà trasmessa in Giappone da Saicho come scuola Gozu.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Meditazionecontroalmurozq6
la tecnica dello bìguān (guardare il muro)
ZAZEN: http://global.sotozen-net.or.jp/ita/how_to_do_zazen.html


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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 03:45

Tecnica del dhyana > la meditazione (utilizzata od utilizzabile con varianti un pò da tutti a prescindere dalla religione professata o per lo stato benefico da raggiungere anche extra-contesto religioso)
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/sunim.htm
http://www.meditare.it/forum/archivio/archivio_meditazione.htm
http://www.kodokankaratedo.it/meditazione.htm
http://www.italiadonna.it/yoga/lo_yoga.htm
Meditazione - Contemplazione
(Dhyana)
DAL MAESTRO TAE HYE SUNIM:
Contemplazione Dhyana significa indagare la mente ed imparare a vedere la realtà esattamente così com'è, senza discriminazioni e fantasie. La realtà è "ciò che è qui ed ora", quiddità (sanscrito: tathata). Da milioni di anni l'essenza della nostra mente è stata oscurata, velata dall'ignoranza, dall'avidità e dalla collera. La chiara consapevolezza dissipa i veli.
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/sunim.htm
DAL MAESTRO TAE HYE SUNIM:
La contemplazione-meditazione non è una tecnica di concentrazione o un tipo di autoipnosi. I metodi di concentrazione restringono la mente. Nella contemplazione dhyana, invece, siamo aperti e vigili; siamo consapevoli di cosa facciamo, diciamo e pensiamo. Osservando "ciò che è" possiamo capire con sempre maggiore penetrazione la natura energetica della materia, la relatività dei fenomeni condizionati, l'impermanenza delle emozioni, le illusioni dei pensieri erronei e limitati, l'inconsistenza del concetto dell'ego e realizziamo che i fenomeni sono essenzialmente vuoti di una esistenza separata, in quanto interdipendenti. Lasciamo che le inquietudini si disperdano nella vacuità universale rivelata dal nostro profondo interrogarsi. Rinnovarsi nel vuoto significa rinnovarsi nell'innocenza.
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 16:25

LE SCUOLE DEL BUDDHISMO ZEN: - RINZAI - SOTO - OBAKU
http://it.wikipedia.org/wiki/Rinzai
Lo Zen Rinzai (臨済宗; in giapponese Rinzai-shū è una delle tre scuole del Buddhismo Zen giapponese che, insieme alla forma Sōtō e Obaku, è esistente tutt'oggi.

Lo Zen Rinzai deriva direttamente dalla scuola cinese Chan di Linji, da cui prende il nome, fondata da Linji Yixuan nel IX secolo.

Essa si caratterizza oltre che per lo zazen (meditazione seduta), anche per l'utilizzo dei koan, sorta di problemi senza soluzione razionale che vengono proposti dal maestro al discepolo in un incontro personale detto sanzen e per il satori, illuminazione improvvisa.

Fondatore dello Zen Rinzai è ritenuto tradizionalmente il monaco giapponese di scuola Tendai, Eisai, che introdusse per primo il ramo Zen Rinzai Oryo in Giappone dalla Cina nel 1191, incorporandolo nella scuola Tendai. Ma la linea di successione di questo insegnamento fu interrotta con la morte, nel 1225 durante un pellegrinaggio in Cina, di Myozen discepolo diretto di Eisai. Lo Zen Rinzai fu quindi reintrodotto con la linea Rinzai Yogi da Kakushin sempre nel XIII secolo. Tutte le sottoscuole esistenti oggi in Giappone dello Zen Rinzai-shu derivano dal ramo 'Yogi'.

Caratteristiche

La scuola Rinzai non è una scuola unica; è divisa in 19 sottoscuole spesso denominate con lo stesso nome dei loro templi principali. La più grande e la più influente di esse è la branca Myoshin-ji, il cui tempio fu fondato nel 1342 da Kanzan Egen Zenji (1277-1360). Altre branche maggiori sono quelle di Nanzen-ji, Tenryū-ji, Daitoku-ji e Tofuku-ji.

La scuola Rinzai incoraggia un attivo perseguimento dell'illuminazione (bodhi, satori) attraverso lo shock intellettuale dei koan o tramite gli sforzi strenui e la ferrea disciplina della pratica meditativa zazen. A differenza della scuola Rinzai, quella Sōtō insiste nello "stare semplicemente seduti" (Shikantaza) come metodo che serve a rivelare la natura-Budda in ogni persona.

Il metodo Rinzai è stato adottato nel Giappone medievale dalla casta dei samurai, mentre la Sōtō ha avuto un seguito più popolare, come attesta il detto giapponese "Rinzai per gli Shōgun, Sōtō per i contadini" (JPN: "臨済将軍、曹洞土民" Rinzai Shōgun, Sōtō Domin).

http://it.wikipedia.org/wiki/Eihei_D%C5%8Dgen
http://global.sotozen-net.or.jp/ita/history.html
http://www.monasterozen.it/infoglueDeliverLiveMonasterozen/ViewPage.action?siteNodeId=21&languageId=4&contentId=-1
DOGEN ZENJI
Eihei Dōgen Kigen Zenji (道元禅師, Dōgen Zenji; Kyoto, 2 gennaio 1200 – Kyoto, 28 agosto 1253) è stato un monaco e maestro zen giapponese.
Il ritorno in Giappone e la fondazione della scuola Soto
Tornato nel monastero del Kenninji, con le ceneri di Myozen morto nel 1225 nel Tiantongsi, restò nel monastero Tendai, dove redigerà il Fukanzazengi (Raccomandazioni generali sulla pratica dello zazen), fino al 1230 quando decise di trasferirsi con un piccolo gruppo di allievi in un tempio abbandonato, l'Anyoin. In questo piccolo tempio di periferia Dogen conobbe, nel 1234, il suo futuro successore Ejo e scrisse il Gakudo-yojin-shu (Raccolta delle regole sa osservare nello studio della Via). È con il trasferimento all' Anyoin che si consuma la frattura tra Dogen e il Tendai scuola che pure aveva precedentemente accolto, anche se con grande difficoltà, il lignaggio del Chan Linji Oryo di Eisai e che alla sua origine conservava una altro lignaggio Chan quello del Niutouchan che Saicho aveva riportato dalla Cina nell'806 come scuola Gozu. Le ragioni di questa rottura sono nel particolare insegnamento che Dogen esporrà nel corso dei successivi anni. Un insegnamento unico nel panorama buddhista e di profonda riforma sia dottrinale che disciplinare. Ovviamente le intenzioni di Dogen non erano quelle di innovare il Buddhismo giapponese piuttosto quelle di ricollegarlo a ciò che egli riteneva fosse l'autentico insegnamento del Buddha Shakyamuni. Tutta l'opera dottrinale di Dogen avrà questo come obiettivo. E l'insegnamento autentico del Buddha Skakyamuni, per Dogen, consisteva nello Shikantaza. La dottrina dello Shikantaza caratterizzarà la scuola fondata da Dogen, che prendera il nome di Soto dal cinese Caodong ovvero dal lignaggio trasmessogli dall'abate del Tiantongsi, Rujing. Il rapido aumento dei discepoli portò, nel 1237, Dogen a trasferirsi in un nuovo tempio alla periferia di Kyoto dedicato al bodhisattva Kannon (sanscrito Avalokiteshvara) denominato Keshoji. Trasformato questo tempio in un monastero comprensivo della sala dei monaci (giapp. sodo), Dogen decise di autorizzare anche le monache ad entrarvi e a praticarvi la meditazione insieme agli uomini. Fatto certamente innovativo data l'epoca. La vicinanza con l'ostile monastero Tendai, lo Enryaku-ji, convinse Dogen ad un ulteriore trasferimento su un eremo di montagna ad Echizen ottenendo qui la protezione di Hatano Yoshishige, governatore di Kyoto, grazie al quale potè trasformate questo eremo in un vero e proprio fiorente monastero, l'Eihei-ji. Qui completò lo Shobogenzo (Tesoro dell'occhio della vera Legge) e redasse lo Eihei Daishigi (Regole del monastero Eihei-j). A queste opere scritte direttamente da Dogen, va aggiunto lo Shobogenzo zuinmonki opera di Ejo dove vengono riportati alcuni sermoni di Dogen. Il 28 agosto 1253, alcuni giorni dopo aver passato la funzione di abate dello Eihei-ji a Ejo, Dogen muore a Kyoto.

http://membres.multimania.fr/zenmontpellier/Genjokoanit.html
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__shobogenzo.php
http://www.lastelladelmattino.org/buddista/index.php/ricerca-testi-tradotti/sbgz-in-it
Capire lo Shobogenzo > Perché lo Shobogenzo è difficile da capire
http://www.lastelladelmattino.org/buddista/index.php/ricerca-testi-tradotti/sbgz-in-it/dallingl (traduzioni dallo Shobogenzo)
http://www.hoepli.it/libro.asp?ib=9788804537663&pc=000021004002000
Composto neI XIII secolo d.C., lo Shobogenzo è uno dei grandi classici della filosofia orientale e del buddhismo giapponese: si tratta della raccolta dei discorsi e saggi tenuti o scritti dal celebre monaco Dògen (fondatore del Soto, la più importante corrente del buddhismo Zen) dal 1231 fino alla morte, avvenuta nel 1253. Un'opera vastissima e di enorme rilevanza, riconosciuta dalle diverse scuole come un capolavoro basato sull'insuperabile esperienza religiosa dell'autore e sulla sua impareggiabile interpretazione dell'insegnamento del Buddha, che egli vedeva come un messaggio rivolto a tutti gli esseri senzienti, in quanto tutti partecipi della natura dell'illuminato, al di là delle limitazioni di qualsiasi setta.

http://www.zen-rinzai.it/Zen.htm
Zen
Con la denominazione giapponese Zen (Ch’an, Son, Thien rispettivamente in cinese, coreano e vietnamita), viene comunemente indicato l’insieme delle scuole dell’estremo oriente che vede nella pratica meditativa (dhyana in sanscrito) la Via per la realizzazione della propria Vera Natura, libera dalle illusioni e perciò svincolata dalla sofferenza. La pratica Zen consiste nel contemplare con chiarezza la qualità sostanzialmente pura della mente. La scuola Zen è una della maggiori correnti di riforma all’interno della tradizione buddista Mahayana, il suo insegnamento è stato definito: “Una trasmissione speciale al di fuori delle scritture che non dipende da parole e lettere; punta direttamente all’anima dell’uomo e cerca nella propria natura per il raggiungimento della Buddhità.
Nel 463 a. C. indicativamente nasce Siddharta Gautama. A circa trent’anni in seguito a profonde riflessioni sulla sofferta condizione degli esseri, che rintraccia in vecchiaia, malattia e morte, Siddharta (in seguito chiamato lo Shakyamuni) lascia la vita mondana. Dopo aver seguito diversi insegnanti senza aver ottenuto ciò che cercava lo Shakyamuni si determina di risolvere definitivamente la questione della sofferenza; in seguito, realizza la Suprema Perfetta Illuminazione divenendo il Buddha, il Risvegliato. Il Buddha Shakyamuni cessa la sua esistenza terrena a circa ottant’anni lasciando una numerosa comunità di discepoli monaci e laici. Nel 480 a.C., dopo la Sua morte la comunità monastica (Sangha) si riunisce per il primo di quattro Concili (l’ultimo si tenne all'incirca nel 70 d.C.). Lo scopo di questi Concili era quello di interpretare correttamente i diversi insegnamenti del Maestro e di dirimere questioni dottrinali. È naturale che le differenze di interpretazione portassero alla nascita di scuole diverse. Probabilmente fu durante il terzo Concilio svoltosi a Pataliputra che le divergenze dottrinali fra i due rami del Sangha portarono a una netta divisione fra la scuola Sthavira (Insegnamento degli Anziani) e la scuola Mahasanghika (Grande Assemblea) al cui interno si sviluppò la corrente Mahayana a cui il Ch’an appartiene. Il Dharma (così è corretto denominare l’insegnamento) fu introdotto in Cina nel 67 d.C. ma, tradizionalmente, si deve attendere il 520 d.C. per poter parlare della nascita del Ch’an (dal sanscrito Dhyana, meditazione) con l’arrivo di Bodhidharma, ventottesimo Patriarca indiano e primo cinese.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Scuolasotoxs0IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Dogen1jy0IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Dogen3nc6 <--- DOGEN KIGEN ZENJI
http://zen.rinnou.net/video/index.html
http://global.sotozen-net.or.jp/ita/index.html


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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 16:42

RIPORTO IL CONCETTO DELL'INSEGNAMENTO ZEN: “E' una trasmissione speciale al di fuori delle scritture che non dipende da parole e lettere; punta direttamente all’anima dell’uomo e cerca nella propria natura per il raggiungimento della Buddhità" > PERTANTO E' ZEN, TUTTO CIO' CHE CI PORTI NELLA LIMPIDA PROFONDITA' INTERIORE, E/O NELLA NOSTRA ENERGIA VITALE, E/O NELLA DOLCEZZA, E/O NELLA COMPASSIONE QUANTO ALLA TENEREZZA, E/O NELLE INNUMEREVOLI EMOZIONI POSITIVE E/O NELLA COMPLETA CONOSCENZA DI SE' PER IL BENE, PER IL BENESSERE, PER IL RISPETTO PROPRIO E SOPRATTUTTO DEGLI ALTRI (UMANI, ANIMALI E COSE)
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 17:18

SE VOGLIAMO FARE UN NOSTRO PERCORSO STRADALE LINEARE (ANCHE PURE ACCIDENTATO) MA SEMPRE COME PERSONE LAICHE NORMALI SENZA CIOE' ESIGENZE PARTICOLARI DI DOVER RAGGIUNGERE PER FORZA TUTTE LE ILLUMINAZIONI POSSIBILI QUANTO PURE APPARENTEMENTE IMPOSSIBILI, E' SUFFICIENTE IL MAESTRO CHE C'E IN NOI > SE VOGLIAMO INVECE SCALARE UNA MONTAGNA COME L'EVEREST CHE COMPORTI DIFFICOLTA' ESTREME PERCHE' MIRIAMO A DIVENTARE MONACI/PRETI ECC., OCCORRE UNO SHERPA SPECIFICO ALIAS UNA GUIDA SPIRITUALE E PROPRIO QUEST'ULTIMA NECESSITA', SPIEGHEREBBE L'AUTENTICA UTILITA' DELLE VARIE SCUOLE D'INSEGNAMENTO D'ALTA QUOTA SPIRITUALE
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Scalatazz7IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Scalata2yt3IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Scalata3st3IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Scalata4mn9IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Scalata5he7
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 17:45

SE LA NOSTRA STRADA LINEARE, E' PERO' DEFORMATA CON BUCHE E TANTE INSIDIE, E' SUFFICIENTE SALTARE CON ENERGIA ZEN: JUMP
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 18:12

IL LAMANTINO: L'ANIMALE PIU' ZEN DEL COSMO > NON LITIGA CON NESSUNO
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Lamantino0xh1IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Lamantino1ry3IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Lamantino2je3
http://it.wikipedia.org/wiki/Trichecus
http://www.animalinelmondo.com/animali/cetacei/548/lamantino.html
http://www.marevivo.it/approfondimenti/approfondimenti_20.php
Il lamantino è un mammifero marino dal corpo idrodinamico, simile a quello di una foca. E' riconoscibile per la coda arrotondata, a forma di pala, che permette il nuoto e gli spostamenti verso alto e basso, e per il muso che presenta ampie guance e lunghi baffi. A distinguere il lamantino da tutti gli altri mammiferi son le vertebre cervicali: 6 invece che 7. La bocca è circondata da labbra muscolose che permettono all'animale di brucare le piante acquatiche; il lamantino è infatti una specie vegetariana e possiede un intestino lunghissimo (45 mt) che permette di trattenere a lungo il cibo e di digerirlo lentamente. Caratteristica fidica imporante sono le mammelle che nella femmina sono sviluppate, e in posizione ascellare. Gli occhi sono piccoli e la vista non è molto sviluppata. A ciò supplisce un udito molto fino e un olfatto ben sviluppato.
I lamantini non sono in grado di ecolocalizzare come i cetacei.

Vita e abitudini dell'animale:
Il Lamantino vive in acque costiere o fluviali, calde e poco profonde. Si possono distinguere 3 specie che occupano 3 areali distinti: T. manatus che vive in Florida, nei Caraibi e nel nord del SudAmerica - T. senegalensis che vive lungo le coste africane dal Senegal all'Angola e T. inunguis che vive nel Rio delle Amazzoni.

Il lamantino è un animale generalmente solitario anche se possono crearsi gruppi di una dozzina di individui. Il Lamantino si sposta molto lentamente, ma se minacciato è in grado di effettuare degli spostamenti rapidi. Questo animale vive in acque calde quindi l'accumulo di grasso attorno al corpo non serve al riscaldamento come nelle foche. Ha invece funzione di riserva energetica ed alimentare che permette all'animale di affrontare i periodi di digiuno. Il lamantino si nutre di piante acquatiche e, talvolta, di alghe. Le piante acquatiche sono assaggiate prima di essere ingoiate, per evitare l'ingestione di specie tossiche. Spesso le piante producono delle sostanze irritanti per l’animale, il quale però risolve l’inconveniente con la produzione di sostanze che annullano gli effetti indesiderati.

Carattere e comportamento:
Nel periodo riproduttivo, la femmina è accompagnata da 6-8 maschi, con i quali s’accoppia. E’ generato un unico piccolo, dopo circa un anno di gestazione.
Il cucciolo viene allattato per un anno circa ma già dopo qualche settimana può nutrirsi di vegetali. Rimane comunque in compagnia della madre sino ai 2 anni per imparare quali piante mangiare, dove trovarle e le rotte degli spostamenti. Il giovane non è in grado di riprodursi sino ai 4-8 anni. Il fatto che il lamantino non si possa riprodurre sino ai 4-8 anni e che generi un unico piccolo, comporta un basso aumento della popolazione. Il lamantino non possiede corde vocali, e la comunicazione avviene attraverso una sorta di cinguettio e squittio.

Curiosità:
Il Lamantino è l'unico erbivoro d'acqua dolce e per la sua abitudine di brucare sott'acqua viene chiamato in spagnolo Vaca Marinha. Il lamantino è un animale molto dolce, molto docile e pacifico e proprio questo suo carattere e la sua lentezza di movimenti, fa si che questo animale sia soggetto di numerosi scontri con imbarcazioni e di caccia a fine alimentare.

http://www.vettorpisani.net/natura/lamantin/index.html
Mammiferi erbivori
I manati sono gli unici mammiferi acquatici erbivori, grandi mangiatori della vegetazione che cresce sul fondo dei fiumi e degli estuari tropicali. La loro dentatura è a "catena di montaggio": mano mano che i denti anteriori si logorano, quelli posteriori "migrano" in avanti per sostituirli. Si tratta comunque di denti molari perchè gli incisivi cadono in età giovanile. Sono animali molto voraci e passano metà del tempo della loro vita a mangiare. In molti paesi tropicali vengono addirittura importati apposta per distruggere la vegetazione fluviale troppo rigogliosa che impedirebbe la navigazione.

Animali bonaccioni
Nonostante l'apparenza, si tratta di animali di carattere mite e sono anche molto delicati di salute (possono morire anche di polmonite per un abbassamento temporaneo della temperatura dell'acqua). Il rapporto tra i membri del gruppo è molto cordiale, a giudicare dal modo in cui si annusano e vocalizzano, come se conversassero animatamente. Il combattimento dei maschi per il possesso della femmina nel periodo degli amori è talmente ritualizzato che è ridotto ad una valutazione reciproca della superiorità fisica. L'accoppiamento avviene sia in acqua che in superficie. La femmina si concede a vari maschi. Circa ogni tre anni nasce un piccolo che viene amorevolmente curato e protetto dalla madre la quale lo trasporta sulla nuca o se lo tiene attaccato al petto; tra i due c'è un continuo scambio di vocalizzi.

Il loro principale nemico: l'uomo
Il manato è cacciato per la carne commestibile e per l'eccellente pelle. Anche la secrezione che trasuda dai loro occhi è considerata un talismano d'amore dagli indigeni. Tutte queste caratteristiche rendono la vita difficile ai manati superstiti. Fortunatamente in Florida il Parco Nazionale Everglades in Florida riesce a conservarne gli esemplari superstiti, vittime anche di dighe, motoscafi e reti da pesca. Particolarmente insidiose sono le chiuse che controllano il livello delle acque nel labirinto dei canali della Florida. I manati sono particolarmente attratti dallo scroscio di acqua provocato dall'apertura delle chiuse: essi sanno che dietro quel cancello c'è un ricco pasto di erbe galleggianti. Ma quando si richiude, la chiusa diventa una specie di ghigliottina pericolosissima.
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 18:54

LO SHIH-TZU > IL CANE MOLTO SOFFICE DEI MONACI TIBETANI:
http://www.luigiboschi.it/?q=node/13152
http://benessere.blog.dada.net/post/652416/Lo+Shi+Tzu,+il+cane+dei+monaci+tibetani
Shih-Tzu, il cane dei monaci tibetani > Un «batuffolo» che sa combattere
http://archiviostorico.corriere.it/2006/gennaio/20/Shi_Tzu_cane_dei_monaci_co_7_060120022.shtml
http://www.canidoc.net/shitzu.htm
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 19:15

IL MASTINO TIBETANO > IL CANE DA GUARDIA PER ECCELLENZA E' UN SIMIL LEONE DA MONTAGNA
http://it.wikipedia.org/wiki/Mastino_tibetano
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Messaggio Da INFERNO Dom 31 Ago 2008, 22:14

DALLA NATURA ANIMALE ALLA NATURA UMANA (SEMPRE SE VI SIA DIFFERENZA) > LA NATURALEZZA DELL'ESSERE (CHE DOVREBBE ESSERE UGUALE PER TUTTI): HO LETTO IN UN SITO, CHE LA DISCRIMINAZIONE E' IMPORTANTE PER SMASCHERARE I FINTI GURU E PURE HO LETTO L'AFFERMAZIONE CHE SENZA DISCRIMINAZIONE SAREMMO GIA' TUTTI DEI BUDDHA > NON MI ERA MAI CAPITATO DI LEGGERE ENFASI TALI SUL CONCETTO DELLA DISCRIMINAZIONE > DISCRIMINARE, ALIAS SELEZIONARE PER SCARTARE, NON MI SEMBRA AFFATTO ZEN E SOSTENGO PROPRIO CHE NON STIA NE IN CIELO NE IN TERRA, UN TALE ASSIOMA > TROVARGLI CONNOTATI POSITIVI, E' UNA MISSIONE IMPOSSIBILE, ANCHE SE SPINTI DAL FATTORE TUTELA DELLE SCUOLE ORIGINALI TRADIZIONALI > CREDO CHE CHI ABBIA PAURA DEI FALSI MAESTRI, IN REALTA', HA SOLO PAURA DI SE STESSO, PERCHE' HA IL TIMORE DI SMARRIRSI O DI ESSERE ABBANDONATO > FACCIO PRESENTE, CHE MENTRE UN FALSO MAESTRO LO INQUADRI E LO CAPISCI QUASI SUBITO, PER COMPRENDERE UN VERO MAESTRO, DEVI SOLO SPERARE CHE POSSA AVVERARSI DOPO LUNGHI ANNI DI APPRENDISTATO, PERCHE' A BREVE QUANTO A MEDIO TERMINE DI TEMPO, E' COME ASCOLTARE IL LINGUAGGIO DI UN PESCE > DOBBIAMO SOLO USARE UN PIZZICO DI INTELLIGENZA E SCEGLIERE PER NOI COSA CI SERVA, SOLO DOPO AVER ASCOLTATO CHIUNQUE > SE AD UN SOGGETTO SERVISSE ANCHE QUEL MATTONCINO ATTINTO DAL FALSO MAESTRO, E' GIUSTO CHE NON VI RINUNCI, PERCHE' OGNI COSTRUZIONE DEVE ESSERE SU MISURA > UN ONORATO SALUTO
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/sunim.htm
PER QUANTO RIGUARDA QUESTA POLEMICA SULLA DISCRIMINAZIONE, SI RIPORTA DAL MAESTRO TAE HYE SUNIM:
"Contemplazione Dhyana significa indagare la mente ed imparare a vedere la realtà esattamente così com'è, senza discriminazioni e fantasie"
PERTANTO, OCCORRE SOLO INDIVIDUARE LA "REALE REALTA'"
Il bastone dell'insegnamento:
http://www.zenfirenze.it/incontri_det2.asp?inc=38&id_img=1
http://global.sotozen-net.or.jp/ita/zendo_etiquette.html
Zen e religione
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/przen.htm
Lo Zen è l'essenza del buddhismo. Ma, innanzi tutto, è contatto con l'assoluto in noi stessi, risveglio alla realtà al di là delle apparenze visibili, comprensione della nostra natura umana profonda, invisibile. In ciò è universale.

Lo Zen si situa al di là di tutte le religioni tradizionali, ma essendo la radice stessa dello spirito religioso, può vivere in tutte le religioni, dare a ciascuna il suo vero potere spirituale, e in seno a tutte le mistiche, come un pesce vive nell'acqua.

"L'acqua, diceva ancora Dogen, è la vita per il pesce, ma il pesce è anche la vita per l'acqua."

L'importanza delle SESSHIN alias diventare globalmente intimi con se stessi (TRAMITE I RITIRI SPIRITUALI):
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/przen.htm

IL MAESTRO TAISEN DESHIMARU DISSE: "Solo una bottiglia vuota può essere riempita" > PERTANTO, MENO SAPPIAMO E MEGLIO IMPAREREMO COME PURE MAGGIORI CONTENUTI D'OGNI TIPO E D'OGNI PROVENIENZA, POTRANNO ESSERI ACCOLTI
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Messaggio Da INFERNO Lun 01 Set 2008, 10:06

I 2 ESTREMI SUL CONTENUTO DELLA FAMOSA BOTTIGLIA (VUOTA/PIENA):

SOLO NON SAPENDO PROPRIO NULLA, SAREMMO ANCORA PERFETTAMENTE PURI E LO RITORNEREMO AD ESSERE SOLO ALL'INEVITABILE TRABOCCO PER RIGENERARNE IL CONTENUTO DAI CONDIZIONAMENTI MENTALI RAPPRESENTATI DAI LIMITI DEL CONTENITORE STESSO
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Traboccarenj2IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Traboccare2ej3IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Traboccare3nf2IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio411pa8


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Messaggio Da INFERNO Lun 01 Set 2008, 10:39

DALLA NOSTRA NUOVA RUBRICA "UN KOAN PER TUTTI", CHE PARTE PROPRIO OGGI > IL QUESITO DELLA SETTIMANA CON L'APERTURA DI UN SONDAGGIO DI CONFRONTO > SI ATTENDONO TUTTE LE VOSTRE ONORATE RISPOSTE
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Koanwv7
TEMA:
IL TROVARE UNA MONETINA
E' FORTUNA O DISONESTA', RACCOGLIERE UNA MONETINA TROVATA PER TERRA APPARTENENTE A TERZI IGNOTI?
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Messaggio Da INFERNO Lun 01 Set 2008, 22:27

http://www.scuolainteriore.it/
Il Tao-Ci-King-Wu-Shu è una Scuola Interiore, una filosofia di vita di origine orientale, il cui nome nasce dall'esigenza di riunire diverse discipline da tempo separate.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Samurai1kn9
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Messaggio Da INFERNO Mar 02 Set 2008, 10:54

Tai-Chi Chuan > alias ARMONIA = ENERGIA
(l'energia a portata di tutti)
http://it.wikipedia.org/wiki/Taijiquan
http://www.scuolainteriore.it/tai_chi_chuan/tai_chi_chuan.php

In Cina l'uso dell'esercizio fisico può essere fatto risalire già al 1000 a.c.
Il Neijing, antico testo fondamento della medicina tradizionale cinese, prescrive esercizi di respirazione, massaggi della pelle e della carne, esercizi delle mani e dei piedi per gli abitanti del centro, regione pianeggiante e umida, che soffrono di paralisi delle giunture, raffreddamenti e febbri.
Nel periodo dei regni combattenti (403-221 a.C.) i taoisti introdussero esercizi fisici e mentali ed esercizi di respirazione come tecniche efficaci per la prevenzione e cura di alcune malattie ed il mantenimento della salute, generalmente conosciute come Qi gong.
Già verso la fine della dinastia Han, Hua Tuo (141-203 d.C.), noto medico e scienziato, sosteneva l'efficacia dell'esercizio per aumentare le difese immunologiche e aveva elaborato un sistema di cura attraverso movimenti noto come il gioco dei cinque animali.
Da allora le ginnastiche energetiche vennero studiate e approfondite negli ambienti buddisti e taoisti con lo scopo di mantenere l'organismo efficiente, preservarsi dalle malattie e dalla vecchiaia, conservarsi in buona salute e favorire la longevità.

Da queste ginnastiche e dagli antichi stili di Kung-fu si evolvette il Taijiquan che inoltre eredita molti contenuti dalla teoria del taiji e dei cinque elementi. Sono presenti infatti i cinque principi dei cinque elementi: la fluidità dell'acqua essenza di ogni movimento; il principio e la forza del movimento sono come il legno: dall'interno verso l'esterno (spesso si usa l'esempio di una radice che crescendo è capace di rompere anche un muro); il fuoco presente nell'attimo in cui un colpo va a segno; la terra presente nella posizione salda e stabile; il metallo (es: il mercurio) è nel peso, del corpo, che si lascia scendere verso la terra e più rende la pratica efficace. Esistono due teorie accreditate sulla nascita di questo stile: la prima ne situa la nascita durante la dinastia Yuan (1279-1368) ad opera del monaco Zhang San Feng, la seconda la fa coincidere con l'origine dello stile Chen, ad opera di Chen Wang Ting, durante la dinastia dei Ming (1368-1644).

Principi fondamentali

Lo studio del tai-ji quan non è solamente uno studio legato al movimento fisico ma una profonda filosofia di vita che affonda i suoi contenuti in antichissime filosofie e teorie come il Bagua l'Yi Jing e più in generale il Taoismo. Il principio fondamentale è il Wu wei traducibile in italiano in tanti modi, ma nessuno pienamente soddisfacente: non agire, niente fare, lasciar andare… Dove però il non-agire è un'"azione" compiuta con coscienza: spesso è più difficile non fare e lasciare che le cose seguano il loro corso naturale invece di cercare di cambiarle… ed oltretutto potrebbe rivelarsi molto più efficace. Ci sono inoltre quattro parole, concetti (ideogrammi) che rappresentano il tai-ji quan, i suoi contenuti filosofici, ed i benefici che con la pratica si possono ottenere e sono: Movimento (Attività), Quiete (Calma, Quiescenza), Gioiosità (Felicità, Serenità), Longevità (Vitalità). Nel tai-ji quan ritroviamo inoltre i concetti principali del taoismo, ogni movimento esprime l'alternanza dello Yin e dello Yang di vuoto e pieno: l'uomo e l'universo entrano in unione.

Stili di taiji

Ci sono 5 differenti Stili di taiji riconosciuti dal Governo Cinese, un sesto ancora non è riconosciuto. I 5 stili sono collegati l'uno all'altro ed anche se i loro movimenti esterni sono un po' differenti le energie interne sono le stesse.

Stile Chen
sono movimenti rapidi e lenti combinati insieme con alcuni salti e passi pesanti. Forma antica e pugno lungo creati dalla 17ª generazione. È stato creato da Chen Wangting. Si divide in due rami: Grande Struttura (Dajia) e Piccola Struttura (Xiaojia). Oggi i rappresentanti della Grande Struttura sono Chen Zhenglei, Chen Xiao Wang, Wang Xian e Zhu Tian Cai (noti anche come i 4 guerrieri custodi di Budda). I rappresentanti della Piccola Struttura sono Chen Liqing, Chen Peishan e Chen Peiju.

Stile Yang
Yang Luchan si dice che abbia imparato la forma antica da Chen Changxin, 14ª generazione della Famiglia Chen; presumibilmente però fuse le conoscenze acquisite nello stile chen con qualcos'altro forse antecedente. I movimenti Yang sono lenti, omogenei, gentili, grandi e ampi. La discendenza dell'attuale famiglia Yang è: Yang Luchan - 1ª generazione, forma antica; Yang Jianhou - 2ª generazione, forma media; Yang Chengfu - 3ª generazione, grande forma. Ha diffuso il taiji nel mondo; Yang Zhenduo - 4ª generazione; Yang Jun - 6ª generazione. È stato creato da Yang Luchan. Il rappresentante attuale è Yang Zhenduo, 4ª generazione della famiglia Yang.

Stile Wu/Hao
il 1º stile Wu deriva dagli stili Yang e Chen ed è lento, omogeneo, piccolo e la posizione è alta. Wu Yuxiang ha studiato con Yang Banhou, 2ª generazione Yang, e poi con Chen Qingping, 14ª generazione Chen. La forma Wu/Hao è più piccola. È stato creato da Wu Yuxiang. Attualmente il rappresentate è Qiao Song Mao.

Stile Wu
il 2º stile Wu viene da Wu Quanyu che ha studiato con Yang Banhou. Viene praticato con piedi paralleli, più stretti e corpo inclinato. È stato creato da Wu Jianquan (figlio di Wu Quanyu). I suoi rappresentanti sono Li Bing Ci e Wang Pei Sheng.

Stile Sun
Il creatore, Sun Lutang, ha imparato da Hao Weijian. I movimenti combinano 3 stili di arti marziali interne insieme, taiji Wu/Hao, Xingyi e Bagua. Oggi è rappresentato da Sun Yong Tian e Sun Jian Yun.

Un sesto stile, ancora non riconosciuto, è lo stile Zhao Bao, creato da Chen Qingping.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Taichiok1
come si attua: http://www.energiaeforma.it/
http://www.taichi.it/
http://www.taijiquan.it/
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Messaggio Da INFERNO Mar 02 Set 2008, 13:05

DENTRO DI NOI C'E' SEMPRE UN'ICARO CHE DEVE MANIFESTARSI
Non rinunciare mai

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Messaggio Da Ismael Mar 02 Set 2008, 14:19

è fortuna (trovare una monetina per terra)
è culo (trovare una banconata da 100 euro!)

Ismael

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Messaggio Da avvepe Mar 02 Set 2008, 15:36

Rispondo citando Paperon De Paperoni: "SOLDO TROVATO SOLDO GUADAGNATO".
P.S. Omaggi anche qui, Inferno!! In suo onore stacco tutti i tasti della tastiera del PC ad uno ad uno, e li dono ai passanti....quale brandello della mia memoria

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Messaggio Da angeloblù Mer 03 Set 2008, 16:26

è destino!

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Messaggio Da INFERNO Gio 04 Set 2008, 11:14

AMIDISMO O BUDDHISMO DELLA TERRA PURA
http://it.wikipedia.org/wiki/Amidismo
http://www.cesnur.org/religioni_italia/b/buddhismo_14.htm
http://www.buddhism.it/teaching/pureLand.html
http://www.lastelladelmattino.org/rivista/index.php/inverno-2005/buddismo-della-terra-pura
http://www.hogaku.it/storia/kamakura/politica.html#buddhismo


Il Buddhismo della Terra Pura — cinese Jìngtǔzōng (净土宗?); giapponese Jōdoshū (浄土宗, Jōdoshū?); coreano jeongtojong (정토종); vietnamita Tịnh Độ Tông — meglio conosciuto con il nome di Amidismo, è un ramo del Buddhismo Mahāyāna, che enfatizza i rituali, ed è attualmente una delle scuole di Buddhismo dominanti nell'Asia orientale, dove divide la scena con il Chan (Zen in Giappone). In Cina Terra Pura e Chan sono spesso praticati insieme, e non sempre i fedeli sanno distinguere tra i due.

Il Buddhismo della Terra Pura è fondato sui Sutra della Terra Pura, introdotti in Cina nel 150 circa dal monaco parto An Shih Kao e dal monaco kushan Lokaksema, che descrivono Amitabha Buddha, uno dei Cinque Dhyani Buddha, e la sua paradisiaca Terra Pura, chiamata Sukhavati.

La scuola della Terra Pura cominciò ad acquisire la sua influenza con la fondazione di un monastero sulla cima del Monte Lushan da parte di Hui-yuan nel 402; si diffuse rapidamente in Cina e i rituali furono sistematizzati ad opera di Shan-tao (613–681). La filosofia procedette quindi a diffondersi in Giappone, dove crebbe più lentamente: Honen Shonin (1133–1212) stabilì finalmente il Buddhismo della Terra Pura come una setta indipendente in Giappone con il nome di Jodo Shu. Oggi la Terra Pura è, insieme al Chan (Zen), la scuola di buddhismo dominante in Cina, Giappone, Taiwan, e Vietnam.

Terra Pura Occidentale

Secondo i sutra il Buddha Amitabha predica il Dharma nel suo paradiso (sanscrito buddhakṣetra), chiamato "Terra Pura" — cinese jìngtǔ (净土?), giapponese jodo (浄土, jodo?), vietnamita Tịnh độ — o "Paradiso Occidentale" (cinese e giapponese 西天, vietnamita Tây Phương Cực Lạc), una regione che offre riparo dalla trasmigrazione karmica. Secondo l'Amidismo, entrare nella Terra Pura è quasi equivalente ad ottenere il Nirvāṇa.

I fedeli credono che senza la dovuta assistenza, la possessione demoniaca e deviazioni dal cammino sono facile causa di rinascite multiple; perciò, il Buddha fornisce una via più facile per raggiungere l'illuminazione, la Terra Pura. Il fondamento del Buddhismo della Terra Pura è che il nirvana sia estremamente difficile da raggiungere con la meditazione solitaria, mentre la devozione a Amitabha potrebbe aprire le porte della Terra Pura, da cui grazie all'insegnamento diretto del Buddha sarebbe più semplice giungervi.

Per rinascere nella Terra Pura, i fedeli devono cantare un mantra o preghiera ad Amitabha più spesso possibile per indurre uno stato mentale giusto e sincero. Il mantra più ricorrente è in cinese/giapponese 南無阿彌陀佛 (pinyin Nàmó Āmítuó fó, Hepburn Namu Amida butsu), coreano 나무아미타불 (namuamitabul), vietnamita Nam-mô A-di-đà Phật. Si crede che i fedeli che cantano in continuazione il nome di Amitabha Buddha, al termine della loro vita attuale, saranno ricevuti dal Buddha con il loro karma e troveranno ospitalità nel Paradiso Occidentale; la semplicità di questa forma di venerazione ne ha favorito fortemente la popolarità, soprattutto in Giappone.

Terra Pura Orientale

Nel buddhismo Vajrayāna, esiste una setta che crede che opposto al Paradiso Occidentale di Amitabha esista il Paradiso Orientale di Akshobhya Buddha, chiamato Abhirati; sebbene ufficialmente riconosciuto dalla setta Shingon in Giappone, il Buddhismo della Terra Pura Orientale è molto meno popolare del Buddhismo della Terra Pura Occidentale.

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Buddhismodellaterrapurasc2
Amidismo
http://www.chiamareiki.it/public/amidismo.htm
http://www.esopedia.it/index.php?title=Amidismo
(Da Esopedia, l'enciclopedia del Sapere Esoterico)
Tendenza religiosa diffusa in Giappone, che prende il nome dal culto di Amida, una delle denominazioni di Buddha, divinità della "Terra pura" (Paradiso). La più antica confessione venne fondata nel 1124 da Nyonin, ed era incentrata sull’invocazione continua ed ossessiva del nome di Amida. Scrive D.T. Suzuki (Buddhismo Shin, Ediz. Ubaldini, Roma, 1972): "Amida è il centro della dottrina della Terra pura. È rappresentato come alto tanti e tanti piedi, è dotato di tutte le mirabili qualità fisiche di un grande uomo: dal suo corpo emette raggi di luce, illuminando tutti i mondi, l’intero universo, non un solo mondo; questi mondi sono tanti da sfidare la possibilità umana di calcolo e di misura. Da un lato abbiamo la pura Terra, e dall’altro questo mondo, comunemente detto in giapponese e cinese shaba. L’altro mondo è jodo: jo è puro, do significa terra. Jodo, pura Terra, è la terra dell’impurità, la terra contaminata, in contrasto con la terra della purezza, la pura Terra. La pura Terra è il regno dell’assoluto, e shaba quello relativo. La pura Terra ci si rivela allorché realizziamo che cosa siamo, o piuttosto cosa Amida è".
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Messaggio Da INFERNO Gio 04 Set 2008, 23:20

IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio500wz0
MOLTO ZEN QUESTO ASSIOMA POETICO > PER AMORE, S'INTENDE DI TUTTO, DAL SENTIMENTO PER UNA PERSONA, ALL'AFFETTO/INTERESSE/PASSIONE/ATTENZIONE/PREMURA/COMPATIBILITA'/CURIOSITA'/GENTILEZZA/ONORE/FEDE/OSSERVANZA/RISPETTO, PER OGNI ESSERE VIVENTE E/O PER OGNI COSA (ANCHE SPIRITUALE) DELLO SCIBILE COSMICO
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio501ta6IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio502te5IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio504kz6IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio505fu4
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Messaggio Da INFERNO Ven 05 Set 2008, 21:01

AYURVEDA = SCIENZA DELLA VITA
http://www.ayurvedaitalia.it/
http://www.scuoladimassaggioayurvedico.it/categoria/ayurveda/
http://www.scuoladimassaggioayurvedico.it/ayurveda/costituzioni-ayurvediche/le-costituzioni/
http://it.wikipedia.org/wiki/Ayurveda
L'ayurveda (in sanscrito: आयुर्वेद) è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dal IV millennio a.C., diffusa ancora oggi nel sub-continente più della medicina occidentale. Ayurveda è una parola composta da ayu, vita e veda conoscenza, traducibile quindi come scienza della vita. Viene citata per la prima volta nel Charaka Samhita, un trattato di 500 principi medicinali compilato intorno al 1000 a.C. durante il regno dell'imperatore Kanishka

È attualmente annoverata dall'Unione Europea e dalla maggior parte degli Stati membri tra le medicine non convenzionali la cui erogazione è consentita da parte di medici qualificati.

Antico e complesso sistema, si è sviluppato nella sua forma attuale attraverso millenni di ricerche e sforzi innovativi. L'ayurveda si occupa da tutti i punti di vista del benessere dell'uomo, nel suo aspetto fisico, psichico e spirituale e si occupa delle patologie tanto quanto dello stato di salute normale. Lo scopo è quello di aiutare i malati a curarsi, e le persone sane a mantenere il proprio benessere e prevenire le malattie.

I principi medicinali utilizzati sono, in genere, minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi etc. La maggior parte è di natura fitoterapica, come l'Amalaki (emblica officinalis), il Trikatu, un composto di tre erbe, zenzero, pepe e pippali (piper longum), Haridra (curcuma), Brahmi (Bacopa Monnieri), Tulasi (Ocimum sanctum), Erand (ricinis communis), Guduchi (tinospora cordifolia), Kumari (aloe), Gokshur (tribulus terrestris). Ogni medicinale ha una specifica modalità di utilizzo, perché agisca alla sua massima efficacia.

Alle diverse sostanze da assumere, l'ayurveda affianca esercizi di respirazione profonda, differenti secondo lo stato di salute.

I dosha
Nell'Ayurveda il corpo fisico è pervaso dai tre dosha, tre concetti energetico-materiali che determinano tramite il loro stato di squilibrio rispetto alla costituzione individuale (prakriti) lo stato di benessere o malattia dell'individuo. Ogni "dosha" è composto da due elementi (panca-mahabhutani) ed ha determinate qualità (gurvadi-guna) che lo definiscono a livello fisico, utili per il loro riconoscimento. Questi tre dosha sono:

Vata
composto da etere (akasha) e aria (Vayu), è il principio del movimento, legato a tutto ciò che è movimento nel corpo (sistema nervoso,respirazione,circolazione sanguigna..). Le sue qualità sono: freddezza, secchezza, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, durezza, ruvidità e fluidità. La sua sede principale è il colon ed i suoi 5 sub-dosha sono: Prana, Udana, Samana, Apana e Vyana.
Pitta
composto da fuoco (tejas) e acqua (jala), è il dosha legato alla trasformazione, alla digestione intesa sia a livello fisico (stomaco, fuoco digestivo detto anche agni) che mentale (elaborazione delle emozioni). Le sue qualità sono: caldo, untuoso, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, morbidezza, levigatezza, chiarezza e fluidità. La sua sede principale è l'intestino tenue ed i suoi 5 sub-dosha sono: Pacaka, Ranjaka, Sadhaka, Alochaka e Bhrajaka.
Kapha
composto da acqua (jala) e terra (prithvi), è il dosha legato alla coesione, al tener unito, è proprio dei fluidi corporei, lubrifica e mantiene il corpo solido ed uniforme. Le sue qualità sono: freddezza, umidità, pesantezza, grossolanità, stabilità, opacità, morbidezza, levigatezza e densità. I suoi cinque sub-dosha sono: Kledaka, Avalambaka, Bodhaka, Tarpaka e Slesaka.

I dosha consentono di classificare le tendenze psico-fisiche presenti nel corpo e le disfunzioni che ne possono derivare. Secondo l'ayurveda le patologie nascono quando si vengono a creare degli squilibri nei dosha (vikriti); l'individuazione degli squilibri in un dosha, corrispondente alla diagnosi, conducono a trovare i rimedi per ristabilirne lo stato di equilibrio individuale (prakriti) e quindi la guarigione. Le principali cause di squilibrio dei dosha sono tre:

* il prajna-aparadha, ovvero l'errore dell'intelletto che si concretizza nel ripetere azioni, tenere atteggiamenti che, pur sapendo intrinsecamente sbagliati, vengono perpetuati in nome di desideri o pulsioni materiali;
* il kala-parinama, ovvero le oscillazioni dei dosha all'interno del giorno, delle stagioni e della vita;
* l' asatmyendriyartha-samyoga, ovvero l'errato uso dei sensi, intendendo con questo un uso improprio in eccesso o difetto dei sensi.

Circa le tecniche di riequilibrio dei dosha, si rimanda alla sezione delle terapie ayurvediche.

Terapie ayurvediche
http://www.divya.it/ayurveda/ayurveda.html
Per terapie ayurvediche si intendono tutte quelle tecniche volte a riequilibrare l'equilibrio dei dosha, lavorando quindi sullo stato di vikriti al fine di ripristinare la prakriti dell'individuo.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio600jp1IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio601ne8IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio603rt9
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Messaggio Da INFERNO Ven 05 Set 2008, 21:40

ADVAITA VEDANTA
http://www.esopedia.it/index.php?title=Categoria:Advaita_Vedanta
L'Advaita Vedanta è probabilmente la più conosciuta fra tutte le scuole Vedānta della religione Induista. Letteralmente il termine Advaita significa "non duale", ma viene anche utilizzato per indicare il sistema monistico su cui si fonda il principio dell'indivisibilità del Se o Ātman dall'Unità (Brahman). I testi fondamentali da cui derivano i Vedānta sono le Upaniṣad, o commenti ai Veda, e i Vedānta Sutra, anche conosciuti come Vedānta Sutra, nei quali si concentra la discussione sulla natura intima delle Upanişad.
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VEDA
http://www.esopedia.it/index.php?title=Categoria:Veda
I Veda sono i più antichi documenti dello spirito umano di cui siamo in possesso. Scrive il Wilson: "Quando i testi del Rg-Veda e dello Yajur-Veda saranno completati, noi saremo in possesso di materiali sufficienti per una giusta valutazione dei risultati che ne deriveranno, e dell'effettiva condizione, sia politica che religiosa, degli Indù in un'epoca coeva alle più antiche testimonianze finora conosciute dell'organizzazione sociale, di gran lunga anteriore al sorgere della civiltà greca, antecedente alle più antiche vestigia finora scoperte dell'impero assiro, contemporanea probabilmente solo ai più antichi scritti ebraici e posteriore soltanto alle dinastie egiziane, di cui tuttavia si conosce ancora ben poco oltre ai semplici nomi. I Veda ci forniscono abbondanti informazioni in merito a tutto ciò che più ci interessa per lo studio dell'antichità".
Esistono quattro Veda: Rg, Yajur, Sama e Atharva.
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JAINISMO
http://www.esopedia.it/index.php?title=Categoria:Jainismo
Categoria: Jainismo
Da Esopedia, l'enciclopedia del Sapere Esoterico
Lo Jainismo è una corrente filosofica a forti connotazioni religiose affermatasi nel VI secolo B.C. grazie a Vaddhamana (599 - 527 B.C.), più noto come Mahâvira "grande eroe" e considerato l'ultimo di un guruparampara o lignaggio di ventiquattro maestri, noti come Jina o "vincitori".
Si ritiene che Vaddhamana abbia tratto il suo insegnamento dal precedente Jina, Paseva, che viene considerato appartenente al IX, VIII secolo B.C. Figlio del ragià Siddharta e di Trisola, Vaddhamana nasce a Kundeggana, sobborgo di Verali (oggi Patna nel Bihar); dopo avere già avuto un figlio, a trent'anni, decide di abbandonare famiglia e regno, donando le sue ricchezze ai poveri e divenendo un asceta. Vaddhamana aggiunse ai quattro precetti di Paseva (non uccidere, non mentire, non rubare, rinunciare del possesso), la castità e rese obbligatoria la confessione, prima solo facoltativa.
Raggiunta la suprema conoscenza, dopo dodici anni di penitenza, costituì una comunità non solo di monaci «Yati», seguaci delle regole più severe, ma pure di laici o auditori «savaga». Da documenti a noi pervenuti, apprendiamo che alla sua morte (avvenuta a Pava, presso Patna, all'età di settantadue anni) la comunità da lui fondata comprendeva 14.000 asceti, 36 monache, 159.000 laici, 318.000 laiche.
La sua figura per molti versi coincide con quella del Buddha storico, ed è difficile comprendere se essi siano realmente esistiti o se addirittura coincidano. Chiaramente i posteri hanno saccheggiato nelle leggende dei vari culti al fine di costruire e santifica la figura del loro fondatore.
Il Jainismo parte dall'ossessione del karman, di quella sofferenza che è l'esistenza alla quale l'anima umana è condannata dal gioco senza fine della trasmigrazione; ma, mentre il brahmanesimo vedeva la situazione dell'anima senza uscita, il Jainismo intravede l'avvenire con ottimismo: lo stato di santità del tirthankara «il santo perfetto», porta alla liberazione dal karman. Il mondo è sottoposto in effetti a una evoluzione ciclica comprendente fasi alternativamente felici (utsarpini ) e dolorose (avarsarpini); in ogni ciclo si rivelano 24 «santi perfetti»: il primo sarebbe stato Risabha che sarebbe vissuto 8.400.000 anni; il ventitreesimo tirthankara fu Parsva, morto 250 anni prima di Mahâvira (cioè all'incirca nel 776 a.C.). Mahâvira è il ventiquattresimo e ultimo tirthankara.
Siva e Aliva
La realtà è concepita in una visuale dualistica: essa comprende un principio inanimato, materiale (ajiva) e un principio spirituale (jiva) . La sofferenza dell'anima consiste nell'essere sottomessa a questa composizione, a questo karman , conseguenza delle vite passate; essa è «insudiciata» di materia. Per liberarsi dal «karman», bisogna fare uno sforzo personale d’ascetismo: si raggiunge così lo stato della «non composizione», la beatitudine o, ancora, il nirvana. (Differenza con l'induismo: l'individualità dell'io personale non è assorbita nell'anima universale, ma conservata allo stadio del nirvana). Si arriva al nirvana rispettando le quattro regole di Parseva e aggiungendovi un quinto comandamento: rinunciare ad ogni proprietà personale. In questa vita di purezza estrema predicata dal Jaina, la regola dell'ahimsâ - la non violenza - è di gran lunga la più importante: dei 18 peccati capitali enumerati nei testi, l'atto di uccidere è il più grave di tutti, anche se la vittima non è che un minuscolo insetto. Un giainista rigoroso non mangia la carne di alcun animale, e filtra persino l'acqua che beve per paura di ingerire piccoli organismi viventi e di uccidere senza saperlo o volerlo.
La dottrina
L'essenza della condotta jainica è costituita da tre gemme: tri-ratna «la retta fede»; samma-nana «la retta conoscenza»; samma-cariya «la retta condotta». Chi vuole giungere alla liberazione finale «nirvana» deve essere in possesso di tutte e tre queste facoltà. • La retta fede. Primo contenuto della retta fede è credere nel maestro, quale portatore della verità e trionfatore su ogni ostacolo. I jainisti considerano l'universo eterno, caratterizzato da un alternarsi di due grandi età (periodi cosmici) che si inseguono senza posa: l'Ossapini (quello che scende) e l'Ussapini (quello che sale); la prima è l'età dell'infelicità e della cattiveria, la seconda è l'opposto. In ciascuna di queste grandi età vengono al mondo periodicamente oltre a ventiquattro tirthakana (santi perfetti), i dodici cakravantin (monarchi del Bharatavarsa) e ventisette eroi, tre gruppi di nove ciascuno: tutti sessantatré sono chiamati salakapurusa (grandi uomini). Nella dottrina jainica non si contempla un Dio creatore dell'universo, tuttavia è previsto il culto di alcune divinità mutuate al Pantheon brahaminico. • La retta conoscenza . Strettamente connessa alla retta fede è la retta conoscenza, che può essere diretta o indiretta. Si considerano facenti parte della conoscenza indiretta e, perciò stesso, imperfetta in quanto mediata: 1) la percezione, o conoscenza attraverso i sensi; 2) la conoscenza attraverso il ragionamento. Appartengono invece alla conoscenza diretta: 1) la conoscenza trascendentale, o conoscenza dei saggi su presente, passato e futuro; 2) la conoscenza del pensiero altrui; 3) l'onniscienza o conoscenza assoluta, conoscenza propria dei Jina. Una volta posti questi principi fondamentali, i Jina hanno elaborato un sistema di conoscenza delle situazioni e dei fatti che si definisce dell'indeterminabilità (anckanta-vada), in cui si stabilisce che le cose sono permanenti per quanto riguarda la sostanza, ma transitorie per quanto riguarda la qualità e il loro divenire: cioè ogni realtà può essere vera sotto un aspetto, mentre può essere negata sotto un altro. L'anima (Jiva), il principio vivente per eccellenza, è in perenne movimento sparsa per l'universo ed è pure illimitata conoscenza. Una volta però imprigionata nel corpo dell'uomo è limitata, a causa dei pensieri e degli atti compiuti dall'individuo o da altri che ne appannano lo splendore quasi come un velo (karman), che si sovrappone condizionandone tutti i movimenti. Solo in seguito a una perfetta osservanza dei precetti della retta condotta da parte dell'uomo, l'anima si libera e può ascendere al nirvana. • La retta condotta. La retta condotta, terzo elemento essenziale di questa dottrina, riguarda fondamentalmente le due grandi distinzioni tra i seguaci dello Jainismo: quella degli asceti (yati) e quella dei laici (savaga). I primi sono i monaci sottoposti a una vita caratterizzata da una stretta osservanza dei cinque precetti giainici, mentre i secondi sono tutti gli osservanti, i quali, pur riconoscendosi nella dottrina, non sono in grado di sottomettersi alla dura disciplina di questa fede. Le sculture sacre del Jainismo e gli scismi. La Parola di Mahâvira fu fedelmente conservata sotto forma di tradizione orale e trascritta circa 300 anni prima di Cristo; ma il testo scritto apparve sotto la sua forma definitiva soltanto nel VI secolo d.C. (la lingua degli scritti jainisti è un antico dialetto dell'India, l'ardhamâgadhi ). Come ogni altra religione, anche il Jainismo registrò nell'epoca seguente al Mahâvira, scismi, il più importante dei quali fu quello tra il 72 e l'89 d.C., che trova la sua origine in un avvenimento del sesto secolo a.C. Nel 360 a.C., una parte della comunità jainica, guidata dall'illustre monaco Bhaddabahu, emigrò nel sud a causa di una grande carestia. Al loro ritorno gli emigrati non vollero riconoscere la codificazione dei testi sacri operata dal concilio di Pataliputra, tenutosi nel 30 a.C. dagli antichi correligionari rimasti in patria sotto la guida del monaco Thulabhadda, né vollero adattarsi ad abbandonare la nudità, abitudine favorita dal clima caldo incontrato nel sud, contrariamente agli altri che indossavano una veste bianca. Di qui lo scisma che divise i «vestiti di aria» (digambara) dai «vestiti di bianco» (svetambara). Con il tempo, anche la redazione del Canone operata nel concilio di Pataliputra, che i digambara avevano rinnegato, venne perdendo diffusione e sarebbe scomparsa se nel quinto secolo dopo Cristo, un monaco non avesse provveduto a una nuova elaborazione. Il Canone, chiamato comunemente Siddharta o Agama, consta di varie parti: i dodici anga (membra); i dodici upanga (sottoanga); i dieci painna (brani sparsi); i sei cheyasutta (regole particolari); i due sutta (regole); i quattro malasutra (regole fondamentali). La dottrina jainica subì anche l'influenza dell'islamismo, cosa che diede origine alla setta dei lonka, che ripudiò il Canone da cui nel secolo diciottesimo, ebbero origine gli Sthanakvarin, che ripudiarono le immagini e il pellegrinaggio.
Jainismo e Buddismo A CONFRONTO
Le principali differenze tra Jainismo e buddismo si riferiscono alla concezione metafisica (anima e indeterminabilità dell'Essere) nonché alla teoria della conoscenza. Grandissima differenza inoltre si ha nell'idea del nirvana, indeterminato, oscuro, enigmatico nel buddismo, chiarissimo e definito nel Jainismo.
I jainisti, attualmente in numero di circa un milione e mezzo, sono sparsi particolarmente nel Panjab, nel Gujarat, nel Bengala e in generale in tutte le grandi città dell'India. Lo spirito dei suoi seguaci, non incline ad un'attiva propaganda e ad imprimere il senso di universalità alla loro fede, permise loro (contrariamente a quanto avvenne per il buddismo) di mantenersi in India in numero non troppo diverso dal passato. I loro templi, che sono tra le migliori opere architettoniche dell'India (notevolissimi due di monte Abu nel Rajputana), si innalzano in particolare nell'India settentrionale. I jainisti, dai quali non è ripudiata l’organizzazione castale, si occupano prevalentemente di banche e di ogni sorta di commercio, che non richieda uccisione di animali o distruzione di vegetali, cioè escludono dalle loro attività l'agricoltura, perché l'aratro semina morte.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Soffio207we4


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Messaggio Da INFERNO Ven 05 Set 2008, 21:47

ZOROASTRISMO
http://www.esopedia.it/index.php?title=Categoria:Zoroastrismo
Categoria: Zoroastrismo
Da Esopedia, l'enciclopedia del Sapere Esoterico

Il profeta Zoroastro o Zarathustra, originario della Media, riformò il Mazdeismo. Egli andò via dal suo paese e si rifugiò in Iran Orientale ove trovò numerosi proseliti, tra cui viene annoverato il principe Histape, padre di Dario. La popolazione locale era continuamente esposta al pericolo delle invasioni delle popolazioni nomadi, per cui era ben disposta ad accettare una nuova religione basata sulla redenzione.

La morale zoroastriana si basa sulla triade "buon pensiero, buone parole, buone opere".

Secondo Zoroastro il mondo era retto da due principi: il BENE ed il MALE. Il primo si identifica in Ahuramazdah, aiutato da altre divinità ispirate alle forze della natura, il secondo nello spirito malefico Ahriman. I due spiriti hanno ingaggiato una lotta, interpretata come la lotta tra il pensiero e l’intelligenza, terminata con la vittoria dello spirito buono.

Siamo di fronte ad un "monoteismo imperfetto", in quanto è presente solo il bene. Anche l’umanità partecipa a questa lotta, in quanto è divisa tra uomini retti e pii e uomini cattivi ed atei, che seguono due divinità diverse.

Dopo la morte, ognuno verrà giudicato: i buoni andranno in paradiso, i cattivi subiranno una lunga pena. Vi sarà poi un giudizio universale, secondo il quale tutti subiranno la prova del fuoco.

L’uomo deve evitare l'eretico e combatterlo; deve essere buono con gli animali, curarli e trattarli bene. Un buon principe combatte per la religione, difende il popolo, nutre il povero, protegge il debole. E’ considerato cattivo chi è un pessimo giudice, l’uomo che abbandona il campo e colui che opprime gli altri.

I sacrifici di sangue sono vietati, perché gli animali sono venerati. La bevanda inebriante haoma è anche essa vietata. I morti non possono essere né sepolti, né bruciati, né immersi per non sporcare i tre elementi sacri che sono la terra, l’acqua ed il fuoco. I cadaveri vengono esposti sulle montagne o su torri innalzate a questo scopo: le ossa scarnificate si devono poi racchiudere in ossari che vengono deposti in tombe in muratura o scavate nella roccia.

Questa religione ha molti punti in comune con il buddhismo, nato in India nello stesso periodo. Entrambi i movimenti nascono dalla protesta contro le pratiche crudeli ed i riti sanguinari delle antiche religioni ariane. Il primo era frutto della classe aristocratica, il secondo era un’espressione del popolo. Per questo motivo il buddhismo si è diffuso molto di più dello zoroastrismo.

Tuttavia quest’ultima religione venne venerata presso le corti imperiali persiane e spesso difesa come religione di stato.
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BRAHMANESIMO
http://www.geocities.com/indjan/brahma.htm
http://zenmontpellier.site.voila.fr/it/wafu/buddazion.html
http://www.esopedia.it/index.php?title=Categoria:Brahmanesimo
http://it.wikipedia.org/wiki/Brahmanesimo
Categoria:Brahmanesimo
Da Esopedia, l'enciclopedia del Sapere Esoterico

Con il termine Brahmanésimo si indica quella religione o insieme di correnti religiose o sette indiane che seguono gli insegnamenti dei brahmani, alla antichissima (precedente al I millennio a.C.) tradizione dei Veda ed alla successiva letteratura braminica ortodossa degli Upanishàd e Bràhmana.

Questa struttura socio-religiosa fu importata nel subcontinente indiano a seguito delle invasioni degli Arya e si rifletté oltre che sul successivo induismo anche appunto sulla struttura sociale perché introdusse il concetto di casta, collegato al concetto di purezza raggiunto dall'uomo.

Nello stesso periodo in India troviamo anche le religioni eterodosse rispetto a questa tradizione dominante: il buddhismo e il giainismo. La principale opposizione politica tra queste due correnti ed il brahmanesimo vedico fu appunto il rifiuto delle caste e del ruolo dominante spettante ai bramini.

Come un film proiettato su uno schermo, Brahman proietta la manifestazione, gli universi, Egli dunque è immanente e trascendente.

“A ciò che è invisibile e inafferrabile, senza famiglia né casta, senza occhi né orecchi, senza mani né piedi, permanente, onnipervadente, onnipresente, sottilissimo, immutabile, i saggi guardano come matrice di tutti gli elementi.” (Muniaka Upanishad I.1.6.7)

Dal Brahman emerge l’etere, dall’etere emerge l’aria, da essa il fuoco, dal fuoco l’acqua e dall’acqua la terra. Questi sono gli elementi primordiali, che formano tutti gli aspetti materiali e gli aspetti morali dell’universo.

Il ciclo del tempo è senza fine, tutto viene proiettato sul grande schermo dell’esistenza e tutto viene riassorbito nel Brahman, o Sé, rimanendo potenziale, puro, latente, in attesa della successiva emanazione (proiezione) in un ciclo eterno.

Secondo il Vedanta l’unico scopo dell’uomo è di realizzare la sua vera natura, cioè scoprire di non essere null’altro che il Brahman.

Ovviamente il concetto non è semplice da realizzare, infatti vi è un’infinità di tecniche, testi, interpretazioni, speculazioni, ma il fascino è la sperimentabilità, è l’esperienza... Il più alto fine dell’indù è l’idea della liberazione, o moksha, dal ciclo di nascita e morte attraverso la realizzazione, quindi l’esperienza dello stato di beatitudine, ananda. Tutto ciò che è soggetto al cambiamento non è realtà. La realtà (il Brahman o Sé) è eterna ed immutabile.

Questo concetto può sembrare inaccettabile in quanto potrebbe portare ad affermazioni quali: “Se tutto è uno, anche uno sciocco è il Brahman?” È il Brahman che si nasconde nei panni di uno sciocco, come il sole si nasconde dietro le nuvole. Tutti noi siamo “sciocchi” a differenti gradi, finché non abbiamo distrutto il velo dell’ignoranza che ci separa dalla realtà. Siamo sciocchi finché non riconosciamo la nostra vera natura, che non ha nascita, non ha morte, che è pura, autoeffulgente, libera, ed è il Signore Supremo.
fonte: http://www.hinduism.it
http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_ant/b/b074.htm
Brahmanesimo è una definizione di comodo per indicare la fase della religione indiana che si sviluppò dopo il vedismo (Veda) e prima del vero e proprio induismo, probabilmente a partire dall'VIII-VI secolo a.C. Costituiva di fatto una elaborazione filosofica di quanto contenuto nei Veda in riferimento a una realtà sociale e rituale mutata e non più indoaria, ma indiana. Nacquero così concezioni spirituali che rivalutavano, fra l'altro, elementi propri di culti prevedici. I testi che segnarono il passaggio dal vedismo al brahmanesimo, quasi tutti elaborati dalla casta brahmanica, furono, tra il X-VII secolo a.C. e il V secolo d.C., i Brahamana Aranyaka e le Upanisad. Dalla seconda metà del primo millennio, infatti, si comincia a parlare di induismo. Concetti tipici del brahmanesimo che costituirono una novità rispetto al vedismo furono quelli del dharma (ciò che ciascuno ha il dovere di fare), e del karman, su cui si basa la dottrina della reincarnazione. Il mondo degli dei venne ordinato a partire dalla trimurti (Brahma, Siva, Visnu); divennero oggetto di culto numerose figure femminili, le sakti, spose dei diversi dei, una sorta di loro energia integratrice, ora dipinte come benevole e materne, ora come feroci e distruttrici. Si svilupparono le tecniche dell'ascesi yoga con l'obiettivo di realizzare l'identità fra l'atman (coscienza individuale) e il brahman (coscienza cosmica). Sul piano sociale s'irrigidì il sistema delle caste, che si moltiplicarono e si specializzarono.
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KRISHNA
http://it.wikipedia.org/wiki/Krishna
http://www.harekrsna.it/libri_on_line/la_bhagavad_gita/capitolo_02.asp
http://www.isvara.org/ita/
Presso la religione induista, Krishna (sanscrito कृष्ण, IAST Kṛṣṇa) è una delle rappresentazioni della Divinità più popolari e venerate, nonché il supremo aspetto di Dio per i vaiṣṇava. Ottava incarnazione di Vishnu, è l'avatar per eccellenza. Viene spesso raffigurato mentre suona il flauto di nome Murali, generalmente in compagnia delle Gopi (pastorelle) e di Radha, la più devota di esse. Il suo nome è spesso preceduto dal titolo di rispetto induista, Shri.
Il termine Krishna in sanscrito ha il significato letterale di "nero" o "scuro", ed identifica qualcuno con la pelle scura. Il Brahma Samhita descrive il colorito della pelle di Krishna come simile al colore delle nuvole cariche di pioggia, ed è per questo che egli è spesso rappresentato nei quadri col volto e la pelle blu, blu scuro se non addirittura nera. Da questo deriva uno dei suoi epiteti, Ganashyama, che letteralmente significa appunto "dalla pelle del colore delle nubi cariche di pioggia".
La tradizione Gaudiya afferma che il significato primario di Krishna sia comunque "l'infinitamente affascinante", giustificato da un'interpretazione di un verso nel Mahābhārata. Krishna è inoltre il 57mo nome di Vishnu e significa "Esistenza di conoscenza e beatitudine".
Nascita, infanzia e gioventù
Approfondimento: > Una fonte riguardante la nascita di Krishna, spesso citata in ambito occidentale, è il libro di E. Shurè I grandi Iniziati (Bari, 1941), che riporta il seguente brano:
...la volontà dei Deva fu compiuta; tu concepisti nella purezza del cuore e dell'amore divino. Vergine e madre, salve! Nascerà da te un figlio e sarà il Salvatore del mondo. Ma fuggi, poiché il re Kansa ti cerca per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. I nostri fratelli ti guideranno dai pastori, che stanno alle falde del monte Meru... ivi darai al mondo il figlio divino...
Tuttavia, sebbene la vita di Krishna possa essere considerata simile in alcuni aspetti a quella di Gesù Cristo, non vi sono fonti dell'epoca che confermino la sua nascita da madre vergine, come afferma invece il suddetto autore in questo passo.
Krishna, principe della famiglia reale di Mathura, era l'ottavo figlio di Devaki e Vasudeva. Il sovrano di Mathura, Kamsa, udita la predizione che avrebbe ricevuto la morte per mano di un figlio della cugina Devaki, faceva uccidere sistematicamente i figli della donna. Krishna venne scambiato con un altro neonato e riuscì a scampare alla morte, venendo affidato di nascosto al pastore Nanda e a sua moglie Yashoda.
Saputa la notizia della presenza del bimbo Krishna nel villaggio di Vrindavana, il sovrano Kamsa, per ucciderlo, inviò un demone di nome Putana, che assunse le sembianze di una bellissima donna la quale, visitando le giovani madri, chiedeva di poter tenere in braccio i piccoli e allattarli al proprio seno. In realtà, essendo il latte avvelenato, tutti i neonati morivano dopo essere stati allattati. Ma quando giunse presso la dimora di Krishna, una volta presolo in grembo e iniziato ad allattarlo, egli cominciò a succhiare così avidamente dal seno della donna, immune al veleno, da provocarne la morte; una volta morta, la donna riprese le sue vere sembianze di demone, svelando così il complotto.
Così Krishna trascorse l'infanzia nel distretto di Vrindavana, nei boschi di Gokula, tra i pastori, e le loro mogli e figlie (Gopi), da queste vezzeggiato prima e amato poi.
La guerra di Kurukshetra
Durante la sanguinosa battaglia di Kurukshetra, descritta nel poema epico del Mahābhārata, Krishna prese le parti dei virtuosi principi Pandava contro i loro cugini Kurava, usurpatori del regno. Krishna, essendo imparentato con entrambi i rami della famiglia, chiese ad Arjuna (il terzo dei Pandava) e a Duryodhana (il maggiore dei Kaurava), giunti alla sua dimora per chiedere alleanza, di scegliere tra il suo esercito e la sua presenza fisica sul campo di battaglia, con la condizione che però egli non avrebbe combattuto. Il Pandava scelse la sua vicinanza (per questa ragione Krishna sarà l'auriga del suo carro), rendendo soddisfatto anche Duryodhana, il quale poté appropriarsi del potente esercito di Krishna.
Prima della battaglia, trovatosi davanti a cugini, nonni, mentori ed amici schierati nella fazione avversaria, Arjuna cedette all'attaccamento e all'angoscia, si rannicchiò piangendo e si rifiutò di combattere. Nel celeberrimo capitolo del Mahābhārata intitolato Bhagavad Gita, Krishna infuse forza e coraggio all'eroe rammentandogli il proprio Dharma di guerriero ed impartendogli una serie di insegnamenti filosofici e spirituali volti a raggiungere la realizzazione spirituale. Grazie alla vicinanza di Krishna, i Pandava ottennero la vittoria a Kurukshetra nonostante l'inferiorità numerica del loro esercito rispetto ai Kurava.
La fine
Dopo l'autodistruzione della sua stirpe, attuatasi per mezzo di una feroce guerra interna, Krishna si ritirò nella foresta dove fu raggiunto da una freccia al calcagno, unico suo punto vulnerabile. Lasciò il corpo e riacquistò la sua forma divina.
La morte fisica di Krishna, avvenuta nell'anno 3102 a.C., segna la fine del Dvapara Yuga, la terza era del mondo, e l'inizio del Kali Yuga, l'era attuale.

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Messaggio Da INFERNO Ven 05 Set 2008, 22:10

Dopo questa digressione su alcune altre religioni anche in parte similari, TORNIAMO AL BUDDHISMO, accentuando più facilmente la tematica delle avversioni delle varie scuole verso le altre, perchè vi era come una gara a voler incarnare il vero ed autentico insegnamento, cioè vi era una considerazione che le altre scuole fossero alla stregua di insegnamenti provvisori/falsi

BUDDHISMO NICHIREN:
Buddhismo Nichiren
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Buddhismo Nichiren è l'insieme di scuole buddhiste Mahayana giapponesi che fanno riferimento alla figura e agli insegnamenti del monaco buddhista Nichiren, vissuto in Giappone nel XIII sec.

Queste scuole sorgono direttamente dalla figura di Nichiren un monaco giapponese del XIII secolo ordinato secondo la piattaforma monastica della scuola Tendai. Il loro lignaggio monastico è fatto risalire direttamente al Buddha Shakyamuni e al Bodhisattva Bhaisajyaraja (giapp. Yaku-jo) e ripercorre il lignaggio della scuola cinese Tiantai arrivando al fondatore della scuola giapponese Tendai, Saicho, e, infine, a Nichiren ritenuto a sua volta la manifestazione del Bodhisattva Visistacaritra (giapp. Jogyo). Dopo un avvio difficile, la scuola Nichiren venne finalmente riconosciuta dalle autorità nel 1334, rischiando tuttavia un secondo annientamento nel XVI secolo. L'aperta ostilità da parte delle altre scuole buddhiste nei confronti delle scuole del Buddhismo Nichiren fu determinato dal fatto che queste ultime pretendevano di incarnare l'unico, autentico insegnamento del Buddha Shakyamuni, considerando le altre scuole alla stregua di insegnamenti provvisori quando non falsi. Certamente ogni scuola buddhista di ogni periodo e Paese si è sempre considerata portatrice del più autentico o più profondo insegnamento buddhista, la novità in questo senso del Buddhismo Nichiren è consistito nell'aver esplicitato e diffuso apertamente questa convinzione nella pratica del proselitismo tra i laici e tra i monaci.
Tutto questo portò le altre comunità monastiche, segnatamente quella del monastero dell'Enryaku-ji sul monte Hiei, ormai spesso trasformatesi come in Occidente in ordini monastico-cavallereschi (sohei), a guerreggiare apertamente contro i monaci Nichiren. Le tensioni giunsero spesso a provocare il massacro dei monaci rivali e l'incendio dei loro monasteri. Le autorità laiche appoggiarono ora questa ora l'altra fazione religiosa in base ai propri convincimenti religiosi. La vitalità delle scuole del Buddhismo Nichiren è comunque dimostrata dal fatto che seppur essendo state oggetto di dure persecuzioni religiose esse sono sempre riuscite a rinascere e a diffondersi e rappresentano oggi il ramo di insegnamento buddhista più diffuso in Giappone con oltre 35 milioni di seguaci e circa 7.000 mila tra templi e monasteri.

Prima di morire Nichiren affidò a sei suoi discepoli il compito di organizzare la diffusione della sua dottrina e quello di curare il monastero Kuon-ji da lui fondato sul monte Minobu nella provincia di Kai. Le turbolenze politiche e militari del Giappone alla fine del XIII secolo non consentivano la presenza costante e contemporanea nel monastero Kuon da parte dei sei discepoli: Nikko (1246-1333), Niko (1253-1314), Nichiro (1245-1320), Nissho (1221-1323), Nichiji (1250-?), Nitcho (1252-1317). Così Nikko, riuscendo a garantire una presenza costante nel monastero di Kuon-ji ricoprì, a partire dal 1285, il ruolo di abate. Raggiunto da Niko, ebbe con questi un duro scontro dottrinale relativo alla condotta di un importante devoto laico della scuola, Hakiri Sanenaga (1222–97) signore della parte meridionale dell'attuale provincia di Kai dove aveva sede il monastero Kuon-ji. Sanenaga aveva infatti reso omaggio agli dei scintoisti violando, secondo Nikko ma non secondo Niko, l'insegnamento del maestro Nichiren. Perso nel 1289 il controllo del monastero Kuon-ji, Nikko si trasferì in un altro monastero, il Taiseki-ji, situato alle pendici del monte Fuji portando con sé il Dai Gohonzon, una tavola lignea su cui, nel 1279, Nichiren incise un mandala rappresentante l'universo e la vita in esso contenuta. Su questa separazione dottrinale vertono i due principali rami scolastici Nichiren: il Nichiren-shu che fa riferimento a Niko e il Nichiren-shoshu che invece fa riferimento a Nikko. È da tener presente che la polemica in questione non è di poco conto. Il ruolo assegnato alla figura di Nichiren dalla Nichiren-shoshu è quello di Buddha dell'ultimo giorno della Legge e quindi di fatto viene venerato al posto del Buddha Shakyamuni, l'atteggiamento nei confronti delle altre fedi religiose e delle altre confessioni buddhiste è di gran lunga più rigido rispetto alla Nichiren-shu che continua invece nella venerazione del Buddha Shakyamuni ed è decisamente più tollerante ed aperto nei confronti delle altre scuole buddhiste. Ed è proprio il rapporto con le altre scuole buddhiste e il ruolo da assegnare al proprio fondatore Nichiren la linea di discrimine di tutte le successive separazioni scolastiche all'interno del Buddhismo Nichiren. Il tema centrale riguarda il XVI capitolo del Sutra del Loto dove viene spiegato che il Buddha Shakyamuni non è mai morto essendo la manifestazione del Buddha eterno, manifestazione che tuttavia risiede in ogni essere senziente che di per sé stesso possiede la natura di Buddha. Alla luce di questo insegnamento e la sua prevalenza sui restanti capitoli del Sutra del Loto alcune scuole decisero di venerare lo stesso Nichiren interpretato come manifestazione stessa del Buddha eterno. Così Nichiju un ex monaco Tendai convertitosi nel 1378 agli insegnamenti della Nichiren-shu, decise nel 1385 di separarsi da questa scuola fondando a Kyoto la sottoscuola denominata Myomanji-ha. Decisione presa in quanto riteneva la Nichiren-shu troppo conciliante con le altre scuole buddhiste. Nel corso degli anni seguì la differenziazione tra coloro che prediligevano lo studio dell'intero Sutra del Loto, compresi i primi quattordici capitoli detti Sakumon, e coloro che invece prediligevano unicamente gli insegnamenti dei successivi quattordici capitoli detti Honmon. La ragione di questa predilezione nascondeva ovviamente la necessità di centrare la pratica sulla figura del Buddha Shakyamuni o di Nichiren essendo i capitoli Sakumon diretta espressione del primo mentre i capitoli Honmon trattavano della manifestazione del Buddha eterno (sans. Dharmakaya, giapp. Hosshin) che poteva richiamare la figura del fondatore. Tra coloro che preferirono porre l'attenzione (e la venerazione) al Buddha eterno ci furono: Nichiryu (1385-1464) che fondò la scuola Happon-ha, Nichijin (1339-1419) che fondò la scuola Honjoji-ha e Nisshin (1444-1528) fondatore della Nisshin-monryu. Queste scuole unitamente alla Myomanji-ha fondata da Nichiju e alla Komon-ha (nome originario della Nichiren-shoshu) fondata da Nikko, fanno parte della Shoretsu-ha che è la contrazione della frase giapponese Honsho sakuretsu (i primi 14 capitoli inferiori, i secondi 14 capitoli superiori) riferita al Sutra del Loto.

Dottrine

Gli insegnamenti delle scuole del Buddhismo Nichiren si rifanno sostanzialmente, pur con numerose e drastiche differenze dottrinali, alla dottrina esposta da Nichiren durante le sue predicazioni e riportata nei suoi scritti. Dopo la morte del Maestro tuttavia i suoi sei discepoli diretti iniziarono a differenziare i propri insegnamenti e questo portò alla nascita delle differenti scuole del Buddhismo Nichiren che hanno in comune la pratica del daimoku come unica pratica per l'era di mappo e la venerazione del Sutra del Loto (nella versione di Kumarajiva) considerato, come nella scuola Tendai, l'insegnamento completo impartito dal Buddha Shakyamuni. Sempre come nel Tendai, particolare attenzione viene prestata a due capitoli di questo sutra: il secondo (hoben: mezzi abili o espedienti) e il sedicesimo (juryo-hon: durata della vita del Buddha). In particolare, il secondo capitolo tratta dei mezzi con cui ottenere lo stato di buddhità (giapp. bussho) e il sedicesimo capitolo della durata della vita del Buddha che si è illuminato nell'infinito passato perciò è per sé stesso da sempre illuminato.

Le denominazioni

Esistono 46 denominazioni scolastiche che si rifanno all'insegnamento di Nichiren di seguito l'elenco, tra parentesi il monastero (o la sede centrale) di riferimento:

* Nichirenshu (Minobusan Kuon-ji)
* Nichirenshu (Hokkekyo-ji)
* Nichirenhonshu (Yobo-ji)
* Hokkeshinshu (Sohonin)
* Hokkenichirenshu (Horyu-ji)
* Nipponzanmyohoji (Nipponzan myoho-ji)
* Shobohokkeshu (Daikyo-ji)
* Nichiren Shoshu (Taiseki-ji)
http://www.cesnur.org/religioni_italia/b/buddhismo_15.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Nichiren
« Questo è l'insegnamento più importante. È l'insegnamento che 'i desideri terreni sono Illuminazione' e 'le sofferenze di vita e morte sono Nirvana' ... Le sofferenze diventano Nirvana quando si comprende che l'entità della vita umana non viene né generata né distrutta nel suo ciclo di nascita e di morte. »IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Nichirendishoninoi9


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Messaggio Da INFERNO Ven 05 Set 2008, 22:24

(Nichiren)
http://it.wikipedia.org/wiki/Nichiren
Nichiren (日蓮, Nichiren) (16 febbraio 1222 – 13 ottobre 1282) è stato un monaco giapponese fondatore del Buddismo Nichiren, una delle maggiori correnti del Buddhismo giapponese che comprende diverse scuole di pensiero, che spesso professano dottrine anche contrastanti..

Chiamato alla nascita con il nome di Zennichimaro (善日麿), lo cambiò in Zeshō-bō Renchō (是生房蓮長) quando fu ordinato monaco e che infine nel 1253 assunse il nome di Nichiren (日蓮) con cui viene ricordato.

Nichiren è stata una figura controversa durante l'intero arco della sua vita, e lo è tutt'ora per via delle diverse fedi religiose che si rifanno ai suoi insegnamenti.

La vita
Nascita, educazione, primi insegnamenti

Nichiren nacque a Kominato, un piccolo villaggio di pescatori, nell'antica provincia di Awa. Nichiren inizia i suoi studi Buddhisti all'età di 11 anni nel vicino monastero, di scuola Tendai, Seichoji (清澄寺, chiamato anche Kiyosumi-dera). Viene ordinato monaco secondo la piattafoma monastica Tendai all'età di 16 anni, prendendo il nome Zeshō-bō Renchō. Lascia presto il tempio Seichoji per continuare i suoi studi a Kamakura dove, come era costume per i monaci Tendai, approfondisce le dottrine del Buddhismo Zen e dello Jodoshu. Diversi anni dopo lo troviamo a perfezionare gli studi nella zona di Kyōto–Nara, dove erano situati tutti i maggiori centri buddhisti dell'epoca. In particolare nel 1242 è attestata la sua presenza sul Monte Hiei, sede dello Enryaku-ji monastero centrale della scuola Tendai e, poco dopo, sul Monte Koya, sede dello Shingon. In questo periodo e a seguito di questi studi approfonditi si convince della preminenza del Sutra del Loto, già proclamata dalla scuola cinese Tiantai ed in particolare del suo titolo Myōhōrengekyō oggetto di uno degli studi più importanti (il Fahua xuanyi) del patriarca cinese Zhiyi, autore che Nichiren conosceva perfettamente e che verrà più volte citato nei suoi scritti. Il riconoscimento di tale esclusiva preminenza lo porta a distaccarsi dagli altri insegnamenti buddhisti, compresi alcuni della stessa scuola Tendai, e nel 1253 torna al Seichoji.

Il 28 aprile 1253 proclama per la prima volta Nam myoho renge kyo. Con questo atto egli afferma che la devozione e la pratica del Sutra del Loto sono l'unico Vero Buddismo per l'epoca storica attuale (o Mappo, Ultimo giorno della Legge, vedi più avanti). In questa occasione cambia il suo nome in Nichiren dove il carattere kanji per nichi (日) significa "sole" e quello per ren (蓮) significa "loto".

Da questa data, che tutte le scuole del Buddismo Nichiren nate successivamente prendono come data della loro fondazione (立宗: risshū), Nichiren comincia a diffondere i suoi insegnamenti proprio da Kamakura che all'epoca era la capitale di fatto del Giappone, in quanto era li che risiedeva lo shogun e dove aveva sede l'apparato di governo. Diversi discepoli cominciarono a seguire i suoi insegnamenti, sia fra i monaci che fra i laici e molti dei suoi seguaci laici provenivano proprio dalla classe sociale dei samurai.

Il primo ammonimento e i primi anni di insegnamento

Nichiren fu una figura estremamente controversa anche al suo tempo e molte delle scuole nate dai suoi insegnamenti continuano tali controversie anche ai giorni nostri (vedi Buddismo Nichiren). Alla base di tali controversie c'è il fatto che i seguaci di ognuna di queste scuole sono fermamente convinti che la loro sia l'unica forma corretta di Buddismo.

Alcuni gruppi oggi indicano che gli sforzi di Nichiren erano rivolti ad una riforma del Buddismo contemporaneo; Nichiren, tuttavia, non stava cercando di riformare le altre scuole buddhiste. Il suo intento era piuttosto quello di far sì che cessasse il supporto della classe governativa alle altre scuole buddhiste e di dissuadere le persone dal seguirle perché egli era convinto che queste altre scuole stavano portando la gente sul sentiero sbagliato, distante dalla "verità del Sutra del Loto", ben lontano dalla loro potenziale illuminazione, conducendo invece verso molte sofferenze. Nichiren espresse chiaramente questi concetti in uno dei suoi scritti più importanti, il Risshō Ankoku Ron (立正安国論: "Assicurare la pace nel paese attraverso la propagazione del Vero Buddismo" (1260). Questo scritto rappresenta anche il primo di tre ammonimenti alle autorità. Nichiren sentiva che era necessario che il sovrano riconoscesse e accettasse l'unica vera e corretta forma di Buddismo (立正: risshō, cinese: lizheng) come l'unico modo per dare pace e prosperità al paese e alla sua gente e porre fine alle sofferenze (安国: ankoku, cinese: anguo). La vera e corretta forma di Buddismo, secondo Nichiren, risiede nella recitazione del titolo del Sutra del Loto (daimoku) così come aveva proclamato precedentemente. In particolare la critica di Nichiren nei confronti dello Jodoshu riguardava l'aver posto il Buddha Amida in un ruolo di preminenza rispetto al Buddha Shakyamuni e quindi nell'aver mutato la scala valoriale dello stesso Buddhismo; nei confronti del Buddhismo Zen la critica di Nichiren verteva sul fatto che questa scuola aveva dimenticato il ruolo dei sutra, delle scritture buddhiste e, in particolar modo, del Sutra del Loto; nei confronti dello Shingon la critica verteva invece nell'aver fatto prevalere gli insegnamenti esoterici del Tantrayana rispetto alle scritture originali dell'insegnamento "completo" del Buddha Shakyamuni ovvero al Sutra del Loto; nei confronti della scuola Tendai, l'aver accolto, sul suolo giapponese, gli insegnamenti esoterici (mikkyo) propri dello Shingon. In ultima analisi Nichiren non ha mai avuto intenzione di fondare una nuova scuola buddhista piuttosto quella di riportare l'insegnamento buddhista alle origini ovvero alla preminenza del Sutra del Loto così come insegnato nell'antica scuola cinese Tiantai e dal suo fondatore Zhiyi. In effetti a ben guardare, fatto salvo la scuola Shingon, tutti i fondatori delle scuole criticate da Nichiren erano, come lo stesso Nichiren, monaci Tendai che avrebbero dovuto, secondo gli stessi insegnamenti di questa scuola, predicare la preminenza del Sutra del Loto sulle altre dottrine. Rispetto alla scuola cinese Tiantai e al suo fondatore Zhiyi, costanti riferimenti scritturali per Nichiren, l'unica modifica apportata da Nichiren è la predicazione della esclusiva pratica del daimoku ritenuta unica pratica spirituale esercitabile nell'era di mappo e il rifiuto di creare un sistema che accogliesse insegnamenti differenti. Basandosi su profezie e previsioni fatte in diversi Sutra dal Buddha Sakyamuni, Nichiren attribuisce l'avvento di malattie, epidemie e disastri naturali (in particolare siccità, tifoni e terremoti) del suo tempo all'adesione del sovrano e della gente alle altre forme di Buddismo che egli considerava eretiche o inadatte all'epoca contemporanea (l'Ultimo giorno della Legge), in accordo alla visione Buddista del tempo che divide la storia successiva alla morte del Buddha Sakyamuni in tre distinti periodi:

* il Primo giorno della Legge (正法 Cn: zhengfa; Jp: shōbō), i primi mille anni dopo la scomparsa del Buddha
* il Medio giorno della Legge (像法 Cn: xiangfa; Jp: zōhō), il secondo periodo di mille anni e
* l' Ultimo giorno della Legge (末法 Cn: mòfǎ; Jp: mappō), i 10,000 anni successivi

Nel suo trattato inoltre, in accordo alle medesime predizioni, egli fa presente che il non adottare la corretta forma di Buddhismo lascerà il paese aperto a ulteriori e nuovi disastri, inclusi conflitti armati e più specificamente ribellioni interne e invasioni straniere.

Nichiren presenta il Rissho Ankoku Ron nel luglio 1260. Benché il suo autore non riceva nessuna risposta ufficiale, il trattato non passa inosservato, ma anzi viene passato al vaglio dei severi sguardi dei preti e del clero delle altre sette Buddiste. Come conseguenza Nichiren viene arrestato e perseguitato ripetutamente, anche con la forza, ed esiliato nel 1261 nella penisola di Izu fino ad essere quasi assassinato nel 1264.

Punto di svolta

Gli anni successivi sono segnati da una propagazione importante in particolare nelle zone ovest del Giappone e questo acuisce ulteriormente il risentimento e l'odio fra i preti delle altre sette e fra le autorità. Dopo un acceso scontro con un prete molto influente dell'epoca, Ryōkan (良観), Nichiren fu chiamato per un interrogatorio dalle autorità, nel settembre 1271. Egli usò questa opportunità per sottoporre il suo secondo ammonimento alle autorità nella persona di Hei no Saemon (平の左衛門, chiamato anche 平頼綱: Taira no Yoritsuna), un politico e militare molto potente.

Due giorni dopo, il 12 di settembre, Hei no Saemon e un gruppo di soldati prelevavano Nichiren dalla sua capanna a Matsubagayatsu, Kamakura. Il loro intento era quello di arrestarlo e decapitarlo: ma una qualche sorta di fenomeno astronomico -una grande esplosione di luce- che si scatenò sul luogo dell'esecuzione (Tatsunokuchi) terrorizzò i soldati impedendo loro di portare a termine l'esecuzione. Questa è conosciuta come la Persecuzione di Tatsunokuchi ed è considerato il vero punto di svolta nella vita di Nichiren, chiamato Hosshaku kempon (発迹顕本). Hosshaku kempon significa "scartare il provvisorio e rivelare la verità": Nichiren, a questo punto, scarta la sua identità "provvisoria" di prete mortale e rivela la sua "vera" identità come reincarnazione del Bodhisattva Jōgyō (上行菩薩) o come Buddha Originale dell'Ultimo giorno della Legge (本仏: hombutsu) a seconda della scuola di pensiero che si accetta.

Non sapendo bene cosa fare con Nichiren, Hei no Saemon decide di esiliarlo a Sado, un'isola nel mar del Giappone nota per i suoi inverni particolarmente rigidi e come un posto dal quale erano tornati in pochi. Questo secondo esilio di Nichiren dura quasi 3 anni e nonostante le terribili condizioni in cui si trova a vivere e le sofferenze fisiche rappresenta uno dei più importanti periodi di insegnamento di tutta la sua vita. Mentre è a Sado infatti si uniscono a lui molti fedeli discepoli e scrive due dei suoi più importanti trattati (gosho): il Kaimoku Shō (開目抄: "L'apertura degli occhi") e il Kanjin no Honzon Shō (観心本尊抄:"Il Vero Oggetto di Culto" o più letteralmente "L'oggetto di devozione per osservare la mente stabilito nel quinto periodo di cinquecento anni dopo la scomparsa del Tathagata"), così come numerose lettere e trattati minori che contengono punti fondamentali del suo insegnamento. Le lettere o Gosho, erano per Nichiren il modo più semplice per incoraggiare i suoi discepoli e per insegnare loro la sua dottrina, con termini comprensibili, aiutandosi spesso con esempi o situazioni della vita di tutti i giorni.

Fu in questo periodo di esilio a Sado, nel 1272 che egli iscrisse il primo Gohonzon (御本尊), il mandala che Nichiren vedeva come una rappresentazione grafica dell'essenza del Sutra del Loto—Myōhō-Renge-Kyō o la "Mistica Legge" di causa ed effetto che sta alla base di ogni fenomeno e manifestazione dell'interno universo (vedi Nam myoho renge kyo).

Nichiren fu perdonato nel febbraio 1274 e tornò a Kamakura in marzo. Qui fu nuovamente interrogato da Hei no Saemon, che adesso era interessato ad avere da Nichiren informazioni su una molto temuta invasione da parte dei Mongoli. Infatti l'arrivo di molti messaggeri mongoli che chiedevano fedeltà da parte del Giappone avevano convinto le autorità a credere che la previsioni di Nichiren riguardo ad una invasione straniera stavano per diventare realtà (cosa che avvenne in ottobre con l'invasione Mongola del Giappone). Nichiren, ancora una volta, usò l'interrogatorio per sottopporre il suo terzo ammonimento ai governanti.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Nichirendishoninoi9


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Messaggio Da INFERNO Ven 05 Set 2008, 22:25

Il Ritiro sul Monte Minobu
http://www.sgi-italia.org/buddismo/buddND.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Nichiren

Poiché anche il suo terzo ammonimento non ricevette risposta, Nichiren seguì l'antica tradizione Cinese che voleva che quando un uomo presentava proteste o ammonimenti e per tre volte veniva ignorato, doveva lasciare il paese. Decise così di ritirarsi in un esilio volontario sul Monte Minobu nel mese di maggio del 1274.

Ad eccezione di alcuni brevi spostamenti, Nichiren trascorse il resto della sua vita a Minobu, dove lui e i suoi discepoli edificarono un tempio, il Kuonji (久遠寺) e dove continuò la sua opera di insegnamento e di scrittura. Due dei suoi scritti principali di questo periodo sono "'Senji Shō (撰時抄: "Sulla selezione del tempo") e l' Hōon Shō (報恩抄: "Ripagare i debiti di gratitudine"), che assieme al Risshō Ankoku Ron, al Kaimoku Shō, e al Kanjin no Honzon Shō costituiscono i Cinque Principali Scritti di Nichiren.

Egli iscrisse anche numerosi Gohonzon specificatamente per alcuni discepoli e credenti laici. Molti di questi Gohonzon sono arrivati fino ai giorni nostri e sono conservati in alcuni tempi come il Taisekiji (大石寺) a Fujinomiya, nella Prefettura di Shizuoka, che conserva una vasta collezione che viene mostrata al pubblico una volta l'anno nel mese di aprile.

Compiere la missione in questo mondo

Nota: Questo paragrafo tratta di un periodo della vita del Daishonin dal punto di vista del lignaggio Fuji, un nome generico con cui si indicano le scuole buddiste (in particolare la Nichiren Shoshu) che derivano da Nikko, discepolo di Nichiren. Si descrive infatti l'iscrizione da parte di Nichiren del Dai-Gohonzon, un Gohonzon unico di cui le scuole del ramo Fuji danno il significato descritto più sotto.
Gli altri rami del Buddhismo Nichiren discutono su questa visione delle cose così come sulla legittimazione del Dai-Gohonzon, asserendo che la sua iscrizione da parte di Nichiren non è supportata da una evidenza documentale a lui attribuibile.

Nell'autunno del 1279, un certo numero di discepoli laici di Nichiren nel distretto di Fuji caddero nelle mani di Gyōchi (行智), il prete che era a capo del tempio dove viveva Nisshū (日秀), uno dei discepoli di Nichiren. I credenti, poveri contadini del villaggo di Atsuhara, erano andati ad aiutare Nisshū con la raccolta del riso. Gyōchi vede questa come un'occasione per liberarsi di quella spina nel fianco e chiama alcuni guerrieri locali per arrestare i contadini, accusandoli di aver raccolto illegalmente il riso. I contadini decidono di difendersi ma senza alcuna speranza, così molti di loro vengono feriti e 20 vengono arrestati e condotti a Kamakura per il processo.

Quando arrivano a destinazione trovano Hei no Saemon ad aspettarli; parve subito chiaro che il suo vero intento era quello di perseguitarli per la loro fede piuttosto che di condurli in giudizio per la faccenda del riso. Inizia così ad intimare ai contadini di rinunciare alla loro fede pena la morte se questi avessero rifiutato, ma in cambio della loro libertà se avessero acconsentito. I contadini subiscono ingiurie e perfino torture ma rimangono saldi nella loro determinazione a non abbandonare Nichiren e la loro fede. Hei no Saemon, esasperato, fa decapitare tre di loro (i fratelli Jinshiro, Yagoro e Yarokuro) nella speranza di convincere gli altri, ma i superstiti rifiutano nuovamente di abiurare e vengono esiliati da Atsuhara. Questi eventi si svolgono il 15 ottobre del 1279.

Nella tradizione della Nichiren Shoshu (le altre scuole variano un po' nell'interpretazione del significato di questo evento), Nichiren venendo a sapere da altri discepoli che dei poveri contadini erano disposti a sacrificare la propria vita in nome della fede, decide che è giunto il momento di "rivelare" il Gohonzon con il quale egli intende portare a termine "la missione della sua venuta in questo mondo" (出世の本懐: shusse no honkai). Il 12 ottobre 1279, Nichiren iscrive il Dai-Gohonzon, che diversamente dagli altri Gohonzon iscritti in questo periodo (che erano destinati a singoli discepoli), è destinato a tutti i suoi discepoli e credenti, contemporanei e futuri.

La sua morte

Nichiren trascorre i suoi ultimi anni scrivendo Gosho, iscrivendo Gohonzon per i suoi discepoli e credenti e spiegando i suoi insegnamenti. Le sue condizioni di salute iniziano a peggiorare e molti dei suoi discepoli tentano di convincerlo a spostarsi in luoghi più caldi ed accoglienti per riceverne beneficio. Così lascia Minobu con alcuni discepoli, l'8 settembre 1282.

Dopo 10 giorni da suo arrivo alla residenza di Ikegami Munenaka, uno dei suoi principali credenti laici, Nichiren sente che la sua vita sta giungendo al termine e comincia a prepararsi. Il 25 settembre tiene il suo ultimo discorso sul Risshō Ankoku Ron, e l'8 di ottobre egli nomina 6 discepoli anziani: —Nisshō (日昭), Nichirō (日朗), Nikkō (日興), Nikō (日向), Nichiji (日持), and Nicchō (日頂)— con il chiaro obiettivo di continuare la propagazione dei suoi insegnamenti dopo la sua morte.

Il 13 ottobre 1282 nell'ora del dragone (circa le 8:00 del mattino), Nichiren entra nel Parinirvāṇa (giapponese nyunehan, designa la cessazione dei cinque aggregati in un Buddha o in un illuminato) alla presenza di molti discepoli e credenti laici. Il suo funerale e la cremazione si svolgono il giorno successivo. Il suo discepolo Nikkō lascia la casa di Ikegami con le ceneri il 21 ottobre, raggiungendo nuovamente Minobu il 25. Il luogo di sepoltura, come da volere dello stesso Nichiren, si trova a Kuonji e una parte delle sue ceneri sono conservate al tempio Taisekiji.

Scritti

Alcune scuole Nichiren si riferiscono all'interezza del Buddismo di Nichiren come all' "insegnamento di una vita", una descrizione piuttosto adatta alla luce del grande numero di scritti che Nichiren ha lasciato. Molti di questi esistono ancora nella loro originaria forma manoscritta, alcuni per intero altri come frammenti e altri ancora sono arrivati a noi come copie fatte dai suoi primissimi discepoli. Oggi gli studiosi di Nichiren hanno accesso a più di 700 dei suoi lavori, incluse trascrizioni di insegnamenti orali, lettere di rimostranza e perfino illustrazioni.

Oltre che ai trattati scritti in kanbun (漢文) una forma di scrittura formale modellata sul Cinese classico che era la lingua del governo e degli insegnamenti nel Giappone dell'epoca, Nichiren scrisse anche lettere e spiegazioni per i suoi discepoli e credenti laici in un vernacolo misto kanji–kana così come lettere in semplice kana per i credenti che non riuscivano a leggere lo stile più formale. Queste lettere (Gosho) specialmente sono un prezioso aiuto per i credenti contemporanei perché proprio grazie alla loro semplicità ed immediatezza offrono un chiaro esempio del pensiero di Nichiren.

Alcuni dei lavori scritti in kanbun, in particolare il Risshō Ankoku Ron, sono considerati capolavori esemplari di stile, mentre molte delle sue lettere mostrano una inusuale comprensione, empatia e vicinanza per le persone più disagiate della sua epoca. Molti osservatori moderni vedono anche un messaggio politico nei suoi lavori, e durante il periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale il governo ha insistito perché numerosi passaggi e perfino interi documenti venissero eliminati dal corpus dei suoi scritti perché considerati offensivi nei riguardi dell'Imperatore,mentre,sempre nello stesso periodo,altri vollero interpretare il "Rissho Ankoku Ron" in senso nazionalistico e in particolare Chigaku Tanaka (1861-1939) e Nissho Honda (1867-1931) fondarono una scuola di pensiero chiamata "nichirenismo",che influi' nel preparare la strada alla guerra e all'invasione da parte del Giappone dei paesi asiatici vicini .

Gli scritti di Nichiren sono conosciuti anche come go-ibun o gosho e sono disponibili in varie raccolte. Molti di questi appaiono in Iwanami Shoten's 102-volume antologico di letteratura classica Giapponese pubblicato alla fine degli anni 50 - inizio anni 60, così come altre raccolte similari di letteratura classica. La raccolta più famosa è la Nichiren Daishonin Gosho Zenshu (日蓮大聖人御書全集: "Raccolta completa delle opere di Nichiren Daishonin") compilata dal 59esimo Patriarca della Nichiren Shoshu Hori Nichiko, pubblicata per la prima volta nel 1952, rivista e ristampata diverse volte succesivamente dalla Soka Gakkai. Il tempio Taisekiji inoltre ha rilasciato una nuova raccolta nel 1994 intitolata Heisei Shimpen Nichiren Daishonin Gosho (平成新編 日蓮大聖人御書). Questo volume presenta gli scritti di Nichiren in ordine cronologico a cominciare ad un documento datato nel 1242 (all'epoca Nichiren stava studiando sul Monte Hiei a Kyōto) e che comprende 81 lavori non pubblicati nel già citato Gosho Zenshu. Vedi le fonti e i collegamenti esterni elencati sotto per vedere la traduzione inglese e, laddove esista in rete, quella in italiana.

Gli insegnamenti di Nichiren

Dopo la morte di Nichiren i suoi insegnamenti vennero interpretati in diversi modi da alcuni dei suoi discepoli, in particolare i Sei Preti Anziani che erano stati nominati dallo stesso poco prima del suo decesso. Come risultato di questo, il Buddismo di Nichiren oggi comprende diverse scuole principali e alcune scuole minori, ognuna di queste con la sua interpretazione del pensiero di Nichiren. Queste scuole hanno piccole come grandi differenze, a volte di dettagli. Le differenze più significative si possono individuare sulla posizione della scuola di Nichiren nello sviluppo della storia del Buddismo e sull'oggetto di culto.

Vedi Buddismo di Nichiren: Scuole e Buddismo di Nichiren: Dottrine e pratiche per approfondire le scuole e i vari insegnamenti.

Nomi postumi e titoli di rispetto

Dal momento della sua scomparsa Nichiren fu conosciuto con molti nomi attribuitigli dopo la morte che intendono esprimere rispetto per lui o rappresentare la sua posizione della storia del Buddismo. I più comuni sono Nichiren Shōnin (日蓮上人; traducidibile come Santo -o Saggio- Nichiren) e Nichiren Daishōnin (日蓮大聖人; dove "Dai sta per Grande). Inoltre la corte imperiale Giapponese ha insignito Nichiren con il titolo onorifico di Nichiren Daibosatsu (日蓮大菩薩; "Grande Bodhisattva Nichiren") e Risshō Daishi (立正大師; "Grande Maestro Risshō); il titolo fu formalizzato nel 1358 e successivamente nel 1992.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Nichirendishoninoi9
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Messaggio Da INFERNO Ven 05 Set 2008, 23:07

Buddhismo Nichiren, la reincarnazione in Giappone del Bodhisattva Jogyo.
Il sutra del Loto

Liberamente tratto da uno scritto del Reverendo Ryoko N. Tini, della scuola buddhista "Honmon Butsuryushu" del Buddhismo di Nichiren.

Nichiren, nacque il 16 febbraio del 1222 a Kominato, un piccolo villaggio del Giappone e a dodici anni, entrò in monastero Buddhista dove, nel 1273, prese i voti buddhisti e assunse il nome spirituale di Rencho, il "Loto Eterno".

Dopo ulteriori anni di studio e di meditazione, Rencho cominciò a nutrire dei dubbi sull'insegnamento del Buddha in uso in quei tempi e cioè la venerazione del Buddha Amida.
Secondo gli insegnamenti amidisti, l'invocazione del Nome del Buddha Amida avrebbe condotto alla salvezza gli esseri viventi anche senza la pratica e la conoscenza del Dharma. Non solo: la salvazione non avveniva attraverso i propri sforzi, ma solo e soltanto per mezzo della grazia del Buddha. Il fatto che il credente invocasse il Nome di Amida era già di per sé una garanzia di salvezza: nessuno, infatti, può invocare il Buddha se non chi è stato prescelto per la grazia.

Rencho trovò discrepanze fra questo insegnamento e la predicazione originaria del Buddha, che era invece caratterizzata dalla propria responsabilità e dal cammino individuale. Inoltre, egli vide nella passività degli amidisti, i quali attendevano la grazia del Buddha, l'antitesi di una vita spirituale attiva e dedita alla salvezza degli altri. Gli amidisti si lamentavano della corruzione dilagante nel mondo, e sapendo di essere entrati nel periodo della fine del Dharma, mappò conclusero che non sarebbero mai stati in grado di conseguire l'Illuminazione con le sole proprie forze. Essi preferivano affidarsi al Buddha Amida e attendere la grazia.

Per risolvere i suoi dubbi, Rencho abbandonò il piccolo monastero e i suoi studi lo portarono nelle biblioteche dei templi più famosi dell'epoca, compreso il Grande Santuario del Monte Hiei, considerata la Mecca del Buddhismo trovando però che anche la casta dei monaci era degenerata non disdegnando gli aspetti profani del mondo.

Finiti i suoi studi, Rencho si ritirò in meditazione su una montagna per una settimana e conseguì il Risveglio Spirituale indicando come unico mezzo di salvezza il rispetto dell'insegnamento del Sutra del Loto e "coniando" una formula simile al nenbutsu di Amida : Namu Myohorengekyo (invoco il Sutra del Loto). Mutò quindi il suo nome in Nichiren, "il Loto del Sole".

La verità rivelata da Nichiren fu la causa dei successivi problemi di Nichiren. Denunciò infatti pubblicamente la corruzione del clero inimicandosi il suo stesso signore feudale fervente Amidista, da cui dovette fuggire per evitare il peggio.

Da allora, Nichiren predicò il suo insegnamento come monaco errante. Lentamente, i primi discepoli cominciarono a seguirlo, così come le prime persecuzioni. Nel corso della sua vita, il Nichiren venne ripetutamente perseguitato ed esiliato. Gli alti ecclesiarchi del Buddhismo vedevano in lui un eretico, un pericoloso agitatore di folle e pertanto decisero di zittirlo.

Secondo tradizione leggendaria, nel 1271, Nichiren venne arrestato e sommariamente processato, finendo per essere condannato per alto tradimento. Venne condotto a Tatsu-no-kuchi, una località isolata nei pressi di Kamakura, per essere decapitato ma un globo di luce attraversò il cielo fermandosi sul luogo dell'esecuzione, per poi sparire nel nulla. Questo evento miracoloso rese impossibile l'esecuzione e il Maestro venne esiliato nella remota isola di Sado.

Durante questo esilio, Nichiren rivelò la sua vera identità. Egli non fu altro che la reincarnazione del Bodhisattva Jogyo, colui che aveva ricevuto dal Signore Buddha l'incarico di propagare il Dharma nell'epoca della Fine del Dharma.
Liberamente tratto da uno scritto del Reverendo Ryoko N. Tini, della scuola buddhista "Honmon Butsuryushu" del Buddhismo di Nichiren.
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Messaggio Da INFERNO Sab 06 Set 2008, 03:11

BUDDHISMO CINESE
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_cinese
Il Buddhismo Cinese è il frutto dell'intensa attività missionaria di importanti rappresentanti del Buddhismo dei Nikaya http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_dei_Nikaya e del Buddhismo Mahayana http://www.mahayana.it/index1.html http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Mahayana provenienti dall'India e, soprattutto, dall'Asia Centrale in Cina e dei contributi di maestri locali, che continueranno questa tradizione o ne daranno nuove e cruciali interpretazioni. Apporti rilevanti raggiunsero la Cina anche per via meridionale, fino al formarsi una rete culturale estremamente importante nella storia dell'Asia e delle civiltà influenzate dalla cultura cinese, come il Giappone, la Corea e il Vietnam e alcuni regni sinizzati dell'Asia continentale. Documenti storici influenzati da leggende posteriori ma sostanzialmente attendibili parlano di una prima introduzione del Buddhismo in Cina nell'anno 64. L'apice culturale del Buddhismo Cinese sarà sotto la dinastia Tang, mentre in epoche posteriori si assisterà ad una certa decadenza dovuta alla perdita del favore imperiale, all'interruzione dei contatti diretti con l'India (dove il Buddhismo si estinse) e ad un rinato interesse per la filosofia e le religioni autoctone (Confucianesimo, Daoismo). Le scuole buddhiste più importanti dell'epoca Tang sono la Tiantai, la Huayan e la Zhenyan. Di poco posteriore ed in seguito molto influente, si deve ricordare la scuola Chan. Meno influente nella storia del Buddhismo cinese ma importante per i favori che riceverà dalla corte fino all'ultima dinastia sarà il Lamaismo di origine tibetana. Alcune di queste scuole sopravvivono in paesi di antica influenza cinese, specialmente in Giappone.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Buddhismocinesekb3
http://www.mondointasca.org/reportage/articolo.php?ida=2285


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Messaggio Da INFERNO Sab 06 Set 2008, 03:23

Le scuole del Buddhismo cinese (-prima parte)
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_cinese
Le scuole del Buddhismo cinese sono tradizionalmente elencate come tredici (十三宗, pinyin shísān zōng). All'elenco tradizionale va aggiunta la scuola Sānjiē (la scuola del "Tre Stadi") fondata nel VI secolo da Xinxing (540-593). Questa scuola verrà considerata eretica dall'imperatrice buddhista, della Dinastia Tang, Wuzhao (regno: 690-705) e completamente annientata, nel 725, da un suo successore, l'imperatore Xuanzong (regno 712-56). Va tenuto presente che quando, di seguito, vengono trattate le scuole (zōng) esse non vanno intese nel significato comune di luoghi o gruppi contrapposti ad altri, piuttosto come lignaggi di insegnamenti. Questo almeno fino all'epoca Tang, quando le contrapposizioni per ottenere i favori imperiali o per dirimere le polemiche dottrinali, irrigidiranno maggiormente tali tradizioni e le 'scuole' che ne deriveranno.

La scuola Jùshè (倶舍宗, Jùshè zōng)
Inizialmente fu una scuola Hinayana fondata sulle dottrine esposte nell' Abhidharma-kośa-bhāsya (Tesoro dell'Abhidharma, 阿毘達磨倶舍論本頌, pinyin Āpídámójùshèlùn běnsòng, è conservato nel Pítánbù), composto nel V secolo dal Sarvastivada Vasubandhu. Fu inglobata nel 753 dalla scuola Faxiang, fondata da Xuanzang, che diede di quest'opera una lettura Mahayana Cittamatra. Nel 658, i monaci giapponesi Chitsu e Chidatsu, allievi di Xuanzang, ne trasferirono gli insegnamenti in Giappone fondando la scuola Kusha.

La scuola Chéngshí (成實宗, Chéngshí zōng)
Fu fondata dagli allievi di Kumarajiva, Sengdao e Sengson, dopo che il maestro ebbe tradotto lo Tattvasiddhi-śāstra (成實論 pinyin: Chéngshí lùn, giapp. Jōjitsuron, si trova nel Lùnjíbù) di Harivarman. Di impronta Madhyamika, fece concorrenza alla scuola Sanlun pur conservando con questa delle precise differenze dottrinali. Declinò alla fine del VII secolo, ma il monaco coreano Hye-kwan ne trasferì, nel 625, gli insegnamenti in Giappone che sono alla base della scuola giapponese Jojitsu.

La scuola Lǜ (律宗, Lǜ zōng)
Fondata nel VII secolo dal monaco Daoxuan (596-667) si rifà essenzialmente al Cāturvargīya-vinaya (Quadruplici regole della disciplina , 四分律 pinyin: Shìfēnlǜ, giapp. Shibunritsu, è conservato nel Lǜbù) della scuola Dharmaguptaka, tradotto in cinese nel 408 da Buddhayasas e da Zhu Fonian. L'attenzione rivolta da questa scuola a questo vinaya e il fatto che venissero studiati anche gli altri tre vinaya già tradotti in cinese in quell'epoca [1] fu emulato da tutte le altre scuole buddhiste cinesi, che presto decisero di adottare questo vinaya come regola monastica. Nemmeno la traduzione del Mūla-sarvâstivāda-vinaya-vibhaṅga (Vinaya Mulasarvastivada, 根本說一切有部毘奈耶 pinyin: Gēnběnshuōyīqièyǒubù pínàiyé, giapp. Konpon setsuissaiubu binaya) portato in Cina e tradotto da Yijing nell'VIII secolo, cambierà questo tipo di scelta. Nel 754, il monaco cinese Daoxuan Luzong (702-760) trasferirà in Giappone le dottrine di questa scuola fondando la scuola giapponese Ritsu.

La scuola Sānlùn (三論宗, Sānlùn zōng)
È la scuola dei Tre trattati (Sānlùn) [2], conservati nello Zhōngguānbù, ad impronta Madhyamika. Tradizionalmente si ritiene sia stata fondata dall'allievo di Kumarajiva, Sengzhao, ma è attestato che egli non ebbe dei discepoli diretti. Nacque comunque tra gli allievi del grande traduttore di Kucha. Importante diffusore delle sue dottrine fu il monaco Jizang (549-623). Venne progressivamente assorbita, durante la Dinastia Tang, dalle scuole Tiantai e Huayan. Il monaco coreano Hye-kwan la diffuse in Giappone, nel 626, dove prese la denominazione Sanron.


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Messaggio Da INFERNO Sab 06 Set 2008, 03:28

Le scuole del Buddhismo cinese (-seconda parte)
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_cinese
La scuola Nièpán (涅槃宗, Nièpán zōng)
La scuola Nièpán è nata a seguito di una controversia dottrinale determinata dalla prima traduzione in cinese del Mahāyāna Mahāparinirvāṇa-sūtra (Sutra mahayana del Grande passaggio al di là della sofferenza, 大般泥洹經 Dà bān níhuán jīng, giapp. Daihannionkyō, conservato nel Nièpánbù, T.D. 376.12.853-900) operata da Buddhabhadra e Faxian in 6 fascicoli nel 417. In questa prima traduzione veniva adombrata la dottrina degli icchantika (一闡提, yīchǎntí, giapp. issendai), una dottrina di origine Cittamatra che sosteneva la possibilità di esseri senzienti, gli icchantika, a cui era preclusa per sempre l'"illuminazione". Questa lettura del sutra e la conseguente dottrina fu rigettata fin da subito dal discepolo Kumarajiva, Daosheng, che come il suo maestro seguiva le dottrine Madhyamika[3]. Tale contrasto con Buddhabhadra e Faxian costrinse Daosheng a lasciare Nanjing e a tornare sul Monte Lu da dove era precedentemente partito. La scuola Nièpán si dedicava allo studio e all'interpretazione di questo sutra, ma nel corso dei secoli fu assorbita dalle scuole Tiantai, Huayan, Shelun e Faxiang, scomparendo definitivamente sotto la Dinastia Tang (618-907).

La scuola Dìlùn ( 地論宗, Dìlùn zōng)
È una scuola di origine Cittamatra che si fonda sul Daśabhūmikasūtra-śāstra o Dasabhūmikabhāsya (十地經論 Shídì jīnglùn o anche Shidi lun 十地論, o Dilun 地論, giapp. Jūji kyō ron, T.D. 1522.26.123b-203b, è conservato nel Yúqiébù) redatto da Vasubandhu nel IV secolo, fu tradotto in cinese da Bodhiruci tra il 508 e il 512. Questo testo è un commentario al Daśabhūmika-sūtra (十住經 Shízhù jīng, giapp. Jūjū kyō, Sutra delle dieci terre, T.D. 286), che corrisponde a sua volta al trentunesimo capitolo del Avataṃsakasūtra (華嚴經 Huāyánjīng, giapp. Kegon kyō, Sutra della ghirlanda fiorita di Buddha). Influenzò la scuola Huayan.

La scuola Chán (禪宗, Chán zōng)
Secondo alcune agiografie fu fondata nel V secolo dal leggendario monaco indiano Bodhidharma. Abbiamo, tuttavia, contezza di questa scuola solo a partire dal VII secolo quando alcuni monaci di probabile origine Tiantai si avviaro alla sola pratica dello zuochan secondo il metodo dello biguan insegnato dal loro leggendario fondatore. Pare prediliggesse il solo studio del Laṅkâvatārasūtra (Il Sutra della discesa a Lanka, 楞伽經 pinyin Lèngqiéjīng, giapp. Ryōgakyō, conservato nel Jīngjíbù), , sutra di origine Cittamatra. Dopo la morte del quinto patriarca Hongren (601-675) si suddivise in due rami: quello settentrionale, fondato da Shenxiu (605-706), e quello meridionale, fondato da Huineng (638-713). Di questi due rami scolastici, solo il secondo è giunto a noi. Dottrine e lignaggi della scuola Chan furono trasferiti in Giappone dai monaci tendai Eisai (1141-1215) e Dogen (1200-1253) che fondarono rispettivamente le scuole Zen Rinzai e Zen Soto.

La scuola Shèlùn (攝論宗, Shèlùn zōng)
È una delle scuole buddhiste cinesi più antiche. Si basa sullo studio e la interpretazione del Mahāyāna-saṃgrahôpanibandhana o Mahāyāna saṃparigraha-śāstra (Commentario sul sommario del Grande veicolo, cin. 攝大乘論釋 Shè dàshènglùn shì, T.D. 1595.31.152-271, conservato nello Yúqiébù) un'opera di Vasubandhu tradotta in 14 fascicoli e interpretata da Paramârtha (499-569) e che è a sua volta un commentario del Mahāyāna-saṃgraha-śāstra (Sommario del Grande veicolo, 攝大乘論 Shè dàshèng lùn, T.D. 1593.31.112b-132c, conservato nello Yúqiébù) opera di Asaṅga, tradotta in tre fascicoli sempre da Paramârtha. Le dottrine di questa scuola sono di chiara derivazione Cittamatra e sono centrate sull'interpretazione dell' ālayavijñāna (Coscienza fondamentale, 阿賴耶識 ālàiyé shì, giapp. araya shiki). Questa scuola fu assorbita, nel 649, dalla scuola Faxiang quando Xuanzang ritradusse il Mahāyāna-saṃgrahôpanibandhana con il titolo 攝大乘論本 (Shè dàshènglùn běn) reinterpretandolo.


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Messaggio Da INFERNO Sab 06 Set 2008, 03:34

Le scuole del Buddhismo cinese (-terza parte)
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_cinese
La scuola Tiāntái (天台宗, Tiāntái zōng)
Fondata da Zhiyi (538-597) nel VI secolo, elenca tra i suoi patriarchi cinesi anche Huiwen (V sec.) e Huisi (515-577). Si fonda sulla dottrina di origine Madhyamika della Triplice verità e sullo Yinian sanqian nonché sulle dottrine rivelate nel Sutra del Loto. È stata una delle scuole buddhiste cinesi più importanti. I suoi manuali di meditazione sullo zhiguan si diffusero presso tutte le scuole. Nell'805 il monaco giapponese Saicho la introdurrà in Giappone dove prenderà la denominazione Tendai.

La scuola Huāyán (華嚴宗, Huāyán zōng)
Scuola dell' "Ornamento fiorito", una delle principali scuole del Buddhismo cinese. Deve il suo nome all' Avataṃsakasūtra (華嚴經, pinyin Huāyánjīng, giapp. Kegon kyō, Sutra della ghirlanda fiorita di Buddha, conservato nello Huāyánbù), sutra considerato il più importante e completo da questa scuola. Particolare riguardo era riservato all'ultimo capitolo, il Gaṇḍavyūhasūtra (入法界品 pinyin: Rù fǎjiè pǐn, giapp. Nyū hokkai bon, Capitolo sull'ingresso dentro il Regno della Realtà). La dottrina di questa scuola verteva su una lettura olistica e omnicentrica di tutta la Realtà. Primo patriarca e fondatore fu il monaco Fashun (anche Dùshùn, 557-640) del monastero di Zhixiang (sui monti Zhongan poco a sud di Chang'an). Altre personalità di questa scuola sono il suo successore, Zhiyan (602-668) e il suo allievo Fazang (643-712) che visse alla corte dell'imperatrice buddhista Wuzhao (regno 690-705) della Dinastia Tang, grande sostenitrice di questa scuola. Nel 740 il monaco coreano Shenxiang insegnò l'Avataṃsakasūtra e le dottrine della scuola Huāyán in Giappone fondando di fatto la scuola giapponese Kegon.

La scuola Fǎxiāng (法相宗, Fǎxiāng zōng)
È la versione cinese della scuola indiana Cittamatra. Fu fondata da Xuanzang al suo ritorno dal suo lungo viaggio in India nel 645. Xuanzang si era recato in India per recuperare dei testi buddhisti da riportare in patria e, durante questo viaggio, si fermò lungamente presso l'Università di Nalanda dove ricevette gli insegnamenti direttamente dall'abate Silabhadra, a sua volta discepolo diretto di Dharmapala, un esegeta Cittamatra. Testo fondamentale della scuola fu, infatti, il Vijñaptimātratāsiddhi-śāstra (Trattato sulla realizzazione del niente altro che conoscenza, 成唯識論 pinyin: Chéngwéishìlùn, giapp. Jōyuishikiron, conservato nello Yúqiébù) opera fondamentale di Dharmapāla tradotta da Xuanzang (T.D. 1585.31.1a-59a) che poi è un commentario al Triṃśikāvijñaptikārikā di Vasubandhu. Nonostante la sua notorietà, la scuola non ebbe un largo seguito e fini, nel corso degli anni, per essere in buona parte assorbita dalla scuola Huayan. Non sopravvisse alla persecuzione dell'845, ma il pellegrino giapponese Dosho riportò i suoi insegnamenti e i suoi lignaggi in Giappone nel 653, fondando la scuola giapponese Hosso.

La scuola Jìngtǔ (淨土宗, Jìngtǔ zōng)
È una delle scuole buddhista cinesi dalle radici più antiche. Nel 402, sul Monte Lu, Huiyuan compirà un rito facendo riferimento a uno dei testi portanti di queste dottrine, il Pratyutpannasamādhi-sūtra. Quindi la devozione del Buddha Amithaba ha radici antiche in Cina, come del resto nella stessa India. Occorrerà tuttavia ancora un secolo perché si formi una scuola con un suo corpus scritturale preciso, conservato nel Bǎojībù [4]. È con il monaco Tanluan (476-542) che viene varata, infatti, la scuola Jìngtǔ che ha come cuore della sua pratica spirituale la recitazione del nome di Amitâbha Buddha (阿彌陀佛 Āmítuó fó, giapp. Amida butsu). La semplicità di questa pratica consentirà a questa scuola di diffondersi negli strati più popolari del popolo cinese, soprattutto nelle campagne. Influenzerà direttamente la scuola Tiantai che ne ingloberà degli insegnamenti restituendole delle riflessioni dottrinarie. E nel corso dei secoli anche le altre scuole buddhiste verranno da lei influenzata. In particolare la scuola Chan che, nel XVI secolo con il maestro Zhuhong, incorporerà la recitazione del nome di Amitâbha Buddha come pratica del kung-an (koan).
È uno degli insegnamenti buddhisti più diffusi e praticati oggi in Cina. Verrà trasferità in Giappone, nel IX secolo, da Saicho, fondatore della scuola Tendai. E nel, XII secolo, un monaco tendai di nome Honen (1133-1212), fonderà la scuola Jodo che si rifà direttamente agli insegnamenti della scuola cinese Jìngtǔ.

La scuola Zhēnyán (眞言宗, Zhēnyán zōng)
Scuola della "Vera parola", di derivazione Vajrayana, si diffuse attraverso due modalità, quello dei traduttori e degli esegeti si rivolse alle classi colte, mentre quello dei taumaturghi si rivolse essenzialmente, ma non solo, al popolo delle campagne. Il primo testo 'tantrico' di cui abbiamo contezza è il Módēngqié jīng (摩登伽經, sanscrito: Mātaṅga-sūtra, giapp. Matōga kyō, Sutra della giovane Matanga) la cui prima traduzione si può far risalire ad An Shigao nel 170 (摩鄧女經 T.D. 551.14.895), mentre una seconda (摩登伽經, T.D. 1300.21.399-410) è attribuibile a Zhu Lüyan e Zhi Qian nel 230. In tale antico sutra vi è descritto, per la prima volta, l'utilizzo di dharani e mantra, tra cui il Gāyatri proveniente dal Ṛg Veda. Per tramite di monaci dell'Asia centrale, come Fotudeng, l'utilizzo di mantra e dharani fu diffuso, tuttavia, anche a livello di corte nella Cina settentrionale durante le dinastie barbare succedute alla Dinastia Han. Nel IV secolo si affacciano testi Vajrayana più maturi, come il Mahāmāyūrī-vidyārājñī (孔雀明王經 Kǒngquè míngwáng jīng, giapp. Kujaku myōō kyō, T.D. 986.19.477-479). Ma occorre aspettare la traduzione, nel 724, del Mahāvairocanāsūtra[5] da parte di Subhākarasiṃha e Yixing perché si possa parlare di uno sviluppo scolastico della scuola Zhēnyán. Nel 720 giungeranno in Cina altri due maestri Vajrayana, Vajrabodhi (Jingangzhi) e il suo discepolo Amoghavajra (Bukong) con altre scritture. E sarà proprio l'attività di Amoghavajra presso la Corte dell'imperatore della Dinastia Tang, Daizong (conosciuto anche come Liyu, regno: 762-779), a fare di questa scuola una delle principali scuole buddhiste in grado di mettere in secondo piano il Daoismo rinascente. Nell'806, il pellegrino giapponese Kukai trasferirà insegnamenti e lignaggi Zhēnyán, ricevuti direttamente dal settimo patriarca, Huiguo, in Giappone dove fonderà la scuola Shingon.

La scuola Sānjiē (三階教, Sānjiē jiào)
Fu fondata dal monaco Xinxing (540-594) e si basava sulla dottrina delle tre fasi (三階, sānjiē) della predicazione del Buddha Shakaymuni:
1. Periodo del vero Dharma (正法, pinyin: zhèngfǎ, giapponese: shōbō, sanscrito: sad-dharma): quando sono presenti gli insegnamenti del Buddha che vengono messi in pratica consentendo di realizzare l'illuminazione. È il periodo, per questa scuola, del Veicolo unico ( sanscrito: ekayāna, cin. 一乘 yīshèng, giapp. ichijō), dove è unica la dottrina e gli uomini sono di capacità superiore e in grado di comprenderla.
2. Periodo del Dharma contraffatto (像法, pinyin: xiàngfǎ, giapponese: zōhō, sanscrito: saddharma-pratikṣepa): quando gli insegnamenti del Buddha sono presenti, alcuni li mettono in pratica ma nessuno riesce a realizzare l'illuminazione. È il periodo dei Tre veicoli (sanscrito: triyāna, cin. 三乘 sānshèng, giapp. sanjō), quello degli śrāvaka (声闻), dei pratyekabuddha (缘觉)e dei bodhisattva (菩萨), dove la dottrina si differenzia a seconda delle differenti capacità umane. Ancora esistono esseri senzienti in grado di distinguere la verità dalle false dottrine.
3. Periodo del Dharma finale (末法, pinyin: mòfǎ, giapponese: mappō, sanscrito: saddharma-vipralopa): quando gli insegnamenti del Buddha sono presenti, ma nessuno li mette in pratica e nessuno realizza l'illuminazione. In questo periodo solo solo l'insegnamento denominato pǔfǎ (普法 giapp. fuhō, insegnamento universale)[6] basato sulla verità universale di "tutta la Realtà come manifestazione del dharmakāya (法身, fǎshēn, giapp. hōshin)" può essere compreso. E', infatti, un insegnamento adatto agli esseri dell'ultimo periodo che, "ciechi dalla nascita", non sono in grado di distnguere la Verità dalle false credenze. Xinxing riteneva di vivere nel periodo del Dharma finale e che solo il suo insegnamento fosse corretto. Convinti assertori della natura di Buddha insita in ogni essere, i monaci sānjiē non si raccoglievano in monasteri ma erano itineranti e propagandavano ovunque la dottrina del maestro. Presto raccolsero, sotto forma di donazioni, ingenti ricchezze. Anche per questa ragione entrarono in conflitto con le altre scuole e con il potere imperiale. L'imperatrice buddhista Wuzhao (regno: 690-705) considerandosi essa stessa Junlun shengshen hangdi (Sacra sovrana della Ruota d'Oro), giunta per fondare un impero buddhista mondiale non poteva certamente accettare di vivere in un periodo di mòfǎ e quindi dichiarò eretica questa scuola. L'imperatore Xuanzong (regno 712-56) la annientò completamente nel 725, incamerando nelle casse imperiali le sue ricchezze.
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Messaggio Da INFERNO Sab 06 Set 2008, 03:45

Il Buddhismo a Taiwan ed a Hong Kong
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Il Buddhismo a Taiwan ha subìto uno sviluppo senza precedenti a partire dal 1949 quando, in migliaia tra monaci e monache, si riversarono nell'isola per sfuggire alle persecuzioni delle truppe di Mao Zedong. Oggi sono circa diecimila i monaci buddhisti presenti a Taiwan, con quattromila tra templi e monasteri. Un quarto dei 22 milioni di cinesi di Taiwan si dichiara apertamente buddhista. I lignaggi e gli insegnamenti del Buddhismo di Taiwan sono gli stessi di quelli ereditati dalla Cina nazionalista e consistono prevalentemente in scuole del Buddhismo Chan, ma la caratteristica del Buddhismo taiawanese moderno è che ha deciso di eliminare i confini tra le diverse scuole, unendo lignaggi e insegnamenti. Il Buddhismo taiwanese è noto a livello internazionale per le sue attività missionarie e caritatevoli. Tra queste ultime emerge la figura della monaca Cheng Yen, detta "Madre Teresa di Taiwan" per la sua intensa attività di aiuto nei confronti dei malati e dei poveri. Nelle attività missionarie va invece ricordato il monaco Hsing-yun, fondatore del centro per le attività culturali e missionarie, Fokwangshan a Kaohsiung, promotore di circa settanta missioni in tutto il mondo tra cui va ricordato il tempio di Hsi-lai a Los Angeles. I buddhisti di Taiwan hanno fondato, il 9 novembre 2001 a Yung Ho (Taipei), il "Museo mondiale delle religioni".
Anche il territorio di Hong Kong, governato dal Regno Unito fino al 1997, fu luogo di rifugio per centinaia di monaci buddhisti fuggiti dalla Cina comunista. Soprattutto sull'Isola di Lantau dove ancora oggi esistono circa sessanta templi. Il sangha monastico di Hong Kong conta oggi circa tremila persone, che con i fedeli laici attivi, superano le ventimila unità, tutte aderenti alla Federazione buddhista di Hong Kong (fondata nel 1945) che ha festeggiato il suo cinquantenario il 9 maggio 1995. Tra i templi e i monasteri più importanti nell'area di Hong Kong vanno citati: il monastero di Baolian sull'isola di Lantau, il tempio dei Diecimila Buddha a Shatin e il tempio della Foresta orientale (Donglin) di Lowai. Il 29 dicembre 1993 è stata inaugurata una enorme statua del Buddha (alta oltre i 26 metri) nel monastero di Baolian con una grande partecipazione popolare
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Messaggio Da INFERNO Dom 07 Set 2008, 13:16

REIKI
http://www.reiki.info/
http://www.associazioneitalianareiki.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Reiki
ll Reiki, secondo i suoi sostenitori, è una pratica spirituale usata come forma terapeutica alternativa per il trattamento di malanni fisici, emozionali e mentali.
Le origini
Secondo la tradizione fu Mikao Usui, nato in Giappone nel 1865, a sviluppare la pratica del Reiki affermando di avere ricevuto l'abilità di curare dopo tre settimane di digiuno e meditazione sul Monte Kurama. I praticanti il Reiki usano infatti un tecnica analoga alla "imposizione delle mani", che, affermano, canalizza le energie terapeutiche (ki).
Nell'aprile del 1922, Usui andò a Tokyo dove fondò l'Usui Reiki Ryoho Gakkai.
Usui fu un ammiratore dei lavori letterari dell'Imperatore Meiji, tanto che nel processo di sviluppo del Reiki, riassunse parte del lavoro dell'imperatore in un sistema di principi etici. Molti insegnanti Reiki e praticanti affermano di rispettare questi cinque principi:

"Il metodo segreto per invitare la fortuna
La meravigliosa medicina per ogni malanno
Solo per oggi:

Non ti arrabbiare
Non ti preoccupare
Sii riconoscente
Lavora duro (per migliorare te stesso)
Sii gentile con gli altri

Ogni giorno e ogni notte, siediti nella posizione del Gassho (le mani tenute sul palmo) e pronuncia queste parole a voce alta nel tuo cuore.
Per l'evoluzione del corpo e dell'anima, Usui Reiki Ryoho" - Mikao Usui, il fondatore. Nel corso della sua vita, Usui trasmise i suoi insegnamenti ad oltre duemila persone e formò 16 Maestri.
Dopo la morte di Usui, avvenuta nel 1926, un suo studente, Chujiro Hayashi, lasciò Usui Reiki Ryoho Gakkai e formò una propria associazione. Hayashi semplificò l'insegnamento del Reiki, spingendo sulla terapeuticità fisica e usando un sistema di tecniche più codificato e semplice.
Hayashi iniziò al Reiki Hawayo Takata, che viaggiò lungamente negli Stati Uniti d'America, praticando e insegnando i primi due livelli del Reiki.
Takata sottolineò molto l'importanza di far pagare i trattamenti e gli insegnamenti del Reiki. Nel 1976, Takata iniziò ad insegnare lo Shinpiden introducendo il termine di Reiki master per questo livello, fissando in 10.000 dollari il prezzo per il master training.
Takata morì nel 1979 (alcune fonti citano come data della morte il 1980), dopo avere addestrato 22 master. Quasi tutte le conoscenze Reiki nel mondo occidentale derivano dal suo lavoro.
Dopo la morte di Takata, una sua studentessa, Barbara Weber Ray, fondò l'American Reiki Association (ARA) che più tardi diventò l'AIRA e ora è conosciuta come Radiance Technique International Association Inc. (TRTIA). L'associazione si differenzia negli insegnamenti dagli altri master e associazioni Reiki, considerandosi l'unica vera depositaria dell'eredità di Takata. Subito dopo la fondazione dell'ARA, Phyllis Furumoto, nipote di Takata, fondò la Reiki Alliance.
Un altro studente di Takata, Iris Ishikuro, abbandonò la pratica di chiedere il prezzo di 10.000 dollari per il conseguimento del livello di master Reiki consentendo al Reiki di diffondersi più ampiamente.
Un grande varietà di contenuti New Age si è spesso aggiunta al Reiki, a volte integrandolo in parte ed esistono numerose scuole di pensiero. Oggi, un Network Reiki è stato fondato per promuovere la standardizzazione delle tecniche tradizionali del Reiki. Nel Tempio Saihoji che si trova nel Distretto Suginami di Tokyo esiste un monumento commemorativo di Usui Sensei, costituito da un monolito collocato vicino alla tomba contenente le ceneri di Usui, della moglie e del figlio. Contiene iscrizioni firmate dal Signor Ushida che parlano della vita di Usui e di come i principi di Reiki provengano dagli scritti dell'imperatore Meiji. Il memoriale fu costruito pochi mesi dopo la morte di Usui e mantenuto fino ad oggi dalla Usui Shiki Reiki Ryoho Gakkai Giapponese. Il testo è il seguente:
Colui che si dedica con impegno allo studio e alla meditazione e lavora instancabilmente per migliorare il corpo e la mente allo scopo di diventare una persona migliore è chiamato un uomo dalla grande anima. Coloro che utilizzano questo dono per scopi sociali, ovvero indicare la retta via a molte persone e operare per il bene comune, sono chiamati maestri. Usui era uno di questi maestri. Egli insegnò il Reiki Universale. Innumerevoli persone andarono da lui e gli chiesero di insegnare loro la grande via del Reiki
L'ideogramma tradizionale del Reiki: derivazione del nome
Il nome Reiki deriva dalla pronuncia di due caratteri giapponesi che descrivono l'energia in sè: '霊 rei' (significante 'l'al di là' o 'spirituale') e 気 ki (in cinese qi, qui nel significato di 'energia' o 'forza vitale').[19]
Nelle lingue occidentali, il significato di Reiki è spesso definito come Energia Vitale Universale (traduzione usata da Hawayo Takata). Il sostantivo "Reiki" comunemente si riferisce indistintamente sia all'energia sia al metodo terapeutico che utilizza l'energia. Reiki è anche usato come verbo e aggettivo. I madrelingua giapponesi utilizzano il termine in senso generico come "potere spirituale" distinguendo dallo specifico "metodo Usui di cura Reiki", similmente la pratica viene a volte chiamata Usui-do o Usui-no-michi ("il Metodo di Usui").
Principi teorici del Reiki
Gli insegnamenti del Reiki statuiscono che c'è una energia vitale universale, accessibile ai praticanti per indurre effetti curativi. Viene affermato dai praticanti di Reiki che ognuno di noi può acquisire la capacità di accedere a questa energia (iniziazione). Tutti, in pratica, possono essere iniziati al Reiki. La credenza di base è che l'energia scorrerà attraverso le mani del praticante. Alcuni insegnanti sottolineano l'importanza dell'intenzione (di sanare le ferite) del praticante in questo processo mentre altri affermano che l'energia è estratta dalla ferita del ricevente al fine di attivare il processo di guarigione. Andando oltre, la credenza fondamentale vuole che il Reiki sia un energia intelligente che rende la diagnosi di un male non necessaria. Un secondo livello di insegnamento Reiki, che include un'ulteriore iniziazione, serve ad equipaggiare il praticante dei mezzi per "curare" a distanza. Questo metodo, dichiarano i sostenitori del Reiki, prevede l'uso di speciali simboli per creare una connessione temporanea tra il praticante ed il ricevente, a prescindere dalla ubicazione dei due soggetti, al fine di inviare l'energia Reiki. Si afferma inoltre che il Reiki non è vincolato a uno specifico punto nel tempo, ma può essere inviato nel passato o nel futuro. L'energia impiegata nelle terapie Reiki si dice discenda dall'Universo piuttosto che da energia personale del praticante e per questo è inesauribile (alcuni insegnamenti affermano che l'energia entrerebbe nel praticante attraverso un chakra per poi defluire attraverso le mani). Come conseguenza di questo, viene insegnato ai praticanti il Reiki che essi possono curare se stessi attraverso il Reiki.
Il Reiki è altresì usato dai praticanti come medicina preventiva poiché, si afferma, l'energia stimola la cura prima ancora che ci sia un evidente sintomo del male. Altra conseguenza della semplicità del Reiki è che esso può essere insegnato ai bambini.
Alcuni insegnanti affermano che, in taluni livelli, se il ricevente non vuole essere curato, l'energia non scorrerà. Gli aderenti descrivono il Reiki come una terapia olistica http://guide.dada.net/terapie_olistiche/interventi/2005/02/199016.shtml che cura malesseri fisici, mentali, emozionali e spirituali. Si afferma poi che la guarigione può interessare parte o tutti questi aspetti in un singolo trattamento senza alcuna necessità conscia di direzionare l'energia sia da parte del praticante sia da parte del ricevente.
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Messaggio Da INFERNO Dom 07 Set 2008, 13:16

Reiki e Chakra
http://www.etanali.it/chakra.htm
Chakra e' una parola Sanscrita il cui significato e' ruota o disco e indica uno dei sette centri di base di energia nel corpo umano
http://it.wikipedia.org/wiki/Chakra_(Naruto)
http://it.wikipedia.org/wiki/Chakra
Il termine Cakra (चक्र), solitamente translitterato in Chakra, proviene dal sanscrito e significa "ruota", ma ha molte accezioni tra le quali quella di "plesso" o vortice. È un termine utilizzato nella filosofia e nella fisiologia tradizionali indiane. Nella tradizione occidentale moderna tali chakra vengono talvolta identificati con il nome di Centri di Forza o Sensi Spirituali.
I chakra sono centri simbolici del corpo umano, a volte associati a gangli (granthi) o organi fisici, tra i quali si muoverebbe un'energia variamente definita (prana, o in casi particolari kundalini o avadhuti) e la loro conoscenza è trasmessa da molti sistemi di yoga, nelle diverse tradizioni induiste, buddhiste e jainiste con mappature diverse. Molte tradizioni concordano sul fatto che i chakra agiscano come valvole energetiche.
Uno squilibrio a livello di un chakra determinerebbe uno squilibrio d'energia nei determinati organi associati. Molte moderne terapie naturali, soprattutto la Cristalloterapia ed il Reiki, si basano sull'analisi dei chakra; la Riflessologia e l'Aromaterapia lavorano sugli stessi meridiani e la meditazione e visualizzazione basate sui colori, sarebbero strumenti importanti per bilanciare i chakra. Ciascuno dei chakra ha il proprio centro in una delle sette ghiandole a secrezione interna del sistema endocrino corporeo e ha la funzione di stimolare la produzione ormonale della ghiandola. Secondo il Vedānta, il corpo fisico e il corpo sottile (Sukṣma Śarira: le emozioni, pensieri, percezioni, stati di coscienza) formano un insieme. Questi due corpi sono collegati a livello dei chakra, quindi agendo sul corpo fisico si produrrà un effetto su quello sottile e viceversa.
I chakra vengono assimilati al Loto, questo perché benché esso nasca da acque stagnanti e putrescenti, dà origine ad un fiore bellissimo e candido. Proprio per tale peculiarità è considerato un simbolo di purezza: nato dal fango ma non macchiato da esso. Nella simbologia indiana le acque stagnanti rappresentano l'indistinzione primordiale del caos e il loto che da esse sorge rappresenta l'elevazione spirituale. Ogni "loto", ha un numero particolare di petali, un particolare Yantra (mandala o forma geometrica), un mantra ed è associato ad un elemento (tattva), ad un senso e ad un colore. Gli esseri umani, la maggior parte degli animali ed alcune piante avrebbero sette chakra principali o primari. Secondo alcune tradizioni, ogni chakra assomiglierebbe ad un piccolo vortice con la parte più stretta dell'imbuto orientata verso il corpo ed ogni chakra (con l'eccezione di due) avrebbe due metà o poli, una rivolta verso la parte anteriore e l'altra verso la parte posteriore del corpo. Il secondo gruppo per importanza è composto da chakra minori che si troverebbero nei polpastrelli, al centro del palmo delle mani, in alcune aree dei piedi, nella lingua o altrove. Il terzo gruppo è composto da un numero praticamente incalcolabile di chakra di dimensioni piccole e minuscole; infatti, in ogni punto in cui si incontrano almeno due linee energetiche, anche infinitesimali, si troverebbe un chakra. I chakra non facevano parte degli insegnamenti originali del Reiki, ma sono stati aggiunti successivamente ai vari stili che sono nati in America nella metà degli anni '80. Molti Masters, sia tradizionali che non tradizionali, insegnano i chakra come componente importante del sistema Reiki. Alcune scuole non tradizionali indipendenti insegnano anche tecniche particolari quali l'apertura e la chiusura dei chakra, se il "vortice" gira in senso orario piuttosto che in senso antiorario e che cosa significa. Vi sono opinioni discordanti in tal senso e sui colori attribuiti ai vari chakra. Altri Masters usano pratiche New Age e pendoli per determinare "la rotazione" di un chakra, o come oracoli per stabilire se un chakra "è ostruito" o fluisce liberamente.
Il Reiki e le discipline terapeutiche alternative
Si afferma che il Reiki possa essere usato nel trattamento di praticamente tutte le malattie e disturbi conosciuti. Quando affiancato ad altre terapie naturali ed allopatiche, ne migliorerebbe l'efficacia. Il Reiki secondo chi lo pratica avrebbe l'effetto di migliorare i risultati del trattamento medico globale, agendo in modo da ridurre gli effetti collaterali di eventuali farmaci, ridurre il tempo del trattamento, ridurre o eliminare il dolore, ridurre lo sforzo e contribuire ad aumentare un senso generale di ottimismo, che gioverà alla cura nel suo complesso. Il Reiki, inoltre, secondo i sostenitori, può essere abbinato alla medicina tradizionale così come altre medicine alternative che tengono in considerazione la salute della persona da un punto di vista olistico quali Omeopatia, i Fiori di Bach, Aromaterapia, Aurasoma, Medicina Ayurvedica e Fitoterapia, e con la Cristalloterapia.


La malattia vista dal Reiki
Seguendo il punto di vista olistico, nel Reiki si afferma che la malattia, in qualsiasi forma si presenti, non è altro che la manifestazione sul piano fisico di uno squilibrio energetico. Secondo questa visione, traumi, incidenti, alimentazione, eventi atmosferici, situazioni ambientali, danno origine a dei blocchi energetici e alle malattie. Il Reiki ha come scopo quello di rimuovere questi blocchi energetici, ristabilendone il flusso, ristabilendo l'armoniosa interazione tra mente e corpo. L'evento esterno, secondo questo punto di vista, può al massimo partecipare come concausa nella produzione di uno specifico sintomo, ma il conflitto nasce sempre nella psiche dell'individuo. Il dolore è l'informazione preposta alla conservazione della vita.
Malattia e squilibrio secondo il Reiki
Affermano i seguaci del Reiki che quando l'energia vitale non fluisce regolarmente all'interno del corpo umano seguendo il giusto ritmo, si parla di squilibrio energetico. La funzione principale del Reiki è quella di ristabilire questo equilibrio, e di permettere alla salute, alla vitalità ed alla felicità di manifestarsi liberamente. Le emozioni positive come la felicità, il buon umore, l'amore, la pietà, la tranquillità e l'appagamento sono qualità energetiche molto pure. Secondo i praticanti il Reiki, quando vengono provate queste emozioni, si sta generando energia positiva. Le emozioni negative come la preoccupazione, la paura, il terrore, l'avversione, la rabbia, l'avidità, la bramosia, l'invidia sono energie molto dense e pesanti che richiedono grandi quantitativi di energia e di lavoro per circolare e sostenersi, tendendo ad infettare le altre persone con le quali vengono in contatto (come fanno anche le emozioni positive). Ecco dove, secondo i seguaci, il Reiki agisce. Comincia ristabilendo la pace e l'equilibrio nella mente e nel corpo. Ristabilendo questo equilibrio e raggiungendo la "guarigione spirituale" anche il corpo ne avrà beneficio.

Il costo dei livelli Reiki
Sebbene non vi sia un listino prezzi condiviso da tutti gli insegnanti, i prezzi medi sono:
* Primo livello: 200,00 euro
* Secondo livello: tra i 350,00 e i 600,00 euro
* Terzo livello: tra i 3.000,00 e 10.000,00 euro
Oltre i livelli, ad essere pagati sono anche i singoli trattamenti terapeutici, poiché si afferma che il Reiki va pagato come ogni strumento prezioso. Alcuni insegnanti affermano tuttavia che non ci deve essere una stretta correlazione tra Reiki e denaro cioè si afferma che "un buon insegnante è colui che adotta il buon senso, ed è principalmente consapevole dei suoi limiti umani e delle sue insicurezze, si farà sicuramente pagare cifre ragionevoli che gli permettano di fare una vita dignitosa, senza mai eccedere nelle richieste e ti darà anche un buon insegnamento in quanto sarà frutto della sua vera esperienza evolutiva".
Controindicazioni e critiche
Secondo gli estimatori, essendo il Reiki un'"energia intelligente", non ci sono controindicazioni: il Reiki sa come deve agire, quindi non può causare danni. Al contrario, alcune testimonianze - cfr. "Il libro nero delle sette in Italia" di Caterina Boschetti (ISBN 9788854107779) - riportano che in talune persone il Reiki induce soggezione psicologica poiché può portare a ritenere che il Reiki possa risolvere qualsiasi problema, fino a fare trascurare le terapie tradizionali, di dimostrata efficacia, curando ogni male (o affrontando ogni situazione della vita) con tale disciplina. Inoltre, il Maestro a cui ci si affida può far leva sul grado di influenza che ha sugli adepti per strutturare forme di condizionamento del tutto simili a quelle presenti all'interno delle sette. Più in generale, del reiki si contesta che non ha alcuna valenza scientifica: non sono disponibili studi scientifici seri (studi controllati "in cieco", pubblicati su riviste autorevoli che ne garantiscano la serietà); inoltre, le spiegazioni fornite, basate su squilibri energetici, energia cosmica, canali energetici e così via, pur comuni nel campo delle medicine alternative, sono completamente estranee alla scienza moderna, e si collegano piuttosto a concezioni magiche. Si afferma che il Reiki, mancando di ogni fondamento scientifico, deve i suoi eventuali (e comunque non dimostrati) benefici all'effetto placebo. Altra tesi sostenuta dagli scettici è che il Reiki non sarebbe altro che un terapia per stare bene con sé stessi, non aspettandosi il praticante alcun significativo effetto di guarigione da alcunché. In definitiva la pericolosità del trattamento Reiki è simile a quella di molte altre forme di medicina alternativa: spingere il praticante ad abbandonare forme di cura scientifiche per privilegiare forme di cura alternative prive di alcuna prova scientifica. Ad essere contestata è poi la conciliabilità con la religione cattolica poiché si afferma che ...le varie esperienze e tecniche psico-fisiche di "meditazione", di "guarigione", che di per sé non presentano verità da credere (es. Reiki), ma che in realtà insinuano una determinata visione dell'uomo e del mondo non conforme alla Rivelazione di Gesù Cristo..
Mappa dei CHAKRA:
http://www.vitanaturale.it/chakra/index.php?cat=16&fam=2
http://www.alkaemia.it/alkaemia_chakra_chakra.htm
http://www.etanali.it/chakras.htm
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Reiki7xl5IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Reiki9tj4IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Chakra9hw1
------------------------------------------------------------------------------
PARERE PERSONALE: A PRESCINDERE DALLA CREDIBILITA' O DALL'EFFICACIA, COME OGNI TERAPIA SANITARIA A BENEFICIO DELLA VITA, SE LA SI RENDE A PAGAMENTO, E' SOLO UNO SCANDALO ED UN MANCATO BUON SENSO > CONSIDERATO CHE TRATTASI DI ENERGIA COSMICA DELL'UNIVERSO, APPARTIENE A TUTTI E PERTANTO PRETENDERE UN CORRISPETTIVO, E' ASSOLUTAMENTE INCOMPATIBILE CON L'ESSENZA POSITIVA DELL'ENERGIA STESSA A LIBERO GODIMENTO DI TUTTI > A MIO AVVISO, FARSI PAGARE, NON E' ZEN PERCHE' IN CONTRADDIZIONE CON L'ESSENZA A LIBERA DISPOSIZIONE IN QUANTO DI PATRIMONIO APPUNTO UNIVERSALE > QUESTO MIO CONCETTO, OVVIAMENTE, VALE ANCHE PER LA MEDICINA OCCIDENTALE E PER LE RICERCHE SCIENTIFICHE CHE DEVONO ESSERE SOLO AL SERVIZIO DEL GRANDE OBIETTIVO DI CURARE AL MEGLIO >
DOBBIAMO CAPIRE CHE E' SOLO UN TROVARE O RITROVARE ALTRE SOLUZIONI RIMASTE CELATE DALL'IGNORANZA O PERSE DALLA NOSTRA MEMORIA E NON CERTO UNO SCOPRIRE EX-NOVO (CONCETTO OCCIDENTALE) DI COSE PERFETTAMENTE INESISTENTI > NULLA SI CREA E NULLA SI DISTRUGGE > SE LE SI OTTIENE, SIGNIFICA CHE C'ERANO GIA' ED ERANO LI IN ATTESA CHE SI RITROVASSERO PER IL BENEFICIO COSMICO ALIAS COLLETTIVO > IL BUSINESS FARMACOLOGICO, E' UN'INDECENZA


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Messaggio Da INFERNO Dom 07 Set 2008, 21:30

http://www.dojosakuraroma.net/gassho_e_rei.htm
http://www.amoreiki.it/reiki_advanced_gassho.htm
http://www.reikigiapponese.it/gassho.html
GASSHO è una forma di meditazione che si attua ponendo le mani giunte all'altezza del cuore, le punte degli indici possono toccare il mento mentre la nostra attenzione viene focalizzata al punto di unione delle nostre dita medie dove terminano i meridiani del ministro del cuore. Le due mani congiunte rappresentano l'unione della nostra parte terrena con la nostra parte divina e altresì il connubio della nostra umanità con la divinità suprema. Si può assumere questa posizione stando seduti per terra, o su una sedia: l'importante è che la schiena sia ben dritta.
SALUTO GASSHO > è come accingersi a pregare con le mani classicamente congiunte
come si attua: http://www.yogaereiki.it/reiki/gassho.htm
Gassho e' un'espressione del rispetto, della fede e della devozione allo zazen. Le due mani (dualita') unite rappresentano l'unita' di pensiero ("one-mind").
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Messaggio Da INFERNO Dom 07 Set 2008, 23:00

YOGA
http://www.yoga.it/
http://www.meditare.it/yoga/yoga.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Yoga
Lo Yoga è una delle sei darshana, ovvero i sistemi ortodossi della filosofia induista.
Darshana
http://it.wikipedia.org/wiki/Darshana
La filosofia induista è tradizionalmente concepita attraverso sei differenti sistemi o darshana (dalla radice sanscrita drs, cioè "vedere" - traducibile letteralmente come punto di vista), che tentano nel periodo classico dell'India (dal 550 a.C. al 1000 d.C. circa) di riorganizzare ed interpretare l'immensa mole di informazioni prodotta dal periodo precedente: il periodo Vedico. Più che altro il darshana rappresenta, così come indica il suo significato etimologico, un "punto di vista", ossia una possibilità di approccio ad uno o più degli aspetti filosofici, devozionali, metafisici e ritualistici emersi in un'epoca che affonda le sue radici nel mito. Ogni dharshana rappresenta quindi un punto di vista metafisico della filosofia indiana, scaturito dalla sapienza vedica: nessun darshana, cioè, inventa autonomamente un sistema, ma produce un approccio particolare ad un tema o aspetto già apparso nei Veda.
INTRODUZIONE ALLO YOGA:
Dalle radici sanscrite yuj che significa "unione" o "vincolo", jugit ossia il giogo che si fissa sul collo dei buoi per attaccarli all’aratro, o jukta ossia le cinghie o le briglie che uniscono due o più cavalli un carro da trainare. Yoga indica l'insieme delle tecniche che consentono il congiungimento del corpo, della mente e dell'anima con Dio (o Paramatma), l'unione tra Jivatman (energia individuale) e Paramatman (energia universale). Colui che segue e pratica il cammino dello Yoga è chiamato yogi o yogin (le donne sono dette yogini).

La prima grande opera indiana che descrive e sistema le tecniche dello Yoga è lo Yoga Sutra (Aforismi sullo Yoga), redatto da Patanjali, che raccoglie 185 aforismi. Gli studi tradizionali indiani identificavano Patanjali con l'omonimo grammatico vissuto nel III secolo AC ma studi filologici più moderni hanno postdatato la redazione dell'opera ad un'epoca presumibilmente altomedievale.

La diffusione di pratiche risalenti a quella tradizione in occidente, avvenuta tra il diciannovesimo e ventunesimo secolo, come la meditazione (dhyana), gli esercizi di controllo del respiro (pranayama) o le asana (le celebri "posizioni" con cui lo Yoga viene comunemente identificato tout-court), ha tralasciato quasi sempre gli altri livelli, ed in particolare i primi due iniziali e per questo fondamentali. Ciò è dovuto al fatto che nella società occidentale il rapporto con lo Yoga non è mai stato strettamente relazionato alla religione (in particolare quindi all'unione dell'anima con Īśvara, il Signore), ma è sempre stato inteso come una disciplina che mira al riequilibrio psicofisico dell'uomo ed al raggiungimento di uno stato di "ben-essere".
Gli otto stadi dello Yoga
Patanjali indica al praticante 8 stadi (o arti) dello Yoga, cioè gli otto passi che conducono all'unione con il Paramatma.
Yama
Approfondimento
Le leggi etiche e morali esposte con il nome di Yama sono precetti universali, non relativi a tempo, luogo, stato e circostanze. Insieme essi formano la grande legge della vita. Infatti le troviamo anche nell'etica cattolica, nei libri dei Proverbi, della Sapienza, di Qoelet, nel canone ebraico e nel Vangelo.
Con Yama si intendono i "comandamenti morali universali", o astensioni. Sono i cinque "freni" su cui si fonda l'etica dello Yoga:
* Ahimsa: non-violenza, astensione dall'infliggere a qualsiasi essere vivente qualunque tipo di male, sia esso fisico, psicologico, ecc.;
* Aparigraha: distacco, non-attaccamento, astensione dalla bramosia del possedere;
* Asteya: onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità;
* Brahmacharya: castità (intesa soprattutto come purezza morale e sentimentale);
* Sathya: verità, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con se stessi).

Niyama
Con Niyama si intendono le regole dell'autopurificazione.
* Saucha: pulizia, salute fisica, purezza;
* Santosa: appagamento, felicità della mente, l'accontentarsi;
* Tapas: ardore, fervore nel lavoro, desiderio ardente di evoluzione spirituale;
* Svadhyaya: studio di sé stessi, ricerca interiore;
* Ishvara Pranidhana: abbandonarsi alla Divinità, la resa al Signore di tutte le nostre azioni.

Asana
Le āsana (in sanscrito आसन) sono posizioni o posture utilizzate in alcune forme di yoga, in particolare nello Hatha Yoga. La funzione delle asana è direttamente collegata alla fisiologia indiana, fondata sul sistema sottile. Secondo tale sistema, attraverso l'assunzione di diverse posizioni del corpo, il praticante diviene in grado di purificare i canali energetici (Nadi), incanalare l'energia verso specifici punti del corpo ed ottenere così un notevole beneficio psico-fisico.

Le asana conosciute sono alcune migliaia; ciascuna di esse porta un nome derivato dalla natura (soprattutto animali), o dalla mitologia induista.

Pranayama
Il Pranayama (controllo del respiro) è il quarto stadio dello Yoga, secondo lo Yogasutra di Patanjali. Insieme a Pratyahara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello Yoga sono conosciuti come le ricerche interiori (antaranga sadhana) ed insegnano come controllare la respirazione e la mente, quale mezzo per la liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola Pranayama è formata da Prana (fiato, respiro, vita, energia, forza) e da Ayama (lunghezza,controllo, espansione). Il suo significato è quindi di controllo ed estensione del respiro (energia vitale).

Pratyahara
Per Pratyahara si intende l'emancipazione della mente, il suo ritiro dagli oggetti dei sensi. La ritrazione dei sensi si ottiene distaccando l'attenzione dall'ambiente esterno dirigendola verso l'interno così come la tartaruga ritrae gli arti e la testa nel carapace. Il canto di un mantra e la pratica NYM sono tecniche che portano allo stato Prathyahara.

Dharana
Il termine Dharana indica la capacità di concentrazione, diventare tutt'uno con quello che si sta facendo, con un oggetto esterno o interno. Requisito indispensabile per i passi successivi.

Dhyana
Dhyāna è un termine sanscrito che letteralmente significa meditazione. Dalla traslitterazione della parola Dhyāna nell'ambito delle Filosofie orientali derivano i termini Chan, in cinese e Zen, in giapponese.

Samadhi
Per Samadhi si intende uno stato di coscienza superiore: è l'unione con Paramatma, l'unione del meditante con l'oggetto meditato, l'unione dell'anima individuale con l'Anima universale. Si può individuare con uno stato d'essere equilibrato, raggiungimento del benessere totale, tramite un percorso che porta ad uno stato di profonda realizzazione.

La fisiologia indiana
Le tecniche insegnate dallo Yoga si fondano sulla fisiologia indiana secondo la quale il corpo umano è attraversato da canali energetici, le nadi, nei quali scorre il prana, l'energia universale. Le nadi sono oltre 40.000 (forse 72.000) ed irradiano tutto il corpo dell'energia dell'universo, i tre canali più importanti sono ida, pingala e sushuma che scorrono intorno alla spina dorsale incrociandosi in alcuni punti.
http://www.sahajayoga.it/
Sahaja Yoga è un metodo unico di meditazione basato su un'esperienza denominata Realizzazione del Sè (risveglio della Kundalini) che ogni essere umano può sperimentare. Grazie a questo processo si verifica una trasformazione interiore che ci rende spontaneamente morali, uniti, integrati, equilibrati e gioiosi. Si può realmente percepire il potere onnipervadente divino come una brezza fresca, come descritto in tutte le religioni e tradizioni spirituali del mondo.
Tale trasformazione è stata sperimentata da centinaia di migliaia di persone in Italia e in altri 90 paesi del mondo. È completamente gratuita, poichè nessuno deve pagare l'esperienza dell'amore divino.
Kundalini
http://www.misteria.org/index_file/copia%20di%20index_file/misteria/Kundalini%20Energy.htm
http://www.pangoseditore.com/Kundalini.html
http://www.sahajayoga.it/kundalini.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Kundalini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Termine della filosofia Advaita e di altre tradizioni yogiche tra le quali quella classica di Patanjali. Con Kundalini si intende un'energia che risiede nel corpo umano a livello sottile, manifestazione dell'energia universale meglio nota come shakti. In particolare Kundalini corrisponderebbe alla "forza generativa" in contrapposizione alle altre due forme di energia tradizionali cioè prana (o energia vitale) e fohat (o energia di movimento). Kundalini, allo stato latente, risiede alla base della colonna vertebrale sopra un plesso che si fa corrispondere al più basso dei chakra, detto in genere mulādhāra, ed in particolare nell'osso sacro. Essa è tradizionalmente rappresentata da un serpente addormentato, avvolto intorno alla base della spina dorsale in tre giri e mezzo. Il suo nome deriva dalla parola kundala, che significa avvolto, arrotolato, spiraliforme. Fin dall'antichità, il serpente è stato considerato simbolo di trasformazione, grazie alla sua capacità di mutare la pelle ed è stato associato al benessere fisico, spirituale e all'illuminazione. Anche il Bastone di Asclepio o Caduceo di Ermete, simbolo della moderna medicina, ci presenta un serpente che si avvolge attorno ad un bastone. Kundalini è luce, è come l'intenso bagliore di una giovane e possente folgore, è suono, è Mantra, il suo dolce sussurro è simile al confuso ronzio di sciami di api in amore, essa produce melodiosa poesia. Tale energia secondo gli yogin va risvegliata e dinamizzata attraverso la sadhana (pratica della disciplina) e spinta entro la direttrice centrale del corpo umano nella fisiologia sottile, detta Susumna, risalendo così i chakra superiori fino alla sommità del cranio, il Sahasrara chakra, anche detto "loto dai mille (petali)". Nello Shiva Samhita è scritto: "Dalla base del palato Shusumna si stende verso il basso, fino a raggiungere Muladhara (il primo chakra) e il perineo. [...] Dentro Shusumna scorre la forza, kundalini". Lungo il suo percorso, Kundalini attraversa chakra risvegliandoli e purificandoli. Giunta al settimo chakra (Sahasrara), essa completa il suo risveglio, portando l'individuo nello stato che viene comunemente definito realizzazione del sé o risveglio secondo la tradizione indiana. L'innalzarsi di questa energia permetterebbe di sperimentare nuovi stati di coscienza e sarebbe solitamente accompagnato da una serie di fenomeni particolari che possono essere di tipo fisico, sensoriale, percettivo. L'effettiva manifestazione del risveglio della Kundalini è la percezione di aria, di un leggero soffio, di un leggero vento, di una brezza fresca sulla sommità della testa e sui palmi delle mani (IL SOFFIO DELLA VITA).
http://www.benessere.com/remise/massaggio/kundalini.htm
Kundalini in sanscrito significa "serpente". L'energia nervosa e psichica posta nel loto in fondo alla colonna vertebrale, attraverso il massaggio si risveglia e sviluppa i poteri psichici risalendo tutti i chakra.
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Messaggio Da INFERNO Lun 08 Set 2008, 11:43

Energia tibetana:
http://www.alkaemia.it/alkaemia_8_simboli_del_buon_auspicio.htm
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=6328

Gli Otto tibetani sono un'energia di tipo elettromagnetico che scorre in tutte le aree del nostro corpo. Lo squilibrio di tali otto può inibire i movimenti articolari e il sistema immunitario. Coordinazione, campo visivo, apprendimento ed energia vitale potranno migliorare con l'uso delle metodiche insegnate nel corso. Si crede che tali otto tibetani siano gli intermediari tra il corpo fisico e quello eterico.
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http://www.etanali.it/kinesiologia.htm
http://www.kinesiologiaestetica.com/
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=6328
http://www.giorgiodionisio.it/kinesiologia_applicata.htm
http://www.psoriasi.org/kinesiologia.htm
KINESIOLOGIA APPLICATA
http://it.wikipedia.org/wiki/Kinesiologia_applicata
La kinesiologia applicata (che non va confusa con la chinesiologia, anche scritta come Kinesiologia o come cinesiologia e che concerne lo studio scientifico del movimento corporeo) è una terapia alternativa che si fonda su una presunta modalità di comunicazione con il sistema corporeo rivolta ad una valutazione e ad un miglioramento dello stato di benessere individuale.

Essa si fonda su di un utilizzo razionale del test muscolare kinesiologico (o più semplicemente test kinesiologico, da non confondersi con il test muscolare), che consente di valutare la risposta del sistema nervoso della persona a fronte di differenti fattori di tipo strutturale, biochimico, emozionale ed energetico.

I suoi promotori la considerano una disciplina indipendente dalla medicina convenzionale. Le critiche rivolte alla kinesiologia vertono principalmente sulla circostanza che si tratta di una tecnica diagnostica e terapeutica che non ha alcuna base scientifica. Esiste una significativa letteratura internazionale in merito a tali due posizioni, efficacemente riassunta nei riferimenti qui di seguito citati.

Il fondatore della kinesiologia applicata è il chiropratico George Joseph Goodheart Jr. (Detroit, 18 agosto 1918 - Grosse Pointe, 5 marzo 2008), originariamente diplomatosi nel 1939 all’allora National College of Chiropractic. Egli nel 1964 pubblicò sul Digest of Chiropractic Economics il primo articolo in assoluto relativo alla kinesiologia, all’interno del quale riassumeva i risultati degli studi e delle ricerche da lui compiuti negli anni precedenti. Le nuove e differenti opportunità offerte dalla kinesiologia applicata suscitarono fin da subito l’entusiasmo di vari colleghi unitamente alle critiche di vari altri.

Nel corso degli anni vari riconoscimenti sono stati attribuiti a Goodheart (e alla kinesiologia applicata da lui fondata), fra cui il suo inserimento nel Comitato Medico Statunitense per gli Sport Olimpici alle XIII Giochi olimpici invernali disputate a Lake Placid nel 1980, e nel 1988 la nomina da parte dei Membri del Congresso Statunitense per la Medaglia Presidenziale, il più alto riconoscimento civile assegnato dal Presidente degli Stati Uniti a nome della nazione. È stato anche definito “the man with magic fingers” (“l’uomo dalle dita magiche”) in un servizio che la rivista Time gli ha dedicato nel 2001.

Un contributo fondamentale fin da subito fornito dalla kinesiologia è stato quello di evidenziare l’esistenza e il possibile utilizzo terapeutico delle specifiche connessioni neurologiche mantenute da singoli muscoli corporei nei confronti di organi e funzioni a loro espressamente associati. Ciò ha offerto al sistema corporeo della persona una inaspettata opportunità di espressione diretta nei confronti dell’operatore (tramite l’introduzione del test muscolare kinesiologico) e ha richiesto di conseguenza una corrispondente capacità da parte del kinesiologo di gestire gli elementi strutturali, biochimici, emozionali ed energetici così evidenziati all’interno di un quadro intrinsecamente olistico della condizione individuale.

Un ulteriore contributo sviluppato attraverso la successiva evoluzione della disciplina è stato quello di costruire una modalità di lavoro intrinsecamente ecologica nei confronti della persona, che favorisce direttamente un suo processo di recupero e integrazione attraverso quanto espresso e condiviso tramite il test kinesiologico. Tale contributo originale offre così un approccio assai differente (e a maggior titolo indipendente) da quello seguito nella medicina convenzionale.

A livello operativo la kinesiologia è una disciplina eclettica, che si è venuta caratterizzando proprio in funzione delle esigenze manifestate attraverso il test kinesiologico. Le tecniche utilizzate comprendono normalmente la stimolazione di riflessi specifici di varia natura e risultano dunque particolarmente sicure, non includendo al loro interno alcuna modalità invasiva o manipolativa. Il sistema di lavoro sviluppato dalla kinesiologia si presta inoltre molto bene ad essere integrato con altre discipline terapeutiche.

Kinesiologie

In misura sempre maggiore nel corso degli anni la kinesiologia, originariamente indicata da Goodheart con il termine “kinesiologia applicata” (“applied kinesiology”), ha avuto modo di differenziarsi in centinaia di differenti modalità, accomunate fra loro dall'utilizzo dello strumento che più la caratterizza, il test muscolare kinesiologico. Già nel 1973 la diffusione di una sua forma divulgativa, ad opera di John Francis Thie e Mary Marks e da essi denominata “Touch for Health”, ha voluto caratterizzarsi come “kinesiologia specializzata” (“specialized kinesiology”). La differenziazione iniziale in tali due modalità, anche alla luce delle centinaia di ulteriori modalità resesi nel frattempo disponibili, ha perso oramai il suo significato, ma a volte viene ancora impiegata per indicare un ambito di utilizzo maggiormente rivolto verso la medicina convenzionale (kinesiologia applicata) oppure verso la medicina non convenzionale (kinesiologia specializzata). Proprio in considerazione delle centinaia di differenti kinesiologie oggigiorno disponibili, e delle loro molteplici differenziazioni all'interno della kinesiologia stessa, allo scopo di ottenere per esse un approfondimento diretto si rimanda al seguente collegamento esterno.

Il test muscolare kinesiologico (o test kinesiologico)

Il test muscolare kinesiologico, o più semplicemente test kinesiologico, è spesso erroneamente confuso con il test muscolare. In realtà mentre lo scopo del test muscolare è quello di determinare la maggiore o minore forza di uno specifico muscolo o gruppo muscolare, lo scopo del test kinesiologico (nelle sue differenti forme sviluppatesi a partire da quella originariamente introdotta da Goodheart nel 1964) è invece quella di determinare la risposta selettiva del sistema nervoso a fronte di stimoli specifici.

Nella sua forma manuale classica, il test kinesiologico determina quindi la capacità della persona di mantenere stabile un arto a fronte di un’azione pressoria da parte del kinesiologo. Se la posizione dell’arto può risultare simile o anche identica rispetto ad un corrispondente test muscolare, vi è però una importante differenza di esecuzione e di scopo. Infatti nella esecuzione di un test kinesiologico la pressione applicata dal kinesiologo è molto limitata, e comunque insufficiente per determinare la forza effettiva del muscolo coinvolto. Lo scopo infatti non è rivolto a determinare la potenza del muscolo, bensì la capacità del sistema nervoso di controllare in maniera equilibrata l’azione di quel muscolo, offrendo o meno una effettiva stabilità dell’arto a fronte della pressione così applicata. Tale risposta (che nel test kinesiologico classico può assumere solamente due stati, “stabile” o “non stabile”, ma che in forme più avanzate di test kinesiologico si articola in una gamma molto più ampia di possibili risposte) varia direttamente in funzione del fattore con cui la persona si confronta in quel momento, e consente così fra l'altro di rilevare in tempo reale l’eventuale stress manifestato dalla persona nei confronti di quel fattore specifico, fattore che può essere indifferentemente di tipo fisico – strutturale, biochimico – nutrizionale, emotivo – mentale, o anche puramente energetico.

La sensibilità offerta dal test kinesiologico non sempre trova un’appropriata competenza e responsabilità da parte dell’operatore, e la sua (relativa) semplicità d’uso lo rende sempre più diffuso anche al di fuori di un ambito puramente terapeutico. Va però sottolineato come l'affidabilità del risultato risulti necessariamente correlata con la competenza dell'esecuzione. Un utilizzo del test muscolare a mo’ di test kinesiologico, al di là di evidenziare un’incompetenza specifica da parte dell’operatore, non potrà evidentemente produrre i medesimi risultati. Va anche sottolineato come il voler ricondurre i due risultati del test kinesiologico classico (a volte inopportunamente indicati come “forte” e “debole” evidenziando così ulteriormente la confusione con il corrispondente test muscolare) a delle risposte di tipo “sì” e “no” a fronte di domande verbali poste dall’operatore, nulla ha a che fare con un utilizzo appropriato del test kinesiologico e della kinesiologia, come espressamente ricordato anche dal suo stesso fondatore George J. Goodheart Jr.

La confusione fra test muscolare e test kinesiologico, che rimane purtroppo ancora assai diffusa (anche fra molti sedicenti operatori), costituisce la causa primaria da cui deriva la maggior parte delle obiezioni rivolte. Si riscontrano addirittura indagini volte a verificare in maniera “scientifica ed oggettiva” la correlazione fra una misurazione dinamometrico - strumentale della potenza del muscolo ed il risultato del corrispondente test kinesiologico, come se le misure di due differenti grandezze (quali la massa e il tempo) dovessero per forza coincidere per poter risultare “scientifiche”.
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Messaggio Da INFERNO Mar 09 Set 2008, 00:30

CROMOTERAPIA
La cromoterapia è una medicina alternativa che fa uso dei colori come terapia per la cura delle malattie.
http://www.cromoterapia.com/
http://www.cromoterapia.com/cromoterapia.htm
http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=cromoterapia.html
http://www.marcostefanelli.com/cromo/
http://it.wikipedia.org/wiki/Cromoterapia
L'utilizzo dei colori è normalmente regolato da principi comuni, analoghi a quelli che portano a scegliere il colore dell'abito da indossare o la tinta delle pareti di casa per abbinarli a una determinata personalità e favorire o contrastare un certo stato d'animo. Secondo la cromoterapia, i colori aiuterebbero il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio, e avrebbero effetti fisici e psichici in grado di stimolare il corpo e calmare certi sintomi. La cromoterapia avrebbe delle solide basi scientifiche e viene applicata perfino in qualche reparto ospedaliero. Le vibrazioni dei colori hanno un'azione riequilibrante sul metabolismo cellulare.
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Cromoterapia2km9
SIGNIFICATO DEI COLORI:
http://www.disinformazione.it/cromoterapia.htm
COLLEGAMENTO CON I CHAKRA:
http://www.naturvita.it/cromoterapia.html
IL RAPPORTO TRA LUCE E SALUTE:
http://www.mednat.org/cure_natur/tecniche/cromoterapia.htm


Ultima modifica di INFERNO il Mer 10 Set 2008, 20:09 - modificato 3 volte.
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Messaggio Da INFERNO Mer 10 Set 2008, 12:16

CRISTALLOTERAPIA
http://www.cristalloterapia.net/
http://www.alkaemia.it/alkaemia_cristalloterapia_cristalloterapia.htm
INTRODUZIONE ALLA CRISTALLOTERAPIA:
http://www.geocities.com/la_cristalloterapia/index2.html
La peculiarita' di base del cristallo, e' quella di essere una forma in estremo equilibrio materiale, strutturale ed energetico ed il suo reale potere sta' nella capacita' di "riordinare" e riequilibrare secondo la propria struttura, qualsiasi forma di energia gli passi attraverso.
SIGNIFICATO DELLE PIETRE E RAPPORTO CON I CHAKRA:
http://www.manipura.it/cristallo_terapia/index.html
http://www.streghe.it/cristalloterapia.htm
http://www.vitanaturale.it/cristalloterapia/index.php?cat=8&fam=2
http://www.lacollinadeisetteciliegi.com/cristalloterapia.htm
I cristalli sono creature di luce, non sono materia inerte o oggetti inanimati, sono pulsanti e vivi. In loro vi è il ritmo stesso del cosmo, come in qualsiasi altra creatura.
Occorre cercare di immedesimarsi nella loro dimensione, ascoltare le loro vibrazioni fatte di silenzio. Essi hanno nutrito la terra nelle profondità per milioni di anni. Ed ora che li abbiamo portati in superficie, il loro splendore e la loro luce ci sono di conforto; ora essi nutrono il nostro animo, mettono in fuga le tenebre e la tristezza dentro di noi.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cristalloterapia
La cristalloterapia è una pratica di medicina alternativa che si prefigge di eliminare disfunzioni o malesseri mediante la collocazione di cristalli di quarzo o di altri minerali in determinati punti del corpo. Secondo i sostenitori della pratica, ogni cristallo sarebbe dotato di un campo energetico proprio e avrebbe quindi la capacità di entrare in contatto con ogni forma vivente del regno animale. Il cristallo opererebbe nel corpo umano sui piani fisico-emotivo-mentale e spirituale, riportando l'equilibrio e l'armonia. Fin dall'antichità, dal mondo classico al Medioevo, le proprietà ed i presunti effetti dei minerali sono state oggetto di studio. Alle pietre era attribuito un preciso influsso terapeutico, specifico per ciascuna patologia, come testimoniato, tra gli altri, dalla Naturalis historia di Plinio o dal trattato Sulle rocce di Teofrasto.
La scelta del cristallo
Ogni cristallo avrebbe effetti differenti; la scelta del cristallo (trovandolo in natura o acquistandolo in negozio), secondo i sostenitori dell'efficacia della cristalloterapia, può essere fatta anche basandosi sull'intuito e sulle sensazioni ed emozioni ricevute dal contatto col minerale.
Applicazione
I cristalli vengono usati soprattutto a scopi terapeutici e di trasformazione spirituale, per ricaricare l'aura energetica dell'organismo. Per l'utilizzo terapeutico vengono adottati metodi differenti:
1) Terapia per contatto: uno specialista tiene la pietra in mano e la passa sulle parti del corpo da trattare;
2) Portare con sé il minerale (in tasca, come ciondolo o braccialetto) nella vita quotidiana, al lavoro e in casa, per il tempo necessario ad ottenere l'effetto desiderato;
3) Meditazione: in gruppo o da soli, con il cristallo addosso o in mano ci si concentra sul disturbo, tentando di ristabilire l'armonia nell'animo.

Esistono anche altre applicazioni delle pietre, come la cura a distanza e la cura dell'aura.
Presunte proprietà dei vari cristalli
* per l'insonnia: indicata la malachite perché scioglierebbe le tensioni diffondendo calma e serenità;
* per le donne in gravidanza: la fluorite favorirebbe il trasferimento di "energie benefiche" della madre al figlio;
* per i disturbi al fegato: il diaspro tigrato e leopardato diminuirebbe i dolori epatici;
* per l'ansia: l'agata di Botswana sarebbe in grado di far cessare il panico;

Critiche e controindicazioni
La cristalloterapia non ha alcun fondamento scientifico e come per altre forme di medicina alternativa il principale pericolo di questa forma di trattamento è dato dalla possibilità che chi soffre di determinate patologie trascuri le terapie tradizionali di comprovata efficacia per affidarsi a terapie alternative come la cristalloterapia. La cristalloterapia non hai mai superato prove volte a dimostrarne la presunta efficacia. James Randi sottopose un'esperta di cristalli ad un esperimento in diretta televisiva basato sul metodo del doppio cieco dimostrando la assoluta assenza su un umano di alcun tipo di effetto determinato dai cristalli. In definitiva, eventuali effetti benefici dei cristalli vanno ricondotti al tipico effetto placebo.
CRISTALLI & PROFESSIONI:
http://www.vitanaturale.it/cristalloterapia/cristallo_professioni.php
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Messaggio Da INFERNO Mer 10 Set 2008, 13:41

BIOENERGETICA
http://www.iifab.org/xmetodo.htm
http://www.siab-online.it/it/welcome.htm
http://www.bioenergeticaitalia.it/bioenerg.htm
http://www.autostima.net/raccomanda/meditazione-bioenergetica/
CHE COS’E’ LA BIOENERGETICA
La bioenergetica è una tecnica psicorporea che si serve di tecniche respiratorie, di esercizi fisici, di posizioni e contatti corporei, associati a un’analisi psicologica e del carattere. E’ finalizzata a realizzare l’integrazione tra corpo e mente, per aiutare la persona a sciogliere i blocchi energetici e i meccanismi difensivi che si creano sia a livello fisico che psicoemotivo e che inibiscono il piacere e la gioia di vivere.
L’attenzione è pertanto focalizzata sul problema psicologico e sulla sua espressione fisica, che si manifesta nell’aspetto corporeo, nella postura, negli atteggiamenti.
http://www.vitanaturale.it/riflessologia_plantare.php
A tutti gli effetti si tratta di digitopressioni, di manovre manuali o decontratturanti eseguite sull'intero corpo con lo scopo di scaricare le tensioni nervose formatesi ad esempio a causa di uno squilibrio energetico, di un trauma, di un continuo dolore alla schiena o alla colonna cervicale. In tal senso si ottiene uno sblocco fisico, psico-fisico od emozionale dell'apparato bio-energetico, il riallineamento dei meridiani e delle fasce muscolari nonché il rilassamento generale della persona.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Bioenergetica3id3IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Bioenergetica4ix1
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Messaggio Da INFERNO Mer 10 Set 2008, 14:13

IRIDOLOGIA
http://www.mednat.org/cure_natur/tecniche/iridologia.html
http://www.salute-scuola.it/iridologia/iridologia.htm
http://www.lifegate.it/salute/articolo.php?id_articolo=1442
http://it.wikipedia.org/wiki/Iridologia
L'iridologia è un presunto sistema diagnostico basato sullo studio dell'iride dell'occhio.
Cos'è l'iridologia
La parola iride deriva dal greco e significa arcobaleno per la sua colorazione o aureola perché è considerata come un'aureola che circonda la pupilla, è la sua pigmentazione che conferisce all'occhio il colore che lo caratterizza. È importante notare come quanto affermato nel paragrafo che segue non sia mai stato supportato da prove scientifiche, cioè oggettive. Risulta quindi un'opinione e non una verità correlata a verifiche empiriche e statistiche.
LE SCUOLE DI IRIDOLOGIA E LE APPARECCHIATURE IRIDOLOGICHE
http://www.salute-scuola.it/iridologo.htm
Secondo l'iridologia, l'iride sarebbe una speciale carta topografica che riprodurrebbe, nel suo piccolo, tutta la mappa del corpo umano, la sua anatomia, le sue funzioni: un minuscolo archivio in cui sarebbero trascritti la salute dei nostri organi e il benessere dell'anima. L'iridologia è, secondo alcuni, un metodo di analisi, essa sarebbe la valutazione dell'integrità dei tessuti, chiamati collettivamente costituzione perché comprende punti di forza e di debolezza intrinseca; tale analisi può forse riconoscere forze e debolezze della costituzione individuale risalendo anche per quattro generazioni; essa è lo studio dell'iride, del suo colore, delle sue tracce e delle sue variazioni in relazione a malattie. Lo scopo dell'iridologo non è quello di diagnosticare malattie ma solo di osservare e interpretare i segni fisici che nota nell'occhio. L'iridologo in base alla macchie e alle sfumature cromatiche dell'iride o alla forma della corona riuscirebbe ad individuare il tipo di costituzione del paziente (linfatica, ematogena, disbiotica, etc....) ed i possibili segni evoluti delle sue patologie, scoprendo alcune volte, secondo alcuni, le cause di quei disturbi che sfuggono ad una sicura definizione. L' iridologia si baserebbe, secondo alcuni, sull'osservazione di un organo, unico non ricoperto da membrane opache, nel pieno svolgimento delle sue funzioni biologiche. Non può essere considerata una scienza esatta, in quanto conserva un margine di errore. Secondo i sostenitori dell'iridologia la vera potenza diagnostica dell'iridologia si manifesterebbe nello studio delle caratteristiche personali e nell'indagine delle componenti psico-emotive, energetiche, spirituali come causa di sofferenza patologica; in campo psicofisico l'iride registrerebbe, secondo alcuni, i messaggi nervosi che partono dall'ipotalamo e dal sistema limbico rendendo possibile forse l'individuazione della sede delle tensioni profonde che, recepite dai recettori del sistema nervoso centrale come potenziali pericoli per l'integrità dell'individuo, sono in grado di attivare l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (asse dello stress). Lo stress può determinare quindi l'insorgenza di malattie organiche. In una valutazione energetica con l'esame dell'iride, si osserverebbe, secondo questa teoria, la lucentezza dell'iride, la sua velocità di contrazione, le presenza o meno di tessuto appartenente ad altre strutture oftalmiche. L'iridologo professionista ha bisogno di effettuare una osservazione minuziosa e sistematica dell'iride, di confrontare immagini riprese in periodi successivi, in modo di valutare gli eventuali cambiamenti morfologici e strutturali dell'iride sopravvenuti, di valutare la motilità dell'iride. Gli occorrono pertanto:
> un microscopio ottico (iridoscopio), in grado di dare almeno venti ingrandimenti (meglio se quaranta)
> una fotocamera o telecamera per ottenere immagini
> un computer per archiviare le immagini e poterle confrontare con altre risalenti ad esami precedenti o successivi
> programmi specifici in grado di effettuare misurazioni e analisi dell'iride.
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Messaggio Da INFERNO Mer 10 Set 2008, 20:48

SEMEIOTICA
http://www.mednat.org/semeiotica.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Semeiotica
Studio dei segni e dei sintomi delle malattie e dei modi per rilevarle
La semeiotica (dal termine greco σημεῖον semeion, che significa "segno" e tékhné, "arte") è la disciplina che studia i segni.
L'accezione della parola è identica a quella di semiotica, ma, per pura consuetudine, la parola "semeiotica" viene utilizzata solo per definire quella branca della medicina che studia i segni e i sintomi che un soggetto malato esprime. In senso lato è l'insieme dello studio anamnestico, dell'esame obiettivo, nonché di quanto ricercato in esami di laboratorio e con l'imaging biomedico. In senso stretto, si può intendere per "semeiotica" la sola semeiotica clinica, quindi anamnesi ed esame obiettivo.

Anamnesi
L’anamnesi comprende informazioni fisiologiche (come, ad esempio, tipo di parto e di allattamento ricevuto, primi passi, prime parole, età dello sviluppo sessuale, eventuali gravidanze, menopausa, tipo di lavoro, abitudini voluttuarie, regolarità delle funzioni fisiologiche) e sulla famiglia (eventuali malattie e motivo della morte dei parenti, con particolare attenzione alle malattie genetiche o familiari). L’anamnesi patologica remota deve comprendere tutte le malattie ed i traumi di cui il paziente ha sofferto, compresa l’indicazione dei ricoveri e degli eventuali interventi chirurgici. Attenzione va posta alle eventuali allergie, alle intolleranze farmacologiche ed ai farmaci abitualmente assunti. L’anamnesi patologica prossima è la descrizione dei sintomi in atto, che portano alla visita medica.

Esame obiettivo
L’esame obiettivo è la relazione relativa ai reperti della visita, e comprende dati generali (come, ad esempio, respiro, decubito, stato della cute e delle mucose, polso, pressione, arteriosa, temperatura) e la descrizione sistematica delle varie parti del corpo o dei principali apparati (ad esempio capo – collo – torace – cuore – addome – arti – stato neurologico ecc.). Si può anche distinguere un esame obiettivo generale e uno locale, più dettagliato, mirato alla sede della patologia in questione. Entrando un po' più nello specifico, nell'ambito dell'esame obiettivo se ne distinguono 4 momenti:Ispezione, Palpazione, Percussione e Auscultazione. 1)ISPEZIONE Ispezionare significa osservare il paziente per ricavare informazioni utili alla diagnosi dagli atteggiamenti posturali, dalle espressioni del volto, dall'anatomia stessa della persona ecc In pratica con l'ispezione raccolgo tutte le informazioni ottenibili "a colpo d'occhio", tutte importanti anche se possono sembrare ovvie. L'ispezione ha inizio quando il paziente entra nello studio medico. Infatti, già con l'ingresso del paziente, il medico ne stabilirà sesso ed età (importanti perché correlati in maniera specifica a determinate patologie), osserverà se il malato riesce a camminare e come lo fa (claudicando piuttosto che con difficoltà ecc) oppure se assume una posizione particolare che gli consenta di non sentire dolore (decubito antalgico), se assume qualsiasi posizione indifferentemente perché non è afflitto da dolore fisico opuure perché privo di coscienza (rispettivamente: decubito indifferente attivo e passivo). Inoltre il medico potrà stabilire il grado di nutrizione e di idratazione del paziente, nonché registrarne i parametri vitali (presenza polsi, frequenza respiratoria, temperatura corporea, pressione arteriosa). Successivamente dall'osservazione del volto si potrà descrivere quella che viene definita FACIES (aspetto del viso, inteso come colorito e stato della cute, espressione, presenza di masse ecc) importante poiché alcune patologie si manifestano ciascuna con una specifica facies. Infine si determina lo stato degli annessi cutanei (unghie, capelli e peli) e la conformazione generale e specifica di particolari zone del corpo, evidenziando l'eventuale presenza di asimmetrie, masse, tumefazioni, ecc. 2)PALPAZIONE Indica l'apprezzamento con il tatto di una o più regioni del corpo per descrivere situazioni di normalità o patologiche. Deve essere prima superficiale poi profonda. Permette di descrivere la natura di eventuali masse o tumefazioni presenti in un distretto corporeo (es distinguere un'ernia da un ascesso). Con essa si possono praticare specifiche manovre finalizzate ad evocare determinati segni che se positivi diventano indicatori utili per la diagnosi di specifiche patologie (es esercitare una pressione nel punto detto di McBurney provoca dolore nel paziente affetto da appendicite nella maggior parte dei casi) 3)PERCUSSIONE Consiste nell'evocare, con una leggera percussione appunto, un suono che sarà specifico per ogni distretto corporeo. I suoni sono di tue tipi: suono ottuso, tipico degli organi pieni (parenchimatosi) e suono chiaro, tipico degli organi cavi (quindi quando è presente aria). Se percuotendo in un distretto dove tipicamente è presente un suono chiaro sentirò un suono ottuso, dovrò sospettare la presenza di una situazione patologica. 4)AUSCULTAZIONE Effettuata mediante un fonendoscopio, consente di valutare i rumori che gli organi del nostro corpo producono mentre lavorano, potendo così distinguere i rumori fisiologici ( es battito cardiaco) da quelli aggiunti (normalmente non presenti, come un ronco associato alla respirazione). In questo modo si potranno individuare diverse situazioni patologiche. Solitamente si effettua l'auscultazione di torace (per cuore e polmoni), addome e polsi (per individuare eventuali soffi).

Esame computerizzato - Diagnosi differenziale
Esistono anche vari software diagnostici, i quali permettono di effettuare tramite l'uso di un normale computer, diagnosi anche molto complicate

Introduzione alla semeiotica applicata
La semeiotica è la scienza che studia i segni delle malattie, cioè quelle indicazioni direttamente dedotte dal medico per valutare le condizioni fisiche del soggetto (palpazione, ascultazione ecc.). I segni devono esser principalmente distinti dai sintomi perché questi rappresentano ciò che il paziente sente, ma che il medico non può verificare tramite i suoi organi di senso e comunque possono essere stati percepiti dal paziente in un momento precedente. In pratica i segni sono dei dati obiettivi mentre i sintomi rappresentano le indicazioni cliniche, vissute introspettivamente dal paziente. A queste due categorie si aggiungono i dati paraclilnici in pratica gli esami da laboratorio (non verificati dal medico). La semeiotica insegna come raccogliere le informazioni, osservare ed elaborare i segni, misurare le grandezze. Deve essere distinta dalla semiologia, la scienza dei segni veri e propri (tra un sistema e un altro sistema). La capacità di compiere attività fisica dipende principalmente da:
- Ventilazione polmonare;
- Trasporto ossigeno nel sangue (cuore).

Queste due condizioni ci informano sulla quantità di ossigeno viene fornito ai muscoli per attivare l’ossidazione dell’acido piruvico da parte dei mitocondri. Nel caso l’O2 non sia sufficiente compare la fatica e l’acido lattico (1ml normalmente nel sangue arterioso). Comunque la condizione predominante delle due in assenza di patologie, è il cuore perché i nostri polmoni hanno una capacità di aria molto alta, che non sfruttiamo neanche al massimo negli sforzi più intensi.

Il consumo massimo di ossigeno
Il consumo massimo di ossigeno rappresenta in pratica il consumo di questo gas (in litri) al minuto, e quindi lo sforzo massimo a cui il soggetto può arrivare; questo indice si misura:
— Gonfiando un palloncino e misurando ossigeno e anidride carbonica che entra ed esce dai polmoni ed effettuando una differenza tra le due quote;
— Nello sforzo, indirettamente nel lavoro/sec (o “potenza” misurabile in watts) tramite l’"exercise test" o la "prova da sforzo";

Ci sono delle tabelle che indicano il max consumo di ossigeno in diverse attività, sia giornaliere che sportive, utili ad indicarci dei riferimenti iniziali al tipo di attività che vogliamo programmare e che quindi sarebbe comodo tenere sottomano. Ad esempio si consumano circa 0,8 l/min di ossigeno in una camminata all’intensità di 50 W (cammino veloce, 6 Km/h).

La sensazione di fatica
La fatica è sentita principalmente in due distretti, le gambe e i polmoni dove questa ha la stesa andatura ma con due intensità diverse. La sensazione di fatica nei soggetti malati e in quelli sani sono per lo più simili. Normalmente facciamo circa 16 atti respiratori/min.
Autore del lavoro: Dott. Stefano Bonazzi
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Messaggio Da INFERNO Mer 10 Set 2008, 22:51

BIORITMO ALIAS IL RITMO DELLA VITA
http://www.amando.it/bioritmo.htm
http://www.zenhome.it/zen-bioritmo.asp
Ogni persona detiene tre componenti energetiche:
> il cuore (emozioni e sentimenti),
> la mente (conoscenza, intelletto e pensiero),
> la fisicità (sensazioni, la percezione coi sensi).

La personalità di un individuo si forma e si evolve sulla continua influenza di queste tre energie. Dentro ciascuno di noi è come se dalla nascita ci fossero 3 "pile" ricaricabili.
Ogni pila ha diversi tempi di carica e scarica:
* 33 giorni quella Intellettiva,
* 28 giorni quella emotiva o sentimentale,
* 23 giorni quella fisica.
Per metà del ciclo ogni pila si ricarica passando da una situazione di "energia negativa" ad una di "massima energia positiva".
Per la seconda metà del ciclo avviene l'inverso: il nostro corpo consuma ciascuna batteria riportandola ad un livello energetico minimo o negativo.
Se impariamo a conoscere questi cicli scopriremo allora come meglio sfruttarli, quando sarà opportuno fare scelte o intraprendere determinate azioni nel lavoro, nell'amore, nella famiglia, negli affari, nello sport,... Sapremo anche percepire quando le condizioni fisiche ci espongono maggiormente alle malattie o a rischio di incidenti.
Non è il fisiologico bioritmo negativo a destare preoccupazioni, ma semmai i cosiddetti giorni critici > in questi giorni si possono verificare:

nel Ciclo fisico: possibile stanchezza, debolezza, scarsa resistenza alle malattie o maggiore probabilità di incidenti

nel Ciclo emotivo: possibile confusione o sopravvalutazione di sentimenti ed emozioni, errate scelte sentimentali.

nel Ciclo intellettivo: possibile indecisione o errori nelle attivita' mentali, lavorative e nei giudizi in generale

Il contatto con la cultura ZEN
Questi cicli energetici rappresentano la stessa visione dello Yin e Yang della cultura Buddista Zen.
Calcolo del bioritmo tramite l'oroscopo bioritmico offerto gentilmente dal servizio di Yahoo
http://it.horoscope.yahoo.com/byo.html
http://cgi.europe.yahoo.com/it/bio/biorythmus_calc.cgi?c=it&d=03&m=2&y=1964
il mio bioritmo di questo periodo:
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Bioritmo1tr2
p.s. a margine: è quasi una costante per me che i due cicli emotivo ed intellettivo siano opposti a quello fisico


Ultima modifica di INFERNO il Mer 10 Set 2008, 23:32 - modificato 3 volte.
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Messaggio Da INFERNO Mer 10 Set 2008, 23:16

A scopo esclusivamente ludico, intanto che ci sono, provo anche il calcolo del mio Karma, tramite l'oroscopo karmico gentilmente offerto sempre dal servizio di Yahoo:
http://it.mcgi.yahoo.com/karma
http://it.mcgi.yahoo.com/karma?c=it&d=03&m=2&y=1964&h=21
IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Karma3uv8
p.s.: ignoro completamente cosa sia il rito della carne dei Mu e quello della carne di ferro e men che meno chi sia o cosa sia la grande tartaruga (una nuova divinità celtica?) > a parte questa simpatica curiosità, questo risultato dell'oroscopo l'ho già visto uscire decine e decine volte, anche con parametri diversi > ...chissà, forse eravamo una folta comunità di sacerdoti sbandati un po' per tutta l'isola...


Ultima modifica di INFERNO il Gio 11 Set 2008, 02:02 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da INFERNO Gio 11 Set 2008, 00:54

ritorniamo a cose ben più serie, anche se controverse:
http://www.mybestlife.com/ita_salute/Medicinalternative/omeopatia/index.html
OMEOPATIA
http://www.medicinaomeopatica.it/omeopatia.html#6
http://it.wikipedia.org/wiki/Omeopatia
Le pratiche qui descritte NON sono accettate dalla scienza medica, NON sono state sottoposte alle verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o NON le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Queste informazioni hanno solo un fine illustrativo:
Samuel Hahnemann, fondatore dell'omeopatia
L'omeopatia (dal greco ὅμοιος, simile, e πάθος, sofferenza) è un controverso metodo terapeutico i cui principi sono stati formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann verso la fine del XVIII secolo.
Alla base dell'omeopatia è il cosiddetto principio di similitudine del farmaco (similia similibus curantur) enunciato dallo stesso Hahnemann e per il quale il rimedio appropriato per una determinata malattia è dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella malata. La sostanza, detta anche principio omeopatico, una volta individuata, viene somministrata al malato in una quantità fortemente diluita, definita dagli omeopati, potenza. L'opinione degli omeopati è che diluizioni maggiori della stessa sostanza non provochino una riduzione dell'effetto farmacologico bensì un suo potenziamento.

L'omeopatia ha conosciuto nei decenni scorsi uno sviluppo e una progressiva diffusione. Oggi l'omeopatia, considerata una pratica medica alternativa o complementare alla medicina allopatica, è diffusa in molti paesi (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, India). In Italia un'indagine dell'ISTAT del dicembre 1999 su un campione di 30.000 famiglie ha mostrato che dal 1991 al 1999 la quota della popolazione che ha fatto uso di rimedi omeopatici è passata dal 2,5 all'8,2%. In diverse regioni della Gran Bretagna il servizio sanitario ha tuttavia iniziato a cancellare i rimedi omeopatici dal proprio prontuario. In calo anche i ricoveri negli ospedali omeopatici. A fronte della sua diffusione e nonostante i numerosi studi, la validità terapeutica del metodo omeopatico e i meccanismi farmacologici del suo funzionamento non sono stati ancora verificati secondo i criteri scientifici comunemente applicati a qualsiasi principio farmacologico tradizionale. Molte ricerche cliniche concordano nel ritenere che gli effetti terapeutici dei trattamenti omeopatici non si discostino in maniera significativa da quelli ottenuti per effetto placebo. Le critiche all'omeopatia vertono sostanzialmente su due punti: la sua debolezza teorica (cioè l'incompatibilità dei suoi postulati con le odierne conoscenze chimiche e la mancanza di un meccanismo plausibile che ne possa spiegare il funzionamento), e la mancanza di prove sperimentali univoche della sua efficacia terapeutica. Per questi motivi l'omeopatia viene considerata una pseudoscienza. Il suo insegnamento è collocato, nella maggior parte dei paesi occidentali, al di fuori degli ordinamenti delle facoltà di medicina. In alcuni paesi europei, come ad esempio Francia e Germania, si sta comunque assistendo ad una lenta ma graduale penetrazione della omeopatia in ambiti di medicina tradizionali, soprattutto per quanto riguarda la medicina di base e la pediatria, dove non è inusuale imbattersi in medici e dottori di formazione prettamente classica che ricorrono in casi ristretti all'impiego di principi omeopatici o di principi misti, nel quale appunto una sostanza tradizionale ed una omeopatica vengono somministrate contemporaneamente. In questi stessi paesi (in particolare in Francia), nonostante la validità del metodo non sia stata ancora verificata, molti rimedi omeopatici sono entrati a far parte del prontuario nazionale e finanziati dal sistema sanitario pubblico. È opportuno sottolineare che nei paesi occidentali non è stato immesso in commercio alcun farmaco omeopatico a diluizione inferiore a 1:1000 in quanto molti non hanno superato la prova di assenza di tossicità prevista dalla legislazione.

Efficacia terapeutica dell'omeopatia

Allo stato attuale, nessuno studio scientifico, pubblicato su riviste di valore riconosciuto ha potuto dimostrare chiaramente che l'omeopatia presenti una seppur minima efficacia per una qualsiasi malattia. Gli unici risultati statisticamente significativi sono confrontabili con quelli derivanti dall'effetto placebo, indotto anche dalla particolare attenzione che l'omeopata presta al paziente e alla sua esperienza soggettiva della malattia e quindi non dal farmaco assunto dal paziente. Nonostante ciò, l'omeopatia si è ampiamente diffusa in Italia e in altri paesi a partire dagli anni '90. Studi che hanno provato a quantificare il grado di soddisfazione soggettiva dei pazienti in cura omeopatica hanno mostrato risultati ragguardevoli (ad esempio una ricerca compiuta nel 2004 dalla clinica universitaria Charité di Berlino sulla qualità della vita di 3981 pazienti in cura omeopatica) e spiegano il successo sociale di tale pratica terapeutica. Assai meno univoco è il risultato di studi clinici condotti su singoli rimedi o sul trattamento di specifiche patologie, dove gli esiti appaiono assolutamente in linea col noto effetto placebo.
SECONDO I SOSTENITORI DELL'OMEOPATIA, INVECE:
http://www.boiron.com/it/htm/omeopatia-medicina/medico-omeopatico.htm
http://www.boiron.com/it/htm/01_homeo_aujourdhui/connaitre_homeo.htm
I medicinali omeopatici apportano un aiuto prezioso al medico generico e allo specialista nella sua pratica quotidiana. Nella maggior parte dei settori, i medicinali omeopatici curano sia patologie acute che croniche. L’omeopatia sarebbe un ramo della terapia medica. Si tratta di un metodo terapeutico fondato sulla prescrizione di medicinali derivanti dal principio farmacologico della similitudine, generalmente utilizzati a dosi deboli o infinitesimali. Viene messo in primo piano il rischio tossicologico dei farmaci > tale rischio, consiste nel dare a un malato una sostanza medicinale che, in forti dosi, può provocare nell’uomo sano - tramite intossicazione - un insieme di sintomi analoghi a quelli che presenta nella malattia.
L’infinitesimale: una sfida scientifica
Applicando il principio della similitudine, l’omeopatia utilizza gli effetti terapeutici delle sostanze attenuando la loro tossicità tramite l’impiego di piccolissime dosi fino al livello detto «infinitesimale». L'esperienza dimostra che, malgrado l’elevatissima diluizione del principio attivo, l’effetto terapeutico rimane. Anche se ogni giorno si compiono dei passi avanti, ad oggi la scienza non permette ancora di spiegare il modo in cui agiscono le diluizioni infinitesimali. L’omeopatia conferma che le sostanze diluite al di là dei limiti conosciuti della materia* hanno un’attività biologica o fisica svelabile, misurabile, riproducibile e specifica della sostanza diluita, anche se non ne rimane alcuna traccia (è il principio della presunta memoria dell'acqua). Sono state formulate numerose ipotesi per verificare questo postulato, ma l’infinitesimale resta una sfida scientifica.
Il paradosso della tossicità dei farmaci anti-tumorali:
http://it.health.yahoo.net/p_news.asp?id=23004&c=46&s=14
http://biologia.forumcommunity.net/?t=3246588
http://216.239.59.104/search?q=cache:tR162UVdyLsJ:www.medinews.it/files/download.php%3Ffile%3D06-Nuovi%2520farmaci%2520antitumorali%2520non%2520chemioterapici.doc+TOSSICIT%C3%80%27+DEI+FARMACI+ANTITUMORALI&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it
http://www.oikos.org/AIDS/IT/farmaci.htm
http://www.partecipasalute.it/cms_2/node/372
http://air.unimi.it/handle/2434/41540
http://www.pdfdownload.org/pdf2html/pdf2html.php?url=http%3A%2F%2Fwww.mose.units.it%2Fpubblicazioni%2Fpaper%2Fp0169.pdf&images=yes
...per contro, la bassa dose somministrata e lunghi tempi d'impiego, renderebbero inefficaci i vari trattamenti:
http://www.oncologiaitalia.it/chemio.html
"Per i tumori più chemiosensibili (p. es., il carcinoma del testicolo) è importante che vengano somministrate “dosi piene” di chemioterapia ai “tempi prestabiliti” per un breve periodo di tempo. Basse dosi di antitumorali somministrate in un lungo intervallo di tempo favoriscono l’insorgenza della resistenza cellulare". Pertanto, le indicazioni d'impiego dell'omeopatia, sarebbero ben altre, anche perchè non stiamo certo parlando d'acqua super diluita, ma semmai di dosaggi chimici reali in misura ridotta: pure sul dosaggio pieno dei farmaci e delle varie terapie anti-tumorali, però, esistono controversie e filosofie mediche non allineate > c'è chi sostiene, che occorra solo sollecitare l'organismo per una risposta di difesa mirata in tal senso, perchè se le full-terapie non funzionano, poi l'organismo si ritrova talmente devastato, da non poter rispondere più autonomamente, pregiudicando ogni recupero e le sorti finali > ma la stessa cosa si potrebbe sostenere per le terapie monche che non avendo risolto il problema alla radice, riversano quelle sorti finali, al peggio (alias mali non totalmente guariti o l'insorgere di recidive sempre letali) > il grande bivio sta qui.
Le principali indicazioni & le DIFFERENZE sostanziali tra OMEOPATIA ed ERBORISTERIA:
http://www.omeopata.org/testi_divulgazione/indicazioni_omeopatia.htm
http://www.omeopata.org/cura_omeopatica.htm
http://www.omeopata.org/tempi_cura.htm
LE 30 DOMANDE PIU' FREQUENTI SULL'OMEOPATIA > LE RISPOSTE AL LINK:
http://www.siomi.it/faq.htm
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Messaggio Da INFERNO Gio 11 Set 2008, 02:18

ERBORISTERIA
http://www.lerboristeria.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Erboristeria
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'erboristeria è un'antica arte che si occupa della conoscenza delle piante (erbe, piante medicinali, officinali, aromatiche e spezie), della loro coltivazione, raccolta, conservazione e commercio a scopi terapeutici (fitoterapia, galenica tradizionale), cosmetici o nutritivi.

Storia e cultura

Sin dalla notte dei tempi le erbe venivano raccolte e preparate per sostenere il benessere e la salute dell'uomo. Inoltre, la loro presenza all'interno di antiche tombe è un indizio che a loro venivano attribuiti poteri magici e soprannaturali: in Iraq, all'interno di un sarcofago di 60.000 anni fa si sono trovate 8 diverse piante medicinali e ancor oggi gli sciamani dell'Amazzonia e i guaritori della Steppa assumono costantemente allucinogeni (ad esempio l' Amanita muscaria), preparano decotti, impacchi, unguenti e pozioni per curare i malati. La conoscenza riguardo i trattamenti era trasmessa da una generazione all'altra. Fu nel 3.000 a.C. che comparvero i primi scritti; il più antico è il Papiro Ebers che elenca molte piante, consigli per un loro utilizzo adatto, incantesimi e magie. Nel quarto secolo a.C. Aristotele sosteneva che le piante possedevano un'anima; fu con Ippocrate (460 a.C.) che la scienza cominciò a separarsi dalla magia. Col passare dei secoli il fiorire del commercio portò la ricchezza di nuovi studi e nuove conoscenze. Oggi si possono distinguere, fra le altre, tre grandi tradizioni fitoterapiche:
* La tradizione popolare del mondo occidentale, basata sull'esperienza greca e la romana
* La antichissima tradizione ayurvedica indiana
* La medicina tradizionale cinese.

Questo patrimonio culturale, iniziato con l'uso sperimentale delle piante da parte delle popolazioni primitive, è utilizzato dalla scienza moderna che, con i suoi mezzi di ricerca atti ad isolare i principi attivi e ad individuare i meccanismi d'azione delle erbe, ha determinato la nascita di una "nuova erboristeria".

Erboristeria tradizionale

L'erboristeria tradizionale era prerogativa delle casalinghe. Esse coltivavano spezie ed erbe medicinali nei loro orti o le raccoglievano allo stato selvaggio. Le usavano fresche o le conservavano seccandole; oppure estraevano le sostanze mettendole in infusione in vino o grappa. Preparazioni galeniche sofisticate venivano preparate da persone specializzate o farmacisti. I loro fornitori erano erboristi che per lo più raccoglievano erbe allo stato selvatico. Oggigiorno, l'erboristeria tradizionale è considerata un passatempo per persone affascinate dalla botanica, per salutisti, "verdi" e altri gruppi. Per molti è anche un nostalgico folclorismo.

Erboristeria moderna

L' Erboristeria moderna nel corso dell'industrializzazione sociale, è stata modernizzata. La raccolta selvatica d'un tempo è stata sostituita da coltivazioni agricole specializzate in erbe e medicinali.
Fornivano e forniscono i loro prodotti alle industrie:

* alimentari,
* cosmetiche,
* erboristiche e
* farmaceutiche

L'industria li elabora in:

* integratori alimentari,
* prodotti salutistici,
* cosmetici,
* prodotti erboristici e
* fitoterapici
* farmaci

Una tale specializzazione richiede delle formazioni adatte. Per esempio molte facoltà di Farmacia dell'Università italiana, offrono un corso di laurea in erboristeria (la denominazione varia a seconda della Facoltà), che include il sapere basilare di tutti prodotti, processi artigianali, industriali, commerciali e di consulenza coinvolti. Ma alla fine del corso triennale, l'unica cosa che un erborista può fare è il contadino. La carente legislazione italiana non tutela l'Erborista, trasferendo tutte le competenze al farmacista, che poco o nulla sa di botanica e fitoterapia.

Erboristeria e fitoterapia

La fitoterapia era ed è, da sempre, una forma terapeutica. È adottata da medici dotti, naturopati, terapisti alternativi e complementari, guaritori e da persone senza formazione medica. Prodotti industrialmente fabbricati sono reperibili in ogni farmacia (come "fitoterapici"), naturalmente dall'erborista (come "prodotti salutari",senza finità terapeutica, che è ad esclusivo utilizzo del farmacista), e certi persino nei supermercati (come "integratori"). Il vantaggio è la comodità e una certa garanzia di qualità, lo svantaggio é costituito dai costi e dal fatto che vanno perse vecchie culture artigianali quali:

* orticultura di piante medicinali,
* erboristeria selvatica,
* raccolta e conservazione di fitorimedi
* e in più le arti galeniche.

La Fitoterapia è la disciplina medica che si serve delle piante e dei loro derivati per scopi medico-terapeutici. Tanti farmaci (si stima ca. 1/3, con tendenza all' aumento) si basano originalmente su sostanze sintetizzate da piante e non in laboratorio.

Un esempio recente è il Tamiflu: La sostanza attiva (antivirale) viene estratta dal pericarpio verde di anice stellato (Illicium verum Hooker fil.).Riguardo l'uso del seme usato come spezia nella Cina sud-orientale ci sono grandi coltivazioni. Al momento, i coltivatori fanno affari con l'industria farmaceutica, e questo fino a quando non sarà economicamente conveniente l'utilizzo di un battere geneticamente modificato (in via di sviluppo), che sintetizza in bioreattori la stessa sostanza attiva.

Da tempi remoti, i medici oltre far capo agli erbari si servono di elenchi correlativi tra piante e loro effetti terapeutici.
Per approfondire, vedi le voci Rimedio fitoterapico e Fitoterapia.

Erboristeria e galenica alias l'arte di erboristi, speziali, droghisti, farmacisti

Il nome proviene dal nome del medico Galenus. Con galenica si intende la preparazione di farmaci e rimedi partendo da droghe grezze o sostanze chimiche e sostanze ausiliarie. Erano e sono ancora preparazioni di galenica tradizionale, l'arte di speziali e farmacisti. Oggi si chiama anche 'tecnologia farmaceutica', visto che i farmaci sono solitamente preparati confezionati. Da circa cento anni si usano delle tabelle correlative tra gruppi di principi attivi e piante che li contengono. La galenica fitoterapica richiede grande cautela ed esperienza nel calcolare e prevedere la quantità di principio attivo contenuta nei derivati vegetali utilizzati. Difatti questa può variare sensibilmente a seconda di vari fattori come terreno e clima di coltivazione, metodo di raccolta, modalità di conservazione (p. e. essiccazione) e produzione del rimedio, contrariamente al rimedio farmacologico in cui è sempre certa (o quasi) la quantità e qualità del principio attivo assunto, come pure i loro possibili effetti collaterali.

Medicina popolare, raccolta conservazione e preparazione
Nella medicina popolare i rimedi fitoterapici sono il rimedio. Il tesoro di ricette è immenso. La raccolta di piante medicinali selvatiche richiede anzitutto precise conoscenze botaniche ed ecologiche. Non ci vuole una formazione ampia riguardo la conoscenza di molte piante. Come nella raccolta di funghi, ci si concentra sulle erbe che si conoscono a fondo. Questo si può imparare facilmente, facendo parte di gruppi che organizzano escursioni accompagnate da guide esperte in erboristeria.
ELENCO COMPLETO DELLE PIANTE OFFICINALI SPONTANEE:
http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_delle_piante_officinali_spontanee
http://it.wikipedia.org/wiki/Piante_medicinali
http://it.wikipedia.org/wiki/Piante_aromatiche
Una pianta officinale è un organismo vegetale, usato nelle officine farmaceutiche per la produzione di specialità medicinali. Sono considerate piante officinali piante medicinali, aromatiche e da profumo inserite negli elenchi specifici e nelle Farmacopee dei singoli paesi. Il numero ed il tipo di piante officinali varia da paese a paese a seconda delle differenti tradizioni. Il più comune utilizzo di piante officinali è quello di correttori del gusto: molti farmaci o preparati farmaceutici hanno originariamente un gusto sgradevole che quindi viene "corretto" con l'aggiunta di sostanze di origine vegetale. Le piante officinali, ad esempio, sono quelle usate per conferire ad uno sciroppo o a caramelle il gusto di fragola, arancia, limone, etc. Nel linguaggio comune spesso si sovrappone l'uso dei termini pianta medicinale con pianta officinale, termini che legalmente indicano due diverse entità; il termine officinale è un termine più ampio ed esclusivamente procedurale, indica cioè quelle piante inserita all'interno di elenchi ufficiali come utilizzabili dalle officine farmaceutiche, a prescindere dal fatto che queste piante abbiano o meno proprietà di tipo medicinale. Il termine pianta medicinale indica invece quelle piante che contengono sostanze utilizzabili direttamente a scopo terapeutico o come precursori in emisintesi che portino a sostanze attive. È quindi chiaro che una pianta può essere officinale in un paese e non in un altro, a seconda delle regolamentazioni, ma essa sarà una pianta medicinale a prescindere dalle leggi.IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Pianteofficinalikt8IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Piantevb9IL SOFFIO DELLA VITA - Pagina 3 Erboristeriavs0
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Messaggio Da Ismael Gio 11 Set 2008, 10:47

INFERNO!!!! ATTENZIONE!!!!!
MI SEMBRA CHE LA NOTTE DORMI POCO.... SIAMO SICURI CHE L'INSONNIA SIA ZEN????
UN ABBRACCIO, E GRAZIE PER I TUOI "SOFFI DI VITA".
Ismael

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